Libera per tutti.
La
lotta alla mafia cancellata dai programmi di formazione. Di Giuseppe Strazzulla,
Città d'Utopia, Catania. Aprile 2002.
La distratta opinione
pubblica ha colto solo di sfuggita, grazie ad una trasmissione del "comunista"
Enzo Biagi (anche questa dovevamo sentire!), il grave atto di ingiustizia del
Ministero dell'Istruzione, che ha comunicato l'intenzione di non rinnovare il
protocollo d'intesa, attualmente in vigore e in scadenza nel giugno del 2002,
con l'associazione Libera in qualità di ente di formazione.
Alla discutibile intenzione (criticata persino dal Presidente della Commissione
Antimafia, R. Centaro) si aggiunge la beffa dell'affermazione ministeriale secondo
la quale "le finalità dell'associazione non sono chiare". Chiarissime,
piuttosto, appaiono le trame che uniscono questa decisione a quella del Ministro
del Lavoro Maroni di cancellare la convenzione con il Gruppo Abele per la banca
dati on line sulle tossicodipendenze; che seguono, nell'arco di breve tempo,
alle dichiarazioni del Ministro Lunardi sull'opportunità di convivere
con la mafia, al drastico ridimensionamento di scorte e tutele dei magistrati,
al licenziamento di Tano Grasso dalla direzione nazionale dell'Antiracket.
Libera, fondata e guidata da Luigi Ciotti, rappresenta numerose associazioni su tutto il territorio nazionale ed opera in ambiti e con risultati in cui spesso le Istituzioni hanno fallito. Ha contribuito a formare numerosi insegnanti nel campo dell'educazione alla legalità e, attraverso il mensile Narcomafie, ad analizzare per anni i rapporti tra le mafie nazionali e internazionali ed il traffico delle droghe. Ha organizzato, in Sicilia, numerose edizioni della "Carovana antimafia" in collaborazione con l'ARCI, occasione preziosa per far giungere a tanti giovani dibattiti, film, testimonianze, denuncie, e quest'anno avrà la sua prima edizione nazionale, con lo slogan "L'Italia esiste. Ma anche le mafie".
Come va letta questa
vicenda nell'ambito della riforma in atto nella scuola? L'attività di
Libera è stata in questi anni una delle espressioni, autorevole e motivante
ma non certo l'unica, di una faticosa ma ormai solida pratica democratica in
molte situazioni effettive. La democrazia partecipata, grazie all'opera di insegnanti
motivati (per esempio) nell'attività antimafia, ha raggiunto obiettivi
non facilmente quantificabili ma evidentemente convincenti, specie nei gradi
scolastici più bassi (elementari in primis).
Le scelte del governo sulla scuola, pesantemente ideologiche, sono riassumibili
a nostro avviso in tre punti fondamentali:
1. rifare ex novo il sistema educativo italiano;
2. separare nella formazione scolastica le scuole per ricchi dalle scuole per
poveri;
3. creare le basi per nuovi modelli educativi ed etici.
Quest'ultimo aspetto
può essere sintetizzato nel diverso trattamento riservato a Libera da
una parte e dall'altra alla comunità di S. Patrignano, da anni finanziata
dal marito della sig.ra Ministro. Come dire, due modi opposti di intendere il
"recupero", una contrapposizione che vede oggi il prevalere di chi
intende il successo come fine a se stesso e contribuisce a diffondere il modello
negli ambiti più seguiti dai giovani: lo sport (vincere è più
importante che partecipare), la TV (l'indice d'ascolto è più importante
del contenuto), ancora la scuola (conquistare un diploma è più
importante che acquisire cultura). Guarda caso, tutti campi nei quali il Presidente
del Consiglio ha contribuito a mutare antropologicamente le abitudini degli
italiani.