Dopo gli "stati generali".
Scheda
di presentazione e analisi del documento conclusivo del "gruppo ristretto
di lavoro". A cura di alcuni delegati della CGIL scuola di Milano. Gennaio
2002.
Dalla pubblicazione della proposta Bertagna in
poi registriamo da parte governativa due fatti:
a) la pubblicazione di una nuova sintesi a cura del Grl, dopo che gran parte
di questa si era dissociata dallo stesso Bertagna;
b) le dichiarazioni verbali della ministra in occasione degli Stati Generali.
LA "SINTESI FINALE" DEL GRL
Il nuovo documento non aggiunge nulla di nuovo, ma divide tutta la materia in proposte non emendabili ("vincoli"), e punti sui quali si può raggiungere un compromesso ("opportunità"). Vediamo punto per punto.
1) Il Grl scrive: "Proponiamo che il quadro di riferimento per la costruzione del sistema scolastico sia l'obbligo formativo dai 6 ai 18 anni (o almeno fino all'ottenimento di una qualifica). Questo principio deve avere la precedenza sul concetto di obbligo scolastico e pertanto lo vanifica. L'obbligo formativo si articola in obbligo scolastico dai 6 ai 14 anni con successiva possibilità di scelta, all'interno del sistema interconnesso di educazione pubblica, tra il percorso dell'istruzione secondaria di secondo grado e il percorso della formazione, senza nessuna canalizzazione, comunque intesa e definita, prima dei 14 anni." Come si vede permane l'ambiguità riguardo all'obbligo: perché altrimenti distinguere l'obbligo scolastico ("vanificato") dall'obbligo formativo? Rimane cioè inevasa la domanda: se uno studente, finita la 3^ media, non prosegue, cosa accade?
2) Il punto sul quale il Grl si mostra irremovibile è quello della biforcazione a partire dai 14 anni tra formazione professionale (in cui ricordiamo vengono compresi anche gli attuali professionali statali e parte dei tecnici) e istruzione liceale. Questa distinzione è anzi ancora più enfatizzata rispetto alle versioni precedenti, si parla di "sistemi ben definiti e non ibridi, ciascuno dei quali abbia cioè un profilo chiaro e una missione riconoscibile".
3) La sintesi dedica molto spazio alla difesa dagli attacchi piovuti dalle Regioni, attacchi che potremmo definire "da destra". Esse in sostanza dicono: giù le mani dalla formazione professionale (nell'accezione larga di Bertagna), decidiamo noi a che serve, chi ci insegna e cosa. Il Grl spiega che esso dà per scontato che la formazione passi alle Regioni, ma che ciò non impedisce un quadro di riferimento comune.
4) Viene chiarita ulteriormente la scansione biennale dei cicli in relazione alla valutazione degli alunni: si considera "non preclusiva, ai fini del passaggio dalla prima alla seconda classe di ogni biennio, la presenza anche di più debiti" ma vi è "l'obbligo di colmare, durante il secondo anno del biennio medesimo, per ottenere il passaggio al successivo, i debiti registrati l'anno precedente, con la tolleranza per uno. Nel caso in cui i debiti siano emersi nel corso del secondo anno del biennio, lo studente ha l'obbligo di recuperarli (sempre con la tolleranza per uno) l'anno successivo. Tra i debiti da prendere in considerazione vi è anche il mancato conseguimento degli obiettivi relativi a un comportamento del soggetto in classe, che attesti il raggiungimento del livello di maturità sociale e di responsabilità consono all'età", cioè il voto di condotta.
5) Viene maggiormente sottolineato il filtro per il passaggio all'università. Si chiede la "piena attuazione dell'art.6, c.1, del D.M. 509/99 che obbliga l'università a verificare se chi chiede l'immatricolazione possiede davvero la preparazione iniziale necessaria per frequentare il corso di laurea prescelto in maniera proficua. Nell'ipotesi del Grl, questo obbligo si estende anche ai corsi di formazione superiore, che debbono verificare l'effettivo possesso, da parte di chi desidera l'accesso, delle conoscenze, delle abilità e delle competenze stabilite". Il "riallineamento" avverrebbe attraverso "moduli" in condominio tra università e scuola superiore: "la certificazione dell'avvenuto recupero dei debiti, e quindi l'ammissione ai corsi universitari che danno diritto ai crediti per il conseguimento della laurea, dovrà essere il risultato di una valutazione" comune tra scuola e università.
6) Viene ribadita e puntualizzata la questione delle 25 ore settimanali obbligatorie per gli studenti. Si tratta "di ridurre il numero delle discipline" e "articolare le ore annuali di lezione in due sottoinsiemi: uno di 25 ore settimanali e il secondo di 300 ore annuali. Il primo sottoinsieme è riservato alle discipline che caratterizzano i diversi piani di studio, ai contenuti che le istituzioni del sistema educativo sono tenuti ad insegnare e a far acquisire e alle attività che esse devono svolgere ed è utile soprattutto alla determinazione dell'organico funzionale di istituto con docenti dotati di determinate classi di abilitazione. Il secondo fa invece riferimento al percorso che, in mancanza di un termine più adatto, il Grl ha chiamato dei Laboratori (nelle scuole secondarie: Informatica, Attività motorie e sportive, Attività espressive, Lingue, Attività di progettazione di artefatti manuali o simbolici, di interventi di azione sociale, di soluzioni produttive e gestionali, del proprio progetto di vita, professionale e no, ecc.)". "I Laboratori nell'accezione del Grl sono uno spazio didattico che per gli istituti è comunque obbligatorio istituire, da soli o in collaborazione tra loro, mentre gli studenti e le famiglie decidono se, quando, come ed eventualmente in quale scuola ne vogliono usufruire, fatto salvo il dovere per le scuole, al termine del percorso formativo, di accertare il raggiungimento del livello previsto di conoscenze, abilità e competenze anche in relazione a questi contenuti, accertamento che entra, ovviamente, a far parte della valutazione complessiva finale. La scelta degli studenti e delle loro famiglie è da intendersi legata alla possibilità che queste abilità e competenze (linguistiche o informatiche, ad esempio) siano già state conseguite altrove e in altro modo a un livello tale da garantire una positiva valutazione finale". In parole povere le 300 ore facoltative le famiglie possono anche decidere di NON farle, se agli esami finali gli allievi dimostrano di possedere comunque alcune competenze specifiche. Il Grl aggiunge: "La frequenza di questi spazi didattici che sono i Laboratori è facoltativa per gli studenti e le famiglie che possono decidere se usufruire o meno di queste opportunità. Il ventaglio di laboratori è variabile secondo gli ordini d'insegnamento e i tipi di scuola ed è prestabilito nei programmi. Anche le attività laboratoriali devono essere proposte in base a curricoli precisi che fissino obiettivi d'apprendimento chiaramente identificabili che funzionino come vincoli inaggirabili per tutti gli allievi."
7) Quelli descritti sino ad ora sono i punti di "non cedimento" del Grl. Poi lo stesso elenca invece i punti sui quali, pur mantenendo la stessa opinione, ammette la possibilità di aggiustamenti, e sono: a) il credito della scuola d'infanzia al fine dell'assolvimento dell'obbligo formativo per chi si ferma alla qualifica (17 anni, senza bocciature). b) il docente unico nel primo biennio delle elementari c) il numero di indirizzi liceali d) la tipologia delle aree di indirizzo professionale e) le modalità di costruzione e utilizzo del portfolio delle competenze f) la durata delle superiori: meglio 4, ma si prende atto che molti chiedono i 5, soprattutto i licei; il Grl dice in sostanza: fate un po' voi.
8) Maggiormente sottolineato, rispetto a prima, il ruolo "orientante" del "portfolio delle competenze". Il Grl scrive: "proponiamo la generalizzazione del portfolio come strumento privilegiato di orientamento. Invitiamo fermamente a considerare la funzione d'orientamento verso gli istituti dell'istruzione e della formazione secondarie come una precisa assunzione di responsabilità da parte della scuola e come uno dei compiti principali della scuola media. Raccomandiamo che l'accesso agli studi liceali sia proposto dai consigli di classe dell'ultimo anno della scuola media sulla base dei risultati conseguiti dagli studenti, tenendo conto dei consigli d'orientamento e del contenuto del portfolio. La decisione dei consigli di classe va trasmessa alle direzioni dei licei rispettivi. Studenti e famiglie possono opporsi alle decisioni dei consigli di classe. L'opposizione va registrata nel portfolio e discussa con le famiglie. In ogni modo, il passaggio agli studi liceali è condizionato dal ricupero dei debiti formativi nel primo anno di liceo". Come si vede appare più chiaro rispetto a prima che il portfolio diviene in realtà uno strumento per canalizzare i ragazzi anche prima dei 14 anni.
CONSIDERAZIONI
Il nuovo documento chiarisce bene gli assi della riforma. La questione centrale è la canalizzazione rigida in due ordini di scuole di tipo completamente differente: licei e professionali. Le due scuole cadrebbero sotto due diverse amministrazioni, con personale dunque con due diversi contratti. I ragazzi dovrebbero scegliere a 14 anni, ma con lo strumento del portfolio nei fatti saranno spinti ben prima in una direzione o nell'altra. Vorremmo sottolineare inoltre che permangono tutti i punti gravi già presenti nei precedenti documenti: la riduzione del numero di ore, ad esempio. Si "appesantiscono" altri punti inquietanti: l'istituzionalizzazione di un pesantissimo filtro tra superiori e università (e formazione superiore), qualcosa di peggiore dell'attuale numero chiuso presente in tante facoltà.
Infine: le dichiarazioni distensive della ministra non trovano alcun riscontro in questo ulteriore documento. Ad esempio la ministra ha parlato di salvaguardia del tempo pieno non pagato alle elementari, ma nel documento non se ne fa alcun cenno, nel senso che il tempo pieno non viene neppure menzionato (si parla solo delle 25 ore settimanali di lezione a studente, per tutti gli ordini e gradi, scuola d'infanzia esclusa). La ministra ha parlato di salvaguardia dell'educazione fisica, ma nel documento invece si fa esplicito riferimento per le superiori alla sua collocazione nelle ore "facoltative".
In poche parole, a parte i toni, non è cambiato, per ora, nulla.