Lo stato spagnolo chiude l'unico quotidiano in lingua basca: Egunkaria.
Prosegue nel più totale silenzio della cosiddetta opinione pubblica (quella di sinistra compresa) l'offensiva repressiva di stampo franchista contro il popolo basco. Ultimo atto: la chiusura di Egunkaria. In allegato le denunce sulle torture subite dagli arrestati. REDS, con brani tratti da Indymedia e dalla mailing list del Comitato Euskadi (da articoli di Gara). Marzo 2003.


I fatti

Dieci cittadini baschi, legati in tempi diversi al quotidiano "Euskaldunon Egunkaria", sono stati arrestati la mattina del 20 febbraio su ordine del giudice spagnolo Juan del Olmo, titolare del Tribunale di Istruzione numero 6 della Audiencia Nacional nel corso di un'operazione nella quale sono stati anche apposti i sigilli alle sedi del quotidiano in lingua basca. Gli arrestati dalla Guardia Civil sono: Xabier Oleaga, già lavoratore del quotidiano sequestrato e attuale responsabile delle comunicazioni della Federazione delle Ikastolas (scuole in lingua basca, pubblicamente riconosciute, N.d.T.). Martxelo Otamendi, direttore del quotidiano. Pello Zubiria, direttore del settimanale "Argia" e primo direttore di "Euskaldunon Egunkaria". Inaki Uria, amministratore delegato del quotidiano. Joan Mari Torrealdai, dirigente dell'impresa editrice. Xabier Alegria, Fermin Lazkano, Luis Goya, il vicedirettore dell'emittente radiofonica Herri Irratia Txema Auzmendi e Inma Gomila, arrestata a Oiartzun. Dopo gli arresti, la Guardia Civil ha proceduto alle perquisizioni delle abitazioni degli arrestati e di diverse sedi di "Euskaldunon Egunkaria" e della Federazione delle Ikastolas. Secondo la Guardia Civil, "questa vasta operazione corona le indagini condotte dal suo Servizio di Informazione, riguardanti la strumentalizzazione da parte della banda terrorista ETA del quotidiano Euskaldunon Egunkaria tramite la società mercantile Egunkaria S.A.". I lavoratori di "Euskaldunon Egunkaria" si sono subito riuniti in assemblea davanti alla sede di Andoain. Al termine di questa assemblea, i lavoratori hanno riaffermato il loro impegno per continuare a far uscire un quotidiano in euskara "con la testata di Egunkaria o un'altra".

L'operazione condotta dalla Guardia Civil ha portato alla chiusura temporanea del giornale e del suo sito internet. Contemporaneamente, l'intervento ha lasciato senza presenza in internet l'azienda di servizi in rete Plazagunea, con i conseguenti danni per numerosi utenti di lingua basca. Rappresentanti di sindacati, partiti politici e organismi che si occupano di lingua basca hanno svolto una riunione d'emergenza a Andoain e al termine dell'incontro, il segretario generale di Kontseilua (Consiglio delle organizzazioni sociali in favore della lingua basca, N.d.T.), Xabier Mendiguren, ha annunciato l'indizione di una manifestazione per il sabato successivo.

"Denok Donostiara. Egunkaria aurrera" (Tutti a Donostia, Egunkaria avanti NdT): con questo titolo ha aperto il suo secondo numero il quotidiano "Egunero", realizzato con lo sforzo dei lavoratori di "Euskaldunon Egunkaria".

Decine di migliaia di persone hanno manifestato sabato 22 febbraio per le strade di Donostia nei Paesi Baschi contro la chiusura di Egunkaria.

Il significato della chiusura di Egunkaria

La chiusura di Egunkaria rappresenta l’ultimo tassello di una operazione poliziesca che dura da anni. Con il pretesto della lotta a ETA, si è cercato di nascondere una sottile ma allo stesso tempo evidente campagna che ha come obiettivo limitare la crescita che il movimento culturale basco che, tra mille difficoltà, ha registrato in questi anni. Può sembrare anacronistico nel cuore dell’Europa una strategia di questo tipo. Ma se seguiamo la linea editoriale dei maggiori quotidiani spagnoli, le dichiarazioni della leadership governativa spagnola e le iniziative intraprese da istituzioni culturali come la Real Accademia, potremmo constatare come la cultura euskaldun (lingua euskera) è stata oggetto di una continua opera di criminalizzazione. La chiusura manu militari da parte degli apparti dello stato spagnolo di Egunkaria richiama alla memoria l’altra esperienza di quotidiano in lingua euskera, Eguna. Durò solo duecento giorni, era il 1936, poi il golpe militare di Francisco Franco diede inzio alla guerra civile in Spagna e per la cultura basca inziarono quarant’anni di clandestinità.

L’idea di costruire Egunkaria nacque nel 1989 quando 70 persone, tra le quali personalità di spicco della cultura basca, giornalisti della radio e televisione basca (pubblica), di settimanali, militanti di organizzazioni o istituzioni per la promozione dell’ euskera, si riunirono per dare vita a Egunkaria Sortzen (creando il quotidiano). Nella primavera del 1990 veniva lanciata una campagna di sottoscrizione che toccava ogni angolo dei Paesi Baschi. L’obiettivo era arrivare non solo al "militante culturale", ma alla gente comune. Per questo le iniziative avevano un carattere festivo. Le iniziative locali si conclusero il 15 luglio 1990 con un meeting nel velodromo di San Sebastian a cui presero parte 17 mila persone. In questo modo furono raccolti 50 milioni di pesetas (300 mila euro circa). Un’altra voce del capitale iniziale è stata creata attraverso quote azionarie di 500.000 pesetas (3 mila euro) acquistate da amministrazioni comunali, ikastolas, imprese private, sindacati. Questo ha permesso di portare il capitale iniziale a 150 milioni di pesetas (900 mila euro circa). Il 6 dicembre 1990 è uscito il primo numero di "Euskaldunon Egunkaria", il primo quotidiano integralmente in euskara. Nel giro di un anno, "Egunkaria" riusciva a vendere 11.200 copie al giorno, che raggiungevano 44.000 lettori.

L’euskera è parlato da 700 mila persone su una popolazione di tre milioni di abitanti. Di questo 20% molti non sono alfabetizzati correttamente in euskera. Il problema dei dialetti, della recente istituzione dell’ euskera batua (euskera unificato, standardizzazione della lingua basca – 1964), della forte presenza linguistica spagnola e francese, rendono ineludibile il sostegno della amministrazione pubblica per iniziative in favore dell’euskera. Ciò nonostante i promotori consideravano che un quotidiano non doveva dipendere da alcun potere politico. Quindi pensarono di creare un quotidiano indipendente ma aperto alle collaborazioni con tutte le istituzioni: la "Comunità Autonoma del Paese Basco", la "Comunità Foral della Navarra" e le istituzioni di Euskadi nord (stato francese).

La chiusura di Egunkaria rende più evidente che mai, anche a coloro che si ostinavano a non vedere, che l'offensiva dello stato spagnolo non è contro ETA, ma contro il popolo basco, la sua identità, il suo diritto all'autodeterminazione.

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Intervista di Angelo Miotto con il direttore di Egunkaria, Otamendi, trasmessa a Radio Popolare.

Sono stato arrestato nella notte di giovedì. La Guardia civil ha fatto irruzione in casa mia, e hanno perquisito tutto, guardato in tutte le mie cartellette, nelle mie borse. Poi siamo andati nella redazione del giornale, che è stato chiuso e poi ci hanno portati tutti a Madrid, senza neanche dirci che ci avevano arrestato. Poi... poi sono cominciati gli interrogatori e nelle celle della caserma della guardia civil mi hanno messo due volte la borsa sulla testa, che provocava asfissia, umiliazioni fisiche e psichiche ... È incredibile è una vergogna che ci possa essere un così alto grado di impunità nel 2003 in un paese dell'unione europea

D. Sentivate le urla dei vostri compagni nelle celle vicine?
Abbiamo sentito anche le grida dei compagni che erano detenuti nelle altre celle e abbiamo sentito delle torture che venivano fatte nei locali vicini. Non erano solo botte ai detenuti, ma anche colpi alle pareti, porte sbattute con violenza per mettere paura, provocare terrore e per prepararci psicologicamente a quello che avremmo dovuto subire una volta sottoposti ad interrogatorio, quasi come per dirci quale tipo di scenario ci aspettava. Ci hanno anche raccontato menzogne per terrorizzarci. Ci hanno raccontato che Martin Ugalde (81 anni decano della cultura basca) era morto durante la perquisizione della sua abitazione, cosa che non è affatto vera. Io quando viaggiavo verso Madrid ero convinto che non mi avrebbero toccato, perché io sono il dirrettore di un giornale. Eppure... e quando vedi cosa succede anche ad un altro amico arrestato, un intellettuale basco (Torrealdai) di grande fama, allora ti chiedi: ma se torturano noi, chissà cosa combinano quando arrestano un ragazzo di diciott'anni perché ha tirato una pietra. Quando siamo usciti c'erano venti mezzi di comunicazione ad aspettarci, ma ai giovani arrestati non è riservato lo stesso trattamento. Se a me fanno la borsa, se ci riempono di botte, ai giovani che non sono conosciuti, che cosa possono fare? Quando ho dichiarato davanti al giudice ho raccontato tutto, ma il giudice non ha detto niente su queste denuncie di tortura.

D. Ma i giornali spagnoli perché non ne parlano?
I giornali non raccontano perché in questo clima politico non si azzardano a raccontare che esiste un grado di impunità così grande.

D. Cosa farai?
Dobbiamo fare il nuovo giornale, assicurarci che gli altri amici possano uscire dal carcere, costruire la piattaforma per la la crazione del nuovo giornale, denunciare la tortura, e lavorare contro la tortura.

D. Le accuse contro di voi?
Le carte contro il giornale e contro di noi sono del 1990, io non ho mai preso ordini o direttive da Eta. I rispondo solo ai miei giornalisti, ai miei lettori , a tutti quelli che stanno lavorando nel paese per la diffusione dell'euskera.

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Dopo il silenzio contro Egunakia adesso anche la tortura (dalla mailing list del Comitato Euskadi )

Il direttore del quotidiano Egunkaria, rilasciato su cauzione assieme ad altri quattro arrestati nell'operazione che giovedi scorso ha portato alla chiusura da parte della Guardia Civil, del quotidiano in lingua basca, ha denunciato di aver subito torture durante la sua permanenza nella mani della "benemerita" spagnola. "Ci hanno tratto come topi, fin dal primo momento" ha dichiaro alla televisione pubblica basca ETB, il direttore del quotidiano basco all'uscita del carcere di Soto de la Real. "Mi hanno fatto spogliare, mi hanno applicato la "borsa" -un sacchetto di plastica sulla testa per non fare respirare- mi hanno imposto di fare esercizi fisici per ore. Tra continue minacce e percosse mi urlavano che "avremmo cantato prima o poi". Sentivo le urla degli altri compagni. Juan Mari Torrealdai una delle figure più importanti della cultura basca e che non ha nulla a che vedere con ETA, è stato pestato di botte." Otamendi ha affermato che "è stato durissimo. Una situazione che leggiamo sui libri che parlano del franchismo ma la situazione di impunità non è cambiata". Otamendi ha anche ricordato che i numerosi casi di tortura nei confronti di cittadini e cittadine basche "non hanno la stessa possibilità di diffusione che ho io in questo momento". Otamendi ha affermato di aver avuto la possibilità di parlare con altri due arresti, per i quali il giudice Juan del Olmo a decretato la prigione, che hanno confermato anch'essi di aver subito violenze da parte della guardia civil.
La tortura in Spagna è un argomento tabu sui mezzi d'informazione. Nonostante Amnesty Internacional, la commisione contro la tortura dell ONU, tra gli altri, annualmente denuncino la tortura nei commissariati e caserme della guardia civil spagnola o delle polizie autonome, il governo spagnolo respinge continuamente le accuse. Dal 1992 al 2001 nel Paese Basco sono stati denunciati più di 950 casi di tortura. Nel 2002 sono stati 150 i casi denunciati. Elettrodi, bagnera - immersione forzata della testa in una vasca piena di acqua sporca, percosse, simulazioni di escuzioni, violenze sessuali sono alcuni dei modi di tirtura praticati nelle dipendeze di polizia spagnole. Dal 1977 sono sette i miltanti baschi morti nelle dipendeze delle forze di sicurezza spgnole. Ma le vittime della tortura non riguardano solo i baschi. Nelle carceri e nei commissariati di polizia sono ormai decine negli ultimi anni le vittime mortali tra la comunità degli immigrati, tanto che organismi umanitari internazionali hanno accusato le forze di sicurezza spagnola di attuare in molti casi con "motivazioni razziste". Gli stessi organismi hanno denunciato il Governo spagnolo per la sua politica di legittimazione della tortura con l'aministia e promozioni nei confronti di quei pochi funzionari di sicurezza condannati dagli stessi tribunali spagnoli. Come paradigma di questa politica c'è la concessione di una medgalia al merito a Melinton Manzanas comissario della Brigada politico Social, la polizia politica franchista, di San Sebatsian ricordato per i suoi metodi violenti e sadici durante gli interrogatori, per esser stato la prima vittima mortale di ETA (1968). L'attegiamaneto ormertoso sull'argomento da parte dei mass media spagnoli è rafforzato da misure coercitive del Governo del Partido Popular che nel 2000 ha chiuso il sito web dell'Associazione contro la Tortura di Madrid, un'organismo di difesa dei diritti umani, che in questi anni aveva ripetutamente denunciato il fenomeno dei maltrattamenti da parte delle forze di sicurezza spagnole nei confronti di centiania di cittadini spagnoli e baschi.