Università:
riforma Gelmini
Riportiamo
una scheda riassuntiva, con parole semplici, dei punti salienti della riforma
Gelmini. La riforma è già stata approvata alla Camera dei Deputati,
ora dovrà passare al vaglio del Senato (di Michele Corsi - Rete Scuole).
Reds - Dicembre 2010
Chi
lavora in università?
I docenti sono divisi in :
1) ordinari, son quelli che hanno più potere, la maggior parte sono chiamati
“baroni”,
2) associati,
3) ricercatori strutturati,
4) ricercatori precari (assegnisti, borsisti, ecc. ecc). Non hanno un contratto
di lavoro, la loro condizione è disciplinata dalla legge.
I tecnici, gli amministrativi e i bibliotecari, che hanno un contratto di lavoro
dipendente (alcuni a tempo determinato).
La “riforma Gelmini” cambia il governo dell’università
(finora retta da 2 assemblee elettive, senato e CDA, dove son presenti, anche
se in proporzioni diverse, tutte le componenti, studenti inclusi). Vediamo che
cosa potrebbe succedere, anche se il testo è stato modificato decine
di volte:
Rettore
Il Rettore diventa un monarca assoluto che nomina la sua corte: infatti è
lui che sceglie il Direttore Generale e i componenti del CdA, che quindi non
sarà più elettivo. Perciò i rettori potranno liberamente
mettere i “propri uomini” in CdA, cioè nel principale organo
di potere, e deliberare così ciò che vogliono.
Senato Accedemico
Il Senato Accademico viene svuotato di potere. Continua ad essere elettivo,
ma rimane un organismo non democratico composto principalmente da docenti.
Il CdA
Il CdA diventa l’organo di potere principale. Avrà 11 componenti
di cui nessuno tecnico-amministrativo: il rettore, uno studente eletto, massimo
5 docenti e minimo 4 “esterni” tutti scelti dal rettore. Gli esterni
saranno banchieri, industriali o uomini indicati dai partiti politici. Perciò
i privati governeranno l’università, e senza neanche dover mettere
1 euro, con tutto quel che ne consegue in termini di libertà di ricerca
e di insegnamento!
E’ evidente che, se anche non ci sarà la privatizzazione con la
trasformazione in fondazione (cosa peraltro contemplata dalla legge), le logiche
del lavoro privato entreranno in università.
Il Direttore Generale
Il Direttore Amministrativo viene sostituito dal Direttore Generale, ovvero
un manager scelto dal rettore che potrà provenire anche dal settore privato.
L’università in rosso: privatizzazione, fusione o dissesto
finanziario
Non è ben chiaro che cosa succederà con gli 800 milioni concessi
da Tremonti, che riducono i tagli già operanti e non danno certo nuove
risorse. Molte università, però, andranno in rosso a causa dei
tagli al finanziamento statale(FFO). Per le università pubbliche si aprono
tre possibili strade: la trasformazione in fondazioni di diritto privato; la
fusione tra più università; la proclamazione del dissesto finanziario
con il conseguente commissariamento da parte del Ministero.
L’autonomia delle università è morta e sepolta
Entro un anno il Governo approverà decreti legislativi per: stabilire
la percentuale di personale docente, ricercatore e tecnico-amministrativo di
ogni università; stabilire un tetto per la contrattazione integrativa;
stabilire un tetto per la spesa del personale a tempo indeterminato e determinato.
L’autonomia delle università è morta e sepolta.
Il diritto allo studio sostituito dai prestiti: studenti indebitati!
Dopo aver tagliato di un terzo il fondo per il diritto allo studio che garantisce
le borse agli studenti meritevoli, viene istituito un fondo per il merito che
servirà per le borse di studio per i “meritevoli” (a prescindere
dal reddito) e per istituire dei prestiti (“buoni studio”) da restituire
in parte dopo il conseguimento della laurea secondo tempi proporzionati al reddito
di lavoro percepito dal laureato.
Ricercatore 6 precario
I ricercatori, in futuro, non saranno più a tempo indeterminato. Viene
istituita, accanto alle forme di precariato già esistenti, la figura
del ricercatore a tempo determinato con contratto triennale rinnovabile di altri
tre anni. L’età media dell’entrata “in ruolo”
dei ricercatori, già alta (36 anni), si alzerà ancora di più
e non vengono garantite le risorse per assumere chi otterrà, nel periodo
a tempo determinato, l’abilitazione nazionale come docente.
Dopo 6 anni un ricercatore, anche se avrà ottenuto l’abilitazione
nazionale, se non ci saranno soldi per assumerlo, sarà espulso.
Reclutamento della docenza: rafforzato il potere dei baroni, rettore e CdA
Viene rafforzato il potere dei professori ordinari (i baroni) nelle commissioni
per il reclutamento della docenza. Inoltre il CdA, su proposta del Rettore,
potrà evitare di fare i concorsi pubblici tramite la “chiamata
diretta” dei docenti amici.
Che titoli offre oggi l’università?
Oggi l’università è indubbiamente più facile che
in passato, ma offre titoli largamente svalutati. C’è una prima
laurea triennale. Poi ci si può iscrivere a un biennio di specializzazione.
Ormai, però, questi titoli son considerati insufficienti, e quindi inizia
il costosissimo calvario dei master, o dei corsi di specializzazione (spesso
privati).
Molti docenti dedicano poco tempo alla didattica e alla ricerca di base e molto
a curare i propria affari. Molti esercitano anche la libera professione (avvocati,
medici, consulenti). I docenti sono gli unici lavoratori che possono fare legalmente
doppi lavori mentre sono in servizio e , pertanto, versando una minima percentuale
agli atenei, fanno ricerche e consulenze, in università, a favore di
aziende private e di enti pubblici. Lezioni, esami, tesi, di solito sono demandati
a ricercatori precari e dottorandi.