Cosa succede nella scuola?
Un anno senza contratto, passa la riforma Moratti, aumentano i tagli. Ma non si vede ancora un movimento di massa a difesa della scuola pubblica. REDS. Marzo 2003.


Cosa succede nella scuola? La riforma Moratti, è passata indenne in Parlamento, una riforma che avrà pesantissime ricadute anche sul piano lavorativo, eppure non si è vista alcuna mobilitazione degna di nota. Se paragoniamo la situazione di questo anno scolastico a quello appena trascorso, c'è di che stupirsi. Un anno fa le riforme della Moratti erano appena abbozzate e c'era in campo un movimento significativo a difesa della scuola pubblica. A partire da settembre Moratti e Tremonti si sono scatenati realizzando quel che si proponevano, e dalla scuola non si è levato neppure un lamento.

Noi pensiamo che una parte di responsabilità per questo clima di passività ce l'abbia la CGIL scuola. Dopo la "svolta" della CGIL, si era diffuso un clima di delega nel "popolo di sinistra" della scuola nei confronti di questa organizzazione. La partecipazione della scuola allo sciopero generale proclamato dalla CGIL confederale il 18 ottobre è stato alto, anche se la scuola non era certo al centro dell'iniziativa. Lo sciopero di categoria proclamato dai soli cobas e Cub-RdB il 6 dicembre invece è stato un fallimento. Questa aspettativa però è stata tradita: la CGIL scuola ha promesso uno sciopero sul contratto e contro le riforme che non è arrivato mai.

La ragione è che la "svolta" della CGIL è largamente "identitaria", mira a tenere insieme le truppe, mobilitarle in scioperi più o meno simbolici (come quello dell'industria di febbraio), senza sul serio colpire e moltiplicare i terreni di scontro con l'avversario. E il terreno della scuola è un terreno quanto mai pericoloso, che può sfuggire al controllo: gli insegnanti hanno dato vita all'unico movimento di massa contro il governo di centrosinistra (quello contro il "concorsone"), sono molto sindacalizzati ma anche molto autonomi dalle proprie sigle, quando serve.

Per questo la CGIL scuola si tiene legata più che mai a CISL e UIL, invece di legarsi ai movimenti, o cercare rapporti con il sindacalismo di base, che nella scuola, soprattutto a Sud, ha un qualche peso.

Sul piano contrattuale la situazione di oggi è identica a quella del febbraio scorso quando i dirigenti sindacali ci avevano assicurato che con la firma dell'accordo sulle risorse il contratto era praticamente chiuso. Sul piano della lotta alle riforme Moratti la CGIL si è limitata a convegni al chiuso, blindati, col terrore di perdere il controllo.

Oggi sulla carta, finalmente, ci sono due appuntamenti. Il primo è quello dello sciopero del 24 marzo indetto da CISL, UIL, SNALS e CGIL (anche i cobas hanno proclamato uno sciopero nello stesso giorno): gli obiettivi però sono straordinariamente ristretti, sostanzialmente alla sola questione salariale. Le lavoratrici e i lavoratori della scuola invece di ben altro sono oggi preoccupati: tagli e riforme, questi devono essere i temi fondamentali di ogni mobilitazione. Per questo speriamo che la gente della scuola partecipi a questi appuntamenti caratterizzandoli in senso più generale contro l'insieme della politica scolastica della destra.

L'altro appuntamento fondamentale è quello della manifestazione del 12 aprile a difesa della scuola pubblica, indetto dalla CGIL (confederale) e altre associazioni. Occorre allargare lo spettro delle adesioni a questo evento, che deve divenire il momento di inizio di un movimento di massa contro la Moratti. Non si tratta solo di coinvolgere altre organizzazioni sindacali, ma anche di stimolare la partecipazione di studenti e genitori.