Il nazionalismo basco nel suo labirinto.
Brani di un articolo scritto da José Ramòn Castaños, sulla fase densa di mobilitazioni sociali aperta con il Patto di Lizarra. Da Inprecor. Settembre 1999.

Tutta la politica basca e fino a un certo punto spagnola è condizionata dalla straordinaria vitalità del movimento nazionalista. La decisione di finirla con la violenza politica dell'ETA prendendosi la responsabilità collettiva di rilanciare il processo interrotto della costruzione della nazione basca, ha dato vita ad una mobilitazione civile intensa particolarmente significativa per la sua persistenza e la frequenza delle sue manifestazioni. Assistiamo ad una radicalizzazione delle elites politiche e culturali che danno l'idea di una "nazione in marcia" e che contribuisce ad alimentare la speranza che si possa mettere fine a 150 anni di frustrazione della nazione basca.

Le due idee sulle quali poggia la coalizione di Lizarra sono: il deficit democratico dell'autonomia e l'impasse della lotta armata dell'ETA. E' nata anche dalla necessità di ostacolare le soluzioni poliziesche messe in opera dal governo della destra del Partito Popolare (PP) con l'avvallo dei socialisti del PSOE. La chiusura del quotidiano Egin, l'arresto degli interlocutori dell'ETA nelle discussioni politiche con il governo spagnolo e la minaccia di mettere fuori legge Herri Batsuna hanno accellerato in luglio-agosto 1998 le discusisoni di Lizarra. Il tutto è sfociato nella tregua decretata dall'ETA e al patto delle forze politiche e sociali per una soluzione democratica al problema basco che passa per il riconoscimento politico dell'entità basca. La mobilitazione che ha preso avvio da allora non accenna a fermarsi. Questa breve cronologia serve a darne una idea:

Ottobre 1998
creazione della coalizione Euskal Herritarok he sostituisce HB e raggruppa nell'unità e nel pluralismo l'insieme della sinistra basca, capace di riunire in 15 giorni le 20.000 firme necessare per presentarsi alle elezioni.

Novembre 1998
vittoria elettorale dei partiti politici firmatari della dichiarazione di Lizarra, che sanziona la divisione della società basca in due nuovi blocchi politici: il nazionalismo basco da un lato (Lizarra) e il nazionalismo spagnolo dall'altra (PP e PSOE).

Dicembre 1998
lancio di un nuovo quotidiano della sinistra basca che rimpiazza Egin grazie alla sottoscrizione popolare che raccoglie 1 milione di dollari in tre mesi.

Dicembre 1998
marcia in difesa della lingua basca, l'eukera, che riunisce 250.000 persone negli stadi delle cinque capitali dei Paesi Baschi.

Gennaio 1999
manifestazione nazionale per il rilascio dei prigionieri politici con 150.000 persone a Bilbao.

Marzo-Aprile 1999
costituzione di un governo di coalizione nazionalista sulla base di un programma politico di alleanza; a Lizarra prima assemblea delle municipalità basche boicottata dai partiti nazionalisti spagnoli, il PP e il PSOE, e sostenuta invece da Izquierda Unida . Due avvenimenti senza precedenti nella storia politica di Euskadi.

Aprile 1999
il nuovo goveno inaugura la propria azione con una affermazione simbolica del desiderio di fare sua la causa della sovranità nazionale. L'occasione si presenta con la domanda del parlamento curdo in esilio di riunirsi nel parlamento basco. La risposta favorevole e solidale del governo basco urta a tal punto l'orgoglio nazionale spagnolo che il governo di Aznar si schiera con la Turchia nel conflitto diplomatico che segue.

Maggio 1999
sciopero generale per le 35 ore e un salario minimo per tutti i disoccupati, su appello delle forze di sinistra della coalizione di Lizarra (i sindacati e i movimenti sociali con il sostegno di EH) che si oppone sul piano di classe ai propri alleati politici: il governo basco che ha una maggioranza PNV.

Giugno 1999
il PNV lascia il gruppo PPE del parlamento uropeo e raggiunge quello dei verdi per protestare contro il sostegno del PPE al governo spagnolo sulla questione basca.

Luglio 1999
il tribunale costituzionale obbliga il governo a liberare la direzione di HB. Per prevenire una sentenza simile anche per Egin, il giudice Garzòn, responsabile di quella misura, torna sulla sua sentenza.

Da questa cronologia risulta chiara da una parte l'adesione delle elites politiche, economiche e sociali basche al progetto di Lizarra, dall'altra la mobilitazione civile che l'accompagna.

Questo nuovo periodo politico è definito dagli stessi attori protagonisti che l'hanno inaugurato un processo di costruzione nazionale che deve sfociare in una fase costituente. Il contenzioso con lo stato spagnolo consiste in:

a) la riforma del sistema giuridico (la costituzione) per fare posto ai diritti nazionali baschi (riconoscimento della sovranità politica)

b) l'organizzazione politica dei territori baschi (unificazione politica delle loro rispettive istituzioni)

c) la garanzia della piena autorità del governo basco nel quadro giuridico europeo (sovranità condivisa Spagna-Paesi Baschi nell'UE)

Di fronte a questi temi i partiti che strutturano il potere politico nello Stato Spagnolo (PP-PSOE) hanno opposto l'argomento della forza, dell'immobilismo e del rifiuto.

Questo atteggiamento di chiusura ha fatto nascere dei dubbi nel campo nazionalista, come se il patto di Lizarra fosse incapace di dare risultati concreti. Si rimprovera ad esempio di non aver ottenuto la liberazione dei progionieri nonostante l'ampiezza delle manifestazioni di sostegno a questa parola d'ordine. E' certo che ancora non esistono i rapporti di forza con lo stato spagnolo in grado di farlo retrocedere.

L'equilibrio elettorale tra le forze nazionaliste di Lizarra e quelle del nazionalismo spagnolo è una costante lungo gli ultimi venti anni. Le prime hanno una leggera maggioranza intorno al 52-54%: l'ultimo scrutinio dà loro un vantaggio di 100.000 voti su una popolazione di 3 milioni di abitanti. C'é dunque una frattura che divide a metà la società, con forti disparità locali. La maggioranza é netta nella Comunità Autonoma Basca e dato che si tratta della regione più popolata ciò assicura una maggioranza nell'insieme dei Paesi Baschi. Ma il nazionalismo basco è chiaramente maggioritario in Bizkaia e Gipuzkoa, non lo è in Alava (dove le forze si equilibrano) e in crescita spettacolare in Navarra dove ha ottenuto il 21,5% dei suffragi e nel territorio francese dove partendo da nulla ha ottenuto il 5%.

La sola forza del Patto di Lizarra che ha migliorato i suoi risultati elettorali é in tutta evidenza la sinistra nazionalista che arriva alla seconda posizione dietro il PNV. EH è arrivata al 20,5%. Ha un rappresentante al Parlamento europeo praticamente eletto coi soli voti dei Paesi Baschi. EH si avvicina nettamente al PNV che conserva un elettorato fedele nonostante la perdita della scissione nazionalista di EA.
Si assiste tendenzialmete a una certa perdita di egemonia politica del nazionalismo moderato a beneficio di quello radicale. I contentui stessi dell'accordo di Lizarra si ispirano alle tesi del nazionalimo radicale più che alle posizioni autonomiste del nazionalimo moderato.

Il cambiamento più significativo ha avuto luogo dopo il mutamento operato dal PSOE nella politica di alleanze. Per il PSOE si tratta di una "conseguenza inevitabile dell'accordo di Lizarra" e di una politica necessaria per "ristabilire le regole democratiche di fronte alla pressione nazionalista" ma questo cambiamento è anteriore alla firma del patto. Tutto è cominciato con il ritiro del PSOE dal governo basco. Quella che doveva essere all'inizio nient'altro che una operazione elettorale per affermarsi di fronte al PNV, è sfociata in una rottura dell'alleanza storica sancita dalla lotta contro il fascismo negli anni trenta. Le ragioni possono essere varie, ma registriamo il fatto che successivamente all'uscita del PSOE dal govrno basco i ministri del PSOE condannati dopo il primo processo dei GAL sono stati rimessi in libertà in disprezzo di ogni norma giuridica.

La nuova allenza tra PSOE e PP è nata sulla base del progetto e dell'ideologia nazionalista della destra: il cambiamento si accompagna ad un discorso anti-basco e alla ricerca deliberata del confronto etnico tra cittadini baschi immigrati e autoctoni, e all'idea totalitaria dell'unità dello stato spagnolo.

L'intensa campagna tesa ad accendere gli odi nazionali facendo leva sulla paura dei discendenti degli immirati spagnoli (circa il 50% della società basca) di fronte al supposto fondamentalismo etnico" degli autoctoni baschi è fallita nel suo obiettivo di dividere la società basca in due comunità etniche radicalizzate ed ostili perché è contrario al progetto nazionalista basco e al desiderio di vivere insieme democraticamente dell'insieme dei cittadini baschi, qualunque sia la loro origine e la loro ideologia.
Questa campagna si é conclusa con una vittoria morale del nazionalismo basco, della sua concezione della nazione basata sulla cittadinanza, del rispetto scrupoloso della diversità culturale e delle differenti entità nazionali in seno alla società basca. La credibilità di Lizarra si é rafforzata anche in settori più sfavoriti dell'immigrazione spagnola come la comunità gitana e gli strati sociali che vivono sotto la fascia di povertà. Certe autorità delle comunità gitane hanno preso la difesa delle organizzazioni nazionaliste basche perché hanno apprezzato le loro posizioni favorevoli alla loro causa che non si trova in alcun luogo dello stato spagnolo. Nulla del resto è mai stato fatto in nome del nazionalismo basco per prevenire la venuta in Euskadi di immigrati attirati dalla migliore copertura sociale offerta rispetto a quella delo stato spanolo. Il PNV non si propone in alcun modo di ridistribuire equamente le ricchezze il che indica i limiti della sua concezione della sovranità basca ma non fa comunque discriminazioni etniche o ideologiche in materia di esercizio dei diritti universali di tutti i cittadini.

Anche il progetto nazionalista spagnolo è fallito dato che punta tutto sulla divisione del campo nazionalista basco e pur utilizzando la potente pressione dello stato contro gli interessi economici del capitalismo basco ciò ha determinato un effetto contrario a quello sperato. Volendo punire il PNV per essersi alleato con l'ETA il governo spagnolo ha denunciato a Bruxelles l'accordo economico basco, il regime di sovranità fiscale e di aiuti pubblici all'investimento industriale. Si trattava di minare i rapporti tra il capitalismo basco e il PNV , ma s'é prodotto l'effetto contrario con una reazione fulminante del capitale finanziario (il consiglio d'amministrazione del Banco Bilbao Bizkaia) e di tutte le organizzazioni padronali unanimi nell'esigere che il governo ritirasse i ricorsi presentanti alla Commissione europea. Qualcosa di simile è accaduto con la volontà di strangolare il piano di lavori pubblici del governo basco, ritirando gli aiuti pubblici previsti per il suo finanziamento il che ha spinto a cercare altre fonti di finanziamento in Europa. Si sono rafforzati così i legami tra la borghesia basca e il suo partito.

Nel secondo comunicato reso pubblico una settimana prima del nuovo incontro di Lizarra, l'ETA ha proclamato di nuovo la tregua negli stessi termini dell'anno precedente: è un invito al popolo basco perché sia lui stesso e non gli attivisti armati, il protagonista del proprio destino politico. Ma contrariamente ai precedenti fa riferimento alle divergenze nel PNV tra autonomisti e indipendentisti, che c'é sempre stata, criticando il tiepido sostegno della parte moderata al patto di Lizarra: "il processo aperto farà poca strada se il PNV non si assumerà la responsabilità di avanzare un passo decisivo verso la costruzione di una nazione basca". Nello stesso comunicato l'ETA precisa cosa intenda per costruzione della nazione basca:

1. normalizzazione della situazione con la liberazione dei prigionieri politici e il ritorno degli esiliati
2. riconoscimento del diritto del popolo basco a decidere liberamente del proprio domani
3 organizzazione dei territorori baschi nel quadro di istituzioni comuni.

In conclusione l'ETA condiziona esplicitamente l'abbandono definitivo della lotta armata ai progressi che farà Lizarra in quei tre ambiti, il che costituisce una messa in guardia diretta al PNV perché resti fedele ai suoi impegni politici.

Il comunicato ha provocato la reazione irritata del PNV. Il progetto di costruzione nazionale deve tener conto delle profonde ineguaglianze della coscienza nazionale in Euzkadi, in Navarra e in Iparralde (i territori baschi francesi). L'opinione pubblica in Navarra e Iparralde è favorevole a qualche forma di relazione tra i territori, ma non a relazioni istituzionali che abbiano la forma di una istituzione nazionale basca, dato che la maggioranza della popolazione di Iparralde si identifica con la nazione francese e la maggioranza della popolazione della Navarra s'identifica con la Navarra senza sentirsi costretti a scegliere tra identità basca e spagnola.

L'89% della polazione dei Paesi Baschi condivide il fatto che siano i baschi a decidere del proprio destino, compresa dunque parte della base del PP e del PSOE, anche se il 50% della popolazione è contraria all'idea di separazione, ma pensa a istituzioni condivise tra baschi e navarresi e spagnoli. L'assemblea delle municipalità basche si compone degli eletti ai differenti partiti nazionalisti baschi: PNV, EA, EH per i territori baschi "spagnoli" e AB per i territori in Francia, i partiti fancesi e spagnoli presenti sui dui territori la boiccotano compresa Izquierda Unida perchè la vedono come rappresentazione simbolica della nazione basca unificata.

Per spostare il rapporti di forza la sinistra basca, in polemica con il PNV, afferma che si deve adottare una politica di ridistribuzione delle ricchezze che convincerebbe la popolazione immigrata dei vantaggi di Paesi Baschi sovrani e adottare misure di disobbedienza civile nel quadro di istituzioni autonome nella prospettiva di una radicalizzazione della questione basca fino al punto di non ritorno, dove la negoziazione s'imponga come soluzione più ragionevole e meno costosa. E' su questo che si gioca oggi la battaglia tra destra e sinistra per la direzione della nazione basca.