Finanziaria e scuola: prove generali per la contrattazione separata docenti-ATA.
Quadro esplicativo degli interventi riguardanti la scuola previsti dagli articoli 20 e 22 della proposta di legge finanziaria per il 2003. Di Danilo Molinari. Ottobre 2002.


 

La proposta di legge finanziaria per il 2003 è stata approvata dal consiglio dei ministri nella notte tra il 29 e il 30 settembre. Il comunicato della presidenza del Consiglio dopo il varo del provvedimento fa sapere che "l'entità della manovra è pari a 20 miliardi di euro e consentirà di portare nel 2003 l'indebitamento netto della P.A. all'1,5% del Pil, rispetto al 2,1% del 2002". Questi dati confermano che si tratta di una finanziaria di crisi, dato che ancora pochi giorni fa le cifre che dava il governo misuravano l'indebitamento di quest'anno all'1,7-1,8%.

Sempre il comunicato della presidenza del Consiglio ci informa che sul fronte delle entrate si "avvia la riforma fiscale, che prevede sgravi delle imposte sui redditi delle famiglie per 5,5 miliardi di euro", insieme alla "riduzione di due punti dell'Irpeg", alla "rimodulazione dell'Irap", ai condoni fiscali per le mancate entrate degli anni precedenti e al patteggiamento per quelle dei prossimi tre anni.

Per quanto riguarda la spesa pubblica invece, "la manovra si incentra su interventi di razionalizzazione", che riguardano: "la spesa dei Ministeri, gli oneri del personale, la sanità, il finanziamento degli investimenti, la scuola, il lavoro ed altri interventi...". Ed alla scuola la finanziaria dedica specificatamente l'art. 22 - Misure di razionalizzazione in materia di organizzazione scolastica - composto di 8 paragrafi (1).

Questa proposta definitiva di legge finanziaria è stata preceduta da una bozza emanata il 19 settembre che riservava alla scuola 5 articoli, nei quali si prevedevano pesanti tagli sul personale e forti restrizioni di spesa a danno della qualità del servizio scolastico pubblico, anche mediante anticipazioni della riforma Moratti: innalzamento del numero di alunni per classe, riduzione degli insegnanti di sostegno, istituzione nella scuola elementare del maestro prevalente, riduzione del 40% del personale collocato fuori ruolo, soppressione dei distretti, razionalizzazione del personale amministrativo, tecnico ed ausiliario e specifica riduzione del 20% dei collaboratori scolastici. Nel nuovo testo questi provvedimenti sono stati in gran parte modificati o cancellati; le indiscrezioni circolavano già qualche giorno prima della pubblicazione della proposta di legge, tanto che alcuni commentatori, con fare rassicurante, ritenevano "ormai certo che non ci sarà il maxi-taglio sugli organici paventato da Cgil scuola e contro il quale era insorta anche la Cisl proclamando uno sciopero del comparto per il 14 ottobre". In linea con il lessico governativo essi non parlavano più di "tagli", ma di "risparmi", stimati per la scuola intorno ai "240 milioni di euro" (2). A questo punto dovremmo forse aspettarci il ritiro di uno sciopero, di pur validi motivi, la cui data però appare a molti scelta strumentalmente per ostacolare lo sciopero generale confederale e della scuola proclamato da Cgil, Cobas e Cub per il 18 ottobre? Crediamo proprio di no.

Le modifiche apportate al testo della finanziaria non bastano a mutare il giudizio negativo che ad essa va riservato. I tagli comunque ci sono, anche se di entità minore rispetto alla prima versione. D'altro canto c'è qualcosa in più di molto pericoloso che va contrastato con risolutezza. Secondo le linee di un disegno più volte annunciato, il governo ammicca in qualche modo al personale docente, col fine di separarne le sorti da quelle degli ATA. Su costoro infatti si scaricano i tagli più pesanti, in particolar modo sui collaboratori scolastici, e si introducono addirittura soluzioni al limite dell'incostituzionalità, che prevedono trattamenti e diritti differenti di fronte a situazioni comuni o perlomeno analoghe, come si vedrà più avanti in relazione ai collocati fuori ruolo. In altre parole, intervenendo per legge su materie che competono alla trattativa sindacale il governo mira ad anticipare nei fatti la contrattazione separata. Ma vediamo nel dettaglio la manovra sugli ATA.

La Finanziaria e gli ATA (art. 22, commi 2, 3, 5, 7 e 8)

Al comma 2 si prevede un taglio del 6% in tre anni dei collaboratori scolastici, con una riduzione di almeno il 2% l'anno, pari a circa 2.000-2.500 unità l'anno, che si aggiungono ai 20.000 posti tagliati lo scorso anno (3).

Bisogna poi considerare la norma contenuta nel comma 8 (ripresa dalla finanziarie 1998 e da provvedimenti legislativi successivi), che prevede la possibilità per le scuole di appaltare all'esterno i servizi di pulizia, con conseguente riduzione del 25% dei posti di collaboratore scolastico negli organici di istituto. Questa norma ha comportato negli ultimi due anni la decurtazione di 12.792 posti di ruolo su scala nazionale, secondo dati forniti dal ministero dell'istruzione (4), assegnando i servizi di pulizia a cooperative e a prestazioni d'opera di lavoratori socialmente utili (LSU).

Il comma 3 disciplina la soppressione dei distretti scolastici e il rientro nelle sedi di titolarità del personale ATA ivi impiegato, che interessa, a detta della Tecnica della scuola, "un migliaio di assistenti amministrativi" (5).

Vi è infine la spinosa questione del personale ATA collocato fuori ruolo, che esamineremo più approfonditamente più avanti. Per ora ci limitiamo a dire che riguarda un consistente numero di persone, soprattutto collaboratori scolastici. I dati ufficiali che siamo riusciti a reperire risalgono all'a.s. 2000-2001 e riguardano tutto il personale, ATA e docente collocato fuori ruolo perché inidoneo al servizio per motivi di salute: si tratta di 5.926 unità (quasi il 10% in meno rispetto a tre anni prima). Va detto però che a partire da quell'anno c'è stato il trasferimento allo stato del personale proveniente dagli enti locali, che ha ingrossato le file degli ATA di oltre 130.000 unità. Molti di costoro sono stati collocati fuori ruolo per inidoneità fisica, tanto che la ben informata Tecnica della scuola parla di "5300 fra docenti e dirigenti e 2100 amministrativi" (6).

Le economie derivanti da queste operazioni sugli ATA sono stimate dal governo in 167 milioni di euro, da destinare nel triennio 2004-2006, solo se effettivamente realizzate, "ad incrementare le risorse per il trattamento accessorio del personale ATA" (comma 7). E' la solita ricetta della razionalizzazione: soldi a chi resta come contropartita dei tagli!

Il personale scolastico collocato fuori ruolo (art. 22, commi 4 e 5)

La finanziaria interviene sull'istituto del collocamento fuori ruolo, che è materia contrattuale normata dall'art. 23 del CCNL 1994-1997 (7). Su di essa la proposta di legge del governo introduce una netta disparità tra docenti e ATA, poiché prevede soluzioni differenti di fronte ad analoga situazione.

Cominciamo dalla posizione dei docenti, contemplata nel comma 4. Anzitutto la norma non riguarda, come si ipotizzava in un primo tempo, il personale utilizzato su progetti o nell'insegnamento all'estero, ma solo quello collocato fuori ruolo per motivi di salute. Un docente che, dopo accertamento sanitario, è giudicato inidoneo a svolgere le proprie funzioni ed è destinato ad altri compiti (es. bibliotecario), ha tempo cinque anni per trovare collocazione in altra sede dell'amministrazione scolastica (Ufficio regionale, CSA, IRRE, CEDE, ecc.) o per "transitare" in altra amministrazione statale o ente pubblico, dopodiché "si procede alla risoluzione del rapporto di lavoro"; in parole povere: licenziamento!

Al personale ATA è riservato invece il comma 5, che riportiamo integralmente: "Per il personale amministrativo, tecnico ed ausiliario dichiarato inidoneo a svolgere le mansioni previste dal profilo di appartenenza non si procede al collocamento fuori ruolo. I collocamenti fuori ruolo eventualmente già disposti per detto personale cessano il 31 agosto 2003".

La formulazione è volutamente ambigua, e di non facile interpretazione. Fatto sta che tra i lavoratori interessati si è scatenata in breve tempo l'arrabbiatura e il panico, e anche nei sindacati c'è molta preoccupazione. Quel che è certo è l'abrogazione della possibilità di collocare fuori ruolo coloro che hanno gravi difficoltà più o meno gravi a svolgere le proprie mansioni; per costoro potrebbe rimanere al limite l'utilizzo in "mansioni parziali", secondo quanto certificato dall'ASL, con inevitabili ricadute di oneri lavorativi sui colleghi. La cessazione al 31 agosto 2003 dei collocamenti fuori ruolo già disposti potrebbe significare o rientro nei ruoli su "mansioni parziali" o prepensionamento o, addirittura, licenziamento! La prima ipotesi potrebbe riguardare solo i soggetti a inidoneità parziale, tenendo però conto del fatto che il lavoratore collocato fuori ruolo ha perso la sede di titolarità; più probabili appaiono le altre due soluzioni. In ogni caso è certa una contrazione dei posti. C'è chi pensa che si tratti di una "compensazione" della riduzione del taglio dal 20% al 6% dei collaboratori scolastici!

Ma cos'è precisamente il collocamento fuori ruolo? E', come abbiamo visto, un istituto previsto dal contratto collettivo nazionale, ispirato ai principi della solidarietà, della salvaguardia della dignità del lavoratore e dell'equa ripartizione dei carichi di lavoro. Collocare fuori ruolo un lavoratore inidoneo per motivi fisici vuol dire liberare un posto che può così essere occupato da un altro lavoratore senza che il primo venga licenziato; costui anzi è da considerare una risorsa aggiuntiva per la scuola in cui continua ad operare, poiché può comunque svolgere alcune incombenze senza pesare sui colleghi. A questo spirito si richiama ad esempio l'intesa decentrata sottoscritta nel febbraio 2002 tra CSA di Milano (ex-provveditorato) e Cgil-Cisl-Snals, a cui solo la Uil non ha aderito (8). In virtù dell'accordo a Milano e provincia più di 400 i lavoratori, soprattutto provenienti dagli enti locali, sono stati collocati fuori ruolo con contratto di utilizzo in altri compiti; altri 400 sono in procinto di iniziare analoga procedura. Ora su tutti costoro pesa l'incognita del comma 5 della finanziaria 2003.

La disparità col personale docente, come dicevamo, è evidente! Anzitutto per i docenti l'istituto del collocamento fuori ruolo continua ad esistere, anche se a scadenza nelle sedi scolastiche, mentre per gli ATA è abolito. Inoltre i docenti fuori ruolo utilizzati nelle scuole ad altri compiti hanno la possibilità di mantenersi in questo stato per 5 anni, maturando così periodi di retribuzione e di contribuzione previdenziale, mentre per gli ATA la collocazione fuori ruolo scade tra 11 mesi. I docenti, infine, vengono messi in una sorta di mobilità lunga, dopodiché scatta eventualmente il licenziamento; per gli ATA invece nulla di tutto ciò, ma solo quella minacciosa "cessazione" del collocamento fuori ruolo al 31 agosto 2003!

La Finanziaria e i docenti (art. 22, commi 1, 4, 6 e 7)

Vediamo ora cosa c'è al posto del maxi-taglio previsto con la bozza del 19 settembre. Non c'è più l'innalzamento di una unità nel rapporto alunni-classi, che avrebbe comportato una riduzione di oltre 15.000 classi a livello nazionale e il taglio di circa 30.000 posti di insegnamento. Non c'è neppure l'istituzione del maestro prevalente che, oltre ad anticipare una novità aberrante della riforma scolastica del centrodestra, metteva a rischio almeno 50.000 posti di insegnamento alle elementari. C'è però l'estensione di una norma già contenuta nella finanziaria 2002, e cioè la saturazione delle cattedre a 18 ore.

A differenza della versione dello scorso anno, essa è prevista "anche mediante l'individuazione di moduli organizzativi diversi da quelli previsti dai decreti costitutivi delle cattedre", anche se "in sede di prima attuazione e fino all'entrata in vigore delle norme di riforma in materia di istruzione e formazione" non si applica nei casi dove "vengano a determinarsi situazioni di soprannumerarietà" (comma 1). Vuol dire che si deve tendere ad esaurire interamente l'orario di lavoro dei docenti di medie e superiori con le lezioni frontali in classe, sottraendo o addirittura eliminando tempo e spazio a iniziative volte al recupero delle carenze e delle difficoltà di apprendimento, al sostegno a chi ha difficoltà nella comprensione e nello studio, alle attività interdisciplinari e alle compresenze, ecc. Tanto più grave se la situazione di molti ragazzi delle nostre scuole è quella descritta da Marco Lodoli, con toni estremamente allarmati, su Repubblica del 4 ottobre 2002: "a me sembra che sia in corso un genocidio [...]. A essere massacrate sono le intelligenze degli adolescenti". Più avanti così dipinge la realtà che affronta quotidianamente: "In ogni classe ormai ci sono almeno due o tre studenti che hanno bisogno dell'insegnante di sostegno: voi penserete che si tratti di ragazzi affetti da qualche handicap fisico o da qualche grave disturbo mentale, ma spesso non è così [...]. Semplicemente non capiscono niente, non riescono a connettere i dati più elementari, a stabilire dei nessi anche minimi tra i fatti che accadono davanti a loro, che accadono a loro stessi. [...] La cosa più triste è che questo deficit progressivo dell'intelligenza si nota soprattutto nei ragazzi delle classi sociali più povere. I giovani borghesi hanno in casa libri, dischi e computer [...] I giovani delle borgate sono avvolti da un'ottusità che fa male. [...] Sono perduti in una demenza progressiva e spaventosa" (9).

Questa estensione della rigidità oraria a 18 ore rischia di compromettere il tempo prolungato alle medie (36 o 40 ore settimanali), che interessa un gran numero di scuole in tutta Italia, istituito con decreto e ordinanza ministeriale nel 1983 (10). Infatti la costituzione delle cattedre del tempo prolungato comprende le "ore curricolari" in cui rientrano i contenuti delle discipline, le "ore di studio sussidiario" e le "ore di libere attività complementari" (11). Secondo questo tipo di organizzazione didattica (12), il lavoro in classe degli insegnanti non si esaurisce nelle lezioni frontali, ma si completa con un certo numero di ore che consentono alla scuola di predisporre attività integrative, di compresenza, di sostegno finalizzato allo studio guidato individualizzato, di recupero delle difficoltà di apprendimento, di innovazioni didattiche volte ad ampliare e arricchire l’offerta formativa.

Con i provvedimenti inseriti nella finanziaria 2003 tutte queste iniziative sono a rischio. La saturazione delle cattedre a 18 ore comporta la perdita di posti di insegnamento riducendo le possibilità di lavoro dei precari, e rappresenta un altro duro colpo inferto alla qualità della scuola, con ricadute sulle attese di studenti e famiglie. L’entità di questi tagli non è facilmente definibile. Si ricordi però che continuano ad operare gli effetti della finanziaria 2002: gli 8.500 tagli di quest'anno sugli organici docenti di ogni ordine e grado (2.500 nella scuola elementari, 2.000 nella media, 4.000 nella superiore) sono solo la prima e più piccola fetta degli oltre 34.000 previsti sul triennio dalla relazione tecnica di accompagnamento di quella legge: 12.500 per il prossimo anno e altri 13.000 per il successivo.

Per quanto riguarda il sostegno, la finanziaria 2003 non modifica i parametri per la determinazione degli organici: rimane in vigore il rapporto 1/138, ossia un insegnante di sostegno per l'integrazione di alunni handicappati ogni 138 alunni complessivamente frequentanti le scuole statali della provincia, anziché il rapporto 1/145 contemplato dall'art. 12 della bozza del 19 febbraio.

Nel corrente a.s. 2002-2003, il numero di posti di ruolo nel sostegno calcolati su questa base è stato di 49.738 unità in tutta Italia. Il ministero inoltre ha previsto altri 7.216 posti a tempo determinato per far fronte alle necessità. Ma il numero degli inserimenti di bambini e ragazzi handicappati nella scuola pubblica è stato di gran lunga superiori ai posti di sostegno previsti, tanto che quest’anno istituto, in deroga ai parametri e alle indicazioni ministeriali, sono stati stipulati più di 10.000 contratti di sostegno a tempo determinato. Se l'anno prossimo si presentasse, come si presenterà, una situazione analoga, non sarà più possibile effettuare un'operazione del genere. La nuova finanziaria infatti prevede una una stretta sulla concessione di posti di sostegno in deroga ai parametri ministeriali, che colpirà ancora una volta precari, studenti e famiglie. Le autorizzazioni per le necessità non soddisfatte dagli organici stabiliti sono affidate ai dirigenti regionali, che devono però attenersi a un contingente di posti assegnato loro dal ministero e di cui non si conosce l'entità (comma 6).

Le economie derivanti dai risparmi sopra descritti vanno a incrementare le risorse stanziate per la valorizzazione professionale dei docenti (comma 7). Vale l’analogo ragionamento fatto per gli ATA: soldi in maniera differenziata per alcuni come contropartita della riduzione dei posti!

Non bisogna dimenticare, infine, per completare il quadro sui tagli, l'emanazione il 20 settembre del decreto legge recante "misure urgenti per la scuola", che all'art. 1 prevede per i docenti soprannumerari (ad esempio di educazione fisica e tecnica nelle medie e ITP nelle superiori) l'obbligo di partecipare a corsi di riconversione professionale per conseguire entro 24 mesi l'abilitazione all'insegnamento in una diversa classe di concorso, dove vi sia disponibilità di posti, pena il licenziamento. Inoltre, all'art. 2, mentre mira a favorire l'accorpamento delle classi ne vieta lo sdoppiamento ad anno scolastico iniziato, anche di fronte a nuove esigenze sopravvenute (13).

Le risorse per la scuola e per il rinnovo dei contratti (art. 20)

La scuola è esclusa dal blocco delle assunzioni previsto dalla finanziaria per tutto il 2003, che riguarda altri comparti del pubblico impiego (art. 21, comma 7). La Moratti ha quindi subito avanzato la richiesta di 21.000 immissioni in ruolo, ma non c’è traccia delle risorse necessarie per questa operazione. Non c’è neppure traccia del piano pluriennale per la scuola di 19.000 miliardi di vecchie lire (circa 9.800 milioni di euro), per il quale il governo si era impegnato coi sindacati nell'inverno scorso. Anche il reinvestimento nella scuola di 490 milioni di euro in due anni, annunciato dalla Moratti insieme alla promessa di nuove assunzioni, lascia scettici i sindacati, che denunciano trattarsi non dei finanziamenti promessi dal governo, ma di risorse stanziate per la scuola in precedenti leggi finanziarie e mai spese.

Ma quante sono le risorse disponibili per i rinnovi contrattuali del pubblico impiego, scuola inclusa? Per quantificarle è necessario ripercorrere brevemente le vicende dell'ultimo anno su questa materia.

Per il biennio economico 2002-2003, la finanziaria dello scorso, all'art. 16, stanzia 1.240 milioni di euro per il 2002 e 1.152 milioni di euro per il 2003, che comprendono la copertura dell'inflazione prevista per quegli anni (1,7% e 1,3%), le risorse da destinare alla contrattazione integrativa (0,5% per ciascun anno) e il recupero del differenziale inflattivo rispetto al biennio precedente (0,26% per ogni anno). Complessivamente questi stanziamenti dovrebbero garantire miglioramenti economici medi del 4,5% a regime (circa 81 euro lordi mensili procapite in due anni).

Finanziaria 2002: biennio economico 2002-2003 pubblico impiego

 

2002

2003

Quota per inflazione, recupero differenziale

£ miliardi

¤ milioni

£ miliardi

¤ milioni

e integrativo

2.400

1.240

2.230

1.152

 

La finanziaria 2002 prevede inoltre risorse specifiche per la scuola, in particolare stanziamenti aggiuntivi per la contrattazione integrativa finalizzati alla "valorizzazione professionale" dei docenti (art. 16 comma 3). Valorizzazione professionale sappiamo bene cosa significa o ha significato: concorsone, o comunque differenziazione salariale in base al merito, alle competenze, ecc. Alla dotazione stabilita dalla finanziaria 2001 per questo scopo (art. 50 comma 3), di 207 milioni di euro per il 2002 e di 310 per il 2003, la finanziaria 2002 aggiunge 108 milioni di euro per il 2002 e altrettanti per il 2003. Questi ultimi incrementabili di altri 381 milioni di euro a patto che si realizzino risparmi nel bilancio di spesa del ministero dell'istruzione. In totale quindi, da destinare alla contrattazione integrativa per ricompensare i docenti più bravi vi sono 315 milioni di euro per il 2002 e 418 milioni di euro per il 2003, aumentabili a circa 800 milioni in presenza di risparmi.

Anche gli ATA sono contemplati in questo comma. I tagli che i loro organici subiscono determinano delle economie che una volta accertate sono destinate ad incrementare le risorse per il loro salario accessorio.

Finanziaria 2002: risorse comparto scuola

Fondo per valorizzazione personale docente

2002

2003

 

£ miliardi

¤ milioni

£ miliardi

¤ milioni

Dotazione (art.50, c.3, finanziaria 2001)

400

207

600

310

Incremento (art.16, c.3, finanziaria 2002)

210

108

210

108

Incremento previo risparmio da realizzare

   

738

381

Totale fondo con realizzazione risparmi

610

315

1.548

800

Totale fondo senza realizzazione risparmi

610

315

810

418

 

I sindacati criticano la manovra finanziaria 2002 e giudicano insufficienti gli aumenti stanziati per i rinnovi contrattuali; così proclamano uno sciopero generale unitario di tutto il pubblico impiego, che rientra bruscamente per l'intesa sottoscritta con il governo il 5 febbraio 2002. Solo il sindacalismo di base mantiene lo sciopero, che si svolge il 15 febbraio con una grande manifestazione a Roma.

L'intesa del 5 febbraio, al punto 11, riconosce la necessità di rideterminare le risorse finanziarie per i rinnovi contrattuali del pubblico impiego in modo da garantire l'innalzamento della dinamica retributiva dal 4,5% al 5,56%. Ciò dovrebbe comportare aumenti medi lordi procapite di circa 100 euro in due anni. I sindacati quantificano la rideterminazione necessaria a garantire quegli aumenti in 265 milioni di euro, che porterebbero le risorse contrattuali per il 2003 a 1.417 milioni di euro. Da parte del governo si tratta di un impegno che in tutto il 2002 non viene mai concretizzato, mentre trovano applicazione i tagli previsti dalla finanziaria. Infatti, di questi aumenti che dovrebbero scattare dal 1° gennaio 2002, i lavoratori non hanno avuto nelle tasche ancora nulla, mentre ingenuamente, dopo la firma dell'intesa, se li aspettavano tutti e subito.

Finanziaria 2002: biennio economico 2002-2003 pubblico impiego dopo intesa 5 febbraio

 

2002

2003

 

£ miliardi

¤ milioni

£ miliardi

¤ milioni

Quota per inflazione, recupero differenziale e integrativo

2.400

1.240

2.230

1.152

Quota da aggiungere per realizzare intesa 5 febbraio

   

513

265

Totale complessivo

   

2.743

1.417

 

Il documento di programmazione economica e finanziaria per gli anni 2003-2006 (DPEF) ha aggiornato il tasso di inflazione programmata per il 2003 dall'1,3% all'1,4%, e su questa base, ben lontana dall'inflazione reale che ora è stimata al 2,6%, il governo appoggiato da Confindustria intende aprire la stagione dei rinnovi contrattuali. Anzi, l'atto di indirizzo consegnato all'Aran (l'agenzia che tratta per la parte pubblica la contrattazione nel pubblico impiego) dà proprio queste indicazioni. Cisl e Uil, che pure a parole contestano questo parametro di riferimento, l'hanno di fatto accettato sottoscrivendo il 5 luglio il Patto per l'Italia, che aveva come premessa l'accettazione del DPEF.

Il nuovo disegno di legge finanziaria, per il pubblico impiego aggiunge, a partire dal 2003, alle cifre sopra elencate, 570 milioni di euro, "da destinare anche all'incentivazione della produttività". Esse forse comprendono i 265 milioni di euro necessari, come abbiamo visto, per assicurare ai dipendenti pubblici incrementi salariali medi del 5,56%, e più o meno l'incremento dell'1% dell’inflazione programmata stabilito dal DPEF. Non pare ci sia molto di più. Sicuramente non ci sono le risorse per avviare seriamente una trattativa su basi realistiche in linea con l'inflazione in crescita, né vi sono gli investimenti promessi un anno fa per rilanciare la scuola pubblica (19mila miliardi di lire!). A questo punto lo possiamo dire con certezza: pura demagogia!

Risorse per il pubblico impiego con finanziaria 2003

 

2002

2003

 

£ miliardi

¤ milioni

£ miliardi

¤ milioni

Quota per inflazione, recupero differenziale e integrativo (finanziaria 2002)

2.400

1.240

2.230

1.152

Quota da aggiungere per realizzare intesa 5 febbraio

   

513

265

Quota per inflazione, recupero differenziale e integrativo (finanziaria 2003)

   

1.103

570

Totale complessivo

   

3.333

1.722

 

Ricordiamo infine che la finanziaria 2003 prevede altre risorse (art. 22, comma 7) derivanti da economie realizzate con il taglio dei collocamenti fuori ruolo docenti da destinare alla valorizzazione della professionalità docente. Analoga operazione con i tagli sul personale ATA, (fuori ruolo, organici collaboratori scolastici, soppressione distretti scolastici) dovrebbe procurare risparmi, da verificare, quantificati in 39 milioni di euro per il 2004, 58 per il 2005 e 70 a partire dal 2006, da destinare all'incremento delle risorse per il salario accessorio degli ATA.

Le ragioni per tenere aperta una vertenza generale della scuola e chiamare i lavoratori alla mobilitazione ci sono sicuramente ancora tutte, e richiamano tutte le organizzazioni sindacali alle loro responsabilità nei confronti della categoria che rappresentano. Le astuzie che hanno portato alla proclamazione, ancora una volta, di due scioperi distinti il 14 e il 18 ottobre non sono più sopportabili dai lavoratori. C'è estremo bisogno di una maggiore coesione, di uno sciopero generale davvero unitario per rilanciare i destini della scuola pubblica italiana e tutelare diritti e salari dei lavoratori della scuola.

 

NOTE

(1) Il comunicato del governo è reperibile in http://www.governo.it.

(2) Vedi Sciolto (forse) l'enigma della finanziaria, in "La Tecnica della scuola", 28 settembre 2002.

(3) La stima è fatta considerando che l'organico complessivo del personale ATA nell'a.s. 2001/2002 era di 265.116 unità, e che per il 2002/2003 la previsione ministeriale è di 264.666 unità (vedi nota 18 giugno 2002 del "Dipartimento per i servizi del territorio" del MIUR). Più 100.000 unità di questo personale appartengono al profilo dei collaboratori scolastici. La Repubblica del 2 ottobre stima in 8.000 unità il taglio complessivo dei collaboratori scolastici in tre anni.

(4) Vedi, in calce alla citata nota 18 giugno 2002, la tabella relativa ai "Collaboratori scolastici: posti decurtati per effetto delle disposizioni del decreto interministeriale 20 aprile 2001, n. 65 e dell'articolo 8 comma 2 del decreto ministeriale 10 agosto 2000, n. 201".

La norma della terziarizzazione dei servizi di pulizia è contenuta nell'art. 40, comma 5 della legge 27 dicembre 1997, n. 449 (Finanziaria 1998): "[...] sono rimesse alle singole istituzioni scolastiche le decisioni organizzative [...] consentendo, tra l'altro, alle stesse istituzioni [...] di deliberare l'affidamento in appalto dei servizi di pulizia dei locali scolastici e delle loro pertinenze, previa riduzione della dotazione organica di istituto"; nell'art. 29 comma 1 della Finanziaria 2002; ed è disciplinata dal decreto interministeriale 20 aprile 2001, n. 65 (LSU collaboratori scolastici) e soprattutto dall'art. 8 comma 2 del decreto ministeriale 10 agosto 2000, n.201 (Lavori socialmente utili e contratti di appalto): "Nelle istituzioni scolastiche ove il servizio di pulizia degli spazi e dei locali sia espletato da personale estraneo all'amministrazione, per effetto di contratti di appalto già stipulati dagli enti locali e nei quali l'amministrazione statale sia subentrata, dalla consistenza della dotazione organica di istituto del profilo professionale di collaboratore scolastico deve essere detratto il venticinque per cento dei posti".

(5) Vedi Sciolto (forse) l'enigma della finanziaria, cit. Molto probabilmente quando l'articolista parla di "assistenti amministrativi" intende l'insieme del personale ATA. Questa osservazione vale anche per la nota successiva.

(6) Vedi Sciolto (forse) l'enigma della finanziaria, cit.

(7) Il comma 5 dell'art.23 del CCNL 1994-1997, assunto dal CCNL 1998-2001, dice: "Il personale dichiarato inidoneo alla sua funzione per motivi di salute può a domanda essere collocato fuori ruolo e/o utilizzato in altri compiti [...]. Il personale ATA dichiarato inidoneo a svolgere le mansioni previste dal profilo di appartenenza viene utilizzato dall'amministrazione scolastica in mansioni parziali del profilo di appartenenza o in altro profilo, comunque coerenti".

(8) "Intesa utilizzi mansioni parziali del profilo professionale di collaboratore scolastico" tra il Dirigente responsabile del Centro Servizi Amministrativi di Milano e le OO.SS. Provinciali firmatarie del CCNL, sottoscritta il 27 febbraio 2002: "I Collaboratori Scolastici dichiarati in via permanente inidonei, seppure parzialmente, alla funzione per motivi di salute, possono a domanda essere collocati fuori ruolo e utilizzati in alcune mansioni del profilo [...]. L'utilizzo è disposto dal Centro Servizi Amministrativi, di norma, con priorità nell'ambito dello stesso Circolo o Istituto, su assenso del Dirigente Scolastico [...]. I Collaboratori Scolastici che non trovino sistemazione nelle sedi richieste sono assegnati [...] presso altre istituzioni scolastiche ovvero [...] altre sedi e articolazioni dell'Amministrazione Scolastica Regionale e Provinciale [...]. Nel caso di inidoneità temporanea o permanente con utilizzo in mansioni parziali, si provvede alla copertura del posto disponibile sulla base della normativa vigente. L'assegnazione della sede è contestuale alla firma del contratto di utilizzo [...]".

(9) Vedi Il silenzio dei miei studenti che non sanno più ragionare, di Marco Lodoli, La Repubblica, 4 ottobre 2002. Conscio della gravità delle sue affermazioni, l'insegnante-scrittore in chiusura dell'articolo scrive: "Vi prego di credermi, non sono un apocalittico, non grido al lupo al lupo solo per creare apprensione. Sono semplicemente un testimone quotidiano di una tragedia immensa".

(10) Vedi il decreto ministeriale 22 luglio 1983 (Costituzione cattedre orario nelle scuole medie integrate a tempo pieno) e l’ordinanza ministeriale 22 luglio 1983 (Riordinamento del doposcuola).

(11) L’art. 1 dell’O.M. 22 luglio 1983 definisce "studio sussidiario" gli "interventi individualizzati" con "funzione di sostegno nei riguardi di alunni che presentano lacune sul piano dell’apprendimento" e lo "studio individuale assistito per tutti gli alunni della classe" e le ore di "libere attività complementari" quelle finalizzate ad "ampliare il campo degli interessi culturali ed espressivi degli alunni, anche con attività a carattere interdisciplinari" o che consentano "attività di interscuola" o "momenti educativi nei confronti degli alunni durante e subito dopo la refezione scolastica [...] o nei momenti di intervallo".

(12) Vedi tabelle A e B allegate all’ordinanza ministeriale 22 luglio 198, che contengono il piano degli studi e il monte ore delle discipline del tempo prolungato. Proponiamo qualche esempio di cattedre-orario: l’insegnamento di "Italiano, storia, educazione civica e geografia" costituisce una cattedra-orario per classe di 15 ore settimanali più 3 ore di completamento l’insegnamento di "Lingua straniera" costituisce una cattedra-oraro ogni tre classi di 15 ore settimanali più 3 di completamento; l’insegnamento di "Scienze matematiche, chimiche, fisiche e naturali" comporta una cattedra-orario ogni 2 classi di 16 ore settimanali più 2 di completamento.

(13) Vedi il decreto legge recante "Misure urgenti per la scuola, l'università, la ricerca scientifica e tecnologica e l'alta formazione artistica e musicale", emanato dal Presidente della Repubblica, su proposta del Presidente del Consiglio e del Ministro dell'Istruzione, dell'università e della ricerca, di concerto con i Ministri dell'Economia e delle Finanze e della Funzione Pubblica, il 20 settembre 2002.