Allégre bis.
Il
rimpasto di governo dopo gli scioperi delle settimane scorse non soddisfa le
richieste espresse dagli insegnanti: la mobilitazione deve perciò continuare.
Di Stéphanie Chauvin. Da Rouge. Aprile 2000.
Dopo
diverse settimane di mobilitazione e scioperi Claude Allègre è stato
dimissionato. Ma che ne è dei suoi progetti di riforma? E' tradizione che
la politica messa in opera da un ministro e fortemente contestata da un massiccio
movimento sia abbandonata quando il ministro se ne va. Ma dall'arrivo di Jack
Lang e di Jean-Luc Mélenchon al ministero dell'Educazione, non si è
avuta nessuna dichiarazione che affermasse una chiara volontà di rottura
con la politica condotta fino a oggi e di cui un buon numero di progetti saranno
messi in atto al principio del prossimo anno scolastico.
Al contrario, gli annunci fatti riguardo all'insegnamento professionale lasciano
intendere che i nuovi responsabili del dicastero dell'Educazione non abbiano ben
compreso l'ampiezza del disaccordo e la determinazione del personale scolastico.
Costoro reclamano il ritiro del nuovo statuto dei professori dei licei professionali,
così come l'abbandono della Carta imposta da Allègre. E' a questa
sola condizione che l'introduzione dell'annualizzazione, della flessibilità
dei tempi di lavoro degli insegnanti, del riequilibrio salariale (2 ore di lavoro
pagate 1 ora) potrà essere definitivamente abbandonata. Ora le proposte
fatte da Mélenchon ai sindacati non rimettono in discussione l'insieme
del progetto. Egli sopprime il riequilibrio retributivo e sembra rinunciare alla
flessibilità, ma sempre nel quadro della Carta che istituisce un progetto
pedagogico annualizzato. Il nuovo responsabile dell'insegnamento professionale
ha fatto la scelta di "riformare la riforma" per renderla più
compiuta. Lungi dal rispondere al movimento degli insegnanti, si inscrive nella
logica contabile della politica governativa. Sapendo che si situa alla sinistra
del Partito socialista, questo orientamento la dice lunga sulla volontà
di continuità di una politica largamente condannata. Per cambiare la scuola
nel quadro di un servizio pubblico educativo di qualità, la mobilitazione
non deve affievolirsi.