Appunti su tre scioperi.
A cura di Pino Patroncini (ancora in fase di elaborazione) 8 novembre 2000.


Al di là di tutte le considerazioni politiche di merito lo svolgimento dei due scioperi di ottobre (Confederali-Snals il 9 e Cobas-Gilda il 16) su temi ed umori, se non perfettamente identici, sicuramente molto affini a quello del 17 febbraio, offre la possibilità di avere uno spaccato dell'"arcobaleno" sindacale che caratterizza il mondo della scuola, al di là delle cifre ufficiali su iscritti. In questi tre scioperi abbiamo avuto in poco tempo la discesa in campo di un numero altissimo di insegnanti. Gli ultimi due scioperi hanno coinvolto insieme, secondo i dati ufficiali, circa il 58% (45% + 13%) dei lavoratori della scuola, il che vuol dire almeno il 68% del corpo docente. Lo sciopero di febbraio aveva coinvolto circa il 34% dei lavoratori della scuola e circa il 40% del corpo docente. Dalla somma algebrica di questi tre valori possiamo arrivare a individuare tre aree sindacali:

l'area certa del sindacalismo storico all'incirca pari al 24%
l'area critica del sindacalismo storico all'incirca pari al 21%
l'area del nuovo sindacalismo all'incirca pari al 13%.

Le cifre crescono un po' di più se ci rapportiamo al solo personale docente, ma mancando ancora molti dati nazionali relativi allo sciopero del 16 possono farsi considerazioni solo su alcune province.

 

 PROVINCIA  Area Certa  Area Critica  Nuovo sindacalismo
Ascoli P. 11,48  29,82   29.56 
Bari  22,78 14,22   32,63 
 Bergamo  59,60  4,97 4,83
 Brescia 52,08  13,55  6,01 
 Campobasso 24,64  30,41  23,60 
 Catania 32,44   25,00
 Catanzaro 11,74   30,65 21,07 
Como  58,37  9,20 5,16
 Cremona  51,63 18,26  4,56 
Enna 6,53 42,67  32,00
Lecco
58,7
29,20
5,16
Lodi
52,25
18,00
8,17
 Lucca 28,10  32,29  26,70 
Mantova
70,00
5,82
3,59
Milano
43,85
13,85
12,91
 Napoli 46,61 13,27  26,58 
Palermo
4,00
30,54
27,00
Padova  36,00 8,89 30,00
 Pisa 21,12  21,93  33,00 
 Roma 38,77  9,22 9,98 
Sondrio
59,23
5,90
2,54
 Teramo 29,98 15,54  28,88 
Varese
37,48
8,43
11,03
Venezia  52,09  1,76 39,01 
Verbania  57,48  20,08 12,25 
Verona
56,00
11,00
12,00
Vibo V.
59,00
10,58
3,39
Vicenza  39,04  10,68  23,36 

 

I dati riportati si riferiscono ai soli docenti (in neretto sono riportate le percentuali che rappresentano la maggioranza relativa e, per quel che riguarda le province, le province dove il sindacalismo storico tradizionale "va sotto"). Per inciso va detto che il campione non può essere considerato del tutto significativo: come vedremo in seguito una parte non indifferente delle province mancanti costituisce quelle in cui il ruolo del "nuovo sindacalismo" (Cobas, Unicobas, Gilda) è più forte. Ma proprio per questo può essere indicativo di una situazione "nuova",

Comunque su 28 province solo in due il "nuovo sindacalismo" costituisce la maggioranza relativa della categoria, in 12 il sindacalismo storico "certo" ha la maggioranza assoluta, in sette ha quella relativa, mentre in altri sette è il sindacalismo storico "critico" ad avere la maggioranza relativa. In 11 province quindi il sindacalismo tradizionale non ha la maggioranza: la cosa stride con i comportamenti più "allineati" che molte di queste province hanno sempre mostrato di mantenere, almeno in casa Cgil, ma pensiamo anche in casa Cisl e Snals: esempi evidenti Enna, Campobasso, Catanzaro, dove è alta l'area critica, ma questa non sembra avere espressione adeguata dentro i sindacati tradizionali (almeno all'interno della Cgil).

Vanno sottolineati inoltre alcuni casi "anomali". Il più evidente è Venezia, dove all'alto tasso di scioperanti (incredibile: oltre il 90% complessivo!) corrisponde una quasi inesistenza dell'area "critica" (appena 1,76%), due fattori che letti insieme (e tenendo conto delle posizioni critiche che si esprimono invece in questo caso negli apparati sia di Cgil che di Cisl) possono indicare un'alta percentuale di persone che hanno partecipato ad entrambi gli scioperi di ottobre. Evidente anche Catania dove sembra non esistere il sindacalismo storico tradizionale.

Un terzo dato che va sottolineato è che in quasi tutte le 28 province il contributo dell'area "critica" è stato decisivo alla formazione del "movimento del 17 febbraio". Questo dato è ambivalente in quanto può testimoniare sia le potenzialità di ripresa del sindacalismo storico, anche oltre i risultati del 9 ottobre, sia la possibilità di fluttuazione di una sua area, fino alla sua uscita e alla perdita definitiva di questa.

Va rilevata poi la esistenza di "due sindacati", dal punto di vista del rapporto con la categoria: uno a nord del Po, e uno al centro sud. Il dato si era già rilevato il 17 febbraio quando lo sciopero aveva avuto un grosso successo dall'Emilia in giù sulla base di continuità territoriali quasi del tutto omogenee, mentre al nord l'adesione si era attestata al massimo intorno al 20%. Oggi la prima area ha perso l'Emilia Romagna, la Sardegna e la Basilicata e appare ristretta, ma in una configurazione geografica ancora abbastanza continua e omogenea, pur con qualche "isola" non più rispondente come il 17 febbraio. Quest'ultima considerazione si può desumere da quelle che potremmo chiamare le piazze del "nuovo sindacalismo".

Questa è la quinta novità: esistono almeno 17 province in cui lo sciopero del 17 febbraio tra i docenti è stato più forte di quello del 9 ottobre e quasi altrettante dove la sua inferiorità è compresa entro un limite del 10%. In queste province Gilda, Cobas e Unicobas, in qualche caso tutti tre ma nelle maggioranza dei casi uno e non l'altro, costituiscono un soggetto da cui probabilmente è impossibile prescindere nel lavoro sindacale territoriale. Le province in questione sono: Vercelli, Belluno, Padova, La Spezia, Rimini, Firenze, Lucca, Pisa, Prato, Perugia, Terni, Ancona, Ascoli P., Pesaro, Latina, Roma, Chieti, L'Aquila, Pescara, Teramo, Campobasso, Avellino, Benevento, Bari, Foggia, Lecce, Catanzaro, Crotone, Reggio C., Agrigento, Caltanissetta, Catania, Enna, Palermo, Siracusa.

Infine la situazione della secondaria, scontata, ma solo in parte dal momento che il fenomeno, a quanto sembra continua ad allargarsi: in questi gradi di scuola in numerose province l'adesione allo sciopero del 16 ottobre è pari o superiore a quella del 9 ottobre. Qui di seguito i dati rilevati in ventuno province.

 

Provincia 

Sciopero del 9 ottobre 

Sciopero del 16 ottobre 
 Medie  Superiori Medie   Superiori
Bari   34,60  24,90 36,92  50,72 
Bergamo   50,20 50,90  8,35  10,56 
Bologna   45,90  38,80 27,61 34,63 
Brescia   75,50  54,60 8,25   9,89
Catanzaro  47,00  23,80  34,30 26,10
 Como  63,50 50,40 6,97 4,85
Cremona  66,20 58,50 5,18 9,65
 Lecco 69,40 42,90 4,78 12,56
 Lodi 56,90 45,40 10,93 15,61
 Lucca 55,90 42,40 31,75 46,12
Mantova 72,70 57,00 6,77 6,98
 Milano 53,30  37,30 20,69 17,98
 Padova 31,60 23,30 41,57 39,89
 Palermo 34,40 24,10 33,20 21,80
Pisa  37,80 32,80 36,00 41,00
 Sondrio 66,00 63,00 4,37 5,64
 Teramo 54,60 39,70 33,56 50.84
 Trento 54,00 12,79    
 Varese  47,20 57,30 18,21 14,62
 Venezia 52,10   42,30 28,00  38,00 
 Vicenza 37,90   32,10 35,76 31,70

 

Nella scuola secondaria e più accentuatamente nel secondo grado, fatte salve le province della Lombardia (parte di quel nord Italia di cui si è già sottolineata la particolarità sindacale e dove comunque nella secondaria si riscontra una adesione allo sciopero del 16 notevolmente più alta che negli altri ordini di scuola), siamo di fronte ad una vera e propria concorrenza tra "nuovo sindacalismo" e sindacalismo storico.

NOTA. I dati sono stati elaborati e ricavati da dati provenienti dal Ministero della pubblica istruzione (dati totali e dati complessivi sullo sciopero del 9 ottobre e del 17 febbraio), da Gilda degli insegnanti (dati complessivi per ordine di scuole sullo sciopero del 16 ottobre) e da Cgil Scuola (dati sulle scuole secondarie nello sciopero del 9 ottobre).