L'operazione
repressiva del 13 settembre 2000.
Conferenza stampa di Euskal
Herritarrok. Dal sito di Euskal Herritarrok. Settembre 2000.
Le operazioni giuridico-poliziesche che si sono sviluppate questa notte confermano in primo luogo che lo Stato è tornato a scommetere sulla repressione. Non è un dato che ci ha colto di sopresa, ci aspettavamo operazioni contro la sinistra abertzale [patriottica]. Oggi purtroppo è una previsione che si è avverata con l'assalto alle sedi di Herri Batasuna ed Euskal Herritarrok, con la detenzione di militanti , ecc. Significa che un'altra volta lo Stato immagina che con la repressione possa porre fine all'ansia di libertà di questo Paese. E' la stessa formula che ha utilizzato negli ultimi decenni, una formula fallita in ogni senso.
Il dibattito politico di questo Stato si è trasformato in un continuo appello alle "regole del gioco democratico" e sembra che siamo solo noi che non le accettiamo, invece siamo noi coloro che rivendicano regole democratiche che permettano uguaglianza di condizioni per tutte le organizzazioni politiche. Per noi è chiaro che non esiste uno Stato di Diritto nello Stato spagnolo. Uno stato democratico esige una divisione di poteri, ed è ciò che non esiste nello Stato spagnolo: il Ministro degli Interni, cioé il capo della polizia, annunciava già da giorni a "El Miundo" quel che avrebbe fatto, facendo appello al giudice Garzòn e contando sulla loro stretta amicizia.
Per questo quando qualcuno ci parla di "regole del gioco democratico" vorremmo che ci si spiegasse come è possibile parlare di "regole del gioco democratico" quando non c'é separazione tra i poteri dlelo stato e con mezzi di informazione che stanno nelle mani di chi sappiamo. Vogliamo regole che siano davvero capaci di fare da arbitro della vita sociale e politica di questo Paese, con uguaglianza di condizioni per tutti.
Poi una riflessione circa il ruolo dei mezzi di comunicazione. Nelle scuole di giornalismo si parla tanto di "giornalismo obiettivo", ma nella realtà non ci sono mezzi di informazione neutrali né in Euskal Herria, né nello stato Spagnolo, né nello Stato francese. Quando facemmo questa osservazione tutti ci accusarono di una apologia per l'uccisione di un giornalista, anche quando abbiamo sempre sottolineato che non giustificavamo in alcun modo quella azione armata.
I mezzi di comunicazione passano il tempo ad indicare con nomi e foto chi di noi apparterrebbe all'"ala morbida", chi all'"ala dura"... ed hanno svolto un ruolo distruttivo durante la tregua dell'ETA, mantenendo sempre un atteggiamento teso a segnalare quali militanti della sinistra nazionalista dovevano essere in un certo momento arrestati o imprigionati.
Un'osservazione: la sede dalla quale parliamo è stata assaltata con lotta armata dell'ETA e senza lotta armata, cioé durante e dopo la tregua. Sembra che per la scommessa di fondo dello Stato non debba variare granché in presenza o meno della lotta armata, dato che si assaltano sedi di partiti democratici con o senza lotta armata.
Il fine dello Stato Spagolo è quello di rendere illegali nei fatti l'insieme delle organizzazioni del movimento indipendentista basco, in modo da impedire loro di sviluppare la propria attività politica naturalmente e liberalmente. E non è un caso che l'operazione si sia sviluppata dopo poche ore che Euskal Herritarrok aveva proposto una linea politica basata sulla necessità di una strategia di costruzione nazionale in ambiti che riteniamo strategici: l'euskara, l'economia, l'istruzione... e sono proprio le militanti e i militanti che lavorano in questi ambiti che sono stati arrestati.
Qui risiede la debolezza politica della scommessa repressiva dello Stato che potrà arrestarci, improigionarci, ptorturarci, disperderci, o assassinare, ma in definitiva è incapace di comprendere che questo è un Paese che già da tempo ha deciso di essere libero, e che continuerà a lavorare alla costruzione nazionale e verso la costruzione di un contesto sovrano e democratico per il nostro Paese.
Da ultimo un appello al Partido Nacionalista Vasco e a Eusko Alkartasuna. Accettare le regole del gioco costituzionalista spagnolo significa esattamente vivere in una situazione in cui i diritti più elementari di noi baschi sono negati, con operazioni poliziesche, e con letture e riletture di determinati diritti da parte di tribunali costituzionali per forza di cose spagnoli. Questo Paese ha bisogno di costruire la pace e la democrazia, e ciò significa mantenere l'alleanza tra le forze progressiste e patriottiche di questo Paese, per costruire un altro contesto. Qualsiasi altra alleanza serve solo per dare copertura alle operazioni che questa notte abbiamo visto. Per finire esigiamo la messa in libertà di tutti i prigionieri e abbracciamo i loro famigliari. Aderiamo alle manifestazioni che sono state convocate.
Conferenza stampa di Donostia 13/9/2000