Primo successo della mobilitazione.
Il
Concorsone semiannullato. Ma occorre vigilare. REDS. Febbraio 2000.
Di fronte alla
mobilitazione massiccia e unitaria degli insegnanti estesasi rapidamente su
tutto il territorio nazionale il ministero ha capitolato.
Il concentramento annunciato di migliaia e migliaia di lavoratori della scuola
a Roma, provenienti da tutto il sud Italia, e le decine e decine di manifestazioni
cittadine del nord avrebbero precipitato il governo in una grave crisi politica.
Inevitabile quindi la ritirata su tutti i fronti, confermata dalla secchezza
della nota ufficiale delle ore 20 di venerdì: "Il ministro della
Pubblica Istruzione ha deciso di azzerare le modalità di attuazione in
materia di valorizzazione docente, per consentire un loro radicale ripensamento".
La resa del ministero era stata anticipata dall'inversione di rotta dei sindacati
firmatari. La UIL nel pomeriggio aveva dichiarato: "Il riconoscimento retributivo
deve essere legato al complesso dell'impegno professionale che si svolge nella
scuola. Siamo per l'annullamento di tutti i decreti attuativi relativi ai 6
milioni. Gli insegnanti non devono sostenere alcun esame, siamo inoltre contrari
al rigido tetto del 20 per cento del corpo docente, chiediamo al governo l'impegno
per lo stanziamento di nuove risorse per la scuola pubblica".
Questa la cronaca recentissima di una partita giocata in tempi molto ristretti, e che ha avuto nell'ultima settimana un'accelerazione incredibile: in gennaio l'indizione del concorsone con le prime iniziative sindacali, sia confederali che extraconfederali, di critica e opposizione; l'adesione spontanea e massiccia della categoria che ha superato le sigle ed è diventata in breve battaglia unitaria dei lavoratori contro il concorso e l'art. 29; il rinvio del concorso contestualmente alla proliferazione di comitati e coordinamenti di lotta in tutte le città d'Italia. Per fare degli esempi, a Torino è sorto il 2 febbraio un Coordinamento Regionale del Piemonte con un proprio sito web; a Milano e provincia il coordinamento, preparato nelle settimane precedenti, è nato mercoledì 9 all'assemblea dell'ITSOS "Albe Steiner", alla quale hanno partecipato oltre cento lavoratori in rappresentanza di 52 scuole, (Vedi "mozione del Coordinamento delle Scuole in Lotta contro il Concorsone"). Solo due giorni dopo, la capitolazione di Berlinguer!
Che il moto sia di massa e non di singole sigle è stato reso visibile dalle numerose assemblee di scuola, di distretto, di coordinamento. Addirittura da riunioni organizzate dai sindacati confederali, che nelle prime intenzioni volevano essere illustrative dei meccanismi concorsuali, e che si sono invece trasformate in animate assemblee di discussione, dibattito e agitazione. Fortissime critiche, con richieste di dimissioni dei vertici sindacali, di convocazione di un congresso straordinario, nonché di adesione allo sciopero per l'abrogazione dell'art. 29 sono venute ad esempio dalla base degli iscritti CGIL.
Qual è l'insegnamento
da trarre? Che la lotta paga! È stata vinta un grossa battaglia, senza
neppure sparare un colpo, grazie alla decisione e volontà di resistenza
messa in campo. L'organizzazione della lotta è stata rapidissima ed efficacissima,
avendo saputo convogliare in pochissimo tempo il diffuso malumore della categoria
alimentato solo in ultimo dal concorsone. Ora si tratta di non cullarsi sugli
allori e tenere alto il livello di organizzazione della categoria per difendere
la recente vittoria da inevitabili tentativi revanchisti e preparare la battaglia
sugli altri fronti ancora aperti: gli aumenti salariali, gli investimenti alla
scuola pubblica, il riordino dei cicli, la parità, l'autonomia, ecc.
Lo sciopero del 17 è stato confermato dai sindacati promotori. Ora si
attende la decisione dei coordinamenti: il Regionale del Piemonte in una sua
dichiarazione rinvia ogni decisione all'assemblea di lunedì 14.
Quel che è certo è gli obiettivi dello sciopero sono ora ovviamente
diversi. Quello che più conta è dare continuità e struttura
organizzativa permanente ai coordinamenti che si sono creati spontaneamente.
Lo sciopero è cioè da fare solo se serve come momento identitario
di una coesione raggiunta. Se allo stesso obiettivo si può giungere più
efficacemente con altri mezzi, allora quelli si devono adottare. Questo dovrà
essere l'oggetto della discussione delle prossime riunioni dei coordinamenti.
Ciò che è assolutamente centrale e prioritario è che il
livello dei coordinamenti cittadini e provinciali sia mantenuto e formalizzato
in una struttura certa, numerosa e stabile, che lavori in prospettiva di un
coordinamento nazionale da formarsi al più presto. Tale organismo nazionale
si dovrà impegnare nell'elaborazione di percorsi unitari di lotta contro
l'intero impianto controriformistico della pubblica istruzione, e nel fare questo
sostenere e allacciare rapporti con analoghi coordinamenti studenteschi. La
riforma della scuola si fa non attraverso decreti amministrativi calati dall'alto
sotto la regia, neppure tanto occulta, di Confindustria (Vedi l'articolo di
Romeo Bassoli, Facciamo una gara tra scuole, L'Espresso, 17 febbraio), ma con
il confronto, la partecipazione, il dialogo costruttivo e democratico - in una
parola l'alleanza - dei soggetti protagonisti: studenti e lavoratori della scuola
(insegnanti e non).