Edward Said.
Scritti in italiano sul web, bibliografia in italiano, breve profilo del più conosciuto intellettuale palestinese, scomparso il 25 settembre. Ottobre 2003.


breve profilo

Edward W. Said nacque nel 1936 a Gerusalemme. Erede di una ricca famiglia palestinese cristiana, si trasferisce presto al Cairo dove frequenta il Victoria College, una sorta di Eton egiziano. Tra i suoi compagni vi furono il futuro re di Giordania Hussein e Omar Sharif. Il giovane Edward si ribellò presto alla formazione dei cosiddetti wog (Westernized Oriental Gentlemen) e fu mandato dal padre, un imprenditore ambizioso ed esigente, in un collegio del Massachusetts, con lo scopo di ottenere per il figlio la cittadinanza americana. Nel 1948 la famiglia Said venne espropriata di tutti i suoi beni e il giovane Edward diventava un rifugiato decidendo di combattere per i diritti del popolo palestinese e per uno stato binazionale, secolare e democratico. Divenne professore di Inglese e di Letteratura Comparata alla Columbia University di New York. Formatosi a Princeton ed Harvard, Said insegnò in più di centocinquanta Università e scuole negli Stati Uniti, in Canada ed in Europa. Fin dalla sua tesi su Conrad si occupò di colonialismo e fu fra i primi ad importare in Usa la critica radicale all'umanesimo occidentale di Michel Focault. Dopo un libro tipicamente post-strutturalista intitolato Inizi (sul tema dell'inizio e l'impossibilità dell'origine), si affermò con il fondamentale Orientalismo, massiccio studio che documenta e smonta l'uso che l'Occidente ha fatto del Vicino Oriente nelle sue costruzioni culturali e ideologiche. Allo stesso tempo non smise di insegnare e portare avanti le sue ricerche di letteratura e musica. Pianista pressoché professionale, partecipò a discussioni con l'amico Daniel Baremboim, direttore d'orchestra israeliano, su Wagner (sua vecchia passione). Edward W. Said ha sempre lottato per la dignità del suo popolo, contro l'occupazione israeliana, e contro coloro che demonizzano l'Islam. Si è opposto agli accordi d'Oslo ed al potere di Yasser Arafat (che ha fatto vietare i suoi libri nei territori autonomi) perché troppo debole nel difendere gli interessi nazionali palestinesi. I suoi scritti politici sono apparsi regolarmente sul Guardian di Londra, Le Monde Diplomatique ed il quotidiano in lingua araba al-Hayat. In italiano su: Internazionale, Zmag Italia, REDS, Le Monde Diplomatique Italia, Il manifesto, La Repubblica.

gli articoli in italiano rintracciabili sul web sono:

La Palestina non è scomparsa. L'iniziativa del primo ministro britannico Anthony Blair di invitare a Londra il 4 e il 5 maggio Yasser Arafat e Benyamin Netanyahu, insieme a Madeleine Albright, non ha permesso alle relazioni israelo-palestinesi di uscire dal vicolo cieco nel quale oggi si trovano. L'iniziativa della mediazione è tornata nelle mani del governo Usa, ma non per questo le speranze di una svolta sono maggiori. In ogni caso, è in un clima molto teso che ha luogo la commemorazione del cinquantesimo anniversario dello stato di Israele. Gli israeliani, pur dichiarandosi in grande maggioranza favorevoli all'accordo e all'attuazione degli accordi di Oslo, subiscono in modo crescente le conseguenze dello stallo in cui gli accordi si trovano. La Palestina non è spomparsa, ma ogni giorno perde un po' più della sua terra... Su Le Monde Diplomatique. Maggio 1998.

Tra Israele e Palestina, una terza via. La decisione del governo israeliano di accelerare la colonizzazione dei territori occupati e, in particolare, l'ebraicizzazione di Gerusalemme est, è una conferma ulteriore del fallimento degli accordi di Oslo. Questa situazione di stallo riaccende fra gli intellettuali arabi il dibattito a proposito delle loro responsabilità nei confronti del conflitto israelo-palestinese. E' così che molti di loro, tranne alcune rare e coraggiose eccezioni, salutano in Roger Garaudy (del quale spesso non conoscono neppure gli ultimi libri) un difensore dell'islam, vittima della censura occidentale. Molto critico nei confronti di quest'ultimo e dei suoi partigiani arabi, in particolare egiziani, Edward W. Said ritorna in questo articolo sulla questione dell'impegno morale e politico dell'intellettuale arabo o israeliano. Su Le Monde Diplomatique. Settembre 1998.
 
Il mio incontro con Jean-Paul Sartre. Vent'anni dopo la sua morte, Jean-Paul Sartre sembra aver scontato il suo periodo di purgatorio. Un dibattito sulle sue posizioni filosofiche, il suo atteggiamento nei confronti del comunismo, il suo impegno a fianco delle popolazioni del terzo mondo sta timidamente prendendo forma. In compenso, è passata sotto silenzio la sua difficoltà a prendere posizione in favore dei diritti dei palestinesi. Una questione che meriterebbe, invece, di essere dibattuta. Su Le Monde Diplomatique. Settembre 2000.

Albert Camus o l'inconscio coloniale. Dopo L'age des extrêmes, di Eric Hobsbawm, Le Monde diplomatique ha deciso di pubblicare - stavolta con la casa editrice Fayard - Cultura e imperialismo di Edward W. Said. In questo libro, anch'esso inedito in Francia* - il grande intellettuale americano-palestinese dimostra come le opere più importanti dei grandi scrittori occidentali non sfuggano alla mentalità coloniale del loro tempo. Un esempio: Albert Camus. Su Le Monde Diplomatique. Novembre 2000.

Dove Sharon porterà Israele? La mia impressione generale è che per la maggior parte degli Israeliani, il loro paese sia invisibile. Starvi dentro comporta una certa cecità o incapacità di vedere cosa sia e cosa gli stia succedendo e, in maniera altrettanto straordinaria, una indisponibilità a capire cosa abbia significato per altri nel mondo e in special modo in Medio Oriente.Di Edward W. Said. Su Zmag Italia. Febbraio 2001.

Perché Arafat ha dimenticato le armi dei deboli? Un'analisi critica delle debolezze della direzione palestinese nella lotta contro il sionismo: "Quand'é che noi, come popolo, assumeremo la nostra responsabilità per ciò che dopotutto é nostro e smetteremo di contare su leader che non hanno più idea di ciò che stanno facendo?". Di Edward Said. Su REDS. Luglio 2001.

Un popolo bisognoso di leadership. L'estrema inadeguatezza della direzione Arafat di fronte all'offensiva israeliana. Di Edward Said. Dalla New Left Review. Traduzione a cura del Comitato Chiapas "Maribel" di Bergamo. Su REDS. 17 settembre 2001.

Una visione per sollevare lo spirito. Con le bombe ed i missili che cadono sull’Afganistan in questa distruzione d’alta quota che è l’operazione americana Enduring Freedom, la questione palestinese può sembrare secondaria rispetto agli eventi più urgenti dell’Asia centrale. Sarebbe un errore crederlo. Di Edward Said. Da Al-Ahram Weekly Online. Traduzione di Sergio De Simone. 25-31 ottobre 2001.

Quando Barenboim suona Wagner in Israele. Nel luglio scorso, Daniel Barenboim ha rotto un tabù, suonando in Israele la musica di Richard Wagner e attirandosi gli strali della commissione cultura della Knesset, che invitava al boicotaggio nei suoi confronti. Questa vicenda solleva, secondo lo scrittore americano di origine palestinese Edward W. Said, due tipi di problemi. È possibile apprezzare il musicista preferito di Hitler e scindere quindi l'artista dall'uomo? E poi, come si può giustificare il rifiuto di conoscere l'Altro? Una lezione su cui gli intellettuali arabi contrari ad ogni contatto con Israele dovrebbero riflettere. Su Le Monde Diplomatique. Ottobre 2001.

Lo scontro delle ignoranze. "Quando Huntington nel '96 pubblicò il libro con lo stesso titolo, cercò di aggiungere un po' di sottigliezza al suo ragionamento e molte, molte note a pie' di pagina, ma non fece altro che confondersi, dando prova della rozzezza del suo scrivere e dell'ineleganza del suo pensiero." Di Edward Said. Su La Repubblica. Novembre 2001.

Alternative palestinesi. L’intifada palestinese è cominciata quindici mesi fa, ma da allora ha dato pochi risultati politici. E questo nonostante la forza dimostrata da un popolo che, sotto occupazione militare, disarmato, con una leadership insufficiente ed espropriato della sua terra, continua a sfidare la macchina da guerra israeliana. Su Internazionale. 19 gennaio 2002.

La vite continua a girare. Tocca alle vittime mostrare le nuove strade della resistenza. Su Internazionale. 9 febbraio 2002.

Il prezzo di Oslo. Dare il giusto valore a decenni di sofferenze palestinesi e all'enorme costo umano della politica devastante di Israele: è questo l'unico punto di partenza per i negoziati di pace. Da Al-Ahram Weekly. Su Internazionale. Un'altra traduzione su Zmag Italia. 16 marzo 2002.

Guardare avanti. Cosa c'è oltre la sopravvivenza? "Tutti i movimenti di liberazione della storia hanno affermato che la loro lotta è per la vita, non per la morte. Perché la nostra dovrebbe essere un'eccezione?" Su Internazionale. Un'altra traduzione su ZMag Italia. 13 aprile 2002.

Cosa ha fatto Israele. Israele può essere una stato come tutti gli altri? E' questa la vera domanda da porsi sulla sua esistenza. Di Edward Said, traduzione di Nicoletta Elli. Su REDS. Aprile 2002.

La crisi degli ebrei americani. Perché il supporto americano a Israele è più fanatico persino dei sentimenti antiarabi degli israeliani? Su Internazionale. 8 giugno 2002.

Occasioni perdute. La guerra del Golfo ha istituzionalizzato i traffici tra Stati Uniti e arabi: gli arabi danno, e gli Stati Uniti danno a Israele. Su Internazionale. 20 luglio 2002.

Punizioni al dettaglio. I Palestinesi devono morire di morte lenta così che Israele possa avere la propria sicurezza. Da Al-Ahram Weekly. Da Zmag. 13 agosto 2002.

Le grottesche menzogne di Sharon. Israele continua a sostenere di essere in lotta contro il terrorismo. Ma in realtà sta usando la sua forza soprattutto per umiliare un popolo. Da Al Ahram. Su Internazionale. Un'altra traduzione su Zmag Italia. 27 settembre 2002.

Israele, gli USA e l'Iraq. Quello che abbiamo bisogno di ripristinare è un modello universalistico per comprendere e affrontare Saddam Hussein e Sharon, e di tutto uno stuolo di paesi le cui devastazioni vengono tollerate senza opporre sufficiente resistenza. Di Edward Said. Da Al Ahram.Traduzione di Juliet Capuleti. 10 ottobre 2002.

Europa e America. A paragone con la febbre guerriera degli Stati Uniti, l'Europa conserva un atteggiamento più moderato e riflessivo. Ma non ha ancora assunto un ruolo capace di bilanciare sul serio le posizioni dell'America. Su Internazionale. 28 novembre 2002.

Imperativi immediati. In altre parole, il fatto che le pratiche illegali israeliane continuino a dissanguare deliberatamente la popolazione civile palestinese è oscurato, nascosto alla vista, nonostante continui in maniera costante e continuata. Di Edward Said. Da Al Ahram. Traduzione di Sergio De Simone. Su Zmag Italia. 21 Dicembre 2002.

Inaccettabile impotenza. Ogni giorno apro il New York Times per leggere l’ultimo articolo sui preparativi di guerra negli Stati Uniti. Su Internazionale. 23 gennaio 2003.

Chi è al potere? Una repubblica immensamente ricca e potente è stata dirottata da un manipolo di individui, nessuno dei quali eletto e pertanto tutti indifferenti rispetto alle pressioni dell’opinione pubblica, e si è semplicemente montata la testa. Di Edward Said. Da Al-Ahram Weekly. Traduzione di GdS. Su Zmag. 8 Marzo 2003.

Le risorse della speranza. Le due principali catastrofi che attualmente sono di fronte al mondo arabo, la guerra guidata dagli USA contro l'Iraq e la guerra di Israele ai Palestinesi, dominano il dibattito politico. A una tavola rotonda organizzata dal settimanale egiziano Al-Ahram, Edward Said e altri analisti politici hanno discusso delle sfide che gli arabi fronteggiano oggi. Da Al-Ahram. Traduzione di Bruno Moscetti. Su REDS. 27 Marzo 2003.

L'altra America. La spaccatura nel consiglio di sicurezza delle Nazioni unite non corrisponde all'opinione pubblica mondiale. Quest'ultima, nella sua immensa maggioranza, in Europa, nel mondo arabo e musulmano, nei paesi del Sud, esprime un'opposizione decisa alla guerra, come hanno mostrato le manifestazioni del 15 febbraio. Anche negli Stati uniti, al di là dell'unanimismo di facciata, reso possibile dall'incredibile sottomissione al potere dei media, si esprime un'altra America: quella che dice no. Su Le Monde Diplomatique. Marzo 2003.

Crisi globale. Le culture, e specialmente le culture degli immigrati degli Stati Uniti, si sovrappongono l’una sull’altra; una delle forse non intenzionali conseguenze della globalizzazione è la comparsa di comunità trasnazionali di interessi globali – i movimenti per i diritti civili, delle donne e contro la guerra. Gli Stati Uniti non sono immuni da tutto questo, ma c’è bisogno di andare oltre la loro intimidatoria e unificata superficie per riuscire a vedere le battaglie in cui sono coinvolte molte persone nel resto del mondo. Di Edward Said. Traduzione di Marco Accattatis. Da Zmag Italia.17 marzo 2003.

Ridateci la nostra democrazia. Si è mentito agli americani su questioni di grandissima importanza costituzionale. Di Edward Said. Da The Observer. Su Zmag. 20 Aprile 2003.

Gli arabi e l’impero. Mi sembra che oggi, agli occhi di molti arabi, quello che è successo in Iraq negli ultimi mesi sia poco meno di una catastrofe. Su Internazionale. 29 maggio 2003.

L’illusione della pace. All’inizio di maggio, mentre era in visita in Israele e nei Territori occupati, il segretario di stato americano Colin Powell si è incontrato con il nuovo primo ministro palestinese Abu Mazen e con un piccolo gruppo di rappresentanti della società civile fra cui Hanan Ashrawi e Mustafa Barghuti. Su Internazionale. 12 giugno 2003.

Il sito "non ufficiale" The Edward Said Archive (TESA) raccoglie i link agli articoli politici di Said editi nelle varie lingue (soprattutto inglese, poco in italiano). Sempre aggiornato.

bibliografia delle opere tradotte in italiano

Orientalismo. Bollati Boringhieri, 1991. Feltrinelli, 2002.
L'«Oriente» è un'invenzione occidentale? Di certo si definisce per contrapposizione a un «Occidente», ed è sempre stato parte integrante della cultura e della civiltà europee come luogo mentale: patria del mistero e dell'ambiguità. Said scandaglia un capitolo di storia intellettuale tra i più attuali e complessi per individuare le motivazioni ideologiche e culturali che, dall'Ottocento ai giorni nostri, hanno creato il fascino dell'Oriente musulmano e dato vita a un vero e proprio stile di pensiero.
L'«orientalismo», tradizione dell'imperialismo, è ol modo in cui la cultura e la coscienza europee hanno cercato di conoscere l'Oriente e di farlo proprio; il modo in cui hanno cercato di dominarlo travisandolo, nella maggior parte dei casi, come l'Altro, rozzo e fanatico. Il libro analizza, con strumenti interdisciplinari e grande chiarezza di esposizione, i meccanismi e le modalità con cui questa «colonizzazione» intellettuale si è tramandata dagli stereotipi ottocenteschi a quell'immaginario che oggi sta facendo riemergere con prepotenza antichi pregiudizi.

Dire la verità. Gli intellettuali e il potere. Feltrinelli, 1995.
Il ruolo degli intellettuali è quello di abbattere gli stereotipi e le categorie riduttive che limitano il pensiero e le comunicazioni umane. Nel mondo odierno, invece, il loro compito consiste nel conferire autorità e autorevolezza con il proprio lavoro in cambio di forti profitti.

La questione palestinese. La tragedia di essere vittima delle vittime. Gamberetti, 1995.
Edward W. Said traccia la fatale rotta di collisione tra due popoli del Medioriente con le ripercussioni sulle vite di entrambi, occupati e occupanti, e sulla coscienza dell' Occidente. Un libro che, aggiornato alla guerra del Golfo ed all' attuale processo di pace, ha posto la Palestina al centro del dibattito politico ed accademico.

Tra guerra e pace: ritorno in Palestina-Israele. Feltrinelli, 1998.
Si compone di due brevi memorie di viaggio. Nel 1992 Edward Said apprende di essere gravemente malato e il turbamento che la notizia gli provoca lo spinge a ritornare, per la prima volta dopo oltre quarant'anni, nel suo paese d'origine. Said ripercorre i luoghi in cui è nato e cresciuto, cercando di confrontare il ricordo con il presente, la memoria di sé bambino con l'adulto che è divenuto. Se il tempo crea sempre modificazione e distanza, qui la trasformazione è macroscopica e drammatica: un intero popolo e la sua cultura non esistono praticamente più, spazzati via dal conflitto con Israele, al quale ormai cercano di resistere soltanto piccoli nuclei e comunità residue. Alcuni anni più tardi, nel 1996, ha luogo il secondo viaggio, per una visita al figlio maggiore trasferitosi a Ramallah. L'autore non si confronta più con i ricordi d'infanzia, ma con la realtà dei territori assegnati ai palestinesi in ottemperanza agli accordi di Oslo. In queste pagine, Said si riconferma durissimo critico di Arafat, non più soltanto nelle scelte politiche ma anche nella pratica di governo, accusando il leader palestinese di amministrazione autoritaria, accentratrice e personalizzata - nonché corrotta - del territorio.

Sempre nel posto sbagliato. Feltrinelli, 2000.
Diagnosticatagli una rara forma di leucemia, Edward W. Said decide di scrivere la propria autobiografia, di raccontare cioè cosa significa essersi sentito sempre nel posto sbagliato. L'autore narra la propria infanzia e giovinezza vissuta in famiglia, in grandi ville signorili fra Gerusalemme, il Cairo e Dhour (Libano) tra gli anni '40 e '50; sullo sfondo sono la colonizzazione inglese e americana, la nascita dello stato di Israele nel 1948 e l'occupazione della Palestina. E intanto mostra come, prima dell'occupazione israeliana, Arabi ed Ebrei convivessero pacificamente all'interno delle medesime famiglie. In tutti questi anni, in tutti questi luoghi e situazioni, Said è sempre nel posto sbagliato, palestinese cristiano con passaporto americano, sospetto ai compagni inglesi in Egitto, ai nazionalisti arabi più o meno religiosi, agli studenti per lo più ebrei della Columbia; fa cose diverse da quelle che gli altri sembrano fare senza fatica; si ritrova sempre, suo malgrado, ad esprimersi in una lingua diversa da quella della maggioranza che lo circonda, inglese tra gli arabofoni, arabo tra gli anglofobi.

Fine del processo di pace. Feltrinelli. 2002.
Raccoglie una selezione ragionata degli scritti che Said ha dedicato al "dopo Oslo", cioè al cosiddetto processo di pace tra Palestina e Israele, a partire dal 1995 a oggi. Said, sin dalle prime ore, non esita a mettere in guardia il mondo, spiegando che i cosiddetti accordi di Oslo sono una strada cieca. Di essi ritiene responsabili tanto il governo israeliano e i suoi partner occidentali quanto l’Autorità palestinese e il suo leader, "interlocutore ideale" della destra israeliana e mondiale.

Il vicolo cieco di Israele. Datanews. 2003.
Una raccolta di scritti recentissimi sulla questione palestinese e sul vicolo cieco che ha imboccato Israele con la politica di occupazione militare che alimenta la spirale del terrorismo e della violenza. Per Said l'occupazione illegittima da parte di Israele dei territori palestinesi, impedisce ogni realistica prospettiva di pace. Una parte degli scritti è dedicata alla crisi degli ebrei americani di fronte alla politica di oppressione di Israele nei confronti del popolo palestinese, apertamente appoggiata dagli Usa.