Intervista
a Cossiga
Bisogna
fermarli, anche il terrorismo partì dagli atenei.
Da"Il Giorno" , 24 ottobre 2008. Di Andrea Cangini.
D. Presidente Cossiga, pensa che minacciando l`uso della forza pubblica contro
gli studenti Berlusconi abbia esagerato?
R. «Dipende, se ritiene d`essere il presidente del Consiglio di uno Stato
forte, no, ha fatto benissimo. Ma poiché l`Italia è uno Stato
debole, e all`opposizione non c`è il granitico Pci ma l`evanescente Pd,
temo che alle parole non seguiranno i fatti e che quindi Berlusconi farà
una figuraccia».
D. Quali fatti dovrebbero seguire?
R. «Maroni dovrebbe fare quel che feci io quand`ero ministro dell`Interno».
D. Ossia?
R. «In primo luogo, lasciare perdere gli studenti dei licei, perché
pensi a cosa succederebbe se un ragazzino rimanesse ucciso o gravemente ferito...».
D. Gli universitari, invece?
R. «Lasciarli fare. Ritirare le forze di polizia dalle strade e dalle
università, infiltrare il movimento con agenti provocatori pronti a tutto,
e lasciare che per una decina di giorni i manifestanti devastino i negozi, diano
fuoco alle macchine e mettano a ferro e fuoco le città».
D. Dopo di che?
R. «Dopo di che, forti del consenso popolare, il suono delle sirene delle
ambulanze dovrà sovrastare quello delle auto di polizia e carabinieri».
D. Nel senso che...
R. «Nel senso che le forze dell`ordine non dovrebbero avere pietà
e mandarli tutti in ospedale. Non arrestarli, che tanto poi i magistrati li
rimetterebbero subito in libertà, ma picchiarli e picchiare anche quei
docenti che li fomentano».
D. Anche i docenti?
R. «Soprattutto i docenti».
D. Presidente, il suo è un paradosso, no?
R. «Non dico quelli anziani, certo, ma le maestre ragazzine sì.
Si rende conto della gravità di quello che sta succedendo? Ci sono insegnanti
che indottrinano i bambini e li portano in piazza: un atteggiamento criminale!».
D. E lei si rende conto di quel che direbbero in Europa dopo una cura del genere?
«In Italia torna il fascismo», direbbero.
R. «Balle, questa è la ricetta democratica: spegnere la fiamma
prima che divampi l`incendio».
D. Quale incendio?
R. «Non esagero, credo davvero che il terrorismo tornerà a insanguinare
le strade di questo Paese. E non vorrei che ci si dimenticasse che le Brigate
rosse non sono nate nelle fabbriche ma nelle università. E che gli slogan
che usavano li avevano usati prima di loro il Movimento studentesco e la sinistra
sindacale».
D. E` dunque possibile che la storia si ripeta?
R. «Non è possibile, è probabile. Per questo dico: non dimentichiamo
che le Br nacquero perché il fuoco non fu spento per tempo».
D. Il Pd di Veltroni è dalla parte dei manifestanti.
R. «Mah, guardi, francamente io Veltroni che va in piazza col rischio
di prendersi le botte non ce lo vedo. Lo vedo meglio in un club esclusivo di
Chicago ad applaudire Obama...».
D. Non andrà in piazza con un bastone, certo, ma politicamente...
R. «Politicamente, sta facendo lo stesso errore che fece il Pci all`inizio
della contestazione: fece da sponda al movimento illudendosi di controllarlo,
ma quando, com`era logico, nel mirino finirono anche loro cambiarono radicalmente
registro. La cosiddetta linea della fermezza applicata da Andreotti, da Zaccagnini
e da me, era stato Berlinguer a volerla... Ma oggi c`è il Pd, un ectoplasma
guidato da un ectoplasma. Ed è anche per questo che Berlusconi farebbe
bene ad essere più prudente».