Non si potrà più
scioperare.
Per
ora è solo un disegno di legge; un sasso lanciato per vedere le reazioni
delle parti interessate. Dopo l'accordo
separato sul nuovo modello contrattuale, la destra procede a valanga e
schiaccia conquiste dei lavoratori che hanno fatto storia nella nostra società.
Di Duilio Felletti. Reds - Marzo 2009.
Per proclamare uno sciopero nei trasporti i sindacati dovranno
poter contare su una percentuale di iscritti di almeno il 50% dei lavoratori.
Ma per quegli altri sindacati che non raggiungono questa soglia e hanno comunque
almeno il 20% di rappresentatività in un determinato settore, è
previsto il referendum. Un'altra novità è rappresentata dalla dichiarazione
preventiva di adesione allo sciopero da parte del singolo lavoratore. Nuove regole sono previste sugli intervalli minimi tra uno
sciopero e l'altro e sulla concomitanza di stop che incidono sullo stesso
bacino di utenza. La ciliegina sulla torta è rappresentata dall'inasprimento
delle multe per i lavoratori che se ne infischieranno di queste nuove norme
e vorrano comunque andare avanti sul terreno della lotta e magari vorrano
attuare blocchi su autostrade e negli aereoporti. In una prima stesura, questa legge prevedeva la sola soglia
di sbarramento al 50% - che avrebbe impedito anche a un sindacato come la
Cgil di scioperare da solo - ma dopo la mediazione con le parti sociali, sono
state inserite le tre soglie e il referendum. Si tratta in verità di un disegno di legge che delega
il Governo a emanare, entro un anno, uno o più decreti legislativi
volti a rendere inefficaci e/o impossibile mettere in atto le lotte, così
come fino ad ora le abbiamo conosciute e che sono state, in determinate fasi
della nostra recente storia, l'unico baluardo ad un imbarbarimento della nostra
società. A loro dire, la motivazione che ha spinto il Consiglio dei
Ministri, a varare questo provvedimento, è la volontà di difendere
i diritti dei cittadini alla mobilità e alla libera circolazione. Tra le reazioni a questo provvedimento spicca il plauso di
Emma Marcegaglia, che, senza mezzi termini, ha auspicato che questo possa
essere allargato anche ad altre categorie, oltre a quella dei trasporti. Penose le prese di posizione dei sindacati "maggiormente
rappresentativi". Eppure, che si tratti di una legge essenzialmente "anti
sciopero" è fin troppo evidente, anche agli occhi di chi, senza
essere un pericoloso comunista, mastica un pochino di leggi e Costituzione. Ma anche ponendo il caso che sia possibile fare carta straccia
di tutta la legislazione esistente in materia, vi è un fatto difficilmete
confutabile, che è la pratica impossibilità anche per le stesse
organizzazioni sindacali maggioritarie di mettere in atto azioni di sciopero. Questa la nuda descrizione di quanto stà accadendo
con le poche considerazioni che si possono fare nel merito. Ma non si può fare a meno di calare questo provvedimento
nella realtà concreta che stiamo vivendo in questa congiuntura economica. Sotto gli occhi di tutti vi è una realtà estremamente
pesante per i lavoratori e le loro famiglie. Licenziamenti, espulsioni di
lavoratori precari, aumento dei costi dei servizi sociali, repressione dei
lavoratori immigrati, interventi sulle pensioni, peggioramento delle regole
per i rinnovi contrattuali, morti sul lavoro, aumento dello sfruttamento,
ecc...
Potranno indire una protesta solo se avranno incassato almeno il 30% dei consensi.
E' questa la principale novità con cui i lavoratori dovranno fare i
conti nell'immediato futuro, ogni qualvolta si troveranno in situazioni di
conflittualità.
Saranno i contratti nazionali di categoria a regolarne le norme o, in alternativa,
con regolamentazioni provvisorie.
La presidente della Confindustria ha anche insistito affinchè vi siano
dei meccanismi certi che consentano di misurare la reale rappresentatività
delle varie sigle sindacali.
La Cisl si è semplicemente inchinata davanti a questo progetto di legge
(auspicando timidamente, che questo si fermi nella categoria dei trasporti)
mentre la Uil si è limitata ad esprimere riserve sulla questione della
dichiarazione preventiva di adesione. La Cgil, da parte sua, ha espresso preoccupazione
su come è stata trattata questa materia così delicata. Le fa
eco il PD, secondo cui certi provvedimenti non si dovrebbero attuare per via
legislativa, ma passando attraverso un accordo tra le parti.
Legare infatti, la possibilità di indire uno sciopero alla rappresentatività
più o meno ampia di chi lo propone, di fatto trasforma il diritto individuale
di sciopero del lavoratore, in un diritto esclusivamente prerogativa delle
organizzazioni sindacali.
Oggi come oggi anche gruppi di lavoratori non inquadrati in una specifica
organizzazione sindacale possono promuovere scioperi; è il caso di
tanti coordinamenti di base o di comitati di lotta, ecc....
Nella grande maggioranza delle aziende, gli iscritti ai sindacati sono meno
del 50%, per cui ogni sciopero dovrebbe essere preceduto da un referendum
(seguito da una dichiarazione individuale di adesione preventiva), mentre
in quelle dove la sindacalizzazione fosse più bassa del 20%, il diritto
di sciopero verrebbe di fatto abolito.
E' in atto un tentativo di far uscire l'Italia dalla crisi economica, pilotato
dal governo di destra, senza opposizione vera nel parlamento, volto a non
mettere in discussione i meccanismi che l'hanno prodotta. Potremmo dire, in
altre parole, che si vorrebbe che i padroni escano da questa congiuntura indenni
e in grado di riprendere il processo di accumulazione dei loro sacri profitti
come se niente fosse stato.
Tutto questo può avvenire solo se si annienta, o si riduce ai minimi
termini, la capacità dei lavoratori e di tutti gli oppressi di reagire
alla violenza che stà per essere esercitata su di loro.
Basta con i contratti nazionali e basta con i casini nelle piazze.
Il manovratore non deve essere disturbato.