E’ facile dimenticare i prigionieri. Tanto più facile quando questi prigionieri vengono ingabbiati per motivi che non fanno più parte delle nostre preoccupazioni. Questo vale per i ‘comuni’, ma è anche il caso dei ‘politici’, nel momento in cui il loro impegno passato non incontra più il favore della cerchia dei militanti. Ma i militanti che qualche anno fa hanno scelto la lotta armata hanno sempre bisogno di sostegno.
«Ti senti invischiato in una palude nebbiosa, senza contorni, senza punti di riferimento, mentre i giorni passano. Molti non resistono all’isolamento, spesso si tolgono la vita o escono di senno, come il mio compagno Cipriani. Si pensa molto. Si pensa tutto il giorno. Il cervello è sempre in moto. È un viaggio all’interno di sé stessi. I muri della cella diventano una seconda pelle. E il pensiero diventa circolare. Rarissimi gli stimoli durante il giorno. Così il passato, il presente e le fantasie si confondono, in una riflessione senza fine che si avvita su sé stessa, spesso con sofferenza. Perciò si parla di tortura. La gente non capisce come si possa equiparare alla tortura il fatto di dover restare immobili su uno sgabello. Ma è un’autentica tortura. È una tortura perché sei solo».
Recensione E.Gallo, Le Monde Diplomatique |