La scuola e il governo della destra.
Dalla
politica del centrosinistra ai disegni del centrodestra. Di Michele Corsi.
Da Filirossi. Maggio 2001.
La politica scolastica del centrosinistra
1. Il centrosinistra chiude con un bilancio pesantemente negativo il suo rapporto con il mondo della scuola. Rammentiamo per lo meno quattro gravi fratture. La prima: le due finanziarie del governo Prodi (quelle "per portarci in Europa") dove sono stati apportati tagli senza precedenti alla scuola (oltre gli 8.000 miliardi) con accorpamenti, rinvio dei pensionamenti, mancato rinnovo contrattuale, riduzione dei finanziamenti alle scuole, ecc. La seconda: la legge di parità, avversata dalla grande maggioranza di chi vive nella scuola e contestata da mobilitazioni studentesche. La terza: il concorsone, che ha dato vita ad un movimento di massa vittorioso. La quarta: la riforma dei cicli, che non ha prodotto proteste crescenti anche perché molti immaginavano che avrebbe vinto il centrodestra. Vi sono altre "riforme" per le quali dovremmo "ringraziare" il centrosinistra, ma non hanno fatto in tempo a creare fratture con il mondo della scuola, semplicemente perché ancora non hanno dispiegato per intero i loro effetti: tra queste la dirigenza e l'autonomia scolastica.
2. Il centrosinistra si è mosso all'interno di un progetto in sé coerente, pensato e gestito in ambiti ristretti, con un accordo sostanziale della Confindustria, che vi vedeva un modello di scuola, nelle condizioni date, vicino all'esigenza del mercato. L'insieme delle riforme prefiguravano (e prefigurano) un sistema scolastico dove le scuole agiscono come imprese di servizi, in concorrenza tra loro, con una gerarchia all'interno, un sistema di valori fortemente meritocratico, con risultati ("saperi") sempre verificabili, misurabili e certificabili. Questo modello di scuola ha preso corpo negli anni novanta spesso per iniziativa degli stessi ambiti e delle stesse personalità che dagli anni settanta costituivano un punto di riferimento per chi insegna. Da qui, anche, una più acuta delusione delle aspettative che molti riponevano nel centrosinistra.
3. Il centrosinistra non ha cercato, se non con operazioni di facciata, il consenso di almeno una parte della categoria. Berlinguer e De Mauro hanno reagito stizziti ad ogni contestazione, spesso intestardendosi pur sapendo di perdere, esigendo sempre dal Parlamento ampie deleghe. Da un punto di vista politico un vero e proprio boomerang, basti pensare alla riforma dei cicli: una riforma completamente impopolare nella scuola, come hanno attestato diversi sondaggi e inchieste, ma che testardamente il ministero ha voluto sino all'ultimo difendere fornendo a Berlusconi un formidabile strumento di consenso nella scuola, dove molti hanno detto "sì, forse finanzierà i privati e non mi piace, ma almeno questa riforma la blocca". Il centrosinistra cade senza che nella scuola si levino grida di disperazione.
I disegni del centrodestra
4. La visione del centrodestra sul terreno della scuola appare molto meno coerente di quella del centrosinistra. Al suo interno non vi sono progetti complessivi, ma pulsioni, anime, lobbies. E una sola grande preoccupazione: favorire la scuola privata. Per l'ala cattolica del centro-destra (Buttiglione-Casini) si tratta di favorire le posizioni della chiesa cattolica sostenendo l'insegnamento della religione nelle scuole pubbliche, e assicurando finanziamenti a quelle cattoliche. Forza Italia nei suoi documenti pubblici batte ossessivamente il chiodo sulla equiparazione tra scuola pubblica e scuola "libera", non necessariamente cattolica; accenna poi ad una grande riforma della quale non specifica nulla. Alleanza Nazionale appare quella con le idee più precise: negli ultimi anni a mano a mano che si approfondisce la sua dipendenza da FI viene in primo piano la scuola privata, ma la scuola pubblica non viene dimenticata; si ritiene necessario "deidelogizzare" (libri di testo, giovani strumentalizzati dai partiti, ecc.) e si sottolinea più volte che gli insegnanti sono "professionisti". Registriamo inoltre la levata di scudi da parte del centrodestra alla prima bozza della riforma dei cicli, a favore del liceo classico. La destra al potere regionale ha preso all'inizio del presente anno scolastico due misure che sono salite alla ribalta nazionale, non a caso diverse, perché le culture politiche di provenienza sono diverse: il buono scuola della Regione Lombardia (Formigoni, ciellino in FI) e la "revisione" dei libri di testo da parte della Regione Lazio (Storace di AN).
5. In poche parole il centrodestra appare unito sul finanziamento alle scuole private, ma privo di un progetto di riforma di largo respiro. Registriamo comunque il suo accordo nei confronti dell'autonomia scolastica (con qualche distinguo di AN sulla autonomia finanziaria che dividerebbe le scuole in quelle di serie A e di serie B) e con l'attribuzione della dirigenza a presidi e direttori. Verosimilmente ci dovremo aspettare dunque, stante le compatibilità di spesa e le promesse di taglio delle tasse, una diminuzione dei finanziamenti alla scuola pubblica e l'aumento di quelli riservati alle private, approfondendo la via già tracciata dal centrosinistra. Ci dovremo aspettare un accresciuto potere riservato alla dirigenza, in cambio magari di un qualche riconoscimento "professionale" ai docenti che si tenterà di separare rudemente dagli ATA. Ricordiamoci però che tale impostazione ha già fortemente caratterizzato l'ultimo rinnovo contrattuale.
6. Sul piano sindacale il ministero sotto il centrosinistra agiva in totale concerto con la direzione maggioritaria della CGIL, complice di ogni scelta governativa. Ora questo collateralismo finirà. Come più volte sottolineato dagli analisti dei maggiori quotidiani, e come non si stancano di ripetere, anche se in forma indiretta, gli esponenti confindustriali e del centrodestra, IL nemico è proprio la CGIL. Non perché sia un sindacato popolato da pericolosi rivoluzionari, ma semplicemente perché al suo interno vi si riconosce il grosso della classe operaia italiana. Nel campo della scuola questa organizzazione dovrà compiere non poche giravolte: ha educato i suoi quadri ad occupare ogni posto che assomigliasse a un posto di comando nella scuola, ora si troverà controvoglia con la necessità di combattere per sopravvivere. Il centrodestra non potrà rimanere però senza un minimo di base di riferimento nella scuola, un settore che in tutto il mondo è sempre disponibile alla mobilitazione. Non pensiamo farà fatica a trovare interlocuzioni, proprio sul terreno della "professionalità" dei docenti, in alcuni sindacati extraconfederali e forse nella CISL (vedi Corriere della Sera del 16 maggio). Nelle scuole potrebbe formarsi un blocco di destra che risponde da dentro alle sirene governative, formato da una parte di aderenti a quei sindacati e da altri settori politicizzati, quali CL.
7. E' assai improbabile che il centrodestra agisca da subito con misure pesanti senza tastare prima il terreno. Non potrà permettersi di avere da settembre studenti e docenti in rivolta. Come dimostrano le dichiarazioni di Buttiglione quando pensava di divenire Ministro dell'Istruzione, essi hanno anche paura, o perlomeno immaginano con più forza di noi che nelle scuole possa divampare la protesta. Ma quel che è certo è che non possono permettersi di non colpire pesantemente la scuola pubblica: chi li ha sostenuti dei risultati li vuole.
8. Per prepararsi all'offensiva del centrodestra occorre farla finita con certe cattive abitudini di noi lavoratrici e lavoratori della scuola: