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Da "Umanità Nova" n. 29 del 4/10/98

Milano 26 settembre

La manifestazione nazionale che si è svolta a Milano sabato 26 settembre ha evidenziato la divaricazione esistente tra le pratiche segnalate nell'articolo precedente e quelle di molte realtà che hanno rivendicato con forza la propria identità antagonista allo stato di cose presenti.
Una divaricazione che si è colta visivamente nel posizionamento degli striscioni e nella distanza che separava i due tronconi della manifestazione.
Alla testa uno striscione contro la criminalizzazione delle lotte, davanti allo spezzone del Leoncavallo uno striscione reclamava il reddito di cittadinanza, l'amnistia e la soluzione politica per i centri sociali.
Non è un caso che nei giorni seguenti la manifestazione i mass media abbiano continuato a ribadire la divisione tra centri sociali "buoni" e centri sociali "cattivi" e Scalpelli, assessore milanese, ha affermato che ora finalmente si può ricominciare a trattare con il Leoncavallo. Dopotutto ad esser bravi c'è sempre da guadagnare.

Nel paese "normale".....

E' da tempo che il cosiddetto Stato sociale, cioè tutto quel sistema di protezione e di assistenza basato sulla centralità dello stato e delle sue istituzioni pubbliche é sotto l'attacco del pensiero unico dominante.
Se la destra propone la privatizzazione dei servizi sociali, la sinistra insiste in una ristrutturazione funzionale alle compatibilità del capitale e al contenimento della spesa pubblica.
Il risultato é lo stesso: la caduta delle garanzie sociali, conquistate con lotte e sacrifici, trascina con sé la capacità stessa dei movimenti di far fronte alle trasformazioni in atto nel mondo del lavoro in chiave post-fordista e delocalizzante. La precarizzazione e la flessibilità si accompagnano al taglio dei salari ed agli incentivi per le imprese, e la disoccupazione e la marginalità rappresentano le nuove linee dell'orizzonte per fasce sempre più consistenti di popolazione.
Il governo dell'Ulivo, sostenuto (fino a quando?) dai pretoriani di Rifondazione, si é incaricato di fare il gioco sporco voluto dai grandi centri del potere economico: far digerire ai lavoratori il processo di ristrutturazione con il minimo di conflittualità possibile.
Per evitare sorprese ha usato il martello della giustizia operando selettivamente: calzando il guanto di velluto della schedatura e della prevenzione nei confronti dei gruppi critici alla sua sinistra, il manganello della repressione poliziesca nei confronti dei disoccupati, dei lavoratori, degli immigrati, poco accondiscendenti con la sua politica, la montatura giuridica e la carcerazione nei confronti degli "irrecuperabili" fino addirittura a provocarne la morte, come nel caso di Edo e Sole.
L'uso strumentale dei mezzi di comunicazione ha teso ad inchiodare i movimenti ad avvenimenti singolari, estemporanei, provocatori (petardi, pacchi inesplosi, cartucce a polvere nera, ecc.) per costringerli alla difensiva, funzionale allo sviluppo di un clima di sospetto, di gerarchizzazione dei valori, di divisione manichea tra buoni e cattivi, per innescare meccanismi di regolamento di conti interni e processi di isolamento e di desolidarizzazione.
Il paese "normale" voluto dall'Ulivo si é dimostrato "normale" nell'operare di una magistratura che é sempre e solo giustizia di Stato, rafforzata da una cultura disciplinare che é diretta emanazione di una concezione autoritaria e gerarchica dei rapporti sociali.
Un paese che é normale nel saccheggiare il bene pubblico per donarlo al privato, per ingrassare le imprese a spese della popolazione, dei lavoratori, locali o immigrati che siano.

Contro questa normalità occorre rilanciare la lotta, non tanto per difendere uno stato sociale del tutto incapace perfino di dare risposta alla crescita diversificata dei bisogni, sia individuali che collettivi, quanto per affermare la possibilità di costruzione di una contro società che sull'auto-organizzazione, sul mutuo appoggio, sulla solidarietà, ponga le basi per un rovesciamento di fronte.
Solo processi di autogestione reale delle lotte possono garantire dai continui tentativi del loro ingabbiamento all'interno delle compatibilità capitaliste operate dagli organi di Stato e dalla sua legislazione.

Federazione Anarchica Milanese

(Volantino distribuito alla manifestazione di Milano del 26 settembre 1998)



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