Numeri bugiardi.
Il rapporto alunni/insegnanti in Europa. Di Piero Castello e Mauro Giordani, dei Cobas scuola.
Dal sito Cobas scuola. Ottobre 2000.


Tab.1 - Rapporto alunni/personale docente per livello di istruzione
 

Prescolare

Primaria

Secondaria
Germania 24,4 19,6 16,4
Danimarca 10,8 11,1 9,6
Inghilterra 28,1 21,2 15,5
Belgio 17,5 13,0 6,7
Francia 25,8 20,2 14,0
Norvegia - 10,6 8,3
Spagna 21,5 18,8 15,3
Italia 11,8 10,5 9,0
Media paesi OCSE 20,2 17,4 13,8
Fonte: OCSE 1995
 
 

Tab.2 - Ore annue di scuola nei paesi europei

Paese

Elementari

Medie

Superiori
  Minimo Massimo Minimo Massimo Minimo Massimo
Germania 564 564 790 959 846 1.015
Inghilterra 840 893 931 931 935 935
Francia 846 846 842 990 957 1.039
Spagna 810 810 898 1.059 930 1.027
Italia 900 1.200 933 1.266 767 1.333
Media Europea 713 801 866 965 855 1.011
Secondo le Nazioni Unite l'Italia è al quinto posto, dopo Svezia, Olanda Germania, Norvegia, tra i 17 paesi a più alto livello di sviluppo della condizione umana, per litercy, cioè grado di alfabetizzazione.
Fonte: Eurostat ed Eurydice, elaborazione Italia Oggi

 

E' ormai diventato un tormentone, ogni volta che si accende una fase contrattuale per gli insegnanti, la stampa padronale tira fuori i dati sul rapporto numerico tra alunni e insegnanti che sarebbe il più basso del mondo e questa sarebbe la ragione dei bassi stipendi degli insegnanti italiani. Si sono distinti sul tema recentemente l'economista Baldassarri sul Messaggero e Andrea Casalegno su Il sole 24 ore, citando e ricitando che in Italia vi è un insegnante ogni 10 alunni (vedi tab. 1). E' quindi importante chiarire a costoro ed ai lettori non addetti ai lavori quale realtà c'è dietro a questo dato.

1) Tempo Pieno - Lorsignori ignorano, o fingono di ignorare, che in Italia la scuola dell'infanzia è una scuola a tempo pieno (8 ore al giorno) e che quindi il numero degli insegnanti è esattamente il doppio (78.000 insegnanti invece di 39.000) dei paesi nei quali i bambini fanno solo 4 ore di scuola al giorno. Ignorano che il numero di bambini per classe spesso è superiore ai 28 e che la media nazionale è di 23,4 bambini per classe, e si parla di bambini dai tre ai sei anni che vanno seguiti ed educati individualmente anche nelle loro funzioni più elementari dal gioco agli apprendimenti, dal mangiare ad andare al bagno. Fingono di ignorare che nel nostro paese le maestre si trovano da sole in questo turbinio di bambini mentre nella maggior parte dei paesi vengono coadiuvate da Assistenti che non appaiono mai, nelle statistiche, tra il Personale docente. Sempre lorsignori fingono di ignorare che anche nella scuola elementare più del 35% delle classi funziona a Tempo Pieno (altri 70.000 insegnanti in più rispetto ad un tempo normale) e che anche nella scuola media inferiore una consistente percentuale di classi funziona a tempo prolungato. E, come chi scrive di scuola dovrebbe sapere, tempo pieno e tempo prolungato non sono soltanto la risposta ad un bisogno sociale in espansione e incomprimibile delle famiglie, ma sono anche il frutto di una eleborazione politica e pedagogica dai risultati avanzatissimi in Italia.

2) Integrazione delle persone portatrici di Handicap - Nei dati della tabella 1 non si da conto di come avviene l'integrazione dei bambini e giovani portatori di Handicap nella scuola. Sono 54.000 gli insegnanti di sostegno che in tutti gli altri Paesi non vengono conteggiati perché non esistono. O perché, come in Germania, l'integrazione non la si tenta nemmeno emarginando i bambini portatori di handicap in strutture parasanitarie, dai costi elevatissimi, e il cui personale appartiene ad amministrazioni non scolastiche, o perché, come in Francia, il disagio scolastico viene affrontato con un organico di 280.000 operatori sociali (psicologi, assistenti sociali, psicopedagogisti, orientatori) che, pur lavorando con le scuole, appartengono ad altre amministrazioni e che in nessuna statistica verrebbero arruolati tra il personale docente. Certo, molti preferirebbero una situazione alla tedesca che rimpinguerebbe le casse degli istituti di ricovero pagando rette ospedaliere per gli oltre 200.000 bambini portatori di handicap che frequentano la scuola italiana. Oppure la situazione francese che darebbe spazio a non poche figure professionali cosiddette sociali a cui affidare il compito di riparare i 'cocci' fatti in classi affollate e anomizzate durante il lavoro scolastico. Ma l'integrazione scolastica italiana è una scelta di civiltà che molti paesi ci invidiano sia per l'efficacia che per il costo ridottissimo, ma ha il "difetto" di gravare interamente sul bilancio della scuola.

3) Tempo scuola - Certo, questi signori presumibilmente pagati per occuparsi di scuola, quelli di 10 alunni per un insegnante, potrebbero impegnarsi un po' di più; se avessero sfogliato le loro fonti attentamente, avrebbero trovato qualche pagina più avanti la tabella sulle ore di scuola degli alunni europei (vedi tabella 2), nella quale si documenta non solo che l'orario massimo degli studenti italiani è il 30% di più di tutti gli altri (grazie come si è già detto soprattutto al Tempo Pieno) ma anche gli orari minimi superano di gran lunga (dal 15 al 25%) della media dei paesi europei e rispetto alcuni paesi il tempo scuola è addirittura il doppio. Questo significa semplicemente che nella scuola italiana gli studenti e gli alunni stanno molto più a lungo, che forse è una scuola più attenta ai tempi ed ai ritmi di apprendimento dei giovani ai loro bisogni ad una crescita armonica dell'intera personalità.

4) Funzione docente - Inoltre, per maggiore informazione, bisogna tener presente la singolare situazione degli insegnanti in Italia. Ci sono sistemi scolastici nei quali più del 50% del personale della scuola non è formato da docenti, in particolare ci sono stati nei quali il docente è al centro di una costellazione di figure professionali che a volte raggiungono il numero di 8. Si tratta di bibliotecari, operatori tecnologici, tecnici per vari tipi laboratori, lettori, etc. che svolgono compiti funzionali all'insegnamento senza essere insegnanti. In Italia zero via zero non esiste nel nostro paese un ruolo di bibliotecario scolastico, e quando un bibliotecario c'è si tratta, ancora, di un insegnante che ha cambiato servizio per ragioni di salute. Invano da 10 anni i COBAS chiedono l'assunzione di almeno un bibliotecario e di un tecnico di laboratorio informatico ogni scuola (30.000). In tutta la scuola dell'obbligo non esiste un responsabile per nessun tipo di laboratorio, e ancora sono gli insegnanti, in orario aggiuntivo, che gestiscono i pochi laboratori esistenti. Nelle scuole superiori in cui esistono le figure degli Insegnanti Tecnico Pratici questi sono a tutti gli effetti degli insegnanti e il loro agire in compresenza con gli insegnanti di teoria costituisce una scelta lungimirante sul piano sia didattico che scientifico. Gli insegnanti "tuttofare" in Italia anche da questo punto di vista non sono troppi ma pochi.

Come si vede il basso numero di alunni per insegnante è l'esito di varie e diverse politiche messe in atto in seguito ad una formidabile stagione di lotte che vedeva la scuola al centro dell'attenzione del paese e dello stesso movimento operaio. Politiche che avevano costantemente l'obiettivo di realizzare l'articolo 3 della Costituzione: "E' compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese". Nella piattaforma dei COBAS per lo sciopero del 16 ottobre viene ribadito l'obiettivo dei 20 alunni per classe come elemento fondante di una scuola di qualità mentre la pratica dei governi, dal 90 ad oggi, attraverso autonomia e dimensionamenti ha realizzato il gonfiamento delle classi fino a 30 studenti ed oltre per liberare le risorse necessarie alla costruzione della gerarchia di capetti che affiancheranno il preside più caporale che manager.