Anatomia di un sindacato.
Il
terzo congresso della Fédération Syndicale Unitaire. Di Pino
Patroncini.Marzo 2001.
Si è svolto tra il 22 e il 26 gennaio
il terzo congresso della Fsu, il principale sindacato della scuola francese,
a La Rochelle. La scelta della sede era simbolica per diversi motivi. La Rochelle
"belle et rebelle" dice un adagio: nel medioevo più occitana
che franca, comune autonomo sotto Eleonora d'Aquitania, presidio inglese anche
dopo la guerra dei 100 anni, ridotto protestante fino a Richelieu (ricordate
la fine dei "Tre moschettieri"?). Poi porto di mercanti di schiavi,
di corsari, di emigranti verso le Antille, il Canada, la Louisiana.
Ma è anche la città dove nel 1991 si consumò la rottura
tra lo Snes e la Fen. E forse è proprio perché l'assassino torna
sempre sul luogo del delitto che i 180.000 iscritti della Fsu, nata nel 1993
con l'apporto decisivo dei 77.000 iscritti allo Snes, hanno celebrato qui il
loro terzo congresso.
Un congresso segnato da risultati significativi
che la Fsu ha raggiunto nel corso degli anni: primo fra tutti essere diventato
in poco tempo il più forte sindacato dell'educazione, praticamente in
tutti i suoi settori. E poi il successo finale nello scontro tra il Ministro
Allégre e lo Snes, la riduzione dell'orario settimanale da 23 a 18 ore
per i docenti di tecnica, l'incremento del 10% dei posti da mettere a concorso,
la penetrazione in settori nuovi di personale come gli aiuto-educatori e i tirocinanti
delle scuole di formazione e infine l'arrivo di un nuovo sindacato transfuga
dalla Cfdt.
Nello stesso tempo un congresso di lotta: difesa dei trattamenti pensionistici
(adesso si va in pensione dopo 37 anni e mezzo di servizio ma c'è chi
vorrebbe portarli a 45) e aumenti salariali sono i temi che vedono impegnati
in questi giorni tutti sindacati e la Fsu è in pieno movimento. Giovedì
18 gennaio c'è stata una prima mobilitazione che in alcuni dipartimenti
è sfociata in scioperi, il 25 gennaio altre manifestazioni e il 30 uno
sciopero generale unitario del pubblico impiego. Anche se Le Monde, che il lunedì
non esce, non ha dato notizie dell'inizio del congresso, il resto della stampa
non ha mancato di cogliere l'evento. Libération gli ha dedicato due pagine:
uno alla segretaria generale uscente, Monique Vuaillat, e uno ai temi del congresso.
Altri giornali hanno cercato di accreditare un timore che serpeggerebbe nelle
file della Fsu: quello dell'isolamento. Isolamento dal quadro politico, isolamento
dal resto del pubblico impiego, isolamento dal corpo della classe lavoratrice
per un sindacato che è pur sempre un sindacato della scuola, mentre alcuni
cercano di miscelare almeno il pubblico impiego (la rivale Fen ha dato vita
all'Unsa - Unione nazionale dei sindacati autonomi - e altri al cosiddetto "gruppo
dei 10"), e altri stanno bene al coperto delle loro confederazioni, la
Cfdt e Force Ouvriere. Un tema reale a cui il congresso ha dato risposta con
la costituzione dei un Comitato per le relazioni interprofessionali e un appello
a tutto il fronte impegnato nelle lotte odierne.
Ma indubbiamente, come ha sottolineato l'Humanité, questa situazione
di isolamento è più che altro nell'immaginario giornalistico dal
momento che la Fsu è già stata in grado di mettere insieme, con
successo, tutte le professioni della scuola, dell'università, della ricerca
e della cultura, con un'opera di sindacalizzazione incredibile per un paese
dove nel resto dei lavoratori il tasso di iscrizione ai sindacati si attesta
al 5%, mentre nella scuola il è al 30% complessivamente.
Pierre Duharcourt: "Ripensare la modernizzazione!"
Tra i due co-segretari, l'introduzione politica
generale è toccata a Pierre Duharcourt il quale ha sottolineato come
in Francia, pur tra gli indubbi successi di crescita economica e occupazionale
si registrino ancora scompensi ed ineguaglianze, dal momento che la "new
economy" è tutt'altro che un mondo meraviglioso. La coincidenza
con i due contrapposti forum di Davos e di Porto Alegre gli ha dato modo di
sottolineare che le logiche che si affrontano nell'epoca della globalizzazione
sono due: la logica liberista e quella cooperativa e mutualistica. Sviluppare
la solidarietà , riorientare la politica devono essere gli obiettivi
di un governo che non si riduca all'opera di ridurre le tasse senza porsi il
problema della qualità dei servizi pubblici e dei salari di chi vi opera,
contestando l'idea che siano i sindacati del pubblico impiego i responsabili
del blocco della riforma dello stato, in un quadro in cui la riduzione delle
spese non è più sinonimo di razionalizzazione e di modernizzazione,
ma piuttosto di rinuncia dello Stato al proprio ruolo sociale.
Al contrario Duharcourt ha rivendicato allo stato il ruolo di animatore del
dialogo sociale e di fissatore delle regole, di promotore del progresso e della
democratizzazione della conoscenza, denunciando che da troppi anni la spesa
francese per l'educazione stagna al 7% del Pil.
L'altro tema sottolineato è stato quello della riduzione dell'orario
di lavoro, che in Francia tra il 1997 e il 2000 è passato da 39 ore a
36 ore e 40 minuti, paragonando questa impresa a quelle precedenti sullo stesso
tema nel secolo scorso e ai tempi del Fronte popolare.
Infine il discorso si è incentrato sui temi del momento: l'attacco alla
previdenza e la questione salariale, sui quali è stata sottolineata l'esigenza
di mantenere unito il fronte sia con le organizzazioni che come la Fsu hanno
dimostrato più fermezza (Cgt e Fo) che con quelle più possibiliste
(Unsa e Cfdt).
Monique Vuaillat: "Democratizzare la conoscenza!"
A Monique Vuaillat è invece stato lasciato
il compito di sviluppare il tema della democratizzazione della conoscenza implicito
nello slogan del congresso: " La scommessa dell'intelligenza/ la scommessa
dell'avvenire". Si è trattato di un discorso radicale, ma privo
di toni apocalittici, piuttosto rivolto a mettere in risalto come, dentro le
contraddizioni presenti, ci siano, attraverso lo sviluppo dei servizi pubblici,
le potenzialità per democratizzare la conoscenza ed evitare che questa
sia ridotta a merce e fonte di disparità, come è successo finora.
In questo quadro ha offerto una rilettura delle tematiche tipiche del momento:
dalla formazione lungo tutto l'arco della vita, declinata con un diverso ruolo
della scuola pubblica piuttosto che con la sua eclissi, al raggiungimento dell'obbiettivo
dell'innalzamento dell'obbligo scolastico a 18 anni.
E se ha rivendicato alla scuola pubblica un ruolo, non ha mancato di sottolineare
le colpe educative che sono invece rintracciabili fuori dalla scuola: perché
la società della conoscenza non può essere letta a senso unico.
Ha parlato di sinergia e di complementarietà di settori: una sinergia
e una complementarietà per cui la Fsu, col suo ruolo unificante tra i
vari settori formativi, costituisce nel suo piccolo un esempio. Proprio l'obiettivo
dell'allargamento del servizio pubblico di informazione richiede la collaborazione
tra tutti i settori e lo sviluppo del lavoro in equipe a cui nessuno può
sottrasi né i docenti né la sanità né i non docenti
né tutto ciò che concerne l'ambiente.
"Bisogna riabilitare questi mestieri troppo spesso trascurati dai poteri
pubblici - ha detto Monique Vuaillat - e dare loro il posto che gli spetta,
uno stato giuridico e una qualificazione, che è richiesta dal loro ruolo
e dalla loro rinnovata importanza. Non è ammissibile che siano mal remunerati,
non è più ammissibile che le prospettive di carriera siano limitate,
che la promozione interna sia così poco sviluppata. Non è ammissibile
che si continui assumere una parte consistente con contratti di solidarietà
pagati a lanci di pietre e che non si riconosca mai l'esperienza acquisita e
che l'amministrazione ringrazi sempre più spesso con lo scioglimento
del rapporto di lavoro. Insisto su questo aspetto perché queste professioni,
questo ruolo che giocano i nostri colleghi sono spesso ignorati dall'opinione
e dai poteri pubblici e perché essi sono spesso i pilastri delle nostre
istituzioni. Senza di loro non potrebbero funzionare. Giocano un ruolo di accoglienza
essenziale. E' vero per gli istituti scolastici e universitari, per i rettorati,
per le accademie. E' vero anche per le biblioteche universitarie, per i riformatori,
per non parlare poi delle istituzioni culturali. Loro fanno vivere i nostri
musei, i nostri teatri, le nostre case della cultura."
Allora quali le riforme? Primo la prevenzione dell'insuccesso scolastico attraverso
una scuola attiva, che valorizzi le nuove tecnologie e diversifichi le attività
pedagogiche. I questo quadro la segretaria uscente ha accennato alla riforma
del "college" (la scuola media francese, ndr) come luogo essenziale
in cui si acquisisce una cultura comune e come luogo dove si sperimentano le
prime scelte.
Di seguito ha sottolineato l'importanza degli insegnamenti tecnologici da salvaguardare
rispetto al duplice rischio sia di licealizzazione che di omologazione alla
formazione professionale.
Ha ribadito la centralità della riflessione dei docenti sulla professione,
le discipline, le pratiche pedagogiche diversificate, i nuovi obiettivi e le
nuove tecnologie e ha ribadito l'importanza della formazione dei docenti, sottolineando
il ruolo degli Istituiti universitari di formazione magistrale contro la "ristrutturazione
autoritaria dell'Istituto nazionale per la ricerca pedagogica" e contro
la diffusione dei rapporti di lavoro precari.
Al rapporto con i giovani che si accostano all'insegnamento è stata dedicata
una buona parte del ragionamento sul futuro del sindacato. Un'altra parte di
questo ragionamento ha riguardato i rapporti difficili con lo Snetaa, il sindacato
degli insegnanti di tecnica dei licei professionali. Mentre la terza argomentazione
è stata dedicata alla concezione che anima la Fsu: una concezione ispirata
al pragmatismo, all'interesse pubblico e alla capacità di tutte le categorie
di agire insieme ogni volta che ciò è necessario.
Il dibattito è stato animato da numerose prese di posizione sui temi trattati dalle relazioni, sulle lotte in corso, dal confronto tra le diverse anime della Fsu, dall'"affaire Snetaa" e si è concluso con l'elezione a segretario generale, unico questa volta, di Gérard Aschieri dello Snes, che promette di affinare il discorso pedagogico come terreno comune su cui costruire l'intesa tra le diverse categorie, e con un appello ai giovani per la costituzione di un "movimento sociale per la formazione" fondato sul riconoscimento reciproco tra docenti e discenti accompagnato da alcune proposte quali un sussidio d'autonomia per i giovani, un'azione concertata tra servizi pubblici e collettività territoriali, una programmazione dell'investimento educativo e lo sviluppo dell'educazione alla cittadinanza.
20 sindacati 20
La Fédération Syndicale Unitaire contava al momento dei congressi di base 179.386 iscritti aderenti a 18 dei 20 sindacati che la compongono e che rispondono alle seguenti sigle (due di questi sono di recente formazione):
EPA | educazione popolare, gioventù e sport | 205 iscritti |
SNAC | lavoratori di teatri, musei ecc. | 447 iscritti |
SNAP-FNSP | lavoratori della fondazione di scienze politiche | 32 iscritti |
SNASUB | personale amministrativo e bibliotecari | 2.918 iscritti |
SNCS | ricerca | 1.344 iscritti |
SNEP | docenti di educazione fisica | 10.359 iscritti |
SNES | docenti di scuola secondaria | 77.421 iscritti |
SNESUP | docenti universitari | 5.927 iscritti |
SNETAA | docenti di tecnica professionale | 14.292 iscritti |
SNETAP | docenti degli istituti agrari | 4.663 iscritti |
SNICS | infermieri e consiglieri sanitari | 1.403 iscritti |
SNPES-PJJ | lavoratori della protezione giovanile giudiziaria | 1.260 iscritti |
SNPIEN | ispettori | 201 iscritti |
SNPCEN | lavoratori dell'energia nucleare | 108 iscritti |
SNUAS-FP | assistenti sociali | 437 iscritti |
SNUIPP | maestri elementari | 54.391 iscritti |
SUMEN | medici scolastici | 54 iscritti |
UNATOS | personale ausiliario e tecnico | 4.125 iscritti |
SNPIUFM | docenti della formazione degli insegnanti | |
SNUANPE | formazione e inserimento professionale (recentemente uscito dalla Cfdt) |
La rappresentatività
Come si può vedere da questo quadro della rappresentatività dei sindacati francesi secondo le elezioni professionali del 7 dicembre 1999, la Fsu rappresenta di gran lunga la principale forza del corpo docente e i suoi sindacati di settore coprono la maggioranza relativa o assoluta in quasi tutti i settori:
RAPPRESENTATIVITA' GENERALE
F.S.U. 48,80% U.N.S.A. 19,71% S.G.E.N.-C.F.D.T. 11,43% Force Ouvriere 7,48% S.N.A.L.C.-C.S.E.N. 4,12% S.U.D. Education 3,17% U.N.S.E.N.-C.G.T. 1,33% C.F.T.C. 0,72% C.N.G.A.-C.G.C. 0,78%
LA RAPPRESENTATIVITA' DELLA F.S.U. PER SETTORE
Scuola Primaria S.N.U.I.P.P. 42,70% Scuola Secondaria S.N.E.S. 55,00% P.E.G.C. S.N.E.S./S.N.E.P./S.N.U.I.P.P. 30.80%(*) Licei Professionali S.N.E.T.A.A. 42,22% Formazione paritaria S.N.E.S./S.N.E.T.A.A. 53,06% Educazione fisica S.N.E.P. 74,80% I.U.F.M. S.N.P.I.U.F.M. 50,60% Aiuto-educatori S.N.U.I.P.P./S.N.E.S. 43,40%
(*) E' l'unico settore in cui la Fsu è seconda, superata dall'Unsa (Fen + Sncl) che è al 52,5%. Corrisponde grosso modo alla nostra scuola media.
Le regole
Come funziona un sindacato scuola a sua volta
diviso in diversi sindacati di settore? Naturalmente il meccanismo è
costituito da un intreccio di procedure decisionali che chiamano in ballo i
diversi sindacati nazionali, le strutture locali, le tendenze ecc.
Tanto per cominciare i congressi nazionali sono convocati secondo una procedura
un po' diversa da quelle in uso in Italia. L'elezione dei delegati al congresso
nazionale non avviene gradino per gradino prima nelle assemblee congressuali
di base, poi in quelle dipartimentali ecc., bensì si procede ad un'elezione
segreta, con le urne che restano aperte per alcuni giorni nelle scuole, da parte
di tutti gli iscritti e sulla base di liste approntate dalle diverse tendenze.
In questo modo all'elezione dei delegati all'ultimo congresso nazionale hanno
partecipato circa 43.000 iscritti, i quali hanno votato anche i documenti stesi
sui cinque argomenti all'oggetto del congresso.
Tra un congresso ed un altro la direzione del sindacato è assicurata da:
Un'analoga struttura è presente a livello
dipartimentale.
Per le elezioni dei rappresentanti dei sindacati più piccoli esiste una
camera di compensazione. Le decisioni nel CDFN vengono prese a maggioranza qualificata
del 70%.
I rapporti tra le tendenze sono garantiti da regole volte a evitare sia la predominanza
di un'unica tendenza che il blocco delle attività: la tendenza che ottiene
la maggioranza assoluta non può superare il 50% dei seggi più
uno, mentre una sola tendenza di minoranza non può ottenere il 30% dei
seggi.
Le regole sul pluralismo vanno rispettate da parte di tutti i singoli sindacati
nazionali.
Le tendenze
Come la Cgil la Fsu riconosce il pluralismo e la diversità interna. Quelle che da noi si chiamano aree programmatiche, lì si chiamano tendenze. Nella Fsu sono cinque:
Unitè et Action: è la tendenza maggioritaria, originariamente
era la tendenza che faceva capo al Partito Comunista Francese, ma allo stato
attuale una perfetta identificazione sarebbe eccessiva.
Al congresso inglobava anche i "senza tendenza" ed ha ottenuto circa
il 68% dei consensi.
Le sue posizioni coincidono con quelle della segreteria della Fsu. Il suo portavoce
Roland Rouzeau ha insistito sulla necessità di coniugare identità
professionale e allargamento della Fsu.
Ecole Emancipée: tra le tendenze di minoranza è la più
consistente, grosso modo è assimilabile alla posizione dei trotzkisti
della Ligue Communiste Revolutionaire anche se i suoi aderenti preferiscono
definirsi genericamente di estrema sinistra oppure sindacalisti rivoluzionari.
Il nome deriva da quello di una storica e prestigiosa rivista di pedagogia e
sindacalismo scolastico fondata nel 1910, di cui la tendenza cura tuttora la
pubblicazione.
Nelle elezioni dei delegati al congresso ha ottenuto circa il 15% dei consensi.
Il suo leader FranÁois Castaing ha condannato la firma del protocollo
Sapin su precariato e reclutamento e ha denunciato la contraddizione tra il
fatto che la Fsu sia il primo sindacato della funzione pubblica e ricorra poco
all'arma della mobilitazione.
Autrement pour la Fsu: rappresenta un'area favorevole ad una maggiore indipendenza
della Fsu dai soggetti politici e, all'interno della federazione, ad una maggior
autonomia dei singoli sindacati di settore. E maggioritaria nel sindacato dei
docenti di tecnica professionale Snetaa
Nelle elezioni dei delegati al congresso ha ottenuto circa il 13%.
Il suo portavoce Jacques Le Beuvant ha sottolineato che il fatto di non avere
una vocazione a promuovere la costruzione di un'altra società, che costituisce
l'originalità della sua tendenza, non significa scivolare sul terreno
delle difese corporative.
Front Unique: è una tendenza assimilabile all'altra ala
storica del trotzkismo francese, quella cosiddetta lambertista, una volta unita
ad Ecole Emancipée, ma in seguito separatasi.
Al congresso aveva circa il 2%.
"Solo quelli che sono attaccati alla difesa di questo governo antioperaio
possono temere che i lavoratori del pubblico e del privato si uniscano sulle
loro rivendicazioni comuni: difesa delle pensioni, restaurazione dei 37 anni
e mezzo per tutti e abrogazione del decreto Balladur" ha detto polemicamente
il suo leader, Roland Michel.
Pour la Reconquete de un Syndacalisme Indépendant:
anch'essa assimilabile ai trotzkisti-lambertisti, si distingue dalla precedente
in quanto riproduce la storia di un gruppo di militanti uscito a suo tempo dalla
Fen per passare a Force Ouviere e rientrato di recente nella Fsu.
Al congresso aveva circa il 3%.
Il suo portavoce Jack Lefebsvre ha detto: "Questo congresso è nato
sotto il segno dell'azione. Il successo dello sciopero del 18 gennaio apre la
via all'iniziativa per i 37 anni e mezzo di versamenti nel pubblico come nel
privato. Per i salari è l'ora dello sciopero congiuntamente ai lavoratori
del privato."
L'"Affaire" Snetaa
Una parte non piccola del congresso della Fsu
è stata dedicata alle questioni poste dal sindacato dei docenti di tecnica
dei licei professionali, Snetaa. Si tratta di un sindacato importante: con i
suoi 14.000 iscritti è il terzo della federazione, ma nel suo settore,
i licei professionali, è una vera potenza: il 42% dei consensi nelle
elezioni del Consiglio di Amministrazione Professionale del dicembre '99.
Arriva a questo congresso forte di un risultato sindacale significativo: ha
ottenuto da Lang la riduzione dell'orario settimanale dalle 23 alle 18 ore,
senza neppure le condizioni e le gradualità starappate a fatica ad Allégre,
risultato che porta i docenti di tecnica allo stesso orario settimanale degli
altri docenti del secondo grado.
Ma è anche un sindacato che da tempo rifiuta di pagare l'affiliazione
alla Fsu e di diffonderne la stampa, tanto che molti commentatori ne pongono
in discussione la sua appartenenza di fatto alla federazione.
Rivendica una maggiore autonomia. Non ha caso al suo interno è maggioritaria
la tendenza "Autrement pour la Fsu" che rivendica anche una maggior
indipendenza dai partiti politici e dalle ideologie. L'accusa è rivolta
non solo alla segreteria federale ma anche al cosiddetto blocco ideologico "Unitè
et Action - Ecole emancipée" . Dai suoi oppositori la segreteria
Snetaa viene invece accusata di non rispettare le regole e soprattutto il pluralismo
La discussione si è svolta sul filo del rasoio quasi ad evitare di fare
il primo passo di una rottura e il prossimo round è al congresso dello
Snetaa, a marzo.
Monique!
"Mamma mammouth" l'ha chiamata con
un duplice gioco allusivo il quotidiano Libération, da sempre poco gentile
con lei e con i suoi sindacati: lo Snes e la Fsu. Doppio gioco di parole perché
allude, non tanto alla sua età anagrafica, misteriosa, sembra, per una
donna che, prossima alla pensione, mostra di non aver perso né fascino
né grinta, quanto alla sua longevità politica: da quasi 20 anni
alla testa del sindacalismo scolastico francese. Ma "mammouth" è
anche il termine con cui indicava la scuola l'ex ministro dell'educazione nazionale
Allégre, suo nemico giurato fin dallo scontro che li ha opposti nel 1999,
ma soprattutto dopo che questo scontro è costato al ministro il suo incarico.
"La scuola è un mammouth da far dimagrire" diceva allora Allègre,
fautore di uno svecchiamento dell'istituzione-animale preistorico e di una riduzione
dell'organico-animale gigantesco.
Stiamo parlando di Monique Vuaillat, fondatrice e segretaria generale uscente
della Fédération Syndicale Unitaire (Education, Culture, Recherche),
che a La Rochelle nell'assise del 3 Congresso tutti chiamano semplicemente Monique.
E non c'è dubbio che questa identificazione col "mammouth",
che forse nelle intenzioni del titolista di Libèration, vorrebbe essere
un'offesa, in realtà si trasforma in un complimento.
"Monique ha la straordinaria capacità di sentire, di anticipare
quello che pensano i professori." Dice di lei una collaboratrice. Una donna
quindi che con la scuola si identifica fino in fondo. E non è riconducibile
nemmeno all'immagine grigia e sbiadita del burocrate sindacale. Anzi il look
la farebbe sembrare piuttosto una donna in carriera di qualche multinazionale
e la spigliatezza nel linguaggio un'animatrice di talk show televisivi. Né
tanto meno è riconducibile ad un arstocraticismo professionale da docente
di liceo: non si è mai scomposta quando Allégre le rimproverava
di non essere laureata e di aver cominciato come insegnante di dattilografia.
E' cresciuta in provincia a Bourg en Bresse, in una famiglia di lavoratori,
la madre operaia tessile, il padre inserviente, entrambi militanti sindacali
nella Cgt. Nello Snes entra a far parte della tendenza comunista Unitè
et Action, ma prenderà presto le distanze dal Pcf e nel 1984 entra nella
segreteria generale con una generazione di militanti molto attaccata all'indipendenza
del sindacato.
La sua formazione avviene a Parigi negli anni settanta: fa parte delle commissioni
paritetiche che esaminano le domande di mobilità dei docenti. Un lavoro
di gavetta, che la rende espertissima nelle procedure amministrative: competenze
che, lei sa bene, mancano ai ministri. E' in grado di difendere tanto l'aristocratico
"agregé" di lettere classiche che lamenta il degrado delle
conoscenze quanto il precario senza titolo e "gauchiste" che denuncia
la segregazione scolastica.
Alla Federation de l'Education Nationale, sindacato allora maggioritario da
cui si separa nel 1993, portando via tutto lo Snes, l'accuseranno di fare un
discorso progressista e pratiche conservatrici. Lei risponde: "Siamo un
sindacato di massa e tale dobbiamo restare" e riesce conquistare l'elite
nostalgica dei licei alla battaglia per la democrazia educativa e alla lotta
contro l'insuccesso scolastico, anche se molti dei suoi detrattori pensano esattamente
il contrario.
A La Rochelle ha lasciato dopo tre anni la segreteria generale della Fsu, la
federazione di 20 sindacati e 180.000 iscritti, che ha contribuito a fondare
sette anni fa, insieme ai 77.000 iscritti dello Snes, e di cui ha condiviso
la guida con Pierre Duharcourt, segretario del sindacato universitario Snesup.
Gérard Aschieri
Il cognome tradisce origini italiane. Infatti
erano torinesi i genitori di Gérard Aschieri, il nuovo segretario generale
della Fsu. E' un dato diffuso tra i militanti del movimento sindacale degli
insegnanti francesi: molti di loro sono di origine italiana, basta vedere i
nominativi degli organigrammi. E non solo: abbondano anche i docenti di origine
spagnola e portoghese. Figli di emigranti, in qualche caso di profughi sfuggiti
ai fascismi sia della penisola iberica che della nostra. Vengono da famiglie
operaie, vissute nel clima tipico dell'operaismo francese fatto di internazionalismo
proletario e di solidarietà sindacale, un dato che negli anni cinquanta
doveva unire l'emigrante all'"ouvrier". Non a caso era figlia di "cegetistes"
(così chiamano qui i militanti della Confederazione generale del lavoro
francese) la precedente segretaria della Fsu, Monique Vuaillat. Anche se Gérard
sembra essere molto diverso da Monique. Tanto che a lui è stato dato,
ciò che a lei era stato negato, vale a dire la direzione unica del sindacato
(Monique Vuaillat era co-segretaria insieme a Pierre Duharcourt). Segno che
le tensioni tra i diversi settori si sono placate, ma segno anche che ad Aschieri
viene riconosciuto un ruolo di sintesi.
48 anni, professore di francese, anche lui membro della segreteria nazionale
dello Snes da più di 20 anni, ha percorso tutto il cursus honorum che
la "Republique" si vantava di riservare ai suoi studenti migliori:
studi secondari in un quartiere della periferia settentrionale di Marsiglia,
ancora oggi considerata Zep ovvero zona a rischio, classi preparatorie in lettere
al prestigioso Liceo Thiers, poi la Ecole Normale Supérieure dal 1972
al 1976, dove ottiene l'"agregation" in lettere classiche. In un'università
che ancora risente dei postumi del '68 milita nell'Unione degli Studenti Comunisti:
La sua prima battaglia: introdurre la formazione pedagogica alla Normale Superiore.
Un tema che ancora oggi è di interesse nel momento in cui anche in Francia
si parla di riformare la formazione degli insegnanti.
Ma su questo tema nella Fsu la situazione è delicata: i 19 sindacati
che compongono la federazione sono d'accordo che salari, orari e pensioni siano
trattati a livello federale, ma ciascuno è geloso del suo territorio
quando si parla di professione. Il compito di Aschieri sarà trovare un
punto di convergenza per costruire un progetto. L'unica strada per avvicinare
i due tronconi principali della scuola francese quello primario e quello secondario
resta, secondo Aschieri, l'avvicinamento dei titoli di accesso e la fine del
pregiudizio per cui chi ha allievi più grandi è più qualificato.
Libération lo ha definito più portavoce che "patron".
Intanto per l'immediato ha due compiti: risolvere l'affare Snetaa e avviare
una politica di relazioni interprofessionali.