Dopo lo sciopero del 16.
Valutazione dello sciopero indetto da Gilda e Cobas il 16 ottobre. Di Michele Corsi. 17-10-2000.


Prima di tutto i dati

Lo sciopero del 16 proclamato da Cobas e Gilda e al quale aveva aderito anche l'Unicobas ha comportato nel milanese un'astensione dell'8% dei lavoratori su 171 scuole (1/3 del totale) che sino ad ora hanno mandato i dati, così suddivisi: superiori 15%, medie 12%, elementari il 4%. Gli ATA il 2%. La manifestazione milanese ha portato in piazza circa 800 persone da tutto il nord Italia. Si deve tener conto che la partecipazione è stata limitata dal fatto che alcune delegazioni (da Torino e da Genova, ad esempio) non sono potute arrivare a causa del maltempo. Più dei due terzi del corteo era composto dalla Gilda (soprattuto con delegazioni di altre città). Il resto era composto dai cobas innanzitutto, poi dal sincobas-sdb, e piccole delegazioni di scuole, di non organizzati o iscritti ad altri sindacati e dall'Unicobas. Abbiamo oggi dati più precisi sulla partecipazione milanese allo sciopero del 9 (dati di 360 scuole su 481 della provincia): hanno scioperato il 48,5% dei lavoratori, così suddivisi: il 75% delle elementari, il 36% delle superiori, il 54% delle medie, ATA il 15%.
Il Ministero dà a livello nazionale una partecipazione allo sciopero del 13%, mentre per il 9 parlava del 40%. Tutte e due le percentuali sono contestate dai rispettivi schieramenti sindacali. Secondo i giornali i Cobas dichiarano che a Roma c'erano 70.000 persone. Ricordando che i confederali parlavano di 100.000 persone a Roma il 9, vale forse la pena aprire una piccola parentesi su un costume che la lotta tra organizzazioni sindacali ha portato ad un livello che sarebbe comico se non avesse implicazioni politiche. Le implicazioni politiche sono che, dando alla gente cifre totalmente destituite di fondamento e che non si limitano a raddoppiare ma a decuplicare la partecipazione a scioperi e cortei, SI IMPEDISCE AI LAVORATORI DI FARE DELLE VALUTAZIONI AUTONOME. I lavoratori della scuola sono più o meno 700.000. Ci si vuol far credere che un insegnante su 7 è andato a Roma il 9? Ma se da Milano che ha più di 50.000 lavoratori sono partiti in 200 in tutto! E lo stesso i Cobas: 1 insegnante su 10 a Roma quando c'erano manifestazioni in una "miriade di altre città" come dice il comunicato Cobas? Non scherziamo. Dato che non c'ero non posso far altro, anche se ciò mi nausea, che prendere per buona la stima della questura che parla di 4500 a Roma il 16 e di 20.000 il 9 (un secondo comunicato della questura che dava la cifra di 60.000 è assai sospetto e pare sia stato sollecitato da CGIL CISL e UIL!).

Qualche valutazione

Lo sciopero del 16 ha avuto ampiezze decorose. Come già dicevamo in una scorsa comunicazione non avrebbe in alcun modo inciso nel braccio di ferro tra governo Amato e lavoratori della scuola. Questi ultimi hanno capito che era il 9 il giorno della prova di forza con il governo e l'hanno usato a questo fine (non certo per sostenere le direzioni sindacali). E il 16 infatti non ha inciso. Quei rapporti di forza erano stati già definiti il 9. Però c'è stata un'adesione superiore a quella che di solito totalizzano Cobas e Gilda (il 30 maggio scorso in piazza c'era metà della gente del 16 e anche l'adesione era stata di qualche punto percentuale inferiore): molti lavoratori, specie delle superiori, le scuole più radicalizzate, hanno in questo modo voluto mandare un preciso segnale alle direzioni sindacali. La percentuale avrà sicuramente allarmato i dirigenti di CGIL, CISL UIL e SNALS e consiglierà loro dunque di stare all'erta e di strappare un accordo che risulti il meno indigesto possibile. Il 16 ha cioè segnato la presenza di un'area di contestazione che potrebbe allargarsi, con un'adesione non in grado di impensierire il governo, ma i sindacati di massa sì, che invece temono emorragie. Il rapporto manifestanti/scioperanti inoltre è stato superiore il 16 rispetto al 9: si tratta di un'area più militante e meno passivizzata. Altro elemento: alla manifestazione di Roma del 9 si è visto soprattutto lo SNALS, e a Milano il 16 soprattutto la Gilda che a livello di iscritti sembra crescere piuttosto rapidamente. Il tipo di radicalizzazione conosciuto dalla categoria sembra dunque per ora premiare un sindacalismo non politico e fortemente "categoriale". Da notare infine la totale passivizzazione della CGIL che a Milano dove ha più di cinquemila iscrittti riesce a mandarne a Roma nemmeno la centesima parte. Passivizzazione non significa comunque assenza: il corteo autorganizzato dalle scuole il 9 era poco numeroso (250 persone esclusi gli studenti), ma era presente forse la maggioranza dei delegati milanesi della CGIL in aperta sfida alla dirigenza locale che aveva pubblicamente demonizzato la manifestazione (che non era stata appoggiata nemmeno dai dirigenti della sinistra sindacale).

Qualche ragionamento

Potremmo chiamare questo mese, il mese delle occasioni perdute. L'occasione persa è stata quella di vedere in piazza tutti i lavoratori della scuola, uniti. La cosa avrebbe prodotto un terremoto politico, mentre il 9 si è prodotto un più modesto scossone. Dall'albero cadrà qualche frutto, ma magari si poteva tentare di buttar giù tutto l'albero. Tutti i sindacati (a parte l'Unicobas) hanno scelto la separazione, e da ciò ad uscirne danneggiati sono stati i lavoratori nel loro insieme. Immaginiamo solo per un momento cosa sarebbe accaduto se avessimo avuto manifestazioni unitarie a Roma dove la piazza avrebbe registrato la presenza di un settore di massa radicale e dove a quel punto la contrattazione limitata ai firmatari di contratto sarebbe apparsa davvero inaccettabile agli occhi di tutti. E a Milano avremmo avuto una manifestazione che sarebbe andata ben al di là della somma dei partecipanti al corteo del 9 e del 16, e sarebbe stata tutta caratterizzata a sinistra. Oggi ci possiamo aspettare (speriamo) un aumento superiore a quello delle altre categorie ma comunque al di sotto delle potenzialità espresse dalle scuole.
In tutti i casi dobbiamo chiedere indipendentemente dalla nostra sigla di appartenenza che alla trattativa con il Ministro siano presenti anche Cobas e Gilda. Dobbiamo sorvegliare perché comunque le burocrazie sindacali non tirino fuori dal cappello qualche scherzo. Poi alcuni piccoli episodi secondari (però significativi): sono da condannare a mio avviso sia la non volontà della Gilda milanese di non aprire il corteo con uno striscione unitario, come proposto dai Cobas, sia il settarismo dei Cobas che a Roma hanno impedito all'Unicobas di parlare costringendoli ad un comizio alternativo.

Conclusione

Rispetto alla primavera scorsa questo autunno ha visto padroni del campo le organizzazioni sindacali. I movimenti autorganizzati non ci sono più. Temo che sino alle elezioni delle RSU non sarà possibile alcun protagonismo dei lavoratori indipedentemente dalla tessera che hanno in tasca. Sono infatti interessato al protagonismo di tutti i lavoratori quelli senza tessera e quelli dello SNALS, della UIL, dei Cobas e di qualunque altra sigla, perché i lavoratori non devono farsi dividere dalle tessere, ma devono usare le organizzazioni nelle quali stanno, qualunque organizzazione sia. Le organizzazioni devono essere al nostro servizio e se non lo sono dobbiamo contestarle. Dopo l'elezione delle RSU ci spetta però il compito arduo della costruzione dal basso, al di fuori delle sigle, di un tessuto di delegate e delegati che condizioni pesantemente la linea delle organizzazioni spostandola a sinistra e/o moderandone il settarismo e la stupidità.