La censura esiste in Spagna.
Sulla chiusura di Egunkaria. Di Roberto Solone Boccardi. Dal sito Egunkaria Aurrera. Aprile 2003.


Il 5 dicembre 1990 il Paese Basco non aveva un quotidiano che parlasse la lingua della sua terra. Il 6 dicembre si. Dopo mesi e anni di ricerche, campagne e documenti nacque "Euskaldunon Egunkaria", che significa "Quotidiano dei Baschi".

Era appena uscito e già rappresentava un caso unico al mondo: era il solo quotidiano del pianeta ad essere scritto interamente in lingua basca ed era un giornale veramente pluralista, la cui rara libertà di pensiero e di espressione era garantita dal non dipendere economicamente da istituzioni politiche o vicine alla politica ma dal sostegno economico di centinaia e centinaia di persone di differenti città, età, classe sociale ed orientamenti politici, auto-organizzatisi perchè spinti dall'esigenza di leggere un giornale che parlasse del mondo attraverso l'uso della lingua e della cultura basche. Il contributo culturale proveniva da una vasta comunità di artisti e di pensatori tra i maggiori del panorama culturale basco, molti dei quali erano confluiti molto tempo prima in una associazione - Egunkaria Sortzen - che si era occupata esclusivamente della fondazione del quotidiano.

Il primo numero uscì il 6 dicembre 1990, modesto in quanto a numero di pagine ma fiero e degno delle aspettative di un popolo "oppresso e nascosto ma combattivo e laborioso". All'inizio aveva solo 32 pagine, poi ne ha raggiunte 60, più i supplementi arrivava a 76. Era un quotidiano standard, trattava di Opinioni, Politica del Paese Basco, Società del Paese basco, Economia, Sport, Cultura, Spettacolo, Tv, Servizi, Interviste. Era venduto in tutto il Paese Basco, sia in Spagna che in Francia. Usciva 6 volte a settimana, aveva una versione on-line ed una sezione in inglese.

La sede principale era ad Andoain (Gipuzcoa), quelle locali erano ad Irunea (Pamplona), Baiona (Bayonne), Bilbo (Bilbao) e Gasteiz (Vitoria). Dal 20 febbraio 2003 Egunkaria non esiste più. Nelle prime ore del mattino un'azione ad ampio raggio condotta dalla Guardia Civile Spagnola ha sigillato tutti gli uffici del giornale e sequestrato tutte le attrezzature. Dieci persone sono state arrestate. Improvvisamente centocinquanta dipendenti hanno smesso di lavorare. Centinaia di sostenitori hanno perso tutto quello che per anni avevano investito nella realizzazione del progetto.

Gli utenti che avevano il loro account di posta elettronica sul sito web di Egunkaria si sono ritrovati isolati dal resto del mondo informatico, "oscurati" senza nessun preavviso, "oscurati" come è stato oscurato il sito web. A migliaia di lettori è stata negata la loro testata di riferimento.

L'intera comunità basca è stata privata dell'unico quotidiano disponibile in euskara. Nel tempo che può durare un'alba il governo di Madrid ha cancellato il risultato di decenni e decenni di lavoro politico e culturale. Rileggendo la notizia ritorno alla causa di tutto ciò: il "sospetto" che alcuni dirigenti e membri del quotidiano abbiano in passato avuto legami con ETA.

Non mi sorprendo dinanzi alla parola ETA, lo ammetto. In un periodo storico in cui tutti i poteri accentratori si mettono a cavallo della parola "terrorismo" per inseguire solo i propri esclusivi interessi (e non i veri nemici collettivi) la notizia che alcune persone impegnate nella lotta per la sopravvivenza culturale del proprio paese vengano legate ad un'organizzazione "terroristica" mi fa solo sorridere amaramente. Mi soffermo invece sulla parola "sospetto". Dunque la chiusura del giornale non era una misura punitiva ma preventiva. Egunkaria ha smesso di esistere prima che venisse pronunciata una sentenza di colpevolezza.

Fatto gravissimo

E' questo un fatto gravissimo, un caso giuridico che merita una riflessione.

Temo il giorno in cui sarà possibile punire senza aver prima dimostrato la fondatezza delle accuse. Ancora di più mi spaventa immaginare che una prepotenza simile possa succedere senza suscitare un'eco di proteste. Penso alla guerra che gli Stati Uniti del Nord America minacciano di muovere contro l'Iraq (Nota: il pezzo è stato scritto prima dell'aggressione anglo-amercano all'Iraq) e ad alla difficoltà incontrata sino ad ora nel racimolare prove convincenti e consistenti contro Saddam Hussein: ma non è forse questa - per stessa ammissione statunitense - una "guerra preventiva"? Dunque è perfettamente logico che le prove non ci siano! Se ci fossero non sarebbe più una guerra preventiva ma una guerra giustificatamente punitiva e risolutiva.

Preventiva è stata anche la misura che ha provocato la chiusura di

Egunkaria. Ecco un punto su cui è necessario riflettere: in nome della lotta al terrorismo si sta affermando un concetto secondo il quale la punizione precede il reato, l'effetto precede la causa. Basta pronunciare la parola "terrorismo" e - puff! - scompare tutto: scompare l'ONU, scompare la legge, scompaiono i diritti, scompaiono tutte le principali conquiste diplomatiche, legali ed umane degli ultimi secoli. Tutto diventa lecito.

E' l'illogicità, la prepotenza di una simile barbara mentalità ad aver spinto 110 milioni di persone nel mondo a manifestare per la pace in una marcia durata 24 ore e lunga quanto tutto il mondo. I giornali di tutte le lingue ne hanno parlato. Un compito fondamentale dei giornali dovrebbe essere però quello di informare bene e sempre, non solo quando ci si trova dinanzi ad eventi che è impossibile non raccontare senza compromettersi con buona parte dell'opinione pubblica. Un talento (e un dovere) del giornalista dovrebbe essere anzi la capacità di arrivare alla notizia prima che lo faccia il pubblico stesso. Inoltre se è plausibile che un lettore non conosca il significato di tutto ciò che è scritto in un articolo, il giornalista deve conoscere il valore di quello che c'è scritto ed anche di quello che non lo è. La stampa potrebbe avere un grande ruolo nella risoluzione di molti dei problemi che affliggono le società nel mondo.

Potrebbe diventare il luogo di dibattito tra il potere ed il popolo ed i popoli tra loro. Un territorio di informazione vera e disarmante. Invece la repressione subita dai baschi continua ad essere celata dai mass media e questo mi sembra inaccettabile: di fatto i mass media hanno il potere di far esistere o non far esistere la realtà a loro discrezione.

Nonostante la Federazione Internazionale dei Giornalisti (il più grande gruppo al mondo di giornalisti) abbia denunciato che l'azione compiuta dal governo di Madrid aggredisce la libertà di stampa e ed è un chiaro atto di guerra alla lingua basca, i giornali e telegiornali italiani (così come quelli europei - hanno taciuto la notizia alla nazione, permettendo al governo di Madrid di continuare a conservarsi una "zona d'ombra" nella quale operare a proprio piacimento. La notizia l'hanno di fatto taciuta anche tutti quei giornali e telegiornali che pur parlandone hanno omesso di specificare che la colpevolezza degli arrestati è ancora da dimostrare, contribuendo invece ad infangare "preventivamente" la reputazione di Egunkaria, lasciando credere all'opinione pubblica che si tratti di una semplice operazione antiterroristica di successo e lasciando campo libero al potere di Aznar. Dove sono le denunce ad una simile violazione della libertà di stampa?

Dove gli interrogativi sul futuro di una società nella quale il potere centrale osa ottenere tanto senza neppure possedere prove certe, senza neppure discutere queste prove? Il risultato di questa maniera di fare giornalismo, un giornalismo che io rifiuto in pieno, che propone notizie già pronte per essere assimilate come si vuole che vengano assimilate, eliminando o sfumando elementi suscettibili di provocare riflessioni personali e non guidate, e che l'opinione pubblica è condizionata al punto da credere cose non veritiere ma imprecise e incomplete. E' invece sempre molto importante porsi delle domande. E' lecito chiudere un giornale a causa dei crimini commessi da alcuni dei suoi collaboratori o redattori? Non basterebbe procedere ad una sostituzione parziale del personale? E' lecito chiuderlo quando queste responsabilità non sono state accertate? E' possibile punire un giornale? I quesiti sono di fondamentale importanza dato che ad essere stato chiuso è un servizio pubblico, un servizio pubblico di vitale importanza per il rispetto dei diritti democratici quale è un quotidiano. La censura non esiste più in Spagna. Mi correggo: non è prevista più dalla legge. Evidentemente però è possibile aggirare il problema ed ottenere il medesimo obiettivo (la chiusura del giornale) accusando i giornalisti che vi lavorano e non la linea editoriale.

La tortura contro l'informazione.

Le seguenti persone sono state arrestate:

Inaki Uria è il responsabile del consiglio dei direttori di Euskaldunon Egunkaria. Da anni inserito nel movimento culturale basco, ha partecipato alla creazione di Egunkaria fin dall’inizio e ha preso parte al processo di trasformazione della storica rivista basca "Zeruko Argia" nella moderna Argia.

Martxelo Otamendi è l’editore di Egunkaria dal 1993. Ha lavorato nella televisione basca, è stato professore e direttore della scuola di lingua basca a Tolosa.

Juan Mari Torrealdai, Managing Director di Egunkaria, editore della rivista letteraria basca "Jakin", attivo membro del movimento culturale basco, figura importantissima nel mondo editoriale basco, ha pubblicato numerosi studi e riviste.

Pello Zubiria ha partecipato alla fodazione di egunkaria, il primo editore di Egunkaria, poi vice editore della rivista Argia fino a poco fa.

Luis Goia produttore cinematografico, ha partecipato alla fondazione di Egunkaria- Egunkaria Sortzen - membro del Consiglio dei Direttori di Egunkaria.

Fermin Lazkano, responsabile della compagnia di servizi informatici per il mondo basco, "Plazagunea". E’ stato Managing Director di Egunkaria nei primi anni ’90. E’ stato professore nell’AEK Oranizazzione per l’insegnamento della lingua Basca ed ha svolto differenti ruoli all’interno dell’organizzazione.

Inma Gomila Membro di Egunkaria Sortzen, primo Managing Director di Egunkaria.

Xabier Alegria. Membro dell’assemblea "Udailbiltza", composta dai rappresentanti municipali eletti in tutto il Paese Basco. E’ stato accusato nell’ambito del processo contro il quotidiano "Egin", un altro quotidiano basco che cinque anni fa ha subito la stessa sorte di Egunkaria, e nel processo contro "Ekin".

Xabier Oleaga è il responsabile delle Comunicazioni Esterne della Federazione delle Ikastolas(scuole basche). Era editore di Egin e negli anni ’90 di

Egunkaria.

Txema Auzmendi E’ gesuita e direttore di Radio Popolare di San Sebastian. E’ stato uno dei promotori del quotidiano e segretario del consiglio dei direttori fin dall’inizio.

Dopo essere stati tenuti 5 giorni in stato di incomunicabilità totale, tutte queste persone hanno denunciato di aver subito maltrattamenti e torture. Uno di loro ne è uscito in gravi condizioni di salute ed è stato ricoverato in ospedale dove ha tentato il suicidio. Il governo di Madrid risponde alle denunce affermando che si tratti di una tattica di ETA per mobilitare l’opinione pubblica obbligando i suoi collaboratori a denunciare torture in realtà mai subite. Peccato che esistano fascicoli medici!