Campagna per cambiare il Brasile |
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"Senza paura di essere felice":
il PT insieme ad altri partiti di sinistra aveva osato concorrere
alla Presidenza della Repubblica nel 1989. E quasi ci riuscì.
Si trattava di una sconfitta. Ma allora perché quel sapore
di vittoria? Solo perché per la prima volta in Brasile
un candidato operaio era giunto a minacciare in concreto una
routine politica già tanto viziata, al punto da obbligare
le classi dominanti a mettere in campo una quantità incredibile
di sotterfugi - bassezze comprese - per assicurare la conservazione
del loro potere e dei loro privilegi? Anche, ma non solo per
questo.
La candidatura di Lula non fu solo una campagna elettorale. Fu
un movimento civico e democratico, paragonabile a "Diretas-Já!",
di affermazione di cittadinanza. La società (o per lo
meno una gran parte di essa) si ritrovò con se stessa,
prendendo la storia nelle proprie mani, facendo a meno di "salvatori
della patria" che promettono paradisi ai "descamisados".
Ognuno dei partecipanti di quel gigantesco movimento, petisti
o no, dimostrò di essere protagonista della propria storia,
con la possibilità di trasformare il mondo e la società.
E tutto ciò, senza astio, con allegria, senza paura di
essere felici.
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"Lula, la pioggia è un omaggio
di Oxum alla tua lotta, alla tua determinazione. Un grande abbraccio,
compagno". Dedica nel retro di una foto, di un comizio della
campagna presidenziale di Lula nel Pará. Foto: Lurdinha
Rodrigues/Acervo do Instituto da Cidadania.
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L'hai-kai della campagna
Semplice, conciso, diretto, allegro:
Lula-lá. Un quasi hai-kai (tipo di poesia giapponese),
che in poche parole dice quasi tutto. L'inventore è Carlito
Maia, un turbine di creatività, che tra i tanti contributi
al PT aveva già inventato l'OPTEI.
La campaga stava ancora prendendo
forma nella testa dei petisti. Carlito stava viaggiando verso
Guarujá, litorale di São Paulo. All'improvviso,
in mezzo ad una tempesta cerebrale andava ripetendo le sillabe:
"Lula, LU-LA, LA-LA, LA-LU, LA-LÁ, LU-LA-LA... Lula-lá!"
Carlito era tanto agitato che non riuscì più a
rimanere a riposare sulla spiaggia. Tornò immediatamente
a São Paulo e si fermò solo quando riuscì
a raccontare a Lula la sua trovata.
(Caricatura de Paulo Caruso.) |
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Lula e il suo vice, José Paulo Bisol.
Comizio della Praça da Sé, 17/09/89. Foto: Rachel
Camargo/Acervo do
Sindicato dos Metalúrgicos
do ABC. |
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Foto: Vera Lúcia Jursys
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Foto: Esdras Martins/Acervo do
Sindicato dos Bancários de São
Paulo.
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Coraggio di cambiare
La sconfitta nelle
urne per un margine ristretto (...) non sarà mai capace
di spegnere nella nostra memoria le molte vittorie conseguite
in questa campagna, non solo da Lula, dal PT, dai partiti e dirigenti
progressisti che si allearono con noi, ma dai milioni di brasiliani,
quasi la metà del Paese, che realizzarono che il sogno
è possibile. La parte moderna e organizzata della società
brasiliana è uscita rafforzata da questo confronto, che
ha finito per mettere uno di fronte all'altro il coraggio di
cambiare e la paura del nuovo, la maggior sfida affrontata nella
campagna e che è riassunta nel bel verso di Hilton Acioly
il "senza paura di essere felice" cantato da vecchi
e giovani, nella campagna e nella città, con l'allegra
speranza che, nonostante tutto, sopravvive nelle lotte di un
popolo in cerca di sovranità e di dignità, di una
vita decente, finalmente. È mancato poco. Ma ne è
valsa la pena.
(Ricardo Kotscho. L'anno in cui quasi lavammo l'anima.
In Sem medo de ser feliz. São Paulo, Scritta, 1990.)
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Comizio di chiusura della campagna
al primo turno, in Praça da Sé, São Paulo,
il 12/11/1989. La moltitudine non voleva andare via e uscì
in corteo fino alla Avenida Paulista, dove venne improvvisato
un altro comizio. Foto: Acervo do Diretório Nacional
do PT (comício) e Cibele Aragão/Acervo do
Diretório Nacional do PT. |
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