Si può eliminare il lavoro? Si può abolire l'insignificanza e l'alienazione che ne deriva? Sì, si può e si deve. Nell'epoca attuale la percezione che l'immenso potenziale produttivo, l'accumulazione e la circolazione di conoscenze possono, se considerati beni collettivi, permettere tendenzialmente l'abolizione dell'alienazione naturale data dal lavoro, rende sempre più intollerabile la miserabile condizione (e concezione) di vita inerente al lavoro salariato. Ciò permette all'umanità intera di guardare con occhio disincantato al lavoro come attività e fulcro dell'esistenza. Da qui il diffondersi di pratiche antilavorative, quali assenteismo, mobilità spontanea, assunzione di stili di vita non convenzionali e finanche il consumismo, che va inteso come sbocco alienato al desiderio di autorealizzazione al di fuori del lavoro. Il saggio di Bob Black è il frutto maturo di questa situazione. I suoi riferimenti e stile sono quelli del grande pensiero utopico attraverso cui espone la possibile modalità - il gioco - per realizzare un mondo rivoluzionato, in cui il lavoro necessario è tendente a zero, l'antico sogno dell'umanità della "vacanza" generalizzata e collettiva.
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