L'ATA globale.
Ovvero sindacati e non docenti nel mondo. Cinque casi esemplari. Di Pino Patroncini. Giugno 2001.


"I bidelli li abbiamo solo noi in Italia". Quante volte abbiamo sentito questa frase? Le cose non stanno esattamente così come vediamo da questi dati raccolti prevalentemente dall'Internazionale dell'Educazione. Se i bidelli possono essere un'originalità nostrana, la presenza di personale non docente che si occupa di servizi che vanno dalle pulizie all'amministrazione, dalla manutenzione alla sorveglianza degli alunni, costituisce una costante di sistemi scolastici abbastanza sviluppati e tra loro abbastanza lontani.

Stati Uniti. Gli Stati Uniti hanno uno dei più grossi sistemi scolastici: 14.000 distretti scolastici, 85.000 scuole e oltre 53 milioni di studenti. Come si potrebbe far fronte a tali dimensioni senza il personale non docente? Sono circa 3 milioni di persone e coprono il 44% del personale scolastico. Si tratta di lavoratori impiegati presso le scuole in lavori diversi: paraeducatori; segretari, impiegati, amministrativi; riparatori, manutentori, addetti alle pulizie; operatori delle mense; addetti ai trasporti, alle consegne, alla cura dei veicoli; assistenti meccanici, commerciali, di laboratorio; addetti ai servizi tecnici; ai servizi sanitari; ai servizi di sicurezza. Ma la loro presenza è decisiva per aumentare la motivazione degli alunni che viene incrementata da una scuola sicura e ben tenuta. Spesso sono loro ad avere il primo contatto e l'ultimo con i bambini. Sono più inclini dei docenti a passare tutta la vita tra gli studenti. Oltre il 70% rimane nella scuola per venti e più anni, un record in una società mobile come quella americana, e circa il 75% prende parte a programmi comunitari.
La National Education Association, il principale sindacato americano, li indica con la sigla Esp (personale di supporto all'educazione), l'American Federation of Teachers, con la sigla Prsp (personale paraprofessionale e parascolastico). Dal 1980 la Nea ne consente l'adesione. Attualmente gli iscritti sono circa 300.000 e crescono al ritmo del 19,5% ogni anno. Per la Aft costituiscono una delle cinque divisioni dell'organizzazione e con quasi 150.000 adesioni coprono circa il 18% degli iscritti. Alcuni di loro, come gli staff di supporto, vantano la presenza nell'Aft fin dal 1916, ma l'afflusso maggiore di iscrizioni è arrivato negli anni sessanta, quando con l'Elementary and secondary education act gli istruttori parascolastici furono generalizzati nella scuola pubblica.
I loro problemi sono i bassi stipendi, i posti di lavoro a rischio, benefits inadeguati e in più il rischio della privatizzazione dei servizi. Secondo indagini Aft vorrebbero una carriera professionale (86%) mentre sono costretti a lavorare sempre per lo stesso datore di lavoro (69%) e nella stessa mansione (61%). Le rivendicazioni dell'Aft per loro sono: l'istituzione di una licenza statale per istruttore paraprofessionale, l'abolizione dell'eccesso di part-time e dei rapporti precari, l'impossibilità di introdurre concorrenze alimentari nelle scuole, un ruolo nella prevenzione della violenza e nelle politiche della sicurezza.

Francia. I non docenti in Francia sono circa 294.000, a fronte di 827.000 docenti e comprendono meccanici, tecnici, amministrativi, operai, operatori sociali, psicologi, operatori sanitari e bibliotecari. Vanno sotto la sigle generale Atos (amministrativi, tecnici, operai e servizi) e per lo più lavorano nelle scuole secondarie e superiori. Qui ogni cinque assunti solo tre sono docenti. Essi hanno un ruolo vitale nel rapporto con alunni e genitori, ma questi contatti sono diversi dalla relazione educativa che gli alunni hanno con i loro docenti. Spesso la loro presenza è sottovalutata.
Secondo un'inchiesta commissionata dalla Fsu alla Sofres il 93% dei francesi e il 96% dei genitori ritiene indispensabile o necessaria la presenza di questo personale per tenere in ordine i giovani, prevenire la violenza, apportare un aiuto agli allievi in difficoltà, l'89% per garantire la sicurezza negli istituti, rispettivamente il 95 e il 97% per informare gli allievi, il 94 e il 96% per assicurare un legame con i genitori e l'88 e il 90% per assicurare il successo scolastico degli allievi.
Per lo più questi lavoratori sono organizzati in sindacati separati da quelli dei docenti anche se federati con loro. A volte sono separati anche tra loro. Per esempio la Fsu, la più forte tra le federazioni dell'educazione, ha un sindacato per segretari e bibliotecari della scuola e dell'università (Snasub) uno per ausiliari, tecnici e altri amministrativi (Unatos), uno per infermieri e consiglieri sanitari. Alle ultime elezioni professionali per il Consiglio di Amministrazione Paritetico la maggioranza relativa del personale operaio e di laboratorio ha scelto l'Unsa, ex Fen, sindacato storico della scuola francese, il quale, pur in calo, ottiene il 33,31% dei consensi. Seguono la Cgt col 25,86%, l'Unatos-Fsu col 17,38%, Force Ouvriere col 14,26% e la Cfdt col 6,86%.
Sono state poi introdotte di recente figure come gli aiuto-educatori: circa 70.000 giovani diplomati assunti a contratto temporaneo in base alle norme sull'occupazione giovanile, addetti per lo più alla vigilanza, ma anche in compiti di animazione e di supplenza, soprattutto nelle aree più disastrate dove le scuole sono soggette a violenze e vandalismi. La scelta ha suscitato polemiche perché è stata letta dai precari, di recente riconosciuti da un contratto, come un modo per aggirare il contratto stesso e dai docenti di ruolo come un rifiuto a rimpolpare gli organici. Per conto loro gli aiuto educatori hanno sviluppato un movimento per rivendicare la loro stabilizzazione ottenendo l'attenzione dei sindacati e un apposito comitato paritetico (nelle elezioni di quest'ultimo si è affermata la Fsu col 46%). Secondo un'ipotesi avanzata dal sindacato Cfdt si propone una distinzione tra coloro che sono addetti alla pura sorveglianza degli alunni e dei locali e coloro che ricoprono un ruolo di animatore, educatore o di tecnico informatico.

Australia. Si chiamano School Services Officers e sono aiuto-insegnanti, amministrativi, bibliotecari e tecnici di laboratorio. Non vi sono invece compresi gli addetti alle pulizie. I loro problemi cambiano da posto a posto, ma vi sono alcuni temi ricorrenti: i livelli salariali e il fatto che difficilmente se ne riconosce la professionalità, soprattutto di coloro che lavorano con studenti disabili. Non è offerta loro neppure l'opportunità di avanzamenti di carriera, nonostante molti di loro dimostrino di essere in grado di maneggiare denaro e responsabilità Ciò vuol dire che essi continuano mantenere un inquadramento ai livelli più bassi. Un altro problema è la mancanza di lavoro full-time. Sono spesso chiamati solo per limitati periodi dell'anno, non vengono pagati durante le vacanze. I salari sono di conseguenza bassi.. Questa situazione rende difficile anche il reclutamento sindacale, mentre la tendenza all'autonomia delle scuole ha accentuato lavoro e responsabilità di questo personale. Tra l'altro il sindacato della scuola Australian Education Union si spartisce l'organizzazione della categoria con quello del pubblico impiego Community and Public Sector Union e ha iscritti solo nell'Australia meridionale, nella Tasmania e nello stato di Victoria.

Brasile. Su due milioni e mezzo di lavoratori delle 100.000 scuole municipali e degli stati del Brasile (gli alunni sono 52 milioni: il più grosso servizio nazionale!) circa un milione sono non docenti. La loro sindacalizzazione come d'altronde quella degli insegnanti data dal 1988, cioè dalla caduta della dittatura. Sotto quest'ultima si era avuta una massiccia espansione scolastica in corrispondenza al forte sviluppo industriale. Tuttavia si trattava di una scolarizzazione a basso costo che comportava un pessimo servizio scolastico accompagnato nel personale da forti fenomeni di clientelismo. Solo in un secondo tempo si riuscirono ad istituire meccanismi concorsuali nel reclutamento. In tutta questa fase per i docenti le associazioni professionali svolsero in qualche modo anche un ruolo sindacale. Per il personale non docente questo potè avvenire solo più tardi.
Solo alla fine degli anni ottanta cominciarono ad aversi spinte verso una sindacalizzazione dell'intera categoria in organizzazioni unitarie. Gli stati di Paranà, San Paulo e il Distretto Federale avevano già sindacati del personale non docente. In generale il governo premeva perché questo personale non si unisse ai docenti, ma piuttosto agli impiegati e agli operai della pubblica amministrazione. Nel 1990 con la fondazione della Cnte, la confederazione nazionale dei lavoratori dell'insegnamento si giunse all'unificazione della categoria, ma a San Paulo e nel Distretto Federale sopravvissero sindacati separati del personale non docente.
Oltre ad una pressione governativa per una loro assimilazione ai lavoratori della pubblica amministrazione lo staff non docente, gli ausiliari, gli amministrativi e gli assistenti sono soggetti a discriminazioni, a pressioni per ridurne il legame con il numero degli alunni o per ricorrere a subappalti e si caratterizzano per bassi livelli di scolarità, clientelismo, poca propensione alla sindacalizzazione e scarsa identità professionale. Solo in due stati si raggiunge il 70% di sindacalizzazione, negli altri il tasso si aggira tra il 5 e il 30%. I settori più sindacalizzati sono quelli degli addetti alla manutenzione, alle pulizie e alle mense, mentre la sindacalizzazione minore si ha tra gli addetti alla documentazione e ai servizi multimediali.
La Cnte a livello nazionale si è data una struttura apposita, il Defe, dipartimento esecutivi, che coordina 27 rappresentanti (uno per stato). Esso rivendica un ordinamento basato su quattro aree: mense, multimedialità (laboratori, biblioteche, videoteche e audioteche), amministrazione (segreteria e documentazione), manutenzione tecnica (riparazioni, pulizie ecc.). Rivendica anche un titolo di accesso basato sulla licenza media più un titolo tecnico-professionale obbligatorio, l'accesso ai posti per concorso, programmi di educazione professionale, una carriera legata alle qualifiche professionali, al servizio e alla valutazione dei compiti svolti e una scala salariale corrispondente. Queste rivendicazioni hanno ottenuto risultati negli stati di Mato Grosso do Sul, Rio Grande do Sul, Acre, nel Distretto Federale ( Brasilia) e nella municipalità di Cujalà (Mato Grosso). Il problema principale è alzare le basi culturali, visto il basso livello di istruzione. La Cnte porta avanti un Programma nazionale di addestramento professionale, finanziato con i soldi del Fondo di Assistenza ai Lavoratori che ottiene atraverso la Cut, centrale unica dei lavoratori.

Canada (Quebec). Dal 1970 il sindacalismo si è esteso dai docenti agli ausiliari, tecnici ed amminitrativi con la formazione di federazioni provinciali ed unioni locali comuni. Si tratta prevalentemente di lavoratori addetti ai compiti di segretari, uomini di fatica, tecnici, educatori, animatori ed operai specializzati. Gli assistenti di laboratorio e i tecnici informatici lavorano a stretto contato con gli alunni, i segretari e gli impiegati provvedono al lavoro amministrativo. Vi sono anche assistenti per alunni portatori di handicap, educatori e animatori. Negli ultimi due anni sono aumentati di numero e ogni taglio agli organici ne mette in rilevo l'essenzialità: gli insegannti hanno troppo da fare e i servizi essenziali non sono a lungo sostenibili.
Le riforme li hanno promossi istituendo i consigli unitari in cui lo staff e i genitori hanno lo stesso numero di rappresentanti. In questo modo essi hanno più voce in capitolo e la possibilità di controllare quello che succede.
Buona parte del lavoro sindacale è oggi indirizzato all'intervento in questi consigli, mentre la possibilità di essere iscritti nella medesima organizzazione sindacale, come avviene ad esempio per la Csq, la centrale dei sindacati del Quebec, dà più forza e solidarietà a questi lavoratori.

Conclusioni. Cinque paesi molto diversi tra loro per storia e contesto istituzionale e politico, per legislazione sociale e relazioni sindacali, ma in tutti e cinque i casi emerge l'impossibilità della scuola di funzionare col solo apporto degli insegnanti. E in questa diversità di situazioni emergono altre costanti: la bassa remunerazione, soprattutto se confrontata con quella dei docenti; il rischio di precarietà: da un lato lavoratori precari, a contratto di lavoro privato, in qualche caso in appalto, che ambiscono alla stabilità dei contratti pubblici, dall'altro impiegati pubblici che rischiano di essere inquadrati nel rapporto privato o di vedersi appaltato il lavoro; la bassa preparazione richiesta e l'aspirazione ad una qualificazione maggiore, per una maggiore identità professionale; la spinta all'autorganizzazione sindacale o la spinta ad unirsi ad altri settori e in quest'ultimo processo la concorrenza tra l'omologazione ai dipendenti della pubblica amministrazione e la scelta cooperativa di un'organizzazione comune con le altre figure scolastiche. Dentro a questo il processo di sindacalizzazione nei sindacati della scuola, che avanza superando resistenze aristocraticiste del corpo docente, come è accaduto negli Stati Uniti, opponendosi a pressioni per la omologazione al pubblico impiego come in Brasile o facendo i conti con tradizioni sindacaliste federative e di mestiere come nel caso francese.
Sono le stesse dinamiche a cui in misura maggiore o minore, certo in un contesto a volte meno grave grazie ad una tradizione storica, ma proprio per questo non meno dirompente, stiamo assistendo anche da noi. Anche questa è globalizzazione.