Manifestazione nazionale a Roma. Sabato 11 dicembre 1999.
Contro la proposta di legge sulla parità in discussione al Parlamento. Per la difesa e il miglioramento della scuola pubblica, contro ogni tentativo di smantellarla. REDS. Novembre 1999.


Dopo i clamori di tre settimane fa, martedì scorso, nel silenzio stampa più assoluto, la Commissione cultura della Camera, con un voto trasversale (maggioranza - esclusi cossuttiani, repubblicani e qualche diessino - più il Polo) che prelude a quello che potrà essere lo scontro in aula sulla legge di parità, ha approvato un emendamento dei Popolari alla Finanziaria. L'emendamento parifica i contributi versati per gli insegnanti delle scuole private (secondo Repubblica attualmente intorno al 30%) a quelli delle scuole pubbliche (intorno al 24%, sempre secondo la stessa fonte). Ovviamente di quella differenza, che risulterebbe del 6%, se ne fa carico lo stato, e perciò è già previsto lo stanziamento di 89 mld. per il 2000, di 94 mld. per il 2001 e di 97 mld. per il 2002.
Questa ennesima fiscalizzazione, aggirando il dettato costituzionale del "senza oneri per lo stato", esaudisce prontamente le richieste che i Popolari avevano avanzato agli inizi di novembre per bocca del responsabile-scuola Giovanni Manzini, il quale tra l'altro riteneva che i contributi previdenziali che gravano sulle istituzioni scolastiche private sono del 52% contro il 18% degli statali (intervista a Radio Popolare). Non vorremmo che la differenza, di ben il 34%, comportasse un incremento proporzionale degli stanziamenti!
Mentre Berlinguer spera "che anche in Italia si possa uscire da una querelle pubblico-privato divenuta ormai asfittica" per proiettrasi nel fantastico mondo della scuola globalizzata, è ormai evidente nel caso della parità scolastica come una battaglia di difesa del diritto costituzionale sia contemporaneamente una battaglia di giustizia sociale. E questa battaglia di difesa della Costituzione come del diritto al benessere generale ha perduto oramai definitivamente e nella sua quasi totalità l'apparato politico e istituzionale del partito più grande che per decenni l'ha sostenuta. La sinistra alternativa deve essere pronta perciò, senza alcuna titubanza, a raccogliere l'eredità di quella lotta, per impedire che la base sociale dei DS, smarrita, possa cadere nelle mani della destra, come è accaduto a Bologna. Ma per far questo deve mostrare interamente la sua credibilità, assumendo posizioni coerenti in ogni circostanza e situazione politica, ed iniziare un lungo e paziente lavoro di ricostruzione dell'opposizione politica. Proprio come accade nel caso dell'opposizione alla legge di parità.
In questa vicenda gli attacchi di Chiesa, Confindustria e Polo sono chiari, espliciti e ormai noti a tutti. La posizione più pericolosa perché più ambigua è quella della maggioranza diessina al governo, praticamente sostenuta dall'intero sindacato confederale, CGIL compresa. Ed è questa che va smascherata e combattuta senza remora alcuna. Per questo è fondamentale che l'appuntamento dell'11 dicembre a Roma veda un'ampia PARTECIPAZIONE DI MASSA CONTRO IL GOVERNO E LA SUA CONTRORIFORMA SCOLASTICA.
Nell'introdurre l'inaccettabile principio del "sistema pubblico dell'istruzione e della formazione", per cui le scuole private "si definiscono scuole pubbliche paritarie", il governo ha posto come di consueto il ricatto della "minaccia della destra". Il ragionamento è questo: senza questa maggioranza governa la destra; questa maggioranza si regge su un compromesso politico tra laici e cattolici di centrosinistra; questo compromesso se da un lato concede la parità scolastica dall'altro tiene a freno le richieste sempre più pesanti di finanziariamenti sempre più onerosi che la chiesa avanza; la prova sta nei finanziamenti ancora scarsi che la legge prevede, che potranno mantenersi tali solo se si mantiene il quadro politico esistente; con la destra al governo si aprirebbero i rubinetti di un finanziamento massiccio. Capita l'antifona? Come dire "centrosinistriani" a vita! Ma la notizia riportata all'inizio del nostro articolo dimostra che gli escamotage per aggirare anche questa posizione non solo sono già pensati, ma anche attuati. Il governo quindi mente sapendo di mentire. E i rivoli indiretti dei finanziamenti alle private, passando più inosservati, rischiano di diventare di portata maggiore di un intervento monetario diretto.
La manifestazione a Roma, promossa dal "Forum per la Scuola della Repubblica" contro la legge di parità è perciò un momento fondamentale, un APPUNTAMENTO AL QUALE NON SI DEVE MANCARE, e che si deve coniugare all'opposizione contro il riordino dei cicli (di cui la dirigenza CGIL vorrebbe accelerare l'approvazione) sia perché non ne condividiamo assolutamente contenuti e logiche, sia perché c'è il rischio che l'approvazione dei cicli spiani la strada all'approvazione della parità.
Solo il PRC finora, tra le forze politiche e sociali, ha tenuto una posizione coerente che condividiamo su entrambe le questioni, frutto di un'analisi corretta. Lo stesso non si può dire di Alternativa Sindacale scuola, che per bocca del suo coordinatore nazionale Beniamino Lami, riferendosi all'iniziativa della CGIL, sostiene: "Mettere insieme l'urgenza di queste due leggi, impedisce da un lato di ragionare ed operare per un miglioramento della legge di riordino dei cicli che rappresenta un provvedimento importante per tutto il processo di riforma della scuola, e dall'altro utilizza il riordino stesso per far passare una legge, quella sulla parità, che si presenta come la vera contro-riforma della scuola".
La controriforma della scuola è un mosaico di cui ogni tessera è basilare e la cui organicità si dispiega appieno con l'incastro di tutte le tessere. Non ne esiste una più importante dell'altra, tutte vanno contrastate allo stesso modo, poiché unitaria è la logica che presiede al tutto: trarre profitti dalla privatizzazione del comparto scuola, dequalificare sempre più la scuola statale frequentata dai proletari, cristallizzare le differenze sociali.
Per questi motivi alla manifestazione di SABATO 11 DICEMBRE A ROMA devono partecipare in massa i cittadini, gli studenti, e i lavoratori della scuola, per i quali c'è la copertura dello sciopero indetto da un sindacato di base.