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ALTROVE N°6 - 1999

Altrove N.6

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SOMMARIO


Marcello Bersini: Coscienza e intelligenza artificiale

Maurizio Romanò: Los Graniceros

Eugeni Porras Carillo: Pevatero Marco Margnelli: Ricerca psicodinamica con Ayahuasca

R: Strassman: Panoramica sulla ricerca con DMT

Chimica e farmacologia dell'Amanita muscaria

Italo Sanguineti: Le porte della percezione

IKamchadali e l'Amanita muscaria

Gilberto Camilla: I misteri di Samotracia e il culto dei Cabiri

Ezio Albrile: Montano e l'estasi frigia

Rosamaria Susanna Barbàra: La danza del vento

La danza della Taranta

Gilberto Camilla: Lo sperma del sole

Mirella Castigli: L'altrove della chimica di sintesi

 

 

MARCELLO BERSINI: Coscienza e intelligenza artificiale.

State lavorando alla tastiera del vostro futuribile computer Apple Junior. Computer ipotetico naturalmente, perchÈ Apple Junior rappresenta il figlio di quel frutto dell'albero della conoscenza del bene e del male che fu il primo personal computer, battezzato appunto Apple, la mela proibita, dai suoi inventori Stephen Wozniak e Steve Jobs. All'improvviso sul monitor di Apple Junior appare il seguente messaggio: COGITO ERGO SUM. Come reagireste? RenÈ Descartes, quando pronunciÚ la medesima affermazione, venne preso sul serio. Credereste anche ad Apple Junior? Quale potrebbe essere il significato di 'penso' e 'sono' per Apple Junior? Potrebbe questa giovane creatura cogliere la coscienza di sË? " corpo, Ë mente, o Ë entrambi? Generalizzando: puÚ una macchina pensare?
PuÚ una macchina pensare?
Ma cos'Ë effettivamente una macchina? Se per macchina si intende 'qualcosa' che fa 'qualcosa' allora la risposta potrebbe essere sÏ - infatti in questo senso 1'essere umano Ë una macchina. In realt‡ perÚ quello che si vuole chiedere Ë pi? specifico: puÚ una macchina ideata dall'uomo avere funzioni costitutive del pensiero. Esistono propriet‡ astratte, formali, strutturali che possono esser implementate su un supporto fisico qualunque e che possono essere caratterizzate come pensiero?
In questo caso, se potessimo rispondere affermativamente, il pensiero sarebbe lo stato di un substrato strutturale. L'ipotesi forte dell'IA (=Intelligenza Artificiale - qui a definire il genere di disciplina e a indicare il campo d'indagine) ponendosi su un piano decisamente filosofico e rispondendo affermativamente alla domanda, argomenta un'idea che ritiene vera: "Il calcolatore non Ë semplicemente uno strumento per lo studio della mente ma, piuttosto, quando sia programmato opportunamente, Ë una vera mente;...cioË i calcolatori letteralmente capiscono e posseggono altri stati cognitivi" (J. SEARLE).
Ovviamente siamo ancora nell'ambito del possibile. In questa prospettiva l'IA si propone come una ricerca per rendere simpatici i computer, alludendo con questo all'attuale e problematica modalit‡ di interazione che ancora oggi deve procedere in modo esplicito e dettagliato (cioË antipatico).
L'ipotesi debole dell'IA si situa in posizione meno estrema, pensando al modello nel senso dell utilit‡, come uno strumento provvisorio e semplificato rispetto alle funzioni intellettive umane. PerÚ i1 suo pregio nello studio della mente consisterebbe nel fornirci uno strumento potentissimo. Si vuole rendere i computer schiavi piu accettabili e affidare loro una parte del nostro lavoro mentale: Ë un atteggiamento che non impegna nÈ sul piano filosofico, nÈ sul come si ottengono i risultati, che sono l'unica cosa che conta. Una posizione decisamente utilitaristica che rischia di farsi sfuggire il motivo fondamentale della ricerca.
Dal punto di vista antropologico, nell'artificiale l'uomo sfoga il desiderio di ricreare l'intelligenza nel senso della sua essenza. Nella civilt‡ greca gli Dei venivano rappresentati com super uomini. Originariamente Galatea era una statua creata da Pigmalione. Ad opera finita l'autore se ne innamorÚ (e si innamorÚ di se stesso attraverso l'opera); allora Afrodite la rese una donna vera. Gli egiziani costruivano statue con sistemi idraulici in grado di muoverle (animarle). Per questo le statue incutevano paura e riverenza. Ed effettivamente tutta la storia degli automi Ë piena di amore-timore: bambole meccaniche, Faust, Frankestain; quest ultimo e emblematico della paura dell'incontrollabile.
Molti sono convinti che l'IA incoraggi l'idea alienante che l'uomo non sia altro che una macchina. Gi‡ nel secolo scorso si Ë dimostrato che la macchina per certi aspetti poteva sostituire l'uomo, ed Ë appunto quando essa diventa importante che sorge la paura. Infatti tutti i momenti di cambiamento della storia moderna sono condizionati dall'idea di che cosa sia una macchina. Nell'ottocento il treno era il mezzo meccanico per eccellenza (in quel contesto parlare di macchina significava usare il vocabolario del treno). Oggi abbiamo disponibile il computer e perciÚ utilizziamo un diverso vocabolario: ci riferiamo semplicemente ad un diverso modello. Parlando di intelligenza penseremo al computer in quanto Ë questo che determina la nostra epoca. L'IA lo sceglie come strumento principe: il pensiero viene visto come processo computazionale, ossia una manipolazione razionale di simboli. La prospettiva antropologica sviscera il carattere ontologico del rapporto fra il soggetto e un oggetto che assume forme sempre pi? complesse e strabilianti.
Per la filosofia occidentale, quindi su un piano decisamente speculativo, l'IA Ë una disciplina che vuole capire e definire l'intelligenza. E' il problema mente-corpo ereditato da Cartesio che interessa biologi, neurologi e psicologi (tutta la storia della psicologia e dell'IA puo essere raccontata come una reazione a questa profonda intuizione e ai suoi potenti influssi): come mente e corpo si influenzano? E pi? precisamente: come i1 fenomeno mentale Ë irriducibilmente psicologico ed allo stesso tempo dipendente da una base meccanica - cervello e sistema nervoso -? Il problema viene affrontato dall'IA nello studio dell'elaborazione di informazioni da parte di un processore che puÚ non essere biologico. Viene offerto, sotto sotto, come modello di mente, una elaborazione di informazioni di tipo computazionale.
Quindi, l'ipotesi forte e:
MENTE:CERVELLO = PROGRAMMA:COMPUTER
Mente e programma: software, manipolazione di simboli
Cervello e computer: decodificatori, agenti che trasformano i simboli in azioni o funzioni
Le operazioni mentali sono operazioni meccaniche la cui natura non dipende dalla struttura fisica che le rende possibili. Ma gi‡ le prime conseguenze all'idea dell'ipotesi forte sono inquietanti:
Visto che l'intelligenza Ë una serie di operazioni meccaniche anche il termostato Ë intelligente (considerandolo una forma primitiva di pensiero).
La coscienza come capacit‡ di comprendere un modello di se stessi non Ë il presupposto del pensiero ma un possibile, non necessario, risultato: quindi anche nella macchina, come nell'uomo, sarebbero possibili diversi gradi di coscienza (un computer molto potente potrebbe sperimentare un qualche grado di coscienza).
L'impresa dell'IA di capire e definire l'intelligenza Ë ambiziosa e, nonostante oggi prenda le forme di questo rapporto con i1 meccanico e l'artificiale, appartiene ad un antica tradizione filosofica: il riduzionismo, che nel nostro secolo ha preso la forma del fisicismo. Questo paradigma afferma che tutte le leggi sono riconducibili a quelle della fisica. L'ipotesi forte e perciÚ fondata su un riduzionismo ontologico: tutto Ë materia. Ma in un isolamento nomologico (nomos=legge) dove le leggi della fisica sono spieganti ma non spiegate, si va incontro a serie difficolt‡ ontologiche, non si riesce a inquadrare il significato: dal punto di vista materialista non sembra essere intelligibile il rapporto fra manipolazione di simboloi e significato.
Nel 1936 il matematico inglese Alan Turing sviluppo le basi teoriche dell'informatica, introducendo in particolare un modello astratto di macchina calcolatrice programmata, detta appunto Macchina di Turing (MT). Egli prese spunto da un'analisi del processo mentale di calcolo e, benchÈ il suo lavoro fosse puramente matematico, Turing usÚ a pi? riprese una terminologia antropomorfa parlando di 'stati mentali' per riferirsi a configurazioni interne della macchina. Pochi anni pi? tardi incomincio ad accarezzare il sogno di costruire fisicamente tale macchina, continuÚ a usare l'analogia originaria parlando del suo progetto come della costruzione di un 'cervello'. Il suo problema era di definire il concetto di 'computazione' che fino ad allora era sostanzialmente un concetto intuitivo: un insieme di regole e direttive atte a rispondere ad un dato problema, cioË un 'algoritmo'. Le MT sono macchine manipolatrici di simboli in grado di risolvere algoritmi specifici. Dal concetto 'intuitivo' di algoritmo riusci ad ottenere un risultato operativo 'formale'.
A Turing stava a cuore l'evidenziazione dell'essenza del concetto di meccanismo e, secondo la sua analisi, l'essenza Ë data dalle istruzioni che 'muovono' un dispositivo le cui parti sono inessenziali, Turing considerava irrilevanti i livelli riduzionistici di spiegazione, quali ad esempio la fisica o la chimica: so1tanto lo 'schema logico' di questi stati poteva essere realmente rilevante. L afFermazione era che qualsiasi cosa un eervello facesse, lo faceva in virtu della sua struttura in quanto schema logico. Era materialismo ma non certo di un'identita stretta fra evento mentale e processo cerebrale, poichÈ per lui l'evento mentale Ë un fenomeno fisico (non ulteriormente specificato) logicamente strutturato.
La conseguenza empirica del lavoro di Turing Ë riassunta nella tesi di Church: non esiste una funzione numerica che l'uomo e non una MT possa computare. Altri matematici hanno proposto indipendentemente altre definizioni formali di algoritmo: sono tutte risultate equivalenti alla definizione di MT.
Il concetto epistemologico di computabilit‡, considerato in un certo senso assoluto, ha incoraggiato il progetto di meccanizzazione dell'intelligenza. Turing in questa direzione ottenne un altro risultato notevole: dimostro che in realta ogni possibile MT puÚ essere 'simulata' da un'unica macchina, per questo chiamata Macchina di Turing Universale (MTU). Tale MTU Ë il Personal Computer che fu decisamente una innovazione di dimensioni gutemberghiane (c'e chi afferma addirittura che la libert‡ personale in ogni Paese si possa misurare in base al numero di PC in possesso degli individui).
Che relazione puo avere una MTU con una definizione di intelligenza?
Supponiamo un problema ipotetico:
Pensiero: la ricerca della conoscenza
codificato in problema aritmetico
input
MACCHINA DI TURING UNIVERSALE
Output
decodificato: soluzione del problema aritmetico
Soluzione del problema della conoscenza.
Quesito: quando la MTU risolve il problema, pensa? ha coscienza? Ë intelligente? Turing risponderebbe che non esistono ragioni per negare il fenomeno alla macchina quindi, se supponiamo di sÏ, come discriminare 1'intelligenza?
Turing non era certo convinto che il linguaggio dei numeri naturali fosse sufficiente per codificare ogni problema, ma il suo assunto fu certo un grosso passo avanti nella possibilit‡ di simulare artificialmente il pensiero. Lo stesso atteggiamento non polemico ma propositivo lo ebbe nel trovare il metro di misura per l'intelligenza, che in futuro queste macchine avrebbero dimostrato d avere. Nel "Discorso sul Metodo" (1637) RenÈ Descartes aveva sostenuto che nessuna macchina avrebbe potuto rispondere tanto bene in modo da trarre in inganno facendosi credere una persona. Turing, ribaltando tale tesi, propone di risolvere il problema grazie ad un test detto 'prova dialogica di competenza'. una macchina puÚ essere capace di prestazioni confrontabili a quelle umane se Ë in grado di conversare con un uomo senza che questo si accorga di conversare con una macchina. Per 1'IA classica quindi non era di estrema importanza nÈ il materiale con cui Ë costruita una qualsiasi macchina, che non ha a che fare con la funzione calcolata, nÈ i particolari costruttivi dell'architettura funzionale dal momento che architetture differenti - sfruttando programmi diversissimi - potrebbero calcolare la stessa funzione ingresso-uscita. Il percorso Ë stato tracciato, incalcolabile il contributo del visionario predigitale Alan Turing, ed ora la mutante forma del nucleo teorico sta passando per la contrada del connessionismo, che Ë poi la ripresa del vecchio paradigma cibernetico.
Quali prospettive per il futuro?
Nel mondo scientifico la cibernetica ha segnato l'importante passaggio dal 'modello di spiegazione dell'energia' al 'modello di spiegazione dcll'informazione' (Timoty Leary sostituisce la formula einsteniana E=mc' con l'equazione cibernetica I=mc' - dove I sta per Informazione). Filosoficamente Ë interessante il salto concettuale, il passaggio da una seienza come la fisica che deserive gli eventi all interno di sistemi chiusi, alla cibernetica che li descrive nell'ambito di sistemi aperti: l'informazione circola e si arrichisce. Abbandonata come modello negli studi sui comportamenti intelligenti, la cibernetica fu ripresa negli anni ottanta dopo che la scienza della computazione dovette ammettere ehe i suoi modelli (in sostanza le MT) non riuscivano a progredire oltre certi limiti. I connessionisti facevano rilevare che la MT era troppo lontana dal 'modo' in cui opera il cervello. Ecco Ie differenze: il numero di neuroni dentro un cervello Ë enorme; quello di unit‡ funzionali dentro un calcolatore molto pi? basso. I neuroni sono dispositivi estremamente lenti; il passaggio delIe unit‡ di informazioni (bit) nei computer Ë velocissimo. I neuroni usano pochissima energia; i computer parecchia e mancano di attivit‡ chimica. Il cervello compie operazioni analogiche ed elabora in parallelo; il computer opera sequenzialmente e non fa operazioni analogiche.
La strada giusta per i connessionisti non Ë l'architettura funzionale delle macchine manipolatrici di simboli; per svolgere I impegnativo compito di riprodurre l intelligenza proposero 'reti neurali' che simulano i processi stessi del cervello (modello cibernetico detto connessionista). Per farlo imitano la struttura del cervello con diversi processori (esecutori di calcolo), altamente interconnessi tra loro e in cui la programmazione consiste nel migliorare le connessioni giuste a scapito di quelle sbagliate, sÏ da arrivare a risultati cognitivi complessi. La capacit‡ delle reti di apprendere dall'esperienza e di tollerare le imprecisioni della vita reale, Ë ciÚ che li rende molto pi? plausibili biologicamente. Eppure per computare le funzioni matematiche non c'Ë macchina connessionista che possa rivaleggiare con una MT. I livelli che consideriamo di 'bassa' intelligenza (problemi inerenti la visione, il riconoscimento degli oggetti, l'orientamento, aspetti di comprensione del linguaggio) sembrano meglio simulabili con soluzioni connessioniste, visto l'enorme numero di informazioni che la realt‡ richiede; meglio adatta alle MT Ë l'attivita intellettuale 'alta' (funzioni matematiche) che coinvolge un bassissimo numero di informazioni.
Filosoficamente il problema del connessionismo Ë di non essere in grado di spiegare mediante un isomorfismo funzionale come si passa dal funzionamento neurale (delle connessioni) a processi mentali superiori. Gli elaboratori simbolici (MT) fanno il contrario: spiegano i processi mentali superiori ma non riescono a stabilire un isomorfismo funzionale a livello dei neuroni del cervello. Probabilmente, raggiunto lo stallo definitivo, ulteriori progressi si otterranno con la combinazione dei due modelli anche se per ora non si sa esattamente come. Forse sarebbe necessario, come afferma Minsky, dare alle reti neurali lo stesso tempo che diamo agli uomini per arrivare alla maturita intellettuale. Oppure prestare ascolto alle voci dei visionari del silicio che ci presentano futuri alla Blade Runner con opzioni ancora inconcepibili. Ci dicono con una presunzione da mistici meccanici che in un futuro prossimo la convergenza fra tecnologie biologiche e informatica, faranno della forma umana una questione di scelta.
Due delle principali categorizzazioni della forma umana saranno l'umano come macchina e l'umano in macchina: il primo un ibrido-integrazione bio-macchina, l'altro una vita elettronica su reti computer. Il nostro apparato neurale operera in silicio proprio come in precedenza aveva operato sulle strutture biologiche del cervello. Il bruco organico di carbonio potra trasformarsi nella farfalla di silicio immagazzinando, digitalizzando memorie e credenze, pensieri e intelligenza umana, in strutture informatiche, in forma elettronica vivente? " necessario decostruire, minimalizzare e digitalizzare ogni stimolo sensoriale per potersi registrare nella coscienza. Trasmetteremo su base dati la nostra personalit‡ usando quelle che sararmo le nuove generazioni di software psicoattivi, programmi che consentiranno di immagazzinare la nostra routine quotidiana. In futuro la lettura passiva delle nostre vite verr‡ sostituita dalla riscrittura attiva, sicchÈÇ sar‡ possibile rivivere le esperienze del passato. Oppure quegli stessi programmi verranno implementati in 'creature di Turing non piu immobili sopra le scrivanie, ma ibridi liberi di relazionare sensorialmente con la realta fisica (replicanti?).
Cibernetica deriva dal greco kubernetes che significa 'pilota'. Cosi il cibernauta Ë colui che Ë affascinato da tutte quelle informazioni necessarie per una navigazione autosufficiente della realt‡ in cui viviamo, e per pilotare le idee e il pensiero in nuovi spazi dimensionali. Il ciberpunk Ë gi‡ un estremista informatico; sono talvolta paragonati ad alchimisti adepti del PC: di fronte allo 'specchio magico' del computer si trasportano in mondi di fantasmagorie caleidoscopiche con 'simholi segreti' e 'parole di potere'. Il linguaggio di questi futuri primordiali sar‡ iconico e trasmesso digitalmente tramite fibre ottiche lampeggianti nei ricevitori occhio-fonici di realt‡ virtuale. Il ciberpunk, o chiunque lo voglia, potra incontrare altri come lui in dimensioni evanescenti ma presenti, mondi virtuali su misura. Queste esperienze extracorporee saranno possibili grazie alla tecno1ogia mutazionale dei cibervestiti. " Ciberia questo mondo in cui il cervello potr‡ navigare a piacere. Il ciberspazio quindi come una matrice allucinatoria: "...Ë un'allucinazione consensuale", ci dice William Gibson, "come se con questi strumenti sia possibile mettersi d'accordo e condividere le stesse allucinazioni. In effetti stiamo creando un mondo. Non Ë in realt‡ un posto. Non Ë in realt‡ uno spazio. " spazio nozionale, concettuale".
Einstein, Heisenberg, Plank, Bolu e altri determinarono gli elementi fondamentali del1'universo, unit‡ informazionali alle quali il fisico Murray Gellmann diede il nome di 'quark' (termine preso in prestito da un romanzo di James Joyce): piccole particelle -bit- subatomici vorticanti che si raggruppano in configurazioni momentanee provviste di logica geometrica, pezzetti di informazione di tipo acceso/spento (yin/yang?), grappoli di informazioni quasi pure congelate.
CosÏ lo psicologo visionario Timoty Leary descrive tutto ciÚ: "Pensate all'aggiustamento da capogiro necessario per questo. L'universo descritto da Einstein e dagli scienziati nucleari Ë alieno e terrorizzante. Caotico. La fisica quantistica Ë, in un senso del tutto letterale, un folle trip in acido! Ne Ë postulato un allucinatorio universo da 'Alice nel paese delle meraviglie' in cui tutto Ë in mutamento. Come hanno detto Heisenberg e Jimi Hendrix: "nulla Ë certo tranne l'incertezza". La materia Ë energia. L'energia Ë materia con accelerazioni di vario tipo, Le partieelle si disciolgono in onde. Non ci sono le direzioni su e gi? in un film quadridimensionale. Tutto dipende dal vostro atteggiamento, cioË dall'angolo dal quale vi avvicinate ai mondi reali della caotica". La psicologia quantistica (o cicologia), forte della teoria einsteiniana della relativit‡ indicante che le realt‡ dipendono dai punti di vista, e in virt? del principio di Heisenberg che afferma esserci un limite alla determinatezza oggettiva, esaspera il tema della singolarit‡ del punto di vista assegnando ai cervelli di ognuno la responsabilit‡ della costruzione di realt‡. La linguistica quantistica ci dice ehe nella determinatezza soggettiva si creano i propri mondi spirituali.
Il eervello, questo computer digitale organico di un chilo (computer di carne diceva Mynsky) che elabora cento milioni di volte piu informazioni del resto del corpo che pesa cento volte tanto, che e fornito di cento miliardi di centri micro informatici (neuroni), Ë ancora una volta nella possibilit‡ di subire l'attivazione dei suoi complessi circuiti detti siti recettori: attivazione cibernetica in 'videolandia'.
Poi, ancora, crionica, clonazione, nanotecnologia, macchine replieanti a livello atomico nelle singole cellule biologiche, controllo evolutivo della specie, vite in 'virus informatici', 'interfaccia mioelettrica e....insomma quale diramazione dendritica di possibilit‡ promette l'orizzonte artificiale. Parafrasando Arthur Clarke, ad un certo livello evolutivo la tecnologia risulta indistinguibile dalla magia: Ë un fatto mistico. Digitale fa rima con spirituale. Nelle possibilit‡ che le evoluzioni dell'IA e delle scienze cognitive e cibernetiche permetteranno, un individuo potrebbe esistere sotto molte forme simultaneamente'. "Che significato abbia la parola 'io' in una situazione del genere", ci dice ancora Leary, "sar‡ materia di studio per i filosofi. Noi riteniamo che la coscienza persisterebbe in ciascuna delle forme indipendentemente, inconsapevole dell'automanifestazione delle altre forme se non in comunicazione con esse".

 

 

 

 

 
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