Siglato il contratto scuola
2002-2005.
Un
contratto di tenuta o di cedimento agli attacchi del governo sulla scuola
pubblica? Di Danilo Molinari. Giugno 2003.
Il 16 maggio è stata siglata da CGIL-CISL-UIL e SNALS la pre-intesa per il rinnovo contrattuale. Il 9 giugno si attende la firma definitiva delle nuove norme che regolano il rapporto di lavoro della scuola per il quadrienno 2002-2005 e delle retribuzioni del biennio economico 2002-2003.
Dopo i primi entusiastici commenti delle segreterie dei sindacati firmatari e le critiche di Gilda e sindacati di base, le valutazioni sono ora più moderate e contenute. In sostanza si parla di contratto di tenuta, in un contesto generale difficile, che vede il governo impegnato in un'opera di profonda ristrutturazione del sistema scolastico (riforma, tagli, ecc.). Sul fronte contrattuale, la politica del ministero si è esercitata sul tentativo di ridurre gli ambiti di contrattazione, con la volontà dichiarata di ridefinire per legge status giuridico, orario, mansioni, ecc. dei lavoratori della scuola. All'interno delle singole istituzioni scolastiche, il governo ha cercato di imporre l'aumento dei poteri dei dirigenti, a cui attribuire la potestà unica su materie e ambiti oggi soggetti alla contrattazione decentrata o alle delibere degli organi collegiali della scuola.
E' questo che fa dire alla CGIL, ad esempio, che il contratto siglato, pur con ombre e debolezze, costituisce una sostanziale tenuta che fa da argine alla devastante politica scolastica del governo. La certezza rappresentata dal contratto serve inoltre a corroborare e a ridar fiato alla categoria in vista delle prossime iniziative di lotta in difesa del posto di lavoro (lotte contro i tagli agli organici e per l'immissione in ruolo dei precari), e di contrasto all'attuazione delle legge delega di riforma della scuola (controriforma Moratti). Nel merito questa tenuta corroborante è costituita principalmente dalla rivalutazione degli stipendi (a copertura dell'inflazione programmata del biennio 2002-2003 e del recupero del differenziale tra inflazione reale e programmata per il 2002), dall'incremento del salario accessorio (RPD, retribuzione professionale docenti e CIA, compenso individuale accessorio per gli ATA), dall'aumento delle risorse finanziare del fondo di istituto, dal mantenimento dei diritti acquisiti e della loro parziale ma significativa estensione al personale precario, dal mantenimento delle prerogative sindacali sulle materie oggetto di contrattazione, anzi di una più chiara definizione e di un ampliamento di dette materie, così come delle risorse (vedi nota 1: scheda CGIL di lettura del contratto).
Questa valutazione sostanzialmente positiva fornita dai sindacati firmatari, basata su elementi che hanno anche un certo riscontro oggettivo, non pare incontri grandi critiche, se non tra gli ATA. La categoria nel suo complesso non ha mai dimostrato grande interesse a questa tornata contrattuale, preoccupata da ben altre cose (i posti di lavoro minacciati dai tagli e dalle mancate assunzioni e la riforma anzitutto), e sostanzialmente si accontenta degli aumenti riconosciuti. Le critiche dei sindacati di base appaiono più che altro di routine e non raggiungono il clamore delle passate occasioni. La sinistra sindacale della CGIL, pur con qualche distinguo, si è accodata alla maggioranza e ha dato la sua benedizione a questo contratto.
Una pozione critica in questa fase è difficile e pur tuttavia necessaria, perché i nodi problematici, le contraddizioni e i cedimenti che caratterizzano questo rinnovo contrattuale sono molteplici e alcuni molto pericolosi. E' necessario quindi che ci sia qualcuno che raccolga il testimone della critica, funga da costante stimolo per coloro che hanno annunciato future battaglie sulle cose che maggiormente preoccupano la categoria e la cittadinanza (organici e riforma) e faccia da punto di riferimento per gli scontenti e gli indifferenti. Se le battaglie annunciate non dovessero dare i risultati sperati infatti sarebbe una grave disfatta, che ingrosserebbe notevolmente le fila degli scontenti. Questo è il significato politico del "no" a questo rinnovo contrattuale, che si pone a cavallo tra una stagione di debolezza e di sconfitte sindacali e una fase che si prospetta minacciosa. Fase che richiede un sindacato forte e deciso come finora non si è ancora visto. Infatti, la tattica che ha caratterizzato le relazioni sindacali in questa fase sembra essere stata la seguente: il governo assume degli impegni che poi non mantiene; i sindacati fanno la voce grossa ma poi cedono e sottoscrivono le nuove scelte governative.
Se non cambia il vento, il rinnovo contrattuale rischia di costituire (già in parte è così) merce di scambio tra garanzie per coloro che salvaguardano il posto di lavoro e il vero e proprio licenziamento di migliaia di lavoratori precari che per effetto dei tagli non lavoreranno più o con maggior discontinuità; merce di scambio tra tenuta per i docenti e penalizzazione per gli ATA in fatto di aumento dei carichi di lavoro e contenimento degli aumenti retributivi. Recependo alcune novità introdotte per legge, il contratto rischia di spianare il terreno all'attuazione di alcuni dei punti più critici della riforma Moratti. Istituendo forme di carriera per gli ATA si prospetta come un pericoloso precedente in vista di forme di carriera dei docenti.
Ma vediamo nel concreto alcuni dei punti più critici.
Aspetti retributivi
Sul piano retributivo gli incrementi del 5% sulla paga base sono inferiori alle attese, per un paio di motivi. Gli aumenti complessivi che nel febbraio 2002 le parti concordarono dover essere del 5,56%, nel corso della trattativa si dissero destinati da più parti alla paga base; il contratto invece chiude secondo i dettami dell'accordo comprendendoli tra salario base e accessorio. Inoltre l'incremento del 5% è il valore dell'incremento finale (nel 2003 quindi), non quello medio, quello cioè effettivamente conseguito nell'arco del biennio 2002-2003, che si attesta al 3,8% (2,5% nel 2002).
Sempre sul piano retributivo, a dicembre 2002 il ministero dell'istruzione si impegnava a mettere a disposizione del contratto 381 milioni di euro per i docenti e 85 milioni di euro per gli ATA, frutto dei risparmi dovuti ai tagli di personale degli anni precedenti, da destinare al salario accessorio. Il ministero del Tesoro interveniva avocando a sé la certificazione dei risparmi effettivamente conseguiti. La trattativa si bloccava, tanto che i sindacati proclamavano unitariamente lo sciopero del 24 marzo. Agli inizi di aprile Tremonti "sbloccava" le risorse: 325 milioni per i docenti (191 milioni per il 2002-2003 e 134 milioni per gli ultimi quattro mesi del 2003) e 75 milioni per gli ATA (di cui 15 milioni per gli aumenti salariali dei DSGA e 60 milioni per il salario accessorio). Dopo un formale impegno del MIUR e uno sciopero unitario con la partecipazione di tutti i sindacati della scuola, nessuno escluso, i lavoratori si vedono riconosciute per il contratto meno risorse. E su questa base i sindacati hanno firmato.
Va detto poi che la scheda di lettura sul contratto della CGIL presenta errori, imprecisioni e giudizi validi solo parzialmente, anche per quanto concerne gli aspetti retributivi (vedi nota 1). In essa si dice che "alla sottoscrizione definitiva del contratto saranno corrisposti tutti gli arretrati con decorrenza 1.1.02 (50-60%) e con decorrenza 1.1.03 (40-50%)". Si afferma cioè che la parte maggiore degli aumenti si colloca nel 2002 (50-60%), ma non è propriamente così. Basta analizzare la Tabella 1 allegata al contratto degli aumenti mensili nel tabellare per vedere che gli importi del 2002 sono tutti inferiori a quelli del 2003 (un docente di scuola media con 15 anni di anzianità, ad esempio, avrà aumenti mensili di 44,35 Euro nel 2002 (44,8%) e 45,54 Euro nel 2003 (55,2%). Il rapporto si ribalta, ma solo per i docenti e non per gli ATA, se consideriamo gli aumenti complessivi, salario accessorio compreso. Anche gli aumenti del salario accessorio sono frazionati sui due anni, ma mentre per i docenti l'aumento principale della RPD si colloca nel 2002 (24 Euro, contro i 13 Euro del 2003 per coloro con 15 anni di anzianità), per gli ATA l'aumento del CIA nel 2002 è irrisorio (2 o 3 Euro mensili secondo il profilo), un po' più consistente nel 2003 (7 o 8 Euro sempre a seconda del profilo). Tra gli ATA solo il DSGA ottiene aumenti significativi (preludio a un nuovo status dirigenziale come richiesto dalle loro associazioni?), addirittura maggiori dei docenti, che li collocano nella posizione stipendiale più alta dell'intero comparto scuola.
Infine va ricordato che, contro ogni indicazione fornita in sede di trattativa e quindi contro le aspettative della maggior parte della categoria, il contratto incrementa le risorse del fondo di istituto dello 0,69% del monte salari. In pratica significa che una quota mensile pari a circa 14 Euro per i docenti e a 10 Euro per gli ATA, anziché andare in busta paga, va ad alimentare il fondo di istituto (art.82, comma 1).
Ad alimentare il fondo potranno concorrere inoltre le "economie di gestione [...] conseguenti alle ulteriori riduzioni di personale da realizzare nell'anno scolastico 2003-2004" (art.82, comma 3). Questo passaggio è illuminante circa le intenzioni dei sindacati di dar battaglia contro i tagli agli organici. Non si tratta della presa d'atto di una realtà conclusa (i tagli effettuati nel passato) e del convogliamento sul comparto delle risorse risparmiate. Si tratta di ipotecare i tagli presenti e futuri, contro i quali si dice di voler dare battaglia, scambiandoli con il mantenimento delle risorse all'interno del comparto scuola. E' questa una delle tante e gravi contraddizioni di cui è disseminato il contratto, aldilà della sbandierata tenuta.
Personale ATA
Si è già analizzata la parziale penalizzazione del personale ATA rispetto ai docenti sul piano salariale. Sul piano normativo la penalizzazione di questo settore è ancora più evidente, tanto che si può tranquillamente affermare che "di fatto" non è stata mantenuta l'unità contrattuale di comparto.
Sempre con l'accordo del 4 febbraio 2002 il governo si era impegnato a non intervenire per legge su materie contrattuali. Dieci mesi dopo, con l'approvazione della Finanziaria 2003 (art.35), si rimangiava l'impegno e introduceva per legge numerosi cambiamenti di natura contrattuale che interessano il personale della scuola e in primo luogo gli ATA: cessazione del collocamento fuori ruolo e soprattutto aumento delle mansioni ordinarie per i collaboratori scolastici, oltre ai tagli previsti su tutto il personale. Già in novembre, quando il testo della finanziaria era ancora in discussione, il Comitato Direttivo della CGIL Scuola nazionale impegnava la Segreteria a intensificare l'iniziativa nei confronti della finanziaria "per respingere le incursioni in materia contrattuale che preludono alla decontrattualizzazione del rapporto di lavoro degli insegnanti, modificano quello del personale ATA [...] e prefigurano la rottura dell'unità di comparto". E inoltre affermava che "il rinnovo del contratto costituisce lo strumento concreto anche per contrastare le scelte di politica scolastica della finanziaria" (nota 2). La Finanziaria poi le modifiche le ha introdotte e il contratto, lungi dal respingerle e contrastarle, le recepisce e le sottoscrive. La tabella A dei profili professionali del personale ATA, allegata al nuovo contratto, riconosce infatti tra le mansioni del collaboratore scolastico di area A "compiti di accoglienza e di sorveglianza nei confronti degli alunni, nei periodi immediatamente antecedenti e successivi all'orario delle attività didattiche e durante la ricreazione". Queste nuove mansioni si aggiungono a quelle contenute nel precedente contratto, ma rientrando nell'ordinarietà sono senza alcuna retribuzione aggiuntiva. Prima, per queste attività era previsto il concorso di spesa degli enti locali, ora non più. Ancor peggio, ciò avviene mentre contemporaneamente la finanziaria riduce di una decina di migliaia gli organici dei collaboratori scolastici (6% in tre anni, 2% l'anno; 3.000 circa già a partire dal prossimo anno) e costringe al rientro nei ruoli migliaia di lavoratori inidonei per cause fisiche, che comporterà un ulteriore maggior carico di lavoro sui colleghi "sani" e ridurrà la possibilità per molti precari ATA di avere un incarico. Ma non è finita qui: tra le mansioni del nuovo contratto si ritrova anche "l'ordinaria vigilanza e l'assistenza necessaria durante il pasto nelle mense scolastiche". Come non fare immediatamente il collegamento con la riforma Moratti e la ventilata soppressione del tempo pieno! E' la possibile apertura di una strada per individuare un modello alternativo a quello funzionante oggi nelle scuole a tempo pieno e prolungato. Un modello che preveda un'alternativa alla presenza dei docenti durante la mensa, qualora il tempo del pasto dovesse venire sottratto, come è nelle intenzioni del governo, al tempo delle attività didattiche.
Ricordiamo en passant che gli ATA si attendevano tra le altre cose il diritto ai buoni-pasto e l'estensione del regime delle 35 ore. Nulla di ciò si vedono riconosciuto, ma anzi aumenta il loro grado di subordinazione alla gerarchia scolastica, sia come vedremo con l'introduzione di nuove aree professionali, sia con l'aumento delle competenze sanzionatorie dei dirigenti scolastici che ora, oltre a rimproveri verbali e scritti, possono infliggere anche multe di importo pari a quattro ore di retribuzione.
Quello degli ATA è un settore in profonda sofferenza, che ha visto negli ultimi anni un aumento massiccio dei carichi di lavoro, connessi con la ristrutturazione delle pubbliche amministrazioni, il decentramento e l'attuazione dei processi dell'autonomia scolastica. Molte funzioni e attività una volta di competenza degli organi centrali e periferici dell'amministrazione scolastica ora ricadono direttamente sulle scuole. Ma mentre non ci sono state nuove assunzioni, anzi si sono operati e si operano tagli di personale, non c'è stato finora alcun riconoscimento economico adeguato alla nuova situazione.
Anziché venire incontro alle esigenze del personale tutto, anche in fatto di riconoscimenti economici, il contratto individua soluzioni che vanno nella direzione della istituzione di carriere per il personale ATA. L'introduzione di meccanismi di carriera mira a contenere la spesa complessiva, riconoscendo aumenti adeguati solo per una parte del personale, tra l'altro ancora da individuare, e a dividere i lavoratori lusingandoli con l'acquisizione di status superiore rispetto ai colleghi, a cui corrisponde una retribuzione maggiore. Ecco il reale significato della istituzione dell'area As e dell'area C (art.46), a cui si accede "mediante procedure selettive", cioè per superamento di concorsi "previa frequenza di apposito corso organizzato dall'amministrazione" (art.48). Il tutto ovviamente senza creare alcun posto in più, come chiarisce il contratto, dal momento che i passaggi alle aree superiori "sono possibili nei limiti della dotazione organica e della aliquota di posti prevista a tal fine" (nota 3).
La carriera dei docenti
L'introduzione delle carriere per il personale ATA è il preludio per le carriere dei docenti. Benché questa materia fosse stata espressamente esclusa dalla piattaforma contrattuale di CGIL-CISL-UIL, è evidente che si tratta di un tema caro alle dirigenze sindacali, tanto che ricompare in forme ancora non definite nell'art.22, dal titolo significativo di "Intenti comuni" (nota 4). Esso prevede l'istituzione di una commissione paritetica (Aran, Miur, sindacati) che entro la fine dell'anno individui le risorse necessarie e stabilisca meccanismi di carriera per i docenti da introdursi possibilmente già con il rinnovo del prossimo biennio economico 2004-2005.
C'è quindi una dichiarata comunità di intenti e di vedute tra sindacati e governo sulla materia, tanto che non appaiono per nulla credibili le balbettanti giustificazioni addotte dai dirigenti sindacali che hanno sottoscritto l'accordo. Si dice infatti che questa norma è del tutto indefinita e rimanda a una fase successiva che potrebbe non arrivare mai, quindi di fatto le carriere non ci sono. Anzi in questo modo si sarebbe stoppata la volontà del governo di disciplinare per legge la materia. Curiosa argomentazione: il governo che aveva l'intenzione di sottrarre il maggior numero di materie all'ambito della contrattazione per affidarle a quello legislativo, rinuncia alle sue prerogative per impegnarsi nell'immediato futuro a risolvere contrattualmente la questione! In altre parole, i sindacati che si dicono contrari, almeno in questa fase, a ipotesi di carriere per i docenti, introducono qualcosa che non vogliono per legare le mani al governo, che tra l'altro non ha alcuna intenzione di risolvere in questo modo la faccenda. Insomma, due parti si incontrano, nessuno lo vuole, ma si decide di inserire una materia molto scottante, da definire a breve. Un'altra bella contraddizione, non c'è che dire!
La consultazione
Il segretario generale della CGIL Scuola, Enrico Panini, si è subito affrettato a dire che qualsiasi soluzione verrà individuata dalla commissione prevista dall'art.22, la CGIL avrà cura di sottoporla a referendum della categoria. è pronta cioè su una materia così delicata e che richiama i fantasmi del 17 febbraio 2000 (lo sciopero contro il concorsone che provocò le dimissioni di Berlinguer) a compiere un'operazione di rottura con CISL e UIL, contrarie oggi a sottoporre il contratto a consultazione della categoria.
Quella del referendum della categoria è una richiesta avanzata dalla sinistra sindacale CGIL, bocciata però dal Direttivo nazionale, tanto che la CGIL si limiterà ad applicare lo statuto e a consultare gli iscritti. Ma proprio questo aspetto della consultazione rivela l'intima contraddittorietà della CGIL Scuola e del suo segretario, il quale o si produce in affermazioni puramente propagandistiche che non si concretizzeranno (referendum della categoria sulla carriera docenti) o non considera di pari dignità e livello i due settori che compongono il comparto scuola: docenti e ATA. Perché infatti non prende l'iniziativa oggi di consultare l'intera categoria mentre si definisce concretamente la carriera per gli ATA, mentre promette che lo farà in futuro per i docenti?!
In conclusione, questi soli elementi critici ai quali ne andrebbero aggiunti altri di minor gravità, sono sufficienti per valutare di difficile tenuta l'ipotesi contrattuale sottoscritta. Le contraddizioni descrtitte non sono risolvibili se non con la cancellazione delle norme contenute nel testo. Ma oltre a ciò, il contesto in cui si colloca il contratto necessita di pratiche sindacali, di capacità organizzative e di lotta che impongono l'abbandono delle politiche concertative finora seguite, che hanno rappresentanto costanti e continui cedimenti su vari fronti, a danno dei lavoratori che si intende difendere e rappresentare.
NOTE
1) SCHEDA DI LETTURA DEL CONTRATTO SCUOLA 2002-2005
Riportiamo di seguito i punti più significativi dellarticolato.
Sugli aspetti retributivi:
a) docente scuola materna ed elementare - di 118,85 Euro (£ 230.125)
b) docente scuola media - di 126,89 Euro (£ 245.693)
c) docente scuola superiore - di 129,64 euro (£.251.018).
d) collaboratore scolastico - di 69,4 euro (£ 134.377)
e) assistente amministrativo e tecnico - di 80,64 euro (£ 156.140)
f) direttore dei servizi - di 95,91 euro, (£ 185.707) cui si aggiunge il differenziale (30%) per l'inquadramento definitivo dei direttori dei servizi generali amministrativi
Permessi e assenze:
a) Allattuazione della normativa sulle gravi patologie, fino ad oggi riservato al personale di ruolo. Con questa norma anche il personale precario, nel caso di patologie gravi temporaneamente o/e permanentemente invalidanti, ha diritto ad avere la retribuzione intera.
b) Allestensione della norma contrattuale sui congedi parentali (maternità).
c) Ai tre giorni di permesso retribuito per evento in caso di lutto per la perdita del coniuge, di parenti entro il secondo grado e di affini di primo grado.
Fondo dellistituzione scolastica
Superamento delle Funzioni aggiuntive ATA
Aree del personale ATA
Mobilità professionalità personale ATA
Orario ATA su 35 ore
Le funzioni obiettivo:
Relazioni sindacali di scuola:
Contrattazione regionale:
Testo coordinato
2) Vedi Appunti CGIL Scuola, n.193 del 18 novembre 2002.
3) ART. 46 - SISTEMA DI CLASSIFICAZIONE PROFESSIONALE DEL PERSONALE ATA
(art.51 del CCNL 4-8-1995 ed art.31 del CCNL 26-5-1999)
1. I profili professionali del personale ATA sono individuati dallallegata tabella A. Le modalità di accesso restano disciplinate dalle disposizioni di legge in vigore, tranne per i requisiti culturali, che sono individuati dall'allegata tabella B.
2. Il sistema di classificazione del personale, improntato a criteri di flessibilità correlati alle innovazioni organizzative, è articolato in cinque aree comprendenti ciascuno uno o più profili professionali; la corrispondenza tra aree e profili è individuata nella successiva tabella C.
3. Il personale appartenente al profilo di "guardarobiere" è collocato nel medesimo profilo dellarea B, con il corrispondente trattamento economico.
ART. 48 - MOBILITA PROFESSIONALE DEL PERSONALE ATA
1. I passaggi interni al sistema di classificazione di cui allart.45 possono avvenire:
A) TRA LE AREE con le seguenti procedure:
a) I passaggi del personale A.T.A. da unarea inferiore allarea immediatamente superiore avvengono mediante procedure selettive, previa frequenza di apposito corso organizzato dallamministrazione, le cui modalità verranno definite con la contrattazione integrativa nazionale, comunque nel rispetto di quanto sancito dalla Corte Costituzionale con sentenze n. 1/99 e n.194/2002.
b) Alle predette procedure selettive è consentita la partecipazione anche del personale privo dei titoli di studio previsti per il profilo professionale di destinazione - fatti salvi i titoli abilitativi previsti da norme di legge - purchè in possesso del titolo di studio stabilito dallallegata tabella B per laccesso al profilo di appartenenza o comunque del titolo che ha dato accesso al medesimo profilo, e fatto salvo, comunque, il possesso di unanzianità di almeno cinque anni di servizio effettivo nel profilo di appartenenza.
B) ALLINTERNO DELLAREA con le seguenti procedure:
Il passaggio dei dipendenti da un profilo allaltro allinterno della stessa area avviene mediante percorsi di qualificazione ed aggiornamento professionale, ovvero con il possesso dei requisiti culturali e/o professionali richiesti per laccesso al profilo professionale cui si chiede il passaggio.
3. I passaggi di cui alle lettere A e B sono possibili nei limiti della dotazione organica e della aliquota di posti prevista a tal fine.
4) ART.22 INTENTI COMUNI
1. Le parti stabiliscono di costituire, entro 30 giorni dalla firma definitiva del presente CCNL, una commissione di studio tra ARAN, MIUR e OO.SS. firmatarie del presente CCNL, che entro il 31-12-2003 elabori le soluzioni possibili, definendone i costi tendenziali, per istituire già nel prossimo biennio contrattuale, qualora sussistano le relative risorse, meccanismi di carriera professionale per i docenti.
2. Le parti convengono che la commissione di cui al comma precedente finalizzi la propria attività alla realizzazione di meccanismi di carriera che contribuiscano alla costruzione di una scuola di alto e qualificato profilo, che assicuri agli alunni i migliori livelli di apprendimento, valorizzi i talenti e prevenga situazioni di difficoltà e disagio. Tra gli strumenti a tal fine necessari si conviene essere utile listituzione di un sistema nazionale di valutazione del sistema scolastico.