L'attacco alla scuola pubblica.
La necessità di costruire un fronte unito di lotta contro le "riforme" della ministra Moratti. REDS. Gennaio 2002.


Il governo ha predisposto, da subito, l'affondo contro la scuola pubblica. Prima ha saggiato il terreno con qualche iniziativa di relativo minor peso (taglio agli organici ATA, inserimento nelle graduatorie pubbliche degli insegnanti delle private, ecc.) poi e' partito all'attacco con una finanziaria che taglia salari e posti di lavoro. La debole reazione sindacale (uno sciopero della sola CGIL scuola il 12 novembre, mentre il cobas scuola aveva scioperato il 31 ottobre e l'Unicobas il 17) ha permesso al governo di andare avanti e di concretizzare parte dei propositi della Riforma Bertagna (per l'analisi vedi scheda proposta Bertagna e Dopo gli Stati Generali ) in un DDLche la Ministra ha presentato in Consiglio dei Ministri e la cui approvazione e' stata rimandata per dissensi "a destra" (vedi ). Si tratta comunque di una parte degli attacchi che il governo ha in mente e che senz'altro portera' avanti senza una decisa opposizione (vedi ad esempo la riforma degli organi collegiali).

Come argomentiamo in altra parte, le forze politiche che sostengono questo governo sono estranee al movimento dei lavoratori e alle sue articolazioni, anche le piu' moderate. Mentre i vecchi governi dovevano tener conto dei propri terminali (come la DC nei confronti ad esempio della CISL), oggi non e' piu' cosi'. E' come se questo governo conoscesse molto bene il limite profondo e indicibile delle forze che sino ad oggi hanno impedito che il vento neoliberale spazzasse via la scuola pubblica. Vi e' una debolezza strutturale del movimento degli studenti e di quello dei lavoratori della scuola, sulla quale ora spenderemo qualche parola.

Gli studenti medi in Italia hanno mostrato dagli anni settanta ad oggi una disponibilita' alla mobilitazione unica sul terreno europeo, che si e' sempre accompagnata pero' ad una secca difficolta' a dare continuita' a queste lotte. Ogni anno a partire dagli anni settanta anche se a fasi alterne (piu' forti fino al 1980, e poi dall'85 al 92) gli studenti hanno dato vita ogni autunno a occupazioni, manifestazioni, atogestioni. Il limite di questo attivismo pero' e' che, dopo le vacanze di Natale, regolarmente spariva, senza lasciarsi dietro sedimenti organizzativi rilevanti, o semplicemente obiettivi condivisi, chiari e raggiungibili. Il che ha dato a queste mobilitazioni autunnali un carattere rituale e, per il potere, tutto sommato inoffensivo. Non vi sono solo ragioni fisiologiche (fine del quadrimestre, scrutini, ecc.) a spiegare questo limite. Si tratta di incapacita' a costruire una organizzazione stabile nel tempo (sul modello spagnolo o francese), come potrebbero essere dei sindacati, o delle organizzazioni giovanili di massa. La forma e' sempre stata quella volatile del collettivo e del coordinamento dei collettivi, oppure quelle di organizzazioni burocratiche, come l'Unione degli Studenti. Non e' del resto un limite dei giovani: il problema sta proprio nelle tradizioni politiche italiane divise sempre tra assemblearismo ed elefantismo burocratico. Moratti evidentemente conosce questo limite strutturale e dunque, nonostante la grande manifestazione che a Roma ha disturbato gli Stati Generali dell'Istruzione del 20 dicembre. Ma la Moratti non e' indietreggiata di un
solo passo.

La ministra pare conoscere molto bene anche le nostre direzioni sindacali. La CGIL scuola esce logorata dal rapporto con la propria base dopo che sotto i governi del centrosinistra ha funzionato da dependance del ministero. Ora da comodo sindacato di regime deve trasformarsi in sindacato di lotta e, platealmente, la mutazione le costa una fatica improba. Del resto CISL, SNALS e Gilda sono uscite rapidamente dalla loro fase di aperta o sotterranea contestazione alla politica del centrosinistra, per accodarsi ad una finanziaria che taglia salari e organici. Il sindacalismo di base non si e' ancora accorto che al governo non c'e' piu' il centrosinistra: cresciuto non in numero ma in credibilita' dopo le lotte contro il concorsone oggi non comprende che potrebbe giocare un ruolo proprio spingendo la CGIL a passare dalle infuocate dichiarazioni verbali ai fatti. Ma la direzione cobas sembra andare in tutt'altra direzione indicendo per il 15 una manifestazione separata (vedi ) quando avrebbe potuto ambire, all'interno della piazza confederale, a egemonizzare tutto lo spezzone della scuola. Di simili avversari ovviamente la Moratti non ha alcuna paura.

Dunque la Moratti puo' permettersi di tirare avanti, relativamente tranquilla. E noi, che possiamo fare?

Occorre una ripresa del protagonismo della base. Parlando della scuola questo intento e' molto meno astratto di quello riguardante altre categorie. Come la lotta contro il concorsone (vedi la sezione...) era stata guidata nel centro nord da una serie di coordinamenti partiti dalla base, cosi' oggi notiamo un inizio di dinamica che potrebbe portare al ripetersi dello stesso fenomeno. A Milano si e' costituita il 10 gennaio la 'Rete di resistenza a difesa della scuola pubblica' riunendo in una affollata assemblea lavoratrici e lavoratori di una sessantina di scuole. Esso si propone al di la' delle divisioni di sigla sindacale di resistere all'offensiva della destra (per chi voglia iscriversi alla mailing list: RSU_scuola@yahoo.it) ed ha gia' preso una serie di iniziative che vanno in questo senso (vedi lettera aperta, ecc.). Coordinamenti con caratteristiche analoghe (trasversalita' sindacale, organizzazione tramite internet, lotta unitaria contro la destra, apertura verso i social forum) sono sorti in tutta una serie di citta' (i loro documenti possono essere rinvenuti su Filirossi): Palermo, Bari, Roma, Firenze. Forse sono maturi i tempi per un coordinamento di queste esperienze. Non abbiamo molto tempo.