Israel Shahak.
La traiettoria politica di un grande intellettuale ebreo israeliano, acceso oppositore del sionismo, recentemente scomparso. Di Norton Mezvinsky. Da Against The Current del settembre 2001.


(*) Norton Mezvinsky insegna Storia presso la Central Connecticut State University
ed è, con Israel Shahak, di Jewish Fundamentalism in Israel (fondamentalismo ebraico in Israele).

La tragedia nella morte di Israel Shahak consiste nel fatto che questa è giunta troppo presto, nel momento di maggiore capacità produttiva di questo raro intellettuale ed umanista. Edward Said lo ha descritto come "un uomo coraggioso che dovrebbe essere onorato per i servizi che ha reso all'umanità".

Dall'Ortodossia all'Attivismo

Israel Shahak nacque a Varsavia il 28 Aprile 1933, da genitori ebrei polacchi istruiti e benestanti. Durante l'occupazione nazista, la sua famiglia venne trasferita nel ghetto di Varsavia. Il fratello maggiore riuscì a fuggire in Inghilterra dove si arruolò nella Royal Air Force e successivamente morì in guerra. Alla scomparsa del padre, Israel venne nascosto dalla madre presso una famiglia cattolica, ma nel 1943 i nazisti catturarono entrambi e li deportarono nel campo di concentramento di Bergen-Belsen. Scampati alla shoah, nel 1945 emigrarono in Palestina all'epoca sotto mandato britannico.

Nel nuovo paese Israel ricevette un'educazione secolare e religiosa ortodossa. Dopo il diploma prestò servizio di leva presso una unità di elite dell'esercito israeliano e una volta adulto rimase tra i riservisti. Successivamente frequentò la Hebrow University di Gerusalemme ed ottenne il dottorato in chimica nel 1961. Dopo aver lavorato per due anni presso l'università di Stanford in California tornò alla Hebrow University come istruttore, successivamente divenne professore.

A più riprese gli studenti lo votarono come professore più stimato dell'ateneo e come chimico diede un significativo contributo alla ricerca sul cancro. Nel 1990 a causa del diabete fu costretto a dedicarsi ad altro.

Per tutta la sua vita Israel Shahak rimase un fiero ebreo israeliano ed acquisì una profonda comprensione ed apprezzamento per gli aspetti positivi della storia ebraica. Dal momento in cui giunse in Palestina nel 1945 sentì a casa e mai pensò di vivere altrove, Gerusalemme è stata la città che più ha amato.

Quando era un giovane studente reagì fortemente contro ciò che individuava di negativo (compreso il razzismo) nell'ebraismo classico. Nella metà degli anni sessanta soffrì per la natura reazionaria del sionismo e per l'oppressivo carattere sionista dello stato di Israele. Nel 1965 Israel iniziò la sua attività politica contro l'ebraismo classico ed il sionismo, dopo la guerra del 1967 divenne ancora più esplicito ed attivo, ben presto raggiunse un ampio riconoscimento in Israele, nei paesi e nelle comunità arabe, e in buona parte del resto del mondo fino alla sua morte il 2 luglio 2001. Invocava vigorosamente i diritti umani per tutte le persone e costantemente predicò ed agì contro gli individui e le istituzioni, il più delle volte all'interno della sua società, che opprimevano altri. Per più di trenta anni focalizzò la propria attenzione verso la negazione dei diritti umani in Israele e sull'oppressione dei palestinesi.

Dopo la guerra del 1967 Shahak divenne un attivo ed eminente membro della Lega Israeliana per i Diritti Umani e Civili, nel 1970 ne venne eletto responsabile. La lega, i cui membri erano cittadini ebrei e palestinesi dello stato di Israele, promosse campagne e proteste contro la politica e le azioni del governo israeliano tese a privare i palestinesi dei loro diritti umani, inoltre si occupava di fornire legali ed altro aiuto ai cittadini palestinesi oppressi, raccoglieva e diffondeva informazioni relativamente alla condizione di vita dei palestinesi nei territori occupati dal 1967. Sotto la leadership di Shahak la Lega espanse le proprie attività e divenne più efficace.

Campagne internazionali

All'inizio degli anni settanta Israel Shahak comprese che all'estero non erano sufficientemente note sia la negazione dei diritti umani sia l'oppressione dei palestinesi nello stato di Israele, in tal senso si impegnò a diffondere quante più informazioni possibili, specialmente negli USA. Sperava che ciò potesse condurre molti americani ad opporsi a ciò che il governo israeliano stava facendo e che la pressione da essi esercitata potesse spingere il governo USA a influenzare il governo israeliano nel temperare, se non far cessare, alcune delle sue forme di oppressione.

Anche se tutto questo era un desiderio che non avrebbe prodotto la maggior parte dei risultati sperati Shahak riteneva che il fornire informazioni poteva comunque avere un valore. Io concordavo con la sua analisi e decidemmo di operare insieme. La nostra campagna di informazione negli USA iniziò in maniera attiva nel 1972 quando organizzai una serie di conferenze di Shahak. Tour seguenti pianificati da me e da altri si svolsero durante gli anni settanta, ottanta e primi anni novanta. Durante questi tour Shahak tenne lezioni in università, college, chiese, istituzioni, organizzazioni ed altre istituzioni, inoltre parlò privatamente con molte persone inclusi alcuni membri del congresso e funzionari del dipartimento di stato.

Israel Shahak denunciò chiaramente la negazione dei diritti dei palestinesi di Israele e dei territori occupati. Denunciò inoltre le limitazioni di libertà, pensiero, espressione, le ordinanze sulla terra, le restrizioni di vita, le retribuzioni ineguali, le restrizioni lavorative, la confisca della terra, la distruzione di case, l'incarcerazione gli arresti domiciliari sotto provvedimenti di emergenza, tortura dei prigionieri, punizioni collettive, omicidi, discriminazioni nell'educazione, limitazione dell'attività politica privazione della cittadinanza e molte altre misure. Lui forniva documentazione precisa per ognuno di questi punti spesso distribuiva la traduzione inglese dei suoi articoli, in cui criticava queste misure.

Perentoria critica del sionismo

Shahak sosteneva che l'oppressione del popolo palestinese derivasse dal carattere sionista dello stato di Israele. Comprese, in quanto sopravvissuto alla shoah, che coloro che sono stati oppressi possono divenire a loro volta oppressori.

Il suo saggio "Sionismo come movimento recidivo", contenuto nel libro "Anti Zionism: analitical reflections" (Amana, 1989), è una brillante esposizione della sua teoria secondo cui il sionismo ebbe origine come reazione al progressivo cambiamento e venne a dettare la maggior parte delle scelte relativamente alla politica estera ed interna di Israele. Il sionismo unito al militarismo di stato crea le condizioni per aspirazioni territoriali e per una politica interna discriminatoria verso la minoranza non ebrea di Israele.

Shahak sosteneva che il sionismo non è motivato da valori ebraici positivi ma che piuttosto è il desiderio creare un ghetto ebraico pesantemente armato. Sionismo come reazione ma simultaneamente immagine riflessa dell'antisemitismo sciovinista.

Per Shahak l'ideologia sionista potenziata dalla sovranità di Israele costituiva la causa delle negazione dei diritti umani e nazionali dei palestinesi e delle iniquità nello status di cittadini palestinesi dello stato ebraico. In ciò Shahak differisce da alcuni ebrei israeliani di sinistra che criticano specifiche misure oppressive nei confronti dei palestinesi ma che si rifiutano di criticare il sionismo definendosi essi stessi sionisti. Shahak definì questa sinistra sionista ipocrita. Sebbene non sia mai stato né socialista né comunista (fu critico rispetto a queste ideologie) lavorò in stretto contatto sulle questioni dei diritti umani con alcuni marxisti israeliani inclusi membri del Rakah (Partito Comunista Israeliano) ed alcune di queste persone con cui fu spesso impegnato in dibattici politici erano ancora suoi stretti amici.

Traduzioni

Subito dopo il ciclo di conferenze tenute negli USA, Shahak ed io ritenemmo che fosse utile promuovere la regolare distribuzione negli USA di traduzioni in lingua inglese degli articoli critici prodotti dalla Hebrow Press (nelle loro conclusioni vicine al pensiero di Shahak).

Riuscimmo a convincere alcune persone a lanciarsi in questa avventura. Ad esempio il National Council of Churches supportò la pubblicazione di Swasia, ed anche io fui coeditore e distributore di alcune di queste pubblicazioni. In aggiunta a tutto ciò, Shahak scrisse articoli, molti dei quali tradotti da riviste e giornali inglesi ed americani, in cui presentava alcune sue analisi, spesso tratte da articoli di Hebrow Press.

Shahak non amava i leader, secolari e religiosi, di organizzazioni ebree con base negli USA, li criticava severamente per la loro attitudine a seguire ciecamente la politica ufficiale del governo israeliano circa i palestinesi e gli arabi in generale. Spesso credette che la società ebrea di Israele fosse più aperta rispetto a quella degli ebrei americani rispetto ad un serio dibattito circa gli arabi ed Israele.

Shahak additò i leader ebrei americani per la loro mancanza di apertura accusandoli di esercitare pressioni per soffocare il dissenso. Sosteneva che costoro fingono di sapere molto più di quel che effettivamente sanno della società israeliana e di utilizzare l'olocausto per raccogliere denaro e sostegno politico.

Scritti circa la religione ebraica

Negli anni settanta ed ottanta Shahak venne criticato a più riprese dai suoi antagonisti e ricevette anche delle minacce di morte. Non scoraggiato continuò ad indirizzare al suo pubblico discorsi e scritti. Negli anni novanta il suo pubblico divenne più ricettivo. Il suo rifiuto di definire accordi di Oslo come accordi di pace, la critica all'attuale leadership politica palestinese, la critica del giudaismo classico e del fondamentalismo ebraico in Israele gli procurarono dure critiche.

I tre libri di Israel Shahak furono pubblicati tra il 1994 ed il 1999. Con Jewish History, Jewish Religion: the Weight of Three Thousand Years (Pluto, 1994) realizzò, grazie una ricerca e un analisi che ripercorreva almeno quattro decenni, un pungente attacco al giudaismo classico ed al suo più recente sviluppo il giudaismo ortodosso.

Commentando questo libro Noam Chomsky scrisse: "Shahak è uno studioso prominente con una conoscenza profonda e di vedute notevoli. Il suo lavoro è ben informato e penetrante, un contributo di grande valore".

Il libro "Jewish fondamentalism in Israel" di cui sono stato coautore è uno studio ancora più profondo di un importante aspetto del giudaismo classico e ortodosso. Questo libro rimarca l'importanza della crescita dell'influenza e del potere del fondamentalismo ebraico in Israele. Traccia la storia e lo sviluppo del fondamentalismo ed esamina le sue diverse correnti. Il libro colloca l'assassinio del primo ministro Rabin all'interno del contesto di una tradizione di punizioni e omicidi di ebrei considerati essere eretici od informatori. La natura antidemocratica del fondamentalismo ebraico è evidente nella nostra analisi entrambi i libri sopracitati sottolineano le connessioni tra alcuni degli aspetti negativi del sionismo e i filoni del giudaismo ortodosso classico.

In Open Secrets: Israeli Nuclear and Foreign Policies (Pluto, 1997), Shahak presentò un'analisi della politica estera israeliana sulla base di una serie di articoli che scrisse tra il 1992 ed il 1995 (tratte per lo più dalla Hebrew press). Argomentò che Israele stava conducendo una politica segreta di espansionismo su molti fronti con l'obiettivo di ottenere il controllo non solo della Palestina ma dell'intero Medio Oriente. Una traiettoria che lui considerava essere un profondo pericolo sia per gli ebrei che per i non ebrei.

In questo contesto è appropriato ciò che Gore Vidal scrisse nella sua introduzione a Jewish History, Jewish Religion descrivendo Israel Shahak come "l'ultimo, ma non l'ultimo dei grandi profeti".