Questo appello di un ignoto militante anarchico della "Colonna di Ferro", una formazione del popolo in armi nata nella rivoluzione spagnola del 1936, sembra proprio essere, fino ad oggi, lo scritto più veridico e più bello che quella rivoluzione proletaria ci ha lasciato.
Il contenuto di quella rivoluzione, le sue intuizioni e la sua pratica sono riassunti in modo freddo e appassionato. Le principali cause della sua sconfitta vi sono lucidamente denunciate: quelle che derivarono dalla costante azione controrivoluzionaria degli stalinisti che presero il posto, nella Repubblica, delle forze borghesi disarmate, e dalle costanti concessioni dei responsabili della CNT-FAI.
Chi rivendica fieramente il titolo, allora ingiurioso, di "incontrolado ", ha dato prova di grande senso storico e strategico. La rivoluzione e stata fatta a metà, dimenticando che il tempo non aspetta. «Ieri eravamo padroni di tutto oggi lo sono loro» e non rimane altro per i libertari della Columna de Hierro che «continuare fino alla fine» insieme; dopo aver vissuto un momento così grande, non è possibile «dividerci, andarcene, non vederci più». Ma tutto il resto è stato rinnegato e dilapidato.
La Columna de Hierro fu poi integrata nell'"esercito popolare" della Repubblica, con il nome di 83a Brigata. Il 3 maggio la rivolta armata degli operai di Barcellona fu sconfessata dagli stessi responsabili, che riuscirono a farla finire il 7 maggio. Non rimasero più in campo che due poteri statali della controrivoluzione, di cui il più forte vinse la guerra civile.
Introduzione di Miguel Amorós
In appendice: Mario Frisetti:Breve storia per citazioni della Colonna di ferro
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