Valutazione dello sciopero regionale della scuola del 18 marzo.
Di Michele Corsi. Marzo 2002.


Quella del 18 e' stata la piu' grande manifestazione della scuola che Milano abbia visto da parecchi anni a questa parte. C'erano probabilmente 12.000 colleghi. Il precedente piu' consistente era stata la manifestazione del "Coordinamento delle
scuole in lotta" e della Gilda contro il concorsone che aveva portato in piazza circa 6.000 persone. La manifestazione della sola cgil a novembre aveva portato circa 2500 in piazza, la manifestazione del 30 maggio 2000 cobas-gilda ne aveva raccolte circa 500. Questi
numeri sono ovviamente contestabili ma "veri" cioe' non gonfiati dalle organizzazioni sindacali (che sono solite moltiplicare per 5 o per dieci a seconda della sigla - ogni sigla ha infatti il suo moltiplicatore - i numeri reali). Eloquente il dato della partecipazione allo
sciopero e che supera il 60%, percentuale anche questa senza precedenti a Milano. Il corteo oltre che partecipatissimo era anche vivace e combattivo. Forte la presenza di scuole con il proprio striscione, circa 2-3000 gli studenti, molte delegazioni dalle province. Il corteo era formato da tanti "pezzetti" a parte il settore studentesco, compatto, e quello della "Rete di resistenza della scuola pubblica" il cui striscione ha raccolto dietro di se' circa 400 colleghi, mentre altri della Rete sfilavano dietro gli striscioni di scuola. Il corteo era cosi' lungo che a un certo punto la testa si e' dovuta fermare perché aveva incrociato la coda. Un corteo che nessuno si
aspettava di queste dimensioni.
Questo evento, pur con tutti i suoi limiti (primo tra tutti il fatto che fosse regionale, quando la questione per cui era stato indetto, i tagli, era nazionale), e' stato "usato" dalle lavoratrici e dai lavoratori della scuola per dimostrare la propria determinazione e voglia di fermare il carro armato Moratti. In questo senso e' stato un successo, secco, che, anche se non bastera' da solo a sconfiggere chi vuole affossare la scuola pubblica, ha fatto chiaramente intendere prima di tutto a noi stessi la forza di cui disponiamo come insegnanti e ATA. Cosi' come allo sciopero del sindacalismo di base del 15 febbraio avevano partecipato molti iscritti ai sindacati confederali, cosi' anche a questa manifestazione ha partecipato molta gente che non condivide affatto la linea confederale. La gente cioe' ha "usato" una occasione e l'altra, pur in diversa misura, per lanciare segnali e per esprimere in prima persona la propria rabbia. La dinamica dei movimenti e' qualche cosa che risulta difficilmente comprensibile alle organizzazioni sindacali, sia quelle piccole che quelle grandi. Esse vorrebbero che le "masse" partecipassero SOLO alle proprie scadenze, e quando cio' non accade si innervosiscono: immaginano che cosi' facendo esse facciano scioccamente "il gioco di" organizzazioni concorrenti.
Le lavoratrici e i lavoratori invece, sorprendendo in una maniera o nell'altra le proprie organizzazioni, continuano a dare lezioni, che speriamo prima o poi qualcuno impari. Essi, partecipando ad OGNI occasione che viene loro offerta per esprimere unitariamente la protesta, sembrano dire: "e' il momento dell'unita' e non delle beghe tra sindacati, e' il momento della determinazione e non dei tentennamenti, noi ci siamo e voi invece, grandi capi e piccoli capi, che fate?" La ragione per cui tanta gente aveva partecipato il 15 febbraio era perche' cgil, cisl e uil NON SI ERANO MOSTRATE UNITARIE e avevano tentennato, la ragione della partecipazione di ieri anche da parte di tanti simpatizzanti del sindacalismo di base, nonostante l'opinione dei propri capi, aveva la stessa natura.