S1/S2

Cosa Esiste già

Come si vedrà nel seguito, il concetto di storia dell'arte che si persegue in questo progetto non assomiglia minimamente a quello che comunemente viene chiamato in questo modo. Quel che si vuole ottenere è un incrocio ibrido tra un network sociale, un sistema enciclopedico, un sistema geografico, un sistema esperto, un sistema orientato all'estetica delle informazioni e al design delle interazioni, un sistema aperto che fornisca interfacce sistemistiche per integrare altri sistemi e per essere, a sua volta, integrato su altri sistemi.

Non era ben chiaro, quindi, cosa volesse dire esattamente “cercare esempi esistenti”. Si è quindi andati avanti in maniera modulare: sistemi orientati alla consultazione, enciclopedie, siti tematici, siti che attuano pratiche collaborative, social networks di vario genere, progetti più o meno istituzionali, tecnologie, applicazioni specifiche su alcune tematiche rilevanti per il discorso. E' interessante rilevare come cercando sistemi che trattino d'arte sotto il punto di vista dell'informazione, della conoscenza e della creazione di comunità, gli esempi che si reperiscono siano o molto standard (ma questa, come raccontato egregiamente, per esempio, da Olia Lialina nei suoi saggi sul “Vernacular Web”, è una caratteristica del web, che oramai vive “per servizi”, in cui lo spazio di identità delle persone è “offerto” come servizio da accentratori più o meno di successo), o molto specifici (e, quindi, di piccole dimensioni), o molto belli o molto brutti. La “media” non esiste. Tantomeno le sperimentazioni su larga scala: i sistemi “grandi” si assomigliano più o meno tutti. E' inoltre molto marcata la differenza tra chi è “1.0” e chi è “2.0”: i servizi oscillano da un estremo, in cui non si va oltre l'offrire pagine personali con galleria di foto e video, e forum e messaggi, all'altro, in cui i sistemi sono completamente accessibili tramite librerie per lo sviluppo di applicazioni.

I casi di apertura (quelli con le librerie di programmazione disponibili per gli sviluppatori, per capirsi) sono praticamente sempre costituiti da grandi sistemi. I piccoli al massimo si limitano a fornire la possibilità di consultare i propri contenuti tramite i feed RSS.

Altra “piaga” per la sperimentazione è l'uso di piattaforme “pronte”. Se Wordpress, Joomla, Drupal, PHPBB sono sistemi che rendono possibile la creazione di siti web praticamente a chiunque sia in grado di gestire un hosting web, hanno anche il terribile effetto collaterale di rendere i siti e i servizi tutti un po' troppo simili a tutti gli altri. L'invasione di forum, portalini, community e siti tematici tutti uguali - a meno del tema grafico usato nel sistema di content management - è una realtà.

Sul web esistono, comunque, diversi approcci alle pratiche che interessano questo studio.

La ricerca, in sostanza, è stata orientata verso quei sitemi che trattano direttamenete, indirettamente o collateralmente di arte, e a quei sistemi che, pur non trattando di arte, sono rappresentativi di soluzioni o concetti che, per uno o più motivi, sono sembrati degni di nota ai fini dello studio. Nella breve analisi che segue si troveranno, quindi, sia siti e community tematiche sull'arte, che, ad esempio, siti di social networking a tema generale (reti di amici o competenze, o anche di dating) che sono sembrati significativi per alcune caratteristiche delle soluzioni intraprese.

Alcuni sono sistemi orientati alla consultazione e alla condivisione delle informazioni e della conoscenza, che affrontano le tematiche dell'accesso, della completezza, della raggiungibilità e della condivisibilità dell'informazione e dei contenuti.

Altri esperimenti ricercano meccanismi di reale collaborazione, limitandosi, però, nella quasi totalità dei casi, ad offrire approcci enciclopedici collaborativi. Questo genere di approccio non è “insignificante”: tutt'altro. E' solo di orientamento e intendimento differente rispetto all'idea filosofica e architetturale che si vuole descrivere in questo progetto.

Altre esperienze sono, in fine, citate per le modalità con cui descrivono e attuano i processi di definizione e comunicazione di identità, di spazio pubblico/privato, di integrazione ed apertura verso altri sistemi, o che si distinguono, ai fini di questo studio, per altre caratteristiche.

Non esistono, secondo quanto sia riuscito a trovare, esperimenti “completi” che utilizzino tecnologie p2p per creare degli spazi di condivisione della conoscenza che vadano oltre lo scambio dei file. Esistono invece delle iniziative progettuali orientate alla creazione di reti parallele, di reti p2p, di sistemi di gestione autonoma della propria identità e dei propri contenuti, su cui operare in condizioni di privacy ed autonomia: una serie di progetti che potremmo definire di “squatting infrastrutturale” in quanto le reti “autonome” vengono costruite come paralleli della usuale struttura di rete di internet.

Andiamo ad analizzare i vari casi.

Sistemi orientati alla consultazione

- The Metropolitan Museum of Art http://www.metmuseum.org/TOAH/splash.htm

Iniziamo da un esempio molto blasonato, dedicato all'arte. La parte del sito del Metropolitan Museum of Art di New York dedicata alla timeline consultabile della storia dell'arte ha beneficiato da una enorme copertura sui media. Globalmente elogiato come avanzatissimo esempio di sistema di diffusione della conoscenza, e come istanza delle nuove forme di accesso e interazione ai saperi e, nello specifico, alla cultura d'arte, il Timeline of Art History è in realtà un semplice sistema di gestione dei contenuti, rivestito da una interfaccia sobria e abbastanza accessibile. Unico elemento di qualche rilievo del sistema è l'offerta di una interfaccia che riesce a coniugare in maniera abbastanza immediata (e simile, per feeling e “tattilità”, ad un libro di scuola) la navigazione della linea del tempo e della geografia: seleziona un lasso di tempo, seleziona un'area geografica, analizza il dettaglio, composto da una linea del tempo specifica per la tua selezione che può essere utilizzata, cliccando, per ottenere altre informazioni, o per scavare più a fondo, ove possibile. Le informazioni fornite dal sistema sono del tutto sintetiche e di carattere generale, ma compilate con un buon livello di qualità da uno sterminato comitato editoriale. Nessuna bidirezionalità, nessuna caratteristica eclatante, molta “istituzione”, molta promozione del servizio: un buon esempio di marketing, che viene citato in questa sede come una buona antitesi rispetto all'idea che muove il presente progetto.

- The History of visual communication http://www.citrinitas.com/history_of_viscom/index.html

Questo sito è un servizio di piccole dimensioni, che citiamo per alcuni motivi specifici. I contenuti offerti da questo sito sono una piccola miniera d'oro. Non offrono nessuna informazione “introvabile”, ma sono preziosi per il profano dell'arte (e, soprattutto, per chi inizia ad interessarsene) per la qualità con cui le informazioni vengono presentate. Testi semplici, ma curati e completi nel loro aspirare alla sintesi; immagini di ottima qualità e varietà; link e riferimenti per gli approfondimenti necessari ad avanzare in modo graduale verso la conoscenza dei vari periodi storici dell'arte. Il tutto presentato in maniera semplice ed elegante, senza eccessi e fronzoli inutili. Di nuovo: si tratta di un bignami dell'arte, preparato da persone preparate e avvezze alla comunicazione generalista.

- Witcombe's Art History resources on the web http://witcombe.sbc.edu/ARTHLinks.html

Questo bruttissimo sito del professor Witcombe fa quasi tenerezza: l'estetica da home page molto 1.0, i caratteri, lo sfondo bianco, le bruttissime tabelle HTML. Questa terribile veste estetica nasconde però una grande cura per il tentativo di offrire visibilità alla storia dell'arte in maniera veramente globale, soprattutto da un punto di vista geografico e antropologico, e dà un orientamento del tuto visuale alle informazioni presentate. Riguardo il primo punto: è presente nel sito un impressionante livello di copertura geografica. Tutte le aree del mondo sono coperte, ove possibile, con pari dignità e sforzo compilativo. Rigurado il secondo punto: sono presenti pochissimi testi originali. Tutto il resto è immagine o hyperlink verso altre innumerevoli, preziosissime e, molte volte, sconosciute risorse bibliografiche e sul web. Se solo il tutto si trasformasse in un wiki…. In sostanza: una brutta, ma preziosa, home page, curata da una singola persona, da notare per la completezza geografica dell'analisi e dal desiderio di creare una struttura ipertestuale molto aperta verso l'esterno.

- Google scholar http://scholar.google.com

La componente di Google che si può utilizzare per cercare tra gli articoli scientifici citati nel web e tra i lbri di Google Books. Un motore di ricerca semplice e intuitivo con una ottima serie di aggiunte corrispondenti al sistema di gestione delle citazioni tra pubblicazioni, e di ricerca delle pubblicazioni correlate. Interessanti anche le possibilità offerte dalla ricerca gerarchica per autori, che offrono molte possibilità di filtraggio e raggruppamento delle informazioni: per sfruttarne a pieno le caratteristiche “basta” sapere un po' i comandi avanzati che si possono inserire nella ricerca.

- eserver.org http://eserver.org/

Un primo, limitato, esempio collaborativo. La Iowa State University offre, tramite questo servizio, la possibilità per professori, ricercatori e studenti di pubblicare e condividere la loro produzione. La struttura è quella del multi-magazine tematico. Le diverse aree si aprono su delle aree indipendenti in cui il tema (la poesia, la logica, le lingue…) viene esplorato tramite le pubblicazioni messe in condivisione da tutti i partecipanti. Il contributo di opere e ricerche avviene attraverso l'uso di un comitato editoriale che provvede a posizionare i testi nell'albero dei contenuti, a creare le strutture ipertestuali e a collegare i contenuti correlati.

- arthist.net http://www.arthist.net/StartE.html

Nelle parole dei gestori di ArtHist.net:

“ArtHist è un organo interuniversitario e non commerciale. Serve alla pubblicazione e discussione di fatti e idee sulla storia dell'arte. Vuole promuovere l'applicazione delle tecniche dell'informazione in questo campo. ArtHist offre due servizi: la mailing list H-ArtHist e la web site ArtHist.net. H-ArtHist fa parte dello H-Net - Humanities & Social Sciences Online, che consiste di 90 liste specifiche e ha più di 60.000 membri in tutto il mondo. Rappresenta quindi l'associazione più grande di reti elettroniche dedicate agli studi sociali e culturali (si veda www.h-net.msu.edu).” Un grande sbrodolo in istituzionalese per dire che l'organizzazione gestisce una serie di mailing list e un sito cui è possibile contribuire contenuti.

- International Architecture Database http://www.archinform.net/index.htm

Altro esempio di sistema di consultazione e di pubblicazione mediata, sostenuto da numerose istituzioni. Di buona qualità l'interfaccia, che usa meccanismi dinamici per inseguire, di ricerca in ricerca, di approfondimento in approfondimento, le informazioni che si ricercano. Purtroppo, ma questo non è un problema del sito, ma degli architetti, le informazioni, spesso, consitsono solo nel titolo e codice ISBN di un libro da acquistare. Da rilevare la buona integrazione con un sistema di richiesta/offerta di lavori e consulenza, e la curatezza dell'organizzazione gerarchica delle informazioni, rispecchiata dalla struttura dell'interfaccia.

- Voice of the Shuttle http://vos.ucsb.edu/

Mantenuto da alcuni componenti dell'Università della California dal 1994, The Voice of the Shuttle è un sistema a directory (Pagine Gialle) orientato ad organizzare l'archivio di link e contenuti secondo i canoni delle varie discipline umanistiche e secondo criteri pedagogici. In una fase di ristrutturazione del sistema sono state rese disponibili alcune funzioni editoriali per gli utenti iscritti nel sistema, e la possiblità di creare sottoinsiemi dei contenuti, utili per essere strumento di percorsi formativi o di ricerca. Il sistema rimane, però, vecchio e molte delle risorse linkate, provenienti dal primo periodo di vita del sistema, risultano essere scomparse dal web, o obsolete.

- Oxford Dictionary of Art http://www.enotes.com/oxford-art-encyclopedia - Encyclopedia Smithsonian http://www.si.edu/Encyclopedia_SI/Art_and_Design/default.htm … e dozzine di altri

Nulla di più: dizionari ed elenchi. Pieni di cose, ma dizionari ed elenchi.

L'analisi potrebbe continuare per pagine e pagine, ma senza ulteriori risultati al di fuori della realizzazione di un grande elenco di siti e risorse più o meno simili. I sistemi orientati alla consultazione risultano essere molto omogenei per struttura di accesso e per modalità di interazione. Consultazione per ordine alfabetico, per autori, per ordinamento temporale e per area geografica, organizzati in strutture gerarchiche ad albero, e sistemi a directory e link. Analizzando le centinaia di siti di questo tipo, si evidenziano alcuni nodi di interesse principale:

- quantità e generalità delle informazioni: tante, tante informazioni facilmente raggiungibili, ma di scarso approfondimento; le informazioni di dettaglio o di livello avanzato si ottengono a pagamento

- assenza della dimensione individuale: l'individuo (e, a maggior ragione, il multividuo) non sono proprio presi in considerazione; interfacce e contenuti uguali per tutti, al massimo, quando si è fortunati, personalizzabili per lingua o disponibili in versioni accessibili

- problemi sulla conservazione e l'obsolescenza: molte risorse sono lasciate alla cura e manutenzione di singoli o di piccoli gruppi, col risultato di incappare spesso, seguendo i link, in pagine non più esistenti, o in contenuti malfunzionanti

- sistemi unidirezionali: il massimo della bidirezionalità trovato in questo tipo di sistemi è rappresentato dalla possibilità di segnalare link e contenuti a comitati editoriali

- mancanza di aperture: è rarissima, per questa tipologia di sistemi, la possibilità di integrare i dati forniti con altre piattaforme (magari anche semplicemente con un feed RSS)

Sistemi orientati alla collaborazione enciclopedica

- Wikipedia (e visione generale sui sistemi wiki)

C'è chi la ama e chi la odia. Fatto sta che c'è un sacco di roba. Impossibile da utilizzare per ricerche scientifiche “serie”, è un tesoro di enorme valore per chi vuole conoscere o contribuire conoscenza alla comunità. Tanto grande e complessa da aver generato vere e proprie mitologie (comitati segreti direttivi, connubi con la CIA, censure massoniche, crem caramel gratuito cliccando in posti specifici…) si fa prima ad andarla a vedere che ad ascoltare me che ne tesso le lodi. Ci concentreremo, qui, su un paio di componenti specifiche.

Modalità di interazione. Reperibilità dei contenuti. Subordinazione del “privato” al “pubblico”.

I sistemi wiki sono “comodi”. Entri, scrivi e colleghi (e un sacco di altre cose). Se, da un lato, questa semplicità è perfetta per realizzare un sistema “da leggere”, si sente la mancanza, nelle soluzioni disponibili attualmente, di alternative che forniscano modi di interazione più sensoriali, più relazionali (tra persone, piuttosto che tra contenuti). Sulla parte “relazionale” di questa affermazione non saranno naturalmente daccordo coloro che seguono con una qualche curiosità i dibattiti che avvengono “dietro” i contenuti di Wikipedia. Qui, però, si allude a dimensioni relazionali ed emozionali più strutturali, più determinanti le modalità di interazione con il sistema. Le interfacce Wiki sono troppo standard, ancora troppo correlate con la carta e caratterizzate da troppi stereotipi di vario genere. Perfette per alcune finalità. Terribilmente inadatte per altre. Sistema aperto per eccellenza e, paradossalmente, troppo schematico per tentar di costruirci sopra esperimenti “agli estremi”.

Sulla reperibilità dei contenuti. Wikipedia non è affidabile. Se lo scopo delle nostre ricerche è semplice e “standard”, possiamo essere abbastanza certi di reperire, cercando, diversi contenuti di interesse. Al crescere di complessità e di specificità, però, un enorme fattore “fortuna” entra nell'equazione: che qualcuno prima di noi si sia interessato all'argomento cercato e che abbia caricato informazioni a noi utili. Naturalmente il tutto si configura all'interno di un circolo virtuoso: una volta trovate in qalche modo le informazioni che cerchiamo dovremmo essere noi stessi a caricarle su Wikipedia, così da agevolare gli utenti successivi. Il che è perfetto. A questo stadio, però, intervengono altre forme di problema, fondamentalmente centrate attorno al posizionamento dei contenuti. Per esempio: per realizzare questo articolo ho cercato le timeline della storia dell'arte che fossero presenti su Wikipedia. Fatelo come esercizio: troverete dozzine di pagine, molto disorganizzate, che presentano anche informazioni assai contrastanti tra loro. Si sente la mancanza di un qualche meccanismo più usabile e gestibile per creare e “agganciare” i contenuti. O, più significativamente, per offrirne punti di vista plurali in maniera più adatta alla consultazione comparata, non schiacciata sul “mainstream generativo” creato dalla “maggioranza” dei contenuti inseriti nel sistema.

Da questo punto deriva, immediatamente, quello successivo.

Subordinazione del “privato” al “pubblico”. In sintesi: non è detto che la maggioranza abbia ragione. Wikipedia è un po' così: maggioranze autodichiarate, purtroppo, fanno il bello e il cattivo tempo sui contenuti in più di un'area tematica. Queste sono, sostanzialmente, le dimensioni di critica evidenziate da una analisi di Wikipedia, nello specifico, e dei sistemi Wiki, in generale.

- archive.org http://www.archive.org/index.php

Una miniera d'oro. Contenuti, contenuti e contenuti. Pratiche e infrastrutture strutturate e formali orientate alla preservazione. Motori di ricerca, potenza di calcolo, contenuti organizzati in maniera formale e, al contempo, contribuibili con libertà dagli utenti. Centinaia di caratteristiche avanzate, di interesse sia per chi vuole “lasciare ai posteri” una sua composizione video o musicale, che per l'esperto museale che abbia necesità di studiare meccanismi per la conservazione delle opere d'arte digitali. Il tutto sponsorizzato da diverse istituzioni con l'ausilio di partner tecnologici per cui il supportare Archive.org diventa una ottima occasione di self-marketing di immagine.

Se solo ci fosse qualche strumento per potersi “accasare” dentro questo meraviglioso insieme di sistemi… una sorta di myspace integrato con Archive.org.. sarebbe veramente meraviglioso.

- WikiArtPedia http://www.wikiartpedia.org/index.php?title=Wikiartpedia

Wiki tematico per l'arte e super-tematico per le arti digitali e connesse. Gode di tutti gli enormi pregi dei wiki, e dei relativi difetti. Beneficia dell'enorme apporto critico fornito da professori, accademici, artisti e appassionati di arte e delle tematiche politiche, sociali e culturali che dall'arte traggono vicendevole spunto. Affianca al wiki classico alcuni strumenti interessanti: questi, pur se oramai datati quanto a tecnologie impiegate e efficacia dell'interazione, rappresentano un tentativo interessante di percorrere strade alternative nell'offerta di modalità di accesso differenti.

- Art and popular Culture http://www.artandpopularculture.com/Main_Page

Wiki dedicato alle arti classiche, con particolare attenzione alla pittura. Interessante principalmente per l'attitudine rilassata che lo pervade, che consente di vedere accettate con un sorriso (e con della critica) anche le ricerche originali, e la particolare attenzione posta nel proporre, su ogni pagina, i collegamenti a diversi “fratelli maggiori” come Wikipedia, Wikiquote, Youtube eccetera. In sintesi: non ci sono tantissime cose da consultare, ma, se quel che si sta cercando è presente nel sistema, è molto comodo come punto di partenza verso altre destinazioni più complete. Comoda anche per effettuare ricerche del tipo “in questo giorno dell'anno nella storia è successo: …. ”. E, soprattutto, è molto esplicita l'attitudine alla critica tramite il confronto rispetto alle ricerche originali.

- New media Art by Mark Tribe and Reena Jana https://wiki.brown.edu/confluence/display/MarkTribe/New+Media+Art

Libro collaborativo sulle New Media Arts, immerso nel bel wiki della Brown University. Il tutto è un normale wiki, che fa partire la sua struttura da un elenco di artisti dei nuovi media, di net.art. La cosa più interessante non risiede nell'iniziativa specifca di Mark tribe e Reena Jana, ma nella possibilità, offerta dal sistema wiki universitario, di creare dei feed RSS in maniera molto personalizzata, creando dei percorsi tematici tra i contenuti, utili per l'integrazione verso altri sistemi e applicazioni.

- Contemporary Cultures Visual Archives in XML http://www.covax.org/

Questo progetto, sviluppatosi in piccole dimensioni, rappresenta una delle iniziative finanziate dalla Comunità Europea nell'ambito della realizzazione di sistemi per la condivisione della conoscenza. Viene citato in questo elenco per alcuni motivi. Primo tra tutti il notare come questo, assieme ad altre migliaia di progetti, siano morti praticamente subito dopo l'ottenimento dei fondi che hanno contribuito a crearlo. Il sito descrive un progetto, tutto sommato, di buona qualità: architetture basate su XML ideate per creare processi di scambio, condivisione e integrazione di conoscenze e saperi attraverso sistemi e piattaforme differenti. Nulla di esoterico, nulla di eccezionale: un sistema decente. Peccato che, oltre un bruttissimo menu che consente di scaricare la documentazione “necessaria” per i progetti a finanziamento europeo, del sistema vero e proprio non vi sia traccia. Questo è un progetto del 2001. E', quindi, già abbastanza obsoleto. Altri progetti di natura simile non hanno avuto sorte migliore. Per esempio, ma per motivi differenti, il prossimo esempio.

- Digital Business Ecosystem http://www.digital-ecosystem.org/

Questo progetto è realmente interessante. O, almeno, potenzialmente, era realmente interessante.

Si parla di ecosistemi digitali, basati su reti p2p e su piattaforme aperte, ideati per realizzare strutture di accesso a quelli che vengono denominati ecosistemi digitali di business. Si immagini un marketplace decentralizzato, i cui partecipanti godano di massima autonomia, anche in termini di definizione della propria identità e presenza, e della possibilità di organizzarsi in reti autogestite per la realizzazione e la valorizzazione di progetti comuni. Si parla di architetture aperte orientate al servizio, di reti p2p, di kit multimediali per realizzare l'accesso al sistema. Il DBE è un progetto che stimola conferenze, viaggi in varie parti del mondo. Sono disponibili progetti online, software da scaricare, definizioni di standards. Blogs, foto e celebrità politiche.

Eppure non se ne riesce a vedere uno funzionante. :)

A un evento alla Città dell'Arte di Pistoletto una volta ho visto un'interfaccia su un PC. Era un grafo che rappresentava un DBE. Stop.

I progetti elencati come attuati nella documentazione del DBE non sembrano, ad una analisi approfondita, qualcosa che potremmo definire un “ecosistema digitale”. Sembrano più simili a delle versioni inutilmente complesse di servizi web come Alibaba.com, o, in qualche caso, come ebay o come Linkedin. Sono progetti istanziati “politicamente”, e non perchè funzionino realmente nel modo descritto dalla ambiziosa documentazione.

I sistemi collaborativi elencati sono esempi (neanche troppo illustri, in alcuni casi) di tendenze diffuse e abbastanza omogenee.

I sistemi wiki la fanno da padrone: la semplicità di installazione ed uso consentono di tirare su applicazioni e sistemi con efficacia e molto rapidamente.

Le altre tipologie di iniziative oscillano dalla tipologia “bufala”, alla tipologia “interessante”. Di realizzato e funzionante (sia tecnicamente che per quello che riguarda il coinvolgimento dell'utenza) c'è ben poco.

Le criticità di questi approcci si trovano principalmente nell'omogeneità dei sistemi. Come tutti i sistemi general-purpose: fanno tante cose benino. I particolare i sistemi Wiki ne fanno una benissimo (gestire cnoscenza ipertestuale in maniera collaborativa) a discapito dell'esperienza di interazione e fruizione, e della possibilità di promuovere contesti “di minoranza” alla presenza di una “maggioranza” che, praticamente, può diventare di tipo dittatoriale. Il problema dell'omogeneità è comune a tutte quelle piattaforme il cui scopo sia quello di fornire un “prodotto in scatola”. Sistemi di gestione dei contenuti come Joomla, Drupal, Plone e altri sono preziosi, ma inadatti a realizzare sperimentazioni con approcci radicali.

Altri sistemi, potenzialmente interessantissimi, soffrono, invece di problemi derivanti dalla politica.

Sistemi emergenti dalle pratiche e dai sistemi di social networking

- Rhizome.org http://rhizome.org/

Rhizome.org è oramai un sistema storico. Supprtato da diverse istituzioni e fondazioni, promuove dal 1996 le forme d'arte emergenti, principalmente quelle basate sull'uso delle tecnologie. Offre una community (con un meccanismo di discussioni veramente scomodo, in realtà), di pubblicazioni digitali, di un programma di commissioni, di un archivio storico, di processi di conservazione delle opere d'arte ospitate nei loro sistemi. Gli artisti e le opere d'arte possono essere cercate per testo, geograficamente, per istituzioni, su una linea del tempo. Per accedere ai servizi in maniera completa, si devono pagare almeno 25 dollari l'anno. Rhizome.org benificia enormemente della sua presenza a New York e della suggestione che crea: storicamente rilevante, adesso sembra abbastanza “seduto” quanto a sperimentazione e vitalità. Nonostante questo offre un buon servizio e un buon livello di organizzazione. Le dimensioni sociali vivono quasi esclusivamente tra pochi frequentatori assidui, e tantissimi soggetti usano le funzionalità comunicative del sito solo per pubblicizzare le proprie iniziative.

- Saatchi & Saatchi online http://www.saatchi-gallery.co.uk/yourgallery/

Le iniziative di Saatchi&Saatchi si fanno sempre sentire. Creando una potentissima suggestione di possibili successi e fama, il sistema online promosso da S&S è diventato immediatamente un successo. Centinaia di concorsi, iscrizioni a vagonate, quadri, fotografia, video. Tutti corrono da S&S. Il sistema in sè è “lucido”, ma per nulla innovativo. Gli artisti sgomitano in maniera randomica per farsi vedere, stanno online per chattare, partecipano a concorsi e, fondamentalmente, sperano che il critico “ospite” di turno noti un loro lavoro.

- DeviantArt http://www.deviantart.com/

DeviantArt è un sito attivissimo. Bellisimo nell'estetica semplice e futuristica, offre caratteristiche molto “standard” in modi eccezionali. Interfacce reattive e molto dinamiche, tante possibilità di interagire con persone e con i loro lavori. Tanta gente e tanti tanti quadri, fotografie, video, animazioni. Gruppi, comunità, categorie, concorsi, eventi, possibilità commerciali. Funzionalità per creare percorsi tra i contenuti del sito, canali tematici, gallerie personalizzate, gestione di community personalizzate, gestione di produzione di stampe e materiali. Diversi strumenti per gestire i diritti sui contenuti caricati sul sistema. La sensazione di DeviantArt è un po' quella del vecchio mp3.com . Una community enorme, popolata da gente che la frequenta con le intezioni più diverse: dal rimorchiare a fare arte. Tanti strumenti standard per rappresentarsi. Tanti strumenti per comunicare. Tanto di un po' di tutto. Sembra un supermercato. Molto bello a vedersi e a usarsi, però.

- design:related http://www.designrelated.com

Un sito per quelli che lavorano e si appassionano ad arte e design. Ci si iscrive e, con la solita tecnica del profilo personale, si crea il proprio spazio sul sistema. L'orientamento del sito è molto professionale: si possono caricare i curriculum, ci si possono scambiare informazioni sulle competenze e sui progetti realizzati o ideati, si condividono le “inspirations”, si creano network per interessi e per occupazioni. Un piccolo sistema, molto curato, in cui alcuni elementi innovativi ed estetici si aggiungono al classico schema del social network.

- Instructables http://www.instructables.com/

Nato al MIT, Instructables è proprio un bel sito. Istruzioni condivise per costruire/fare di tutto! Dal cucito alle astronavi. Il sistema è semplice, le interfacce sono belle, utili e dinamiche, si possono fare un sacco di cose. Ci sono tanti modi per cercare informazioni, per comunicare e per contribuire e valorizzare quel che già è stato contribuito. Si può intervenire sui contributi già inseriti per aggiungerne miglioramenti, esempi personalizzati. Si possono creare progetti collaborativi. Si possono condividere tanti tipi di contenuti diversi (progetti, presentazioni, video). Forums, gruppi, concorsi, mercatino. Un sistema bello, funzionale ed utile. E, infatti, l'incredibile varietà dei contenuti che ci si trovano in mezzo ne descrivono alla perfezione l'efficacia.

- lastFM http://www.lastFM.com

LastFM ha creato un sistema realmente interessante. Il sistema consente di iscriversi e di fare, fondamentalmente, una di due cose: caricare musica e ascoltare musica. Tutte le “classiche” caratteristiche dei network sociali (circolo di amici, i contatti, i forum, le chat, le classifiche, i widget per comunicare o condividere musica e informazioni, sono completamente orientati all'ascolto e alla produzione e condivisione di musica, e alla rilevazione dei gusti musicali dell'utente, che vengono utilizzati per personalizzare l'esperienza di utilizzo del servizio).

Utilizzando le funzionalità del sito e di piccole applicazioni da tenere in funzione sul desktop, l'esperienza d'uso del sistema da parte dell'utente, click dopo click, scelta dopo scelta, viene infatti utilizzata per costruire un profilo che, nell'intendimento dei gestori del sistema, dovrebbe far sì che i contenuti scelti dal servizio si adattino ai gusti di chi ascolta.

Il profilo viene utilizzato anche in maniera sociale, per suggerire agli utenti gli insiemi di altri partecipanti al sito con gusti, plausibilmente simili.

In realtà tutto il funzionamento di questa idea è distorta dalla presenza di quei musicisti che godono di notorietà a prescindere dalla loro presenza sul sistema. La loro richiesta è, comunque, sempre elevata, e indipendente da considerazioni sui gusti musicali di chi ascolta. Le persone hanno comunque la tendenza a richiedere “quello che conoscono”. Questo fattore, sommato all'attuazione di politiche di tipo commerciale, sporca la validità statistica e algoritmica del sistema che, infatti, dopo due o tre brani “a tema” selezionati grazie alla scelta diretta dall'utente, tende a proporre musicisti conosciuti e “già famosi”. Ciò non toglie nulla, naturalmente, alla cura e all'intelligenza delle soluzioni adottate nel servizio web, che propone un meccanismo di funzionamento e alcune scelte tecnologiche realmente interessanti.

- CarbonMade http://www.carbonmade.com/

CarbonMade è un sito web su cui è possibile iscriversi per proporre il proprio catalogo di produzioni visuali utilizzando un sistema dall'ideazione veramente interessante. Un utente può crearsi uno spazio dove mostrare i propri lavori di grafica, fotografa, architettura… Sul sito si possono eseguire ricerche per disciplina, per tipo di competenza (Photoshop, fotografia, Maya, scultura…), per l'esperienza professionale, per l'offerta di servizi freelance, eccetera. A parte la veste grafica e interattivamente coinvolgente, sono di interesse la possibilità di creare progetti strutturati, di personalizzare da cima a fondo la propria presentazione con degli strumenti semplici ed efficaci, e le funzionalità di monitoraggio e di condivisione dei propri contenuti.

- ArtNet http://www.artnet.com/

ArtNet è sostanzialmente un servizio utile per tener d'occhio le quotazioni di vari artisti, e per partecpare ad aste di oggetti d'arte. Date le caratteristche commerciali e orientate al “marketplace” serioso di arte, le funzionalità sono assai avanzate, con la possibilità di analizzare gerarchicamente artisti, gallerie, collezioni, inventari, certificazioni, aste, e la storia (in termini di “transazioni”) di tutti i precedenti.

- theory.org http://www.theory.org.uk/

Sottotitolo: “Social theory for fans of popular culture. Popular culture for fans of social theory.” In modo giocoso e gradevole la School of Media, Arts and Design dell'Università di Westminster gestisce questo spazio presentando corsi, contenuti, forum di discussione sui media studies, e attuando diversi esperimenti. Tra i più interessanti è la ricerca sull'identità eseguita nell'“ArtLab” di David Gauntlett tramite la realizzazione di progetti realizzati con i bambini, con aziende come la Lego, e con diverse istituzioni.

Social networking generale

- Myspace http://www.myspace.com - FaceBook http://www.facebook.com - Flickr http://www.flickr.com (altri…)

I siti di social networking più frequentati sono utilizzati, in questa sede, per realizzare alcune osservazioni. Le più spontanee derivano da concetti oramai assodati e, di recente, portati di nuovo all'attenzione da articoli come il “Vernacolar Web 2” di Olia Lialina, o come l'iper-citato “Is Google making us stupid?”. I servizi come Myspace o Facebook sono una meravigliosa arma a doppio taglio. Se da un lato abilitano milioni di utenti a definire una propria presenza sul web, dall'altro lato impongono dei meccanismi di esistenza ed autodefinizione quantomeno dittatoriali. A meno di disporre di specifiche competenze tecniche, la “forma” della propria presenza sul web è un qualcosa che sta diventando sempre in maggior misura oggetto di delega. Il concetto di “scheda”, di “profilo”, le overdosi di funzionalità disponibili , stanno facendo diventare il web una realtà “passiva”. Per dirla con una osservazione di Olia Lialina: “Web 2.0 propagandists can’t stop talking about the multitude and power of today’s web amateurs, the new users who love to dance, compose songs, write encyclopedic articles, take photos and film videos, write texts and publish it all on the Web. And yet, they are rather indifferent to the Web itself.” L'altro lato delle considerazioni tende invece all'elogio. Diretto, in particolare, verso quei sistemi, come Facebook, che stanno facendo dell'“apertura” una componente fondamentale delle proprie strategie. Facebook, per esempio, fornisce la possibilità di interagire con i propri servizi in maniera pressochè totale grazie all'uso di librerie di sviluppo di libera diffusione. Occorrono, naturalmente, competenze specifiche. Altra forma di elogio va direzionata verso quei servizi che, come Flickr, eseguono un attentissimo processo di design sulle interfacce, sulle funzionalità e sulle possibilità di interazione. Flickr, ad esempio, è esemplare in questo senso. Le interfacce, percettivamente “sgombre” e semplici, sono piene di piccole funzionalità posizionate in modo molto usabile e naturale. Sullo schermo sono presenti “solo le cose che ti servono, più o meno dove ti aspetti che esse siano”. Nè più, nè meno.

- Geni http://www.geni.com/

Cosa c'entra un sito per costruire alberi genealogici? Geni è un piccolo gioiellino. La sua interfaccia è studiata in maniera realmente intelligente, e riflette una architettura solida e molto flessibile. Accedendo al servizio per la prima volta è immediatamente possibile iniziare a “fare cose”. Come per magia, dopo alcuni click, vi troverete iscritti al servizio, senza esservene praticamente accorti. Inserire padre, madre, fratelli e sorelle, cugini, zii, nonni e nonne. E gli alberi genealigici inseriti da voi ed altri si collegheranno automaticamente tra loro come per magia. Il sistema interagisce realmente con l'utente: lo schermo è chiaro e ben strutturato. La struttura dei contenuti è guidata ma flessibile. Il sistema è intelligente, molto: sia dal punto di vista dell'agevolazione dell'interazione, sia per la gestione del dato e per l'intelligenza nell'interpretare le esigenze dell'utente. Un social network automatico, praticamente. Se solo fossero previste forme di famiglia un po' più “atipiche”…

- Linkedin http://www.linkedin.com/

Linkedin fa parte della crescente ondata dei social network ad orientamento professionale. Pur se utilizzabile in maniera egregia anche per fare networking di tipo generico, la presenza di una serie di strumenti e caratteristiche funzionali lo rendono realmente efficiente nell'ambito della creazione di reti di professionisti. L'architettura di Linkedin è pensata veramente molto bene. L'utente può creare la propria presenza nella rete a vari livelli di complessità: descrivendosi, inserendo il proprio curriculum in modo modulare, descrivendo le proprie competenze e capacità, la storia dei progetti. E' possibile creare reti in maniera veramente efficace. Una serie di strumenti sono dedicati a marcare l'affidabilità di quanto si afferma nel proprio profilo. Interventi esperni possono certificare, avvalorare, promuovere una nostra esperienza professionale, un progetto, una competenza o una caratteristica professionale. La partecipazione ai dibattiti su questioni poste dagli stessi utenti ci può far salire nella graduatoria di stima e competenza del network. Si possono recensire altri utenti. Si possono promuovere reti e sotto-reti a tema o a progetto. E' possibile creare percorsi operativi e dialettici condivisi. Un sistema realmente vivo e dinamico. Che, tra l'altro, sta avendo un grande impatto internazionalmente su alcune pratiche relative alle attività di selezione di personale di alto profilo. Linkedin (a pochi altri servizi simili) stanno diventando sempre più uno strumento di identificazione delle competenze necessarie, anche per grandi/grandissime aziende. In particolare l'uso dei meccanismi di certificazione di competenze e caratteristiche personali, e l'esistenza di reti di “stima” affidabili, stanno diventando accreditatissmi sostituti di lauree, dottorati, master.

- ebay http://www.ebay.com

Un vero ecosistema. Contenuti praticamente infiniti. Funzionalità intelligenti. Dimensioni economiche perfettamente integrate nell'equilibrio e nello “stato di salute” del sistema. Metriche di valutazione definite esclusivamente in termini relazionali. Creatività, nuovi modelli di operatività e di affari, con delle iniziative realmente contemporanee e/o sostenibili. Integrazione. Un terreno fertilissimo. La base di tutto? La fiducia indotta dalle recensioni vicendevoli fatte dagli utenti.

- ELGG http://elgg.org/

ELGG è una piattaforma aperta utilizzabile per creare network sociali. Oltre ad uno sterminato elenco di caratteristiche disponibili (direttamente o aggiungendo uno o più tra in tantissimi plugin ), la componente più interessante della piatatforma è quella di utilizzare a piene mani gli standard di Open Data Definition. Questi standard, ancora in realtà poco usati, consentono di collegare tra loro i vari network sociali, integrando identità, funzionalità e contenuti.

- ning http://www.ning.com/

Ning è un meta social network. E' un servizio, infatti, che consente di creare gratuitamente dei network sociali. La struttura è abbastanza flessibile: si possono personalizzare diverse componenti della presentazione grafica, integrare contenuti da altri servizi, definire il modo di rappresentarsi dei membri del proprio network sociale, progettare eventi, calendari, forum, gallerie multimediali, gruppi di interesse, flussi di attività in tempo reale, integrare i propri network sui profili Facebook dei propri membri. E' un “meta-MySpace”. E, come tale, ricade nelle considerazioni del “Vernacular Web” già descritte. E', comunque, uno strumento utile, flessibile e gestibile.

- GNOD http://www.gnod.net/

GNOD è un interessante esperimento per la costruzione di un livello logico al di sopra dei network sociali. Lo scopo di GNOD è di creare un sistema adattivo, in grado di creare dimensionidialettiche con i partecipanti di un network sociale. Nascono così, quindi, dei piccoli software di intelligenza artificiale (e, in alcuni casi, di statistica mascherata da intelligenza artificiale), in grado di dialogare con gli utenti per consigliare libri e musica, film e persone che “dovresti proprio conoscere”.

- NOSO http://nosoproject.com/about/

NOSO è eccezionale.

“NOSO is a real-world platform for temporary disengagement from social networking environments. The NOSO experience offers a unique opportunity to create NO Connections by scheduling NO Events with other NO Friends.”

I partecipanti agli eventi NOSO rimangono anonimi gli uni agli altri e convergono su luoghi designati per mettere in atto performances silenziose, quiete e dis-connesse, basate sulla certezza del sapere che, nello spazio, ci sono presenti uno o più NO-Friends.

- Biota.org http://www.biota.org/

Biota è un sito storico, che ospita illustri accademici e professionisti, intenti nella ideazione (e, talvolta, realizzazione) di progetti mirati alla creazione di ecosistemi e organismi sintetici completi e ispirati al biologico.

Squatting infrastrutturale

Si segnalano alcuni progetti relativi alla realizzazione di reti “parallele” ad internet, o p2p o che utilizzino le tecnologie per creare degli spazi autonomi e/o collaborativi.

- Open Mesh https://www.open-mesh.net/

- OLSR Frankfurter http://olsr.funkfeuer.at/

- un approccio… http://blog.broadbandmechanics.com/2008/05/how-to-build-the-open-mesh

- una web-o-grafia http://guerillartivism.net/node/24

- un assemblaggio di tecnologie http://www.brianoberkirch.com/2007/08/08/building-blocks-for-portable-social-networks/

- BAN: backpack area network http://www.totalworlddomination.org/guerilla-bp.png

- GNUNet, una rete p2p http://gnunet.org/

- CSpace, decentralized, user2user communication http://www.cspace.in/

- YACY: p2p web search http://yacy.net/index.html

- Jaanix: personalizzazione dell'esperienza del web http://jaanix.com/