Per
un movimento contro la proprietà privata dell'acqua.
Ridotta
a merce, scarsa, privatizzata: sull'acqua la necessità di una politica
della sinistra su scala mondiale. Dossier a cura di Loris Brioschi. Ottobre
2002.
L'acqua,
"l'oro blu del XXI secoloî, è un problema di oggi e ancor più
del futuro prossimo. Nel passato l'acqua era considerata un bene socialeî,
oggi ha perso il suo valore sociale per diventare una merce come tutte le
altre (vedi Le privatizzazione dell'oro
blu). Anzi, dato che scarseggia, diviene un "bene economico"
dal valore crescente. Il capitale dunque entra prepotentemente in questo settore,
come già sta facendo in altri campi (sanità, salute). E' evidente
che il controllo privato dell'acqua si configura come un ulteriore imbarbarimento
dello sfruttamento capitalistico dell'umanità: nei Paesi imperialisti
(che alcuni chiamano "Nord del mondo", o Paesi ricchi) si tratta
di un attacco diretto alle condizioni di vita dei lavoratori (Acqua:
le multinazionali in Italia, Acqua:
cosa accade nel mondo), nei Paesi dipendenti si somma anche un problema
"nazionale", dato che il dominio delle multinazionali occidentali
anche in questo settore aggrava il quadro di dipendenza complessiva del Sud
del mondo. L'estrema precarietà di questi Paesi, dovuto alla plurisecolare
rapina dei Paesi più ricchi non mancherà di creare "guerre
tra poveri", o di alimentare disegni di supremazia regionale (Acqua:
Medio Oriente, Acqua in Africa, Palestina:
il problema dell'acqua). Il tema dell'acqua può
dunque potenzialmente legare tra loro gli interessi dei lavoratori dei Paesi
ricchi e i popoli dei Paesi del cosiddetto Terzo Mondo. Può divenire
un terreno di rivendicazioni e di lotta molto interessante, e anche vincente.
Pensiamo alle iniziative di sensibilizzazione (Acqua:
le iniziative) come quella del Contratto mondiale, ma soprattutto alla
lotta dei cittadini di Cochabamba (Acqua:
Bolivia). Una positiva
sensibilità riguardo alla questione è presente nel movimento
antiglobal e nella sinistra antagonista, ma le risposte ci paiono al di sotto
delle necessità. Quando concretamente in Italia è scoppiato
un movimento di protesta in Puglia e in Sicilia contro il degrado idrico (L'Acquedotto
Pugliese, La mafia e l'acqua) erano
assenti la sinistra, il movimento antiglobal, in parte anche il sindacato.
Se vogliamo far marciare un movimento sull'acqua dobbiamo stare in mezzo alle
persone che lo vivono in prima persona: i convegni, le lobby, e le campagne
vanno benissimo, ma da sole servono solo a sensibilizzare chi è già
sensibilizzato, e coloro che soffrono il problema sulla propria pelle continuano
ad essere sole. Occorrono dunque idee chiare. E occorre scrollarsi di dosso
tutta l'ideologia liberista che anche inconsciamente condiziona chi a parole
ne è nemico. Pensiamo solo come è fuori moda oggi parlare di
"nazionalizzazioni senza indennizzo". Eppure per quanto riguarda
l'acqua, ad esempio, ci pare di estrema attualità. Le amministrazioni
comunali di centrosinistra, anche quelle con dentro il PRC, continuano nella
politica di privatizzazione delle risorse idriche (e non solo). La sinistra
(verdi, DS e PRC) dovrebbe dire un chiaro NO a questi disegni, e i movimenti
e i sindacati dovrebbero pretendere un tale posizionamento. L'acqua è
un bene pubblico, e non deve stare in mani private. Anche a livello nazionale
dobbiamo chedere l'esproprio dell'acqua caduta in mani private e rivendicare
una politica di controllo nazionale con priorità di investimento nel
settore. Questo dossier
(con sintesi e rielaborazioni di vari materiali sui diversi aspetti della
questione apparsi sul web, nel movimento e sulla carta stampata) vuole essere
un contributo a fornire gli strumenti essenziali di conoscenza della problematica
per cominciare il lavoro vero di analisi e di organizzazione della lotta.