torna ai temi congressuali

vai alle tesi di maggioranza
vai alle tesi di minoranza

I RIFERIMENTI TEORICI E STORICI
nelle tesi per il V congresso del PRC


Sintesi del dibattito

Altro punto nodale del dibattito precongressuale. Le tesi di maggioranza propongono un secco rifiuto dello stalinismo, anche (seppur in forma più sfumata) nella versione italiana (togliattismo). Rivendicano l'Ottobre, ma lo differenziano dalla successiva degenerazione staliniana. Auspicano un ritorno a Marx, con una certa attenzione nei confronti di Gramsci, e con cio', implicitamente, considerano che la ricerca teorica successiva a quella di Marx non abbia raggiunto grandi risultati. A questa posizione si contrappone l'emendamento alle tesi di maggioranza dell'area de L'Ernesto, che rifiuta la condanna del socialismo reale: pur riconoscendone i limiti ne sottolinea i meriti e chiede di assumersi le responsabilità anche degli errori. Le tesi di minoranza chiedono di riprendere la "lezione dell'Ottobre" e di seguire la linea teorica Marx-Lenin-Trotsky.

 

La nostra posizione

Riteniamo la svolta in direzione antistaliniana proposta dalle tesi di maggioranza coraggiosa ed esemplare. Non si annovera alcun partito comunista di massa che abbia compiuto un tale sforzo di verità. Un peccato che la minoranza che si definisce "trotskista" non mostri di averlo sufficientemente apprezzato. L'emendamento dell'area de L'Ernesto ripropone il solito trito armamentario dello stalinismo nostrano, oggi patrimonio ormai del solo PdCI, ma anche, sino a pochissimi anni fa, ricordiamolo, dello stesso PRC. Esso chiede a tutti noi di assumersi delle responsabilità (quelle dei crimini dello stalinismo) che appartengono invece in esclusiva a questa corrente, che, come se non bastassero i danni già provocati, continua ad errare: prova ne sia l'atteggiamento pronamente filomilosevic mantenuto durante i conflitti nella ex-Jugoslavia. Dopo esserci liberati dallo stalinismo potremo finalmente dire che può aver inizio una nuova epoca di ricerca e di vera rifondazione.

 

spezzoni dalle Tesi di maggioranza

"Il movimento comunista, nella sua ispirazione sostanziale, ha alle spalle una storia lunga, anzi secolare, che per molti aspetti coincide con i tanti tentativi di liberazione umana che l'hanno percorsa, con le molte "scalate al cielo" che sono state sperimentate da milioni di esseri umani. In questa molteplicità di riferimenti, la Rivoluzione d'Ottobre mantiene un valore peculiare: essa è stata uno spartiacque del XX secolo. Ha consacrato il valore della soggettività organizzata, e del suo ruolo: primo straordinario esempio del "si, se puede". Ha modificato in profondità gli equilibri del mondo, rompendo il monopolio planetario del mercato capitalistico e influenzando l'intero corso rivoluzionario del '900, fino alle liberazioni anticoloniali. Ha costretto le classi dominanti dell'occidente capitalistico a compromessi significativi con il movimento operaio. Ha contribuito in termini decisivi alla sconfitta del nazifascismo."

"Questi indiscutibili meriti politici e storici non hanno impedito il profondo processo involutivo e degenerativo delle società postirivoluzionarie, che è stato tra le cause principali della loro sconfitta."

"In questo quadro, Rifondazione comunista, come del resto altri partiti comunisti e movimenti rivoluzionari, si è sforzata di mettere in campo un'ipotesi autonoma: coniugare innovazione e radicalità, apertura culturale e ottica rivoluzionaria. In altre epoche, questo tentativo si è chiamato uscita da sinistra dallo stalinismo e dalla forma ossificata assunta dal marxismo-leninismo."

"Non si tratta, naturalmente, di dar vita a una qualche forma di scolastica: si tratta, al contrario, di tornare ad assumere Marx come riferimento essenziale, "disincrostandolo" dai marxismi che sono stati edificati nel '900."

"Nella determinazione storica del comunismo italiano, della sua originalità e relativa autonomia, il contributo gramsciano appare di straordinaria attualità."

"Definire con rigore l'intreccio dialettico, non sommatorio, tra questi protagonisti della modernità - il lavoro, il genere, l'ambiente - significa, appunto, definire in positivo l'eredità con il '900."

"Il progetto della rifondazione comunista, di un'identità comunista adeguata al XXI secolo, implica una rottura radicale con lo stalinismo. Non proponiamo qui un'operazione di bilancio storico, ben altrimenti impegnativa, ma di verità politica e di identità teorica: la separazione dallo stalinismo è anche e soprattutto la messa in causa di un paradigma della transizione, di una concezione della politica, di una funzione del partito. Nel comunismo italiano, la rottura è avvenuta, prevalentemente, in nome dei diritti della persona e della necessità della democrazia rappresentativa: nel nuovo movimento comunista queste ragioni devono essere sviluppate fino in fondo, in nome della società nuova da costruire, della liberazione del lavoro, del rifiuto della separatezza tra cittadino e Stato, della rivoluzione come indivisibile fenomeno mondiale. In questo senso si può essere portatori e portatrici credibili di un'ipotesi rivoluzionaria e comunista solo in quanto essa si definisce in radicale discontinuità rispetto all'esperienza del "socialismo realizzato"."

"In questa eredità negativa, individuiamo, prima di tutto, l'idea di un "campo socialista" - campo statuale - al quale sacrificare, o subordinare, gli interessi strategici del movimento operaio mondiale: una distorsione di prospettiva improponibile, anche e soprattutto per il futuro. In secondo luogo, l'ossificazione dogmatica della teoria (che ha travolto le esperienze più avanzate del marxismo critico novecentesco e ridotto il cosiddetto "marxismo-leninismo" a un'ortodossia ecclesiale): un sostituto autoritario e inefficace dell'analisi dei processi reali, della metodologia dell'inchiesta, della verifica. Infine, e sopratutto, la riduzione del socialismo alla pura dimensione della conquista del potere politico e istituzionale, esterna ai luoghi del lavoro e della produzione (e più in generale ai rapporti sociali), coerente con un'ipotesi di gigantismo industrialista forzosamente guidato dall'alto: ma, così come la conquista del potere può generare dal suo stesso seno nuove e pesanti oppressioni, il produttivismo economicista non libera il lavoro e non crea una nuova qualità della vita In questo senso, lo stalinismo è anche stato un modello di sviluppo subalterno all'idea di crescita quantitativa. E' da questo deficit - non dal surplus - di socialismo che sono derivate la concezione (e la pratica) totalizzante e dispotica del Partito, l'arbitrio incontrollabile del leader, la cancellazione di ogni istanza democratica di base nell'organizzazione e nella società, la fine della libertà sindacale, la riduzione degli individui e delle persone ad appendici insignificanti della politica."

Vedi: TESI 51/TESI 52/TESI 53

 

spezzoni dall'emendamento alla Tesi di maggioranza

"La definizione dell'identità comunista non può prescindere dalla riflessione sull'esperienza storica del movimento operaio nel corso degli ultimi centocinquant'anni. Le tesi congressuali di un partito non sono la sede più appropriata per un pur sommario bilancio di questa esperienza, tanto più che siamo ancora troppo prossimi alla fine dell'Urss e degli altri paesi dell'est europeo e che "non conosciamo ancora quale sarà l'effetto di lunga durata di quei regimi" (Hobsbawm). Tuttavia, benché su tali questioni la storiografia sia ancora lontana da risultati definitivi, è indispensabile individuare i principali criteri ai quali la nostra riflessione storica dovrebbe ispirarsi. Non si tratta di ripudiare quella che è comunque la nostra storia, gloriosa o tragica che la si consideri."

"Occorre guardare in faccia, senza reticenze, anche i momenti più bui della nostra esperienza: l'assenza di democrazia diffusa, le esasperazioni dirigistiche, le deformazioni burocratiche denunciate già da Lenin, gli stessi crimini che hanno macchiato la storia del "socialismo reale". A chi ci incalza evocando le violenze commesse nel nome del comunismo, non rispondiamo riducendone la portata né semplicemente additando le immani devastazioni e gli stermini prodotti dal capitalismo. Siamo consapevoli anche del peso del nostro passato e accettiamo di assumercene la responsabilità, cercando di imparare anche dai nostri errori. Nello stesso tempo, ribadiamo che l'azione del movimento operaio e le rivoluzioni vittoriose nel nome del comunismo hanno liberato dal servaggio enormi masse di popolo, hanno impresso una formidabile accelerazione ai processi di liberazione del terzo mondo dal colonialismo, hanno fornito un decisivo sostegno alle lotte operaie e antifasciste nell'occidente capitalistico costringendo le classi dominanti a compromessi significativi con il movimento operaio."

"contrapporre la rivoluzione alla vicenda politica che ne è seguita - scorgere nelle società sorte dall'Ottobre soltanto un tradimento della rivoluzione - sarebbe un'operazione altrettanto astratta e ingenua quanto ritornare a Marx accantonando la ricerca teorica e il dibattito politico sviluppatisi sulla base delle sue indicazioni."

"Un grande contributo alla lotta per l'emancipazione del proletariato hanno fornito anche intere generazioni di comunisti del nostro paese. La fine, per molti versi sconcertante, del Partito comunista italiano ci impone di cercare le radici della mutazione che ne ha decretato nel corso degli ultimi decenni il declino e infine la dissoluzione. Le cause di questa mutazione - che rendono improponibile ogni continuismo - debbono essere valutate in tutta la loro portata, per trarne severe lezioni. Ma esse non cancellano i meriti storici del Pci, come non impediscono di riconoscere il contributo dato da migliaia di militanti comunisti e socialisti, anche fuori delle sue file (ad esempio nei movimenti del '68-69 e nella nuova sinistra), alla lotta antifascista, per la democrazia e contro lo sfruttamento capitalistico. Queste compagne e questi compagni hanno scritto alcune tra le pagine più intense della guerra di Spagna e della Resistenza e hanno dato corpo alla lotta di liberazione dal nazi-fascismo. Alla capacità di direzione politica di Togliatti e del gruppo dirigente del Pci negli anni della Resistenza e della prima fase repubblicana - come pure alle intuizioni di Eugenio Curiel in tema di "democrazia progressiva" e all'impegno di grandi dirigenti socialisti tra i quali Lelio Basso e Rodolfo Morandi - gli italiani debbono una carta costituzionale avanzata."

vai all'emendamento completo

 

spezzoni dalle Tesi di minoranza

"Certo: il recupero di questo programma generale non esaurisce, ovviamente, la rifondazione comunista. Il programma marxista va infatti continuamente sviluppato, arricchito sulla base dei mutamenti storici prodottisi e delle grandi esperienze del movimento operaio di questo secolo. Ma proprio l'aggiornamento del programma presuppone prima di tutto il suo recupero e il suo riscatto dalle profonde distorsioni di cui è stato oggetto."

"La rifondazione comunista deve recuperare a pieno il programma originario della Rivoluzione d'Ottobre. Ciò che è fallito nell'URSS non è la pianificazione economica di Stato al posto del mercato capitalistico. Al contrario l'esproprio della borghesia e la concentrazione nelle mani dello Stato delle leve della produzione ha garantito a quelle popolazioni grandi conquiste sociali, non a caso oggi nel mirino della restaurazione capitalistica."

"Ciò che è fallita è la gestione burocratica dell'economia pianificata, che ha espropriato progressivamente i lavoratori e i loro organismi democratici di ogni funzione di gestione e controllo, a tutto vantaggio di uno strato sociale privilegiato e parassitario. Uno strato sociale che ha concluso la sua parabola storica trasformandosi in agente della restaurazione capitalistica e, quindi, in una nuova classe borghese sfruttatrice."

"E ancora: ciò che è fallito in URSS non è la conquista del potere politico, la rottura della macchina statale borghese, il potere dei soviet. Ed anzi il superamento rivoluzionario della falsa democrazia borghese e la costruzione di una democrazia nuova e superiore ha rappresentato non solo un'esperienza storica straordinaria ma anche un riferimento decisivo, teorico e pratico, per la stessa nascita del movimento comunista di questo secolo. Ciò che è fallito al contrario, è il potere di una burocrazia che ha via via smantellato la democrazia dei soviet e del partito, trasformando la dittatura del proletariato nella dittatura della burocrazia sul proletariato."

"Occorre invece trarre le lezioni dall'esperienza dell'URSS, rilanciando il programma fondamentale di Lenin e Trotsky e, in Italia, di Gramsci":

"In definitiva, dal fallimento dello stalinismo occorre uscire non in direzione di un "socialismo di sinistra" riformistico-pacifista, ma nella direzione opposta della rifondazione comunista rivoluzionaria."

Vedi: Tesi 6/Tesi 8