Cosa hanno votato i giovani e perché.
Nelle elezioni del 13 maggio i giovani hanno votato in massa per la destra o si sono astenuti. Nell'articolo tutti i dati che lo dimostrano, un confronto con il voto giovanile delle precedenti elezioni ed una analisi sul perché di questo fenomeno. REDS. Maggio 2001.


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Il voto giovanile, come sempre, è stato pesantemente sottovalutato nelle analisi postelettorali. In generale si riconosce in questa fascia di elettorato una certa preferenza per la destra, ma senza alcun approfondimento di una questione che invece per la sinistra ha una importanza drammatica. Il voto dei giovani ci pare una delle chiavi fondamentali per comprendere queste elezioni. Indagare le ragioni profonde di quel voto costituisce la precondizione per costruire una rivincita della sinistra.

I dati

Come si sa possono votare per la Camera dei Deputati tutti i cittadini che abbiano compiuto il diciottesimo anno di età. Al Senato invece si vota a partire dai 25 anni. Analizzando le differenze del voto tra Camera e Senato possiamo dunque farci un'idea del voto dei giovani tra i 18 e i 24 anni. Non si tratta di una misurazione scientifica. Sappiamo molto bene infatti che molti elettori "adulti" praticano varie combinazioni votando al Senato un simbolo e per la Camera un altro. Per questo dedurre il voto giovanile dal differenziale del voto tra Camera e Senato è considerata operazione troppo imprecisa dai sociologi, che per questo non utilizzano il dato. Noi però non dobbiamo compiere alcuno studio accademico, ma ricavare indicazioni politiche di carattere generale che ci servono per l'azione. Dunque anche se siamo impossibilitati a conoscere le precise quantità dei voti giovanili, cogliere le tendenze di fondo, ci è comunque utile. Il differenziale tra Camera e Senato inoltre non è poi un indicatore tanto impreciso come normalmente si pensa. Sebbene infatti accada che vi siano elettori che al Senato votano un simbolo e alla Camera un altro, è però probabile che questa scelta avvenga prevalentemente all'interno dello stesso schieramento destra/sinistra. Dunque un ragionamento centrato sulla preferenza destra/sinistra, per quanto impreciso, è possibile compierlo. Per cogliere le linee di fondo delle preferenze elettorali giovanili dunque analizzeremo il differenziale Camera/Senato.

Cosa hanno votano i giovani il 13 maggio 2001?

I giovani hanno votato massicciamente per il centrodestra. La differenza dei voti tra il proporzionale della Camera e il Senato, per quanto riguarda il centrodestra, è di 3.967.223 voti, per quanto riguarda Ulivo e PRC è di 5.991 voti. Come abbiamo già detto è assai improbabile che solo 5.991 giovani in tutta Italia abbiano votato "progressista", e dunque è certo che vi siano stati voti "adulti" che alla Camera si sono espressi a destra e al Senato a sinistra. Ma non pensiamo probabile che possa trattarsi di un fenomeno di massa. Tenendo conto dunque che vi è un differenziale Camera/Senato a favore della Lista di Pietro e dei Radicali (cioè possiamo supporre che queste liste siano state votate da una consistente quantità di giovani) che comunque non supera il mezzo milione di voti (da confrontarsi con il differenziale della destra e che è di quasi 4 milioni), possiamo concludere con un responso per quanto impreciso, piuttosto chiaro: la grandissima maggioranza dei giovani in una percentuale che non possiamo stabilire con certezza, ma che deve situarsi intorno al 90%, ha votato per il centrodestra.

Cosa hanno votato i giovani nelle precedenti elezioni?

Il dato in sé non è affatto una novità. In tutte le elezioni dell'Italia repubblicana (con l'eccezione delle elezioni del 1972 e del 1976) in cui sia possibile distinguere il voto del Senato da quello della Camera la sinistra ha ottenuto alla Camera un voto percentuale inferiore a quello del Senato, il che significa che i giovani hanno sempre votato più a destra degli adulti. Poi vedremo il perché e il perché delle due eccezioni che abbiamo segnalato. Ciò che però ora vorremmo sottolineare è che il differenziale Camera/Senato non è mai stato tanto svantaggioso per la sinistra come in queste elezioni. Vi è una costante e lenta progressione del voto giovanile verso destra. Si veda la tabella che abbiamo costruito qui sotto. I dati si riferiscono alle elezioni politiche del 1992, del 1994, del 1996 e del 2001. Per rendere omogenei i confronti siamo stati costretti ad aggregazioni discutibili privilegiando l'autocollocazione delle forze politiche sull'asse destra/sinistra. Dato che ad esempio nel 1996 il dato del PRC non era distinguibile da quello del centrosinistra abbiamo preferito aggregarlo a quello del centrosinistra in tutte le elezioni, e solo successivamente trattarlo a parte. Così abbiamo attuato per la Lega. Ribadiamo che tale procedimento ha il solo fine di scorgere le linee di fondo, e che questo differenziale non può essere considerato tout court voto giovanile. La nettezza dei risultati però lascia pochi dubbi sulle direttrici di fondo del voto giovanile. Per ogni raggruppamento (centro-destra, centro, centro-sinistra) abbiamo suddiviso la tabella in tre righe: sulla prima abbiamo segnalato in percentuale il peso del differenziale Camera(proporzionale)/Senato sul totale dei voti di quel certo raggruppamento (cioè, con larga approssimazione, si tratta della percentuale di voto giovanile sul totale dei voti presi da un determinato schieramento), nella seconda la consistenza quantitativa del differenziale relativa a ciascun raggruppamento, e nella terza le forze politiche che in quella tornata elettorale componevano il raggruppamento.

A (Percentuale del differenziale sul totale dei voti del raggruppamento)
B (Differenziale Camera/Senato in valore assoluto)
C (Forze politiche parte del raggruppamento)

 

 

 1992

 1994

 1996

 2001
 centro-destra  A  11,1%  19,4%  20,3%  21,6%
 B  611.058  3.216.071  3.976.513  3.967.223
 C Lega Lombarda e MSI FI, AN, CCD-CDU, Lega Nord FI, AN, CCD-CDU, lega Nord FI, AN CCD-CDU, Lega Nord, n.PSI
 centro  A  18,9%  9,0%    
 B  3.952.506  545.120    -179948
 C DC, PSI, PLI, PRI, PSDI PPI, Patto Segni   Democrazia Europea
 centro-sinistra  A  12,2%  16,2%  10,3%  0,4%
 B  1.259.309  2.146.885  1.673.612  5.991
 C PDS, PRC, Verdi, Rete progressisti: PDS, PRC, PSI, Verdi, Rete, AD PDS, PPI, Lista Dini, Verdi, PRC DS, Margherita, PdCI, Girasole, PRC

 

Si noterà una costante propensione a destra del voto giovanile, e la sua lenta ma costante crescita. Il dato nuovo di queste elezioni è che fino al 1996 vi era, seppur minoritaria, una fetta di elettorato giovanile che votava "progressista", oggi essa pare praticamente scomparsa. Si noti che le ipotesi elettorali che comunque attraggono meno i giovani sono quelle connotate in maniera aperta come "centro-centro" . Il consenso dei giovani verso l'ipotesi di ricostruzione della Democrazia Cristiana rappresentata in questa tornata elettorale da Democrazia Europea è molto vicina allo zero: il differenziale Camera/Senato che la riguarda è addirittura negativo.

Quali sono stati, a parte la destra, i partiti preferiti dai giovani negli anni novanta?

Analizziamo ora dove possibile (perché in certe elezioni alcuni partiti non si presentavano sia alla Camera che al Senato) il differenziale di alcune forze al di là delle grosse aggregazioni centro/sinistra che abbiamo riportato sopra. La prudenza sull'uso di questi dati deve essere doppia: mentre nel caso precedente contavamo comunque sulla scarsa possibilità che vi fosse un voto disgiunto tra schieramenti destra/sinistra a livello di massa nella scelta tra Camera e Senato, qui invece trattiamo di singole forze verso le quali la possibilità di voto non coerente tra Camera e Senato aumenta, e dunque diviene più problematico considerare il differenziale come prevalentemente dovuto alle scelte dell'elettorato giovane. Tuttavia non rinunciamo a dare un'occhiata, dato che il differenziale ci dice comunque qualcosa sull'orientamento generale dei giovani.

Notiamo così un forte differenziale Camera/Senato, anche se decrescente, a favore dei radicali. Si noti l'exploit della Rete nel 1992 e il forte differenziale della Lista Di Pietro nel 2001. Notiamo un differenziale favorevole al PRC superiore nel '96 a quello del '94. Più sotto cercheremo di comprenderne il perché.

 

 1992

 1994

 1996

 2001
radicali  A  65,6%  62,3%  27,0%  19,5%
 B 318.364 844.050  189.344  164.036
 C Lista Pannella Lista Pannella Pannella-Sgarbi Lista Bonino
Rete  A  67,1%    
 B  490.296  
Lista Di Pietro  A 21,0%
 B 303.287
PRC

 A
   1,8%    8,5%

 B
   40.468    160.008

Il non voto giovanile

Dunque possiamo supporre che i giovani nella quasi totalità siano orientati a destra? Non proprio. Un'altra grossa novità di queste elezioni è l'esplosione del non voto giovanile. Tradizionalmente in tutte le elezioni dell'Italia repubblicana l'astensionismo al Senato è sempre stato superiore a quello della Camera. Ciò era dovuto al peso degli anziani nell'elettorato del Senato e che pesava meno su quello della Camera, e ad altri fattori (il voto come una sorta di rito di iniziazione, ecc.). Dunque il non voto al Senato è sempre stato superiore a quello della Camera. Sino al 1996. In queste elezioni c'è stato il sorpasso. Dal che deduciamo senza molta fatica che i giovani si sono astenuti dal voto in misura superiore agli adulti per la prima volta dal 1948. Si tratta anche qui di misure approssimate, dato che possiamo anche supporre che vi siano state persone che si sono astenute alla Camera e non al Senato e viceversa nell'elettorato adulto. Ma non ci pare che possa trattarsi di un fenomeno di massa, tanto più se prendiamo a riferimento non i dati del voto uninominale della Camera dove l'astensionismo è più alto, ma quello del proporzionale. Se supponiamo (ripetiamo: con una certa approssimazione) che le differenze Camera/Senato possano essere attribuite in larga misura al voto dei giovani tra i 18 e i 24, dobbiamo allora dedurre che in queste elezioni qualcosa intorno al 35% dei giovani non è andato a votare o ha votato scheda bianca o ha annullato il voto, contro il 24% dei 25enni e oltre. Si noti nella tabella qui sotto il salto quantitativo di questo non voto giovanile: intono al 7% nel '92, poi 10%, quindi 18% e poi 35% nel 2001.

 

 1987

1992

1994

1996

2001
Elettori 18-24 anni  6.736.280  6.464.206  6.168.258  5.961.887  4.956.062
Voti validi elettori 18-24 *  6.178.522  6.005.300  5.519.928  4.858.370  3.232.040
Totale astenuti, schede bianche, schede nulle tra elettori 18-24 *  557.758   458.906  648.330  1.103.517  1.724.022
% sugli elettori 18-24 di astenuti, schede bianche e nulle *  8,3%  7,1%  10,5%  18,5%  34,8%
% sugli elettori di 25 e oltre di astenuti, bianche e nulle *  16,8%  19,0%  21,2%  23,9%  23,9%

* ipotizzando che il differenziale Camera/Senato corrisponda al voto degli elettori 18-24 anni

Conclusione sui dati

La conclusione sui dati è molto chiara, anche se a causa dell'imprecisione di cui abbiamo già parlato non possiamo fornire cifre esatte se non con grande approssimazione. La dinamica di fondo però salta all'occhio: un terzo dei giovani non ha votato, quasi i due terzi hanno votato a destra. Ora cerchiamo di comprendere il perché.

Perché i giovani votano a destra?

In base a cosa una persona vota a destra oppure a sinistra? Non viviamo in una società dove i valori tipici della sinistra sono egemoni, ovviamente. Al contrario il sistema educativo, dei media, del lavoro, della chiesa, ecc. spinge l'individuo verso un avvicinamento ai valori tipici della destra. Per provare verso gli immigrati solidarietà e non rabbia, per non fossilizzarsi nel ruolo propostoci di identità maschile/forte-dominante e femminile/sottomessa, per non fare dell'ascesa sociale e dell'accumulazione di soldi il fine della nostra vita, occorre una rottura con i valori dominanti e che ci vengono proposti sin da piccoli. In assenza di questa rottura la massa dei giovani tende ad adeguarsi ai valori dominanti e a consolidare la propria identità intorno a modelli proposti che non implichino una lotta contro il sistema. Non è un caso che le periodiche ricerche (IARD, ad esempio) sui giovani, riportino costantemente un'opinione conservatrice e reazionaria più forte tra i giovanissimi che tra i "giovani" adulti. L'opinione delle persone torna di solito a spostarsi a destra con la tarda età.

Per questo normalmente il passaggio a sinistra è successivo ad una serie di esperienze che l'individuo vive e che tendono a farlo riflettere e a dislocarlo o addirittura a farlo rompere con i valori dominanti. Se non vi è esperienza di che cosa significhi sinistra, non vi è passaggio a sinistra. Questo passaggio a sinistra è spesso assicurato, soprattutto nei Paesi anglosassoni, dall'esperienza sindacale e dal rapporto spesso organico che esiste tra socialdemocrazia e sindacato di massa. A volte questa esperienza, legata al lavoro, avviene successivamente. E' lo scontro con la realtà e la crudezza del capitalismo che permette uno slittamento a sinistra dell'opinione giovanile. Un giovane che vive in famiglia non ha la più pallida idea di che cosa significhi toccare le pensioni, privatizzare la sanità, trovarsi senza asilo nido, ecc. specie in una società come quella italiana fondata su un familismo che appare ridicolo a tutto il resto del mondo e che spinge i giovani maschi a permanere completamente protetti all'interno della famiglia per lunghi anni. E' importante notare che non è sufficiente l'esperienza dello sfruttamento per passare a sinistra, non vi è alcun passaggio automatico e proporzionale tra intensità dello sfruttamento e radicalizzazione politica: nella massa di giovani che ha votato a destra vi sono gran parte di quei giovani precari per cui molti di noi chiedono un reddito di cittadinanza. Per il passaggio a sinistra è necessaria un'esperienza, anche minima, di lotta contro quello sfruttamento. C'è inoltre bisogno della presenza di una alternativa di valori visibile. Nel momento in cui un individuo si trova nei guai perché non è assistito adeguatamente a livello sanitario, ha bisogno di incrociare un pensiero alternativo che politicizzi la sua rabbia, perché egli slitti verso sinistra. Questa esperienza e/o questo incrocio può essere dato anche da un fatto molto semplice, come una vertenza individuale di lavoro. Oppure si deve aver vissuto in prima persona movimenti di massa. E' questa la ragione per cui le uniche due occasioni elettorali in cui i giovani hanno votato a sinistra in misura maggiore che gli adulti sono state le votazioni delle politiche del 1972 e del 1976: gli anni settanta sono stati un periodo di intensa radicalizzazione e mobilitazione giovanile, la più prolungata e forte della storia del nostro Paese. Come si vede, lo studio del differenziale Camera/Senato non è poi così impreciso, i conti tornano.

Veniamo dunque al punto: che esperienze di lotta o di mobilitazione hanno potuto vivere negli anni novanta i giovani? Che esperienza concreta hanno avuto di che cosa significa sinistra?

I giovani dai 18 ai 24 anni che si sono espressi solo alla Camera nel 2001 non hanno vissuto alcuna esperienza: i ventiquattrenni avevano 18 anni nel '95 e dal '95 ad oggi non vi è stato alcun significativo movimento di massa che li abbia coinvolti. Una fascia di coloro che avevano votato nel '96 e nel '94 potevano far riferimento ad alcuni movimenti che, seppur con certi limiti, hanno coinvolto i giovani: l'inizio degli anni novanta sono stati quelli delle mobilitazioni contro la Guerra del Golfo, dei centri sociali occupati, della Pantera, poi più nulla. Da allora la massa dei giovani che via via arrivava ai 18 anni e li superava non ha avuto alcuna occasione di misurare la differenza tra destra e sinistra, dato che la sinistra appariva in vario modo coinvolta in una gestione governativa che non si discostava affatto dai valori dominanti, che sono di destra, e comunque si limitava ad una battaglia tutta collocata sul livello istituzionale. Dunque il voto è andato il larga misura a chi incarna con più forza i valori di cui questi giovani sono impregnati, dato che non è mai stata loro offerta alcuna alternativa.

A questa massa di giovani lascia totalmente indifferente ad esempio il conflitto di interessi. Al contrario: è esattamente il fatto che Berlusconi sia pieno di soldi che esercita su molti di loro un terribile fascino. Del resto tutti a sinistra criticano il fatto che lui essendo ricco voglia far politica, ma non il fatto in sé che lui sia ricco. L'essere ricchi, e il tentare di diventarlo, è un valore di massa, che da nessuno viene messo in discussione. E senza un'alternativa chiara, visibile ed esperienziale (cioè che pratichi quel che predica) non vi è passaggio a valori e riferimenti alternativi. Quando i giovani riescono a giustificare il voto a Berlusconi fanno appello precisamente ai valori sui quali la destra, in maniera aperto, punta: il darwinismo sociale, l'arrivismo, io ho fatto i soldi e anche voi potete riuscirci, i marocchini rubano, ecc.

Vi è poi un'altra fetta, in rapida crescita, che ha un moto radicale di ripulsa verso la politica: la massa di coloro che si sono astenuti o hanno votato scheda bianca o hanno annullato. Lì cova in maniera evidente una scarsa presa dei valori dominanti, accompagnata però da uno scetticismo di fondo verso l'offerta politica. In questa fascia si trova una massa potenzialmente disponibile ad un altro richiamo, purché sufficientemente alternativo.

I risultati elettorali dunque, visti nell'ottica del voto giovanile, acquisiscono un segno particolare, più drammatico e più profondo. E solo così possiamo comprendere il carattere grottesco dell'accusa mossa al PRC di aver favorito la vittoria di Berlusconi. Questa accusa è fatta in larga parte da gente che ha oltre i quaranta anni. Per la gran parte di coloro che sono sotto quella età, l'accusa è semplicemente incomprensibile. E' una accusa che dimostra la totale incomprensione del carattere generazionale di massa che ha la vittoria di Berlusconi e che in nessun modo l'eventuale appoggio del PRC avrebbe mutato. Anzi: è esattamente il contrario. Dato che il problema di fondo è la difficoltà a far emergere un polo alternativo ai valori dominanti, la sparizione che nei fatti era richiesta al PRC, avrebbe significato una ancora più accentuata dissoluzione della sinistra dagli orizzonti giovanili. Non è un caso che nello schieramento progressista, è il PRC e non certo l'Ulivo a mantenere una presenza giovanile, seppur ultraminoritaria. L'Ulivo appare come un raggruppamento in via di esaurimento generazionale. Se la dinamica cioè dovesse rimanere identitica, elezione dopo elezione, a mano a mano che nuove coorti entreranno nella competizione elettorale e quelle più anziane spariranno, l'Ulivo lentamente si assottiglierà sino a sparire. Si noti la performance di Democrazia Europea: ha fatto riferimento ad un immaginario, quello della vecchia Democrazia Cristiana, di cui nessuno entrato a votare durante gli anni novanta ha mai fatto esperienza concreta: per questo non prende nemmeno un voto tra i giovani, e si avvia alla sparizione. Al contrario Di Pietro ha successo tra i giovani, e non è un caso: Mani Pulite è un esperienza che i giovani hanno fatto, seppur a livello mediatico. Allo stesso modo il voto ai radicali era più alto quando più era accentuato il loro carattere antiproibizionista ('92 e '94), dato che quello del proibizionismo è una esperienza di opposizione al sistema che molti giovani hanno vissuto. Anche il consenso giovanile alla Rete si spiega con l'esperienza concreta del movimento antimafia che all'inizio degli anni novanta aveva coinvolto una fetta di giovani, specie meridionali.

Conclusione

Il voto a destra della gioventù non è in alcun modo un dato stabile: le statistiche ci dicono che uno spostamento a sinistra delle opinioni non solo è possibile, ma anche relativamente facile. Occorre però comprendere che si deve coltivare una visibile alterità ai valori dominanti ed una pratica politica che ne sia la conseguenza. Vi è chi non comprende e si candida a non comprendere per i prossimi anni a venire. Sono coloro che accusano il PRC di non essere sparito (dato che era ciò che gli si chiedeva). Così si deresponsabilizzano, non riflettono, non si domandano. Si nascondono dietro un dito, per non vedere uno spettacolo evidente e spettrale: il disastro ideale a cui sono state condotte intere generazioni di giovani, da una classe politica che si ritiene di sinistra, ma che della sinistra ha fatto smarrire qualsiasi significato.