La questione dell'obbligo scolastico.
La
Legge Delega Moratti riporta indietro l'obbligo a 14 anni. REDS. Giugno 2002.
Obbligo e diritto-dovere
Uno degli aspetti peggiori della Legge Delega Moratti sul riordino dei cicli è quello relativo all'obbligo scolastico. Le varie versioni della Legge Delega e prima ancora quelle del rapporto Bertagna insistevano molto nel ritenere "superato" il concetto di obbligo scolastico a favore di quello di diritto-dovere. Le ragioni di questa preferenza terminologica non sono mai state esplicitate ma le possiamo indovinare. Anche se la Legge Delega parla di un dovere "legislativamente sanzionato", c'è da temere che la complessa normativa che rende effettivo l'obbligo, e che attiva in caso di evasione tutta una serie di meccanismi (interventi dei comuni, dei servizi sociali, dei carabinieri, ecc.), possa essere "alleggerita". Se si allenta la tensione su questo fronte (una tensione che ad esempio spinge tanti insegnanti della scuola dell'obbligo ad essere in prima linea nell'intervento presso le famiglie per scongiurare l'evasione), il risultato potrà essere l'allargamento di un fenomeno che già si vede in alcune parti del Paese: una percentuale (oggi tutto sommato contenuta) di bambine e bambini che non frequentano, problematica spesso legata a quella del lavoro minorile.
Inoltre, essendo obbligo, lo stato dovrebbe in linea teorica assicurarne la gratuità, cosa che, come sappiamo, soprattutto nelle medie, non avviene. Parlare però di diritto-dovere da parte dello studente è una maniera per relativizzare l'impegno dello stato, il suo obbligo ad assicurare un livello paritario di istruzione a tutti. La Costituzione (art.34) afferma infatti che:
L'istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita.
Ecco il testo della Legge Delega relativo all'obbligo (art.2 comma 1 lettera c):
è assicurato a tutti il diritto all'istruzione e alla formazione per almeno 12 anni o, comunque, sino al conseguimento di una qualifica entro il diciottesimo anno di età; l'attuazione di tale diritto si realizza nel sistema di istruzione e di formazione, secondo livelli essenziali di prestazione definiti su base nazionale a norma dell'articolo 117, secondo comma, lettera m) della Costituzione e mediante i regolamenti di cui all'articolo 17, comma 2 della legge 23 agosto 1988, n. 400 e successive modificazioni, e garantendo l'integrazione delle persone in situazione di handicap a norma della legge 5 febbraio, n. 104 e successive modificazioni. La fruizione dell'offerta di istruzione e formazione costituisce un dovere legislativamente sanzionato; nei termini anzidetti di diritto all'istruzione e formazione e di correlativo dovere viene ridefinito ed ampliato l'obbligo scolastico di cui all'articolo 34 della Costituzione, nonché l'obbligo formativo introdotto dall'articolo 68 della legge 17 maggio 1999, n.144. L'attuazione graduale del diritto-dovere predetto è rimessa ai decreti legislativi di cui all'articolo 1, correlativamente agli interventi finanziari previsti a tal fine dal piano programmatico di cui all'articolo 1, comma 3, adottato previa intesa con la Conferenza unificata, e coerentemente con i finanziamenti disposti a norma dell'articolo 7, comma 6.
Obbligo scolastico ed obbligo formativo
Il Rapporto Bertagna e la Legge Delega Moratti nei loro testi e materiali di propaganda confondono furbescamente obbligo scolastico e obbligo formativo. Il primo implica la frequenza della scuola, l'altro puo' significare anche la formazione attraverso il lavoro, o l'accertamento da parte della scuola di percorsi privati. L'obbligo formativo è stato introdotto dal ministro per l'istruzione Berlinguer nella precedente legislatura. L'obbligo scolastico dunque è un obbligo assolto a scuola, l'obbligo formativo, no. Quando dunque la Moratti afferma che l'obbligo formativo sarà mantenuto ai 18 anni non dice nulla di nuovo: questo obbligo già c'è, anche se largamente non applicato, quello che invece la Moratti vuol diminuire è l'obbligo scolastico. Si tratta di altra cosa rispetto alla frequenza della scuola. Il senso dell'aumento dell'età dell'obbligo scolatico è quello di far sì che una fascia sempre più larga di cittadini abbia una base culturale sempre più ampia e comune, mentre l'obbligo formativo ha in sostanza lo scopo di far sì che tutti abbiano "un mestiere". Dalla Sintesi del Rapporto Bertagna:
Proponiamo che il quadro di riferimento per la costruzione del sistema scolastico sia l'obbligo formativo dai 6 ai 18 anni (o almeno fino all'ottenimento di una qualifica). Questo principio deve avere la precedenza sul concetto di obbligo scolastico e pertanto lo vanifica.
Retrocessione dell'età dell'obbligo
Con la Legge Delega l'obbligo scalastico passa dall'età di 15 a 14 anni, primo caso al mondo, ci pare, in cui l'obbligo invece di aumentare, diminuisce. La Legge 20 gennaio 1999, n.9 all'art.1, comma1 prevedeva che:
A decorrere dall'anno scolastico 1999-2000 l'obbligo di istruzione è elevato da otto a dieci anni. L'istruzione obbligatoria è gratuita. In sede di prima applicazione, fino all'approvazione di un generale riordino del sistema scolastico e formativo, l'obbligo di istruzione ha durata novennale.
Quindi in pratica l'obbligo veniva portato a 9 anni (come è attualmente: 5 anni di elementari, 3 di medie e il primo anno delle superiori). Il regolamento successivo (Regolamento recante norme per l'attuazione dell'art.1 della legge 20 gennaio 1999, n.9,) stabiliva che:
L'istruzione obbligatoria è gratuita anche nel primo anno di scuola secondaria superiore. Per l'iscrizione e la frequenza a tale anno non si possono imporre tasse o contributi di qualsiasi genere.
La Legge Delega della Moratti invece fa riferimento al solo articolo della Costituzione e non alla Legge 20/1/99 n.9 e dunque assicura l'obbligo scolastico fino a 14 anni (dovrebbe quindi intendersi soppresso anche il regolamento collegato che assicurava la gratuità del primo anno delle superiori).
L'innalzamento dell'età dell'obbligo a 15 anni era stata una delle pochissime riforme progressiste del centro-sinistra. All'epoca era stato anzi da più parti criticato perché l'aumento di un solo anno era considerato un passo troppo timido per una sinistra scolastica che aveva sempre difeso l'innalzamento a 16 anni con la prospettiva dei 18. L'obbligo formativo a 18 anni era servito a Berlinguer per attutire la delusione su questo fronte attuando una confusione terminologica che oggi fa assai comodo anche alla Moratti.
E' un fatto comunque che l'obbligo ai 15 anni conta già su due anni pieni di attuazione. Assai poco si è riflettuto sugli effetti di questa riforma. Tra gli stessi docenti sussistono numerosi pregiudizi: si sono visti da un momento all'altro catapultati nelle classi un sacco di ragazzini e ragazzine che normalmente erano fuori dal circuito scolastico e ciò in una situazione di incertezza legislativa e insufficienza delle risorse. Eppure questa riforma è stata un successo, da ogni punto di vista. Lo dimostra la ricerca ministeriale sul primo anno di attuazione (Il nuovo obbligo scolastico. Indagine sul primo anno di applicazione della legge 20 gennaio 1999, n.9. Analisi e Valutazione 10 maggio 2001), della quale riportiamo ampi stralci:
I dati si riferiscono complessivamente a 2.462 scuole (80,48% delle scuole secondarie superiori) e a 397.987 studenti, che rappresentano il 67,97% dell'intera popolazione scolastica del primo anno delle scuole superiori. Nell'a.s. 1999/2000 gli iscritti al primo anno della scuola secondaria superiore risultano essere 585.496. Per poter individuare, all'interno della popolazione scolastica presa in esame, gli studenti rimasti nel sistema dell'istruzione al solo fine di ottemperare ad un obbligo di legge e distinguerli dagli altri che intendevano rimanervi per proseguire gli studi, le ricerche hanno assunto, come ipotesi di lavoro, coloro i quali si sono iscritti dopo la data del 25 gennaio 1999, grazie alla riapertura dei termini di iscrizione determinata dall'entrata in vigore della legge il 20 gennaio 1999, n. 9. Pertanto chiameremo questi, per facilità, i "nuovi obbligati". Gli alunni considerati "nuovi obbligati", cioè quelli iscritti dopo il 25 gennaio 1999, sono 47.789 e rappresentano il 12,01% di tutti i censiti (397.987).
Alunni
Promossi
Non Promossi
Non Scrutinati
350.198
285.823
57.066
7.309
100,00%
81,62%
16,30%
2,08% .
Iscritti dopo il 25 gennaio 1999: Esiti
Alunni
Promossi
Non Promossi
Non Scrutinati
47.789
34.574
11.576
1.639
100,00%
72,35%
24,22%
3,43% .
Gli aspetti fondamentali da cogliere in questi ultimi dati, pur non negando i lati preoccupanti dei risultati conseguiti, sono essenzialmente due: oggi nel paese vi sono 34.574 giovani in più che si possono ritenere a pieno titolo "studenti" e, ancora più importante, che sono in grado di avviarsi con maggiori opportunità verso il conseguimento di una qualifica professionale e/o di un diploma di scuola secondaria superiore. Al termine dell'obbligo di istruzione la stragrande maggioranza degli studenti censiti (circa 89 su 100) prosegue gli studi nel ciclo secondario superiore: i promossi passando alla classe successiva, i non promossi ripetendo la classe frequentata.
Iscritti a.s. 1999/2000: Scelte
Iscritti Scrutinati
Promossi
Non Promossi
Proseguono
Escono
Proseguono
Escono
Proseguono
Escono
355.654
33.385
315.497
4.900
40.157
28.485
89,36%
8,39%
98,47%
1,53%
58,50%
41,50% .
In particolare il 98,47% di coloro che hanno conseguito il passaggio alla seconda classe continuano il percorso scolastico mentre il restante 1,53%, dopo l'assolvimento dell'obbligo, abbandona la scuola. Nel dettaglio, con riguarda alla distinzione tra coloro i quali intendevano proseguire gli studi (iscritti entro il 25 gennaio 1999) e coloro i quali si erano iscritti solo per assolvere l'obbligo scolastico (iscritti dopo 1l 25 gennaio 1999):
Iscritti entro il 25 gennaio 1999: Scelte
Iscritti Scrutinati
Promossi
Non Promossi
Proseguono
Escono
Proseguono
Escono
Proseguono
Escono
317.154
25.735
282.303
3.498
34.851
22.237
90,56%
7,35%
98,78%
1,22%
61,03%
38,97% .
Iscritti dopo il 25 gennaio 1999: Scelte
Iscritti Scrutinati
Promossi
Non Promossi
Proseguono
Escono
Proseguono
Escono
Proseguono
Escono
38.500
7.650
33.172
1.402
5.328
6.248
80,56%
16,01%
95,94%
4,06%
46,03%
53,97% .
Questa tabella mette in risalto che dei 47.789 studenti che si sono iscritti alla prima classe della scuola secondaria superiore al solo fine di assolvere l'obbligo scolastico, ben 38.500 sono rimasti nel sistema di istruzione per proseguire gli studi, passando alla classe successiva (33.172) o ripetendo la classe frequentata (5.328).
Appare da questi dati assolutamente evidente che è bastata una timidissima riforma, quale è appunto l'innalzamento dell'obbligo di un solo anno, per far sì che 35.000 ragazzi e ragazze nell'anno scolastico 1999-2000 fossero attratti dal circuito scolastico. L'alternativa per loro era il lavoro minorile, o l'inattività, o peggio. L'obbligo dunque non ha sortito l'effetto di riempire le scuole di una massa di chiassosi rompiscatole che l'anno successivo se ne sarebbe andata via, ma ha costituito un grimaldello per l'innalzamento del livello di istruzione di una fascia significativa di gioventù. Quei 35.000 infatti, grazie all'innalzamento dell'obbligo, hanno deciso di continuare gli studi. Le ricerche condotte nella prima metà degli anni novanta e di cui abbiamo già parlato, ci dicono in maniera chiara a quali classi sociali appartengono quei 35.000 potenzialmente esclusi dal sistema scolastico. E dunque possiamo comprendere il carattere di classe della manovra della destra tesa a ridurre di nuovo l'età dell'obbligo.