"Sarà una scelta dolorosa
ma inevitabile riaprire la discarica di Pianura se vogliamo togliere i
rifiuti nell'interesse dei cittadini di Napoli e di Pianura stessa"
(Antonio Bassolino, PD, presidente Regione Campania, ADN Kronos, 11
gennaio)
"Ho parlato col Prefetto e lui
è dell'idea di riaprire la discarica di Pianura… poi
bisognerà trovare altre discariche" (Tommaso Sodano, PRC,
presidente commissione ambiente del Senato, Liberazione, 2 gennaio)
Il presidente del Consiglio Prodi ha preso in mano la situazione e ha
fatto danni, come era facile prevedere. La sua ordinanza pubblicata
sulla Gazzetta Ufficiale dell'11 gennaio, non fa niente per risolvere
veramente il problema rifiuti in Campania: si ricorre all'ennesimo
provvedimento "eccezionale" che da pieni poteri ad un nuovo
commissario, questa volta il famigerato De Gennaro, responsabile della
gestione sanguinaria del G8 di Genova, che potrà ricorrere a
polizia, carabinieri, guardia di finanza ma soprattutto all'esercito
per "l'approntamento e la protezione dei cantieri e dei siti,
nonché per la raccolta e il trasporto dei rifiuti". L'ordinanza
di Prodi prevede poi la realizzazione delle quattro discariche
già individuate lo scorso luglio durante la fallimentare
gestione commissariale del capo della protezione civile Bertolaso, ed
eventualmente di altre, ma soprattutto prevede la realizzazione di tre
inceneritori, quello di Acerra, in costruzione dal 1999 e più
volte preso di mira dalla magistratura, quello già previsto in
località S. Maria la Fossa e uno nuovo nel comune di Salerno, la
cui amministrazione comunale si è offerta da tempo per il
lucroso mercato dell'incenerimento.
Nelle dichiarazioni di Prodi che hanno accompagnato la diffusione
dell'ordinanza nessuna autocritica, nessun tentativo di cambiare
strategia, solo tanta arroganza per accompagnare la stantia
riproposizione dell'incenerimento (pardon, "termodistruzione") come
soluzione all'emergenza rifiuti. Nell'immediato (scriviamo questa nota
domenica 13 gennaio) i rifiuti raccolti dalle strade vengono inviati in
mezza Italia e, soprattutto, in Germania (si parla di almeno 17 treni
carichi di rifiuti che ogni settimana raggiungeranno la Germania).
Come ci insegna l'esperienza, il sistema capitalistico crea i disastri
ambientali per lucrare sulla loro "soluzione" e tanto più i
disastri sono vasti tanto più i capitalisti ci guadagnano. In
Campania si è assistito ad un'operazione scientifica, da
manuale. Prima si è creata l'emergenza rifiuti, sfociata nel
1994 nell'epoca dei commissari; poi si è data una soluzione,
quella del cosiddetto "ciclo integrato dei rifiuti" che in teoria parte
dalla raccolta differenziata e si conclude negli inceneritori,
soluzione tanto cara a certo ambientalismo istituzionale molto vicino
alla sinistra di governo (Legambiente) e alla lobby degli inceneritori,
che poi coincide con gran parte del gotha industriale italiano; infine,
con la complicità della classe politica e con gran soddisfazione
della camorra, si è fatto di tutto per ostacolare ogni possibile
sviluppo della raccolta differenziata, che in Campania coinvolge appena
120 comuni ai quali negli ultimi tre anni nessuno si è aggiunto,
in attesa di realizzare il mega inceneritore di Acerra, un ecomostro
che si vuole costruire in un territorio già fortemente
inquinato, al fine di ricavare i giganteschi profitti previsti dai
certificati verdi e dalle sovvenzioni garantite dalla famigerata
delibera detta CIP 6. "Quello che accade in questi giorni è il
frutto di una strategia dell'emergenza creata ad arte per arrivare a
soluzioni estreme, quali l'incenerimento, soluzioni già decise
in partenza perché in grado di garantire l'affare rifiuti"
(comunicato WWF del 4/1/2008). "Dall'esame dei fatti dovrebbe risultare
chiaro qual è la camorra che sta dietro all'emergenza rifiuti
della Campania. Più che la locale e tradizionale malavita
– che si è occupata di gestire i rifiuti industriali e
tossici per conto del sistema produttivo nazionale – la vera
camorra è quella finanziaria-industriale dei salotti buoni
milanesi, padrona dei governi romani e dell'editoria nazionale"
(Michelangiolo Bolognini, Camorra di Stato e stato di emergenza,
gennaio 2008).
Paradossalmente una questione di cui si è parlato molto poco
è la scelta delle nuove discariche. "Riaprire la vecchia
discarica di Pianura è stata una scelta ineludibile ma sono
state adottate tutte le precauzioni possibili… perché si
tratta di una discarica appartenente ad una società colpita da
interdittiva antimafia" (Vannino Chiti, ministro riforme istituzionali,
intervento alla Camera dei Deputati, 8 gennaio 2008). I media nazionali
si sono dimenticati di dire che Pianura è di proprietà di
una società legata alla camorra poiché questa notizia
avrebbe smentito le tante carognate pubblicate sulle infiltrazioni
mafiose fra i manifestanti. Però sarebbe interessante sapere
perché riaprire proprio la discarica di Pianura invece di
scegliere altri siti, che le organizzazioni ambientaliste campane hanno
individuato da più di un anno, siti che rispondono a criteri
morfologici e geologici previsti dalla normativa vigente, siti di
scarso valore agricolo, lontani da centri abitati, siti al sicuro dal
rischio di inquinamento delle acque. Sarebbe interessante sapere anche
perché non è stata neppure presa in considerazione la
proposta di Franco Ortolani, ordinario di geologia
all'Università di Napoli, di creare una discarica regionale
modello in una parte della tenuta militare di Persano, utilizzata per
svolgere esercitazioni militari. "Alcuni ettari della vasta area
militare consentirebbero di superare agevolmente la crisi" (Franco
Ortolani, Lettera aperta, ottobre 2007). L'utilizzo di aree di
proprietà del demanio militare è stata fatta, per la
verità molto timidamente, anche da Legambiente in un comunicato
del 9 gennaio. Perché non utilizzare le aree militari invece di
inviare i rifiuti a centinaia di chilometri di distanza? Forse
perché su quelle aree nessuno può farci delle
speculazioni? Forse perché l'emergenza va portata alle sue
estreme conseguenze, altrimenti gli inceneritori non si riescono a
fare. Forse, anzi sicuramente.
L'ordinanza emessa da Prodi non risolve i problemi. L'inceneritore di
Acerra, ammesso che le popolazioni interessate vengano sconfitte, non
entrerà in funzione prima del 2009 e ci metterà almeno
quattro o cinque anni per smaltire i sei milioni di tonnellate di
ecoballe prodotte negli impianti CDR (ma c'è chi parla di almeno
10 milioni di tonnellate di ecoballe in attesa di essere "trattate");
quelli di Santa Maria la Fossa e di Salerno non entreranno in funzione
prima di quattro o cinque anni, giusto in tempo, se niente
cambierà, di incenerire qualche altro milione di ecoballe che
intanto saranno state prodotte e che nel frattempo avranno avuto
bisogno di altre discariche dove essere temporaneamente conferite. Ma
non basta, quello che la banda inceneritorista, perché di banda
criminale si tratta, dimentica sempre di dire è che almeno il
30% dei rifiuti bruciati esce dagli impianti nella forma di scorie e
residui tossici che hanno bisogno di discariche speciali dove essere
stoccati. Fatevi due conti e vedrete di quante discariche la Campania
avrà comunque bisogno alla fine di questo tragicomico percorso.
Prodi ha fatto ricorso all'esercito nella guerra che il sistema
politico-finanziario di cui è fedele servitore ha dichiarato non
ai rifiuti ma alle popolazioni campane. Le popolazioni campane non
hanno altra scelta che difendere ad oltranza la dignità e salute
ma debbono fare di più: seguire l'esempio di quei milioni di
cittadini che, sparsi in migliaia di paesi e città dentro e
fuori d'Italia, stanno tenacemente perseguendo la strategia dei
"rifiuti zero" che partendo dalla raccolta differenziata "porta e
porta" raggiunge risultati impensabili fino a pochi anni fa: minore
produzione di rifiuti (fino al 20%) e minore costi del servizio di
nettezza urbana (fino al 15%). Le popolazioni possono prendere in mano
il proprio destino e sulla base dell'autorganizzazione imporre agli
amministratori locali scelte coraggiose ma inevitabili. La soluzione
della questione rifiuti in Campania, come in ogni altra parte, passa da
questa presa di coscienza. Senza aspettare aiuti da nessuno,
perché non esistono "governi amici" esattamente come non
esistono "poteri buoni".
M.Z.
Sullo stesso armento: Campania, immondizia e buoni affari, UN del 13 gennaio 2008 http://isole.ecn.org/uenne/archivio/archivio2008/un01/art5092.html e La questione rifiuti in Campania, Emergenza e business, UN del 20 maggio 2007 - http://isole.ecn.org/uenne/archivio/archivio2007/un17/art4749.html