Il TAV occupa un posto centrale nella società capitalista, è uno degli elementi essenziali del nuovo ordine mondializzatore. Niente è casuale né gratuito nell’interesse che politica, finanza e imprenditoria nutrono per l’alta velocità. È uno strumento del potere. Per questo la lotta contro il TAV è qualcosa di più della lotta per un altro tipo di infrastrutture; che non deve rivendicare soltanto un altro modello di trasporto, ma un’altra società. È una lotta contro tutte le infrastrutture tipiche di un’economia fuori controllo (autostrade, superporti, tunnel, mega aeroporti, eccetera) ed è anche una lotta contro l’automobile, la proliferazione urbana, l’alimentazione industriale, la vita artificializzata, la distruzione del territorio, lo sfruttamento del lavoro. È una lotta contro lo sviluppo e il consumismo. Deve mettere in moto meccanismi organizzativi autonomi capaci di elaborare punti di vista critici in modo collettivo, assieme a forme di lotta distinte dalla politica e dal sindacalismo, dalle quali deve nascere un soggetto storico, una comunità di oppressi capaci di affrontare le forze del dominio e cambiare il mondo secondo i propri desideri.
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