Mai dire Paesi Baschi!
Il diritto all'autodeterminazione dei popoli sarebbe in contrasto con la "democrazia"! Ossia come i principali media italiani (e spagnoli) contribuiscono alla disinformazione circa la questione basca. Tratto dal bollettino "Elkartasuna" numero 5, distribuito dal Comitato Euskadi di Bari. Gennaio 2001.

Come al solito, la gran parte dei giornali opera facendo una vasta disinformazione sulla questione basca. Si passa dalla negazione del carattere politico dello scontro in atto fino a informazioni totalmente false, o ad affermazioni semplicemente ridicole. Passiamo qui in rassegna alcune "chicche" della pubblicistica periodica italiana. In un'intervista a firma di Carlos Elordi, pubblicata su Repubblica, il ministro degli Interni spagnolo Mayor Oreja centra il punto focale della questione: "L'Eta vuole ottenere il diritto all'autodeterminazione", dice, e ribadisce che la sua risposta politica sarà "di tenerci ben saldi sulla democrazia e sui principi che sostengono la nostra Costituzione, che esclude l'autodeterminazione". Sfugge però all'arguto ministro che il diritto di autodeterminazione, essendo per l'appunto un diritto, è uno dei cardini di qualsiasi democrazia che aspiri ad essere tale, e che quindi una Costituzione che lo nega non può essere definita "democratica". Continua poi dicendo che "l'Eta vuole vincere, non negoziare" ma allora perché l'organizzazione armata continua a chiedere una negoziazione? e ancora, preconizzando i vari Storace e storacetti, che "bisogna intervenire nel sistema scolastico basco , perché in tanti istituti si insegna la cultura dell'intolleranza". Alla faccia della tanto esaltata "autonomia", che vale fino a che Madrid vuole che valga. L'autorevolissimo Famiglia Cristiana, in un'articolo a firma Paolo Romani dice che "L'euskara sarà pure la lingua più antica del mondo, ma è assolutamente incomprensibile per chiunque non sia nato e cresciuto da queste parti". E allora? Forse che siccome una lingua è incomprensibile per gli altri, i suoi abitanti diventano dei fetentoni? Che dire dei finlandesi, allora? Lo stesso prosegue: "I Paesi Baschi godono da anni di uno statuto che fa invidia a tutte le altre minoranze etniche europee". Vale a dire, che cosa vorranno ancora? Ma allora i patrioti italiani che nel 1848 insorgevano contro gli austriaci hanno sbagliato tutto! Anche loro godevano di una buona autonomia, mica era loro proibito di parlare o scrivere in italiano, avevano le loro scuole e università, erano una delle zone più ricche dell'Impero Asburgico, che altro diavolo volevano ancora? Rincara Alberto Arbasino, dalle colonne di Repubblica: "Non si riesce a comprendere il senso di un'indipendenza basca all'interno di un'idioma incomprensibile". E francamente neanche quello della sua affermazione, caro Arbasino. Devono tremare forse gli ungheresi e i finlandesi, anch'essi "indipendenti all'interno di un idioma incomprensibile"? E ancora, sullo stesso giornale, Alessandro Oppes, commentando il "borroka eguna" (giornata di lotta) del 10 agosto per commemorare i 4 etarras morti accidentalmente mentre trasportavano 50 chili di esplosivo, dice che "i radicali baschi scendono in piazza con l'impudenza di chi crede di aver diritto ad esaltare la violenza, e lo fanno proprio mentre la Spagna democratica piange i suoi morti". Ma potranno anche i radicali baschi piangere i loro morti, o no? In una scheda annessa allo stesso articolo, Oppes ricorda che le vittime di Eta sono 800: già, ma 300 di queste erano militanti stessi dell'organizzazione, uccisi da militari spagnoli in scontri a fuoco. E' orripilante dover fare simili calcoli, ma a questo ci spingono i nostri professionisti della disinformazione, tendenti a ricostruire ogni conflitto in base al modello "buoni contro cattivi" ("democratici", "pacifisti", "ragionevoli", ecc., contro "violenti", "fanatici", "marxisti", ecc.).

Ma il più spassoso è il noto laudator temporis acti Sandro Viola, che in un'altro articolo, sempre su Repubblica, dopo aver esaltato le magnifiche conquiste dello stato spagnolo, si esercita in un arzigogolato esempio di retorica ispirato al gioco delle tre carte: "il separatismo basco non obbedisce ad alcuna logica... i baschi non hanno rivendicazioni sociali da
avanzare, le avrebbero semmai da avanzare gli altri spagnoli contro di loro, visto che il capitalismo finanziario basco domina la Spagna". Peccato che Herri Batasuna abbia avanzato rivendicazioni per le 35 ore lavorative a settimana e che nei Paesi Baschi i movimenti sindacali indipendentisti siano forti e combattivi, sia nell'ambito delle lotte salariali sia in quelle contro la flessibilità e il precariato, tanto che una delle "accuse" fatte all'Eta è proprio quella di essere ancora "marxista". Poi, con un colpo di mano, Viola fa diventare i terribili comunisti indipendentisti i responsabili del saccheggio capitalistico del resto della Spagna; insomma, una nuova versione dei "banchieri nazicomunisti" di bossiana memoria. A Viola, poi, più realista del re, sfugge quello che invece ha capito Mayor Oreja, e cioé che il punto è l'autodeterminazione, e non altro. Per l'acuto editorialista, "gli etarras forse aspirano a un primato: superare in ferocia il terrorismo balcanico del primo Novecento..., altro non si capisce che cosa vogliano ottenere". Un'analisi assai pregnante, che chiarisce tutto. Il problema, allora, non sarebbe di competenza della polizia, ma di un buon ospedale psichiatrico. Possibile che un pugno di psicopatici stia per 40 anni a mettere bombe? Eppure il sociologo spagnolo Javier Elzo, in un
intervista su Sette del Corriere della Sera lo smentisce: "Non sono psicopatici, come crede la gente nel resto della Spagna". Se ne deduce che lo fanno per sport, allora. Possibile che sia tanto difficile capire quello che persino Mayor Oreja ha capito, che il problema è politico? A riprova della provata malafede dello pseudopacifismo di Viola c'è poi il fatto che costui a suo tempo abbia sostenuto il massacro "umanitario" della Nato in Jugoslavia, che ha fatto in due mesi più di 6000 morti, oltre ad avere distrutto un paese. Allora, il nostro eroe Clark cosa voleva ottenere, chiediamo a
Viola? Le autobombe sono violente (e ci mancherebbe altro che non lo fossero!), mentre le bombe all'uranio
del peso di varie tonnellate sarebbero invece "umanitarie" e "democratiche". Alla faccia dell'obiettività giornalistica!


ANTIRAZZISMO

La stampa spagnola, e le fa eco quella italiana, accusano i partiti baschi di razzismo, ma non c'è nulla di più falso, almeno se ci atteniamo alla realtà. Infatti, proprio le forze politiche basche sono scese per le strade di Irunea il 18 novembre contro la riforma in senso restrittivo della Legge sull'Immigrazione che il Partido Popular vuole portare avanti e contro la quale il Partito Socialista non ha mosso un dito. Il corteo, ricco di cartelli e striscioni scritti in basco, in arabo ed in alcune lingue africane, ha mostrato più di ogni altra parola quanto quella di una Euskal Herria libera sia una idea assolutamente lontana da qualsiasi pulizia etnica ed aperta a tutte le comunità migranti.