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VIOLENZA/NONVIOLENZA
nelle tesi per il V
congresso del PRC
spezzoni dalle Tesi di maggioranza
"La nonviolenza pratica di lotta non distrutttiva e, insieme, disubbidienza a leggi ingiuste, è la metodologia da un lato più in sintonia con l'anima profonda del movimento e dall'altra più efficace per combattere un potere che si presenta fortemente caratterizzato dal suo volto repressivo e che punta a trasformare la questione sociale in questione di ordine pubblico. Essa non va intesa come negazione del conflitto, e neppure della forza, ma all'opposto gestione altra, e più alta, del conflitto stesso: per essere efficace, infatti, questa scelta chiede un'organizzazione più e non meno forte, più e non meno capillare. Essa è parte integrante di quella riforma della politica - che riguarda i partiti come i movimenti - che implica il rifiuto di ogni militarizzazione del proprio agire e che assume la coerenza tra fini e mezzi come dato d'identità. In questo senso, nell'epoca della globalizzazione neoliberista, la pratica disubbidiente della nonviolenza è, in verità, ubbidienza ai valori più radicali della democrazia, della fratellanza, insomma, dell'umanità."
vedi: TESI 39
spezzoni dalle Tesi di minoranza
"Il PRC è dunque chiamato a superare il richiamo gandhiano alla "non violenza" come principio culturale di riferimento. In primo luogo questo riferimento, coerentemente assunto, costituirebbe un atto di rottura con la storia stessa della lotta di classe come leva universale del progresso: ed in particolare con due secoli di lotta del movimento operaio e dei popoli oppressi contro il capitalismo e l'imperialismo. L'esercizio della forza delle classi subalterne ha costituito e costituisce nella storia del mondo un ricorso spesso insostituibile per difendere o conquistare libertà democratiche elementari, diritti sindacali, conquiste sociali, autodeterminazioni nazionali. Equiparare la violenza delle classi dominanti e la violenza delle classi subalterne in nome di un indistinto rifiuto della "violenza" in generale, significherebbe attestarsi su un pacifismo metafisico. Ma soprattutto la metafisica della "non violenza" costituisce un fattore di rottura con la prospettiva stessa della rivoluzione. L'apparato dello Stato borghese si è sempre contrapposto e si contrapporrà sempre con tutti i mezzi disponibili, alla prospettiva di emancipazione delle classi subalterne."
Vedi: Tesi 7