Il declino della sinistra.
Non comincia dal 13 maggio il costante
declino del consenso elettorale alla sinistra. Un'analisi del fenomeno e delle
sue ragioni attraverso la comparazione dei risultati elettorali delle elezioni
politiche degli ultimi 25 anni. REDS. Giugno 2001.
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Una delle considerazioni più diffuse nelle analisi postelettorali riguarda il fatto che la sinistra avrebbe raggiunto il suo punto più basso a livello di consensi elettorali. Per dimostrarlo il Manifesto ad esempio ha dedicato tutta una copertina per comparare i risultati di DS e PRC dal '96 al 2001. Questa considerazione è senz'altro vera. Ma parziale. Ci permette solo di fare un pezzo di ragionamento, ma di non prenderne in considerazione altri.
Proponiamo qui sotto una tabella che mette a confronto i risultati della sinistra nelle elezioni politiche (per la Camera) a partire dal 1976. Questo confronto presenta vari aspetti problematici. Tanto per cominciare non comprende il PSI. Questo partito era da considerarsi di sinistra con certezza sino a qualche anno oltre il 1976. Tra il 1976 e l'inizio degli anni ottanta la direzione Craxi favorì una lenta ma inarrestabile mutazione di natura sociale di questo partito attraverso un ricambio pressoché totale dei quadri, dei programmi, e la recisione degli antichi legami sociali. E' difficile stabilire un anno preciso dal quale datare il passaggio di questo partito dal campo operaio al campo borghese, forse, simbolicamente potremmo adottare il 1984, quando Craxi si scontrò frontalmente con il movimento operaio sul taglio dei punti di contingenza. A causa di queste incertezze abbiamo preferito non conteggiare il PSI nel totale (ma abbiamo riportato i dati nel rigo successivo), si tenga però conto che nelle elezioni del 1976 e del 1979 esso doveva senz'altro considerarsi di sinistra (rifiutava di denominarsi socialdemocratico, perché l'aggettivo pareva ai suoi militanti troppo di destra) e dunque il peso della sinistra che abbiamo calcolato sommando solo PCI e DP andrebbe drasticamente aumentato. Abbiamo anche escluso dal computo partiti come i Verdi e La Rete che nella soggettività di chi li votava e li vota andrebbero considerati di sinistra, anche se erano e sono privi di legami organici con il movimento operaio.
Pur con tutti questi limiti la tabella ci pare comunque fornire alcune utili indicazioni.
1976 | 1979 | 1983 | 1987 | 1992 | 1994 | 1996 | 2001 | ||
PCI | voti (in migliaia) | 12.623 | 11.139 | 11.032 | 10.255 | ||||
% sui voti validi | 34,4 | 30,4 | 29,9 | 26,6 | |||||
DP (nel '79 Pdup e Nsu) | voti (in migliaia) | 556 | 795 | 542 | 642 | ||||
% sui voti validi | 1,5 | 2,2 | 1,5 | 1,7 | |||||
PDS/DS | voti (in migliaia) | 6.316 | 7.856 | 7.897 | 6116 | ||||
% sui voti validi | 16,1 | 20,4 | 21,1 | 16,6 | |||||
PRC | voti (in migliaia) | 2.203 | 2.334 | 3.216 | 1859 | ||||
% sui voti validi | 5,6 | 6,0 | 8,6 | 5,0 | |||||
PdCI | voti (in migliaia) | 615 | |||||||
% sui voti validi | 1,7 | ||||||||
totale | voti (in migliaia) | 13.179 | 11.642 | 11.574 | 10.897 | 8.518 | 10.190 | 11.113 | 8.591 |
% sui voti validi | 35,9 | 32,6 | 31,4 | 28,3 | 21,7 | 26,4 | 29,7 | 23,3 | |
% sugli elettori | 32,6 | 27,6 | 26,3 | 23,8 | 17,9 | 21,2 | 22,8 | 17,4 | |
PSI | voti (in migliaia) | 3.543 | 3.597 | 4.223 | 5.506 | 5.344 | 842 | ||
% sui voti validi | 9,6 | 9,8 | 11,4 | 14,3 | 13,6 | 2,2 |
1) Notiamo intanto una discesa costante e drastica dei voti dati a partiti di sinistra. Si passa dal 32,6% del 1996 (42,2% compreso il PSI) al 23,3% del 2001. Il calo appare più evidente se teniamo conto della percentuale non solo sui voti validi, ma sugli elettori (tenendo cioé conto dell'incidenza della sinistra sull'intero elettorato, anche quello che si è astenuto o ha votato scheda bianca o ha annullato). Quest'ultima percentuale ci dà la misura di quanto conta realmente la sinistra nella società. Dato che questi anni hanno segnato un aumento dell'astensionismo, si vede come questo abbia inciso a sinistra: la differenza tra le due percentuali era di 3,3 nel '76, ma di 5,9 punti nel 2001. Significa che oggi vota a sinistra solo un cittadino su sei, mentre nel 1976 era uno su tre (e quasi uno su due se teniamo conto del PSI). Si è passati dai 16 milioni e mezzo (comprensivi del PSI) del '76 agli 8 milioni e mezzo, e in una situazione in cui la massa degli elettori è aumentata di dieci milioni.
2) Si noterà che la discesa è lenta ma costante con due salti più consistenti in occasione delle tornate elettorali del 1992 e del 2001. Inoltre vi sono stati due recuperi anche se non enormi: nel 1994 e nel 1996. Infine notiamo che PRC e DS recuperano e perdono insieme, senza eccezioni.
Andiamo ora a qualche veloce considerazione.
a) Le due brusche cadute (elezioni del 1992 e del 2001) corrispondono ad un sentimento diffuso, di massa, di tradimento delle aspettative politiche. Esse corrispondono al processo ('89-'91) che ha portato allo scioglimento del PCI che ha comportato una caduta di 6,6 punti percentuali della sinistra, e alla "prova di governo" della sinistra ('96-'01) che ha comportato una caduta di 5,4 punti.
b) Il declino della sinistra si inserisce in un quadro di declino della combattività della classe lavoratrice italiana. Il numero di ore perse non ci dà per intero l'idea della confluttualità di classe, perché lotte che sono percepite molto forti possono avvenire in un quadro statistico sottodimensionato. Ad esempio la lotta del 1984 contro il tagli dei punti di contenigenza ha dato vita ad una fortissima conflittualità non misurabile in numero di ore di sciopero che invece può essere alto in un anno di "normali" rinnovi contrattuali (ad esempio il 1979) che pure avvenivano in un quadro di incipiente riflusso. Questi dati vanno visti dunque come linea di tendenza. Da qui risulta dagli anni settanta in poi un lento e contnuo declino della conflittualità.
Ore di sciopero in milioni 1975 1976 1977 1978 1979 1980 1981 1982 1983 1984 1985 1986 181 131 79 49 165 75 43 115 83 32 10 34
1987 1988 1989 1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 32 23 31 36 21 20 24 24 6 14 8 4
c) Vi sono stati due recuperi di consenso della sinistra, pur in un quadro di declino. Quello del 1994 e quello del 1996. Col senno di poi ci pare di poter dire che si è trattata di una scommessa fatta dall'elettorato che la sinistra potesse in qualche moido dare una risposta alla grave crisi poltica di rappresentanza che aveva colpito dopo la sparizione di DC e PSI il sitema politico italiano. In particolare il risultato del '96 per la forte avanzata del PRC (che avanza di 2,6 punti contro lo 0,7 del PDS) ci pare un portato delle lotte e della conflittualità espressa alla fine del 1994 contro la riforma delle pensioni prospettata da Berlusconi. In effetti è già dalle regionali del 23 aprile 1995 che il PRC raggiunge l'8,4%.
d) Contrariamente a ciò che si pensa il calo dei DS non è dovuto affatto alla delusione per la caduta del governo Prodi, né quello del PRC al suo passaggio all'opposizione. Come abbiamo già analizzato in due precedenti articoli (Un passo avanti per l'Ulivo, un passo indietro per la sinistra e A volte ritornano) il calo era già evidente nelle amministrative del '97, mentre in quelle del '98 il PRC arrivava ad un vero e proprio tracollo.
e) PRC e DS perdono e vincono insieme. La contiguità è decisamente superiore a quella che ad esempio esisteva tra PSI e PCI. Ciò non può che significare che il loro elettorato è fatto della stessa materia sociale. Non significa in alcun modo che il PRC debba legare il proprio destino a quello dei DS, ma che debba avere una tattica per rivolgersi alla sua base, e che questo è un compito fondamentale del suo far politica.
f) Il declino della sinistra si accompagna ad una crescita del centro alleato con la sinistra.
1996
2001 % sui voti validi, della sinistra 29,7 23,3 % sui voti validi, del centro alleato alla sinistra 11,1 14,5 denominazione dei partiti di centro alleati alla sinistra Lista Dini, Popolari Margherita
g) Il costante declino della sinistra si accompagna ad un costante aumento del non voto, e nel 2001 per la prima volta il non voto supera la percentuale ottenuta dalla sinistra. Dato che invece i voti alla destra e al centro sono andati aumentando ne dobbiamo dedurre che il non voto è un fenomeno in larga parte legato alla sinistra, per lo meno nell'arco di tempo che abbiamo preso in considerazione. Se sommiamo elezione per elezione il dato del non voto con quello della sinistra otteniamo una percentuale costante oscillante intorno al 42%.
1976 1979 1983 1987 1992 1994 1996 2001 Voti dati alla sinistra (PSI escluso) valori assoluti in migliaia 13.179 11.642 11.574 10.897 8.518 10.190 11.113 8.591 % sul totale degli elettori 32,6 27,6 26,3 23,8 17,9 21,2 22,8 17,4 Astenuti, schede bianche e nulle valori assoluti in migliaia 4.293 6.370 8.084 7.872 8.240 9.507 11.234 12.371 % sul totale degli elettori 10,6 15,1 18,4 17,2 17,4 19,8 23,0 25,0
Piccola conclusione. In Italia non vi è crescita della sinistra senza attività conflittuale delle masse. In una situazione di basso scontro di classe, le contrapposizioni politiche esistono, ma in un quadro dove la sinistra è esclusa (come gli USA). Il declino più che ventennale della sinistra si spiega con questo dato materiale. La scarsa attività conflittuale e il declino della sinistra spiegano in larga misura l'aumento costante del non voto. Da ciò però non ne dobbiamo far discendere alcuna conclusione meccanicista. La sinistra può avanzare, seppure in un quadro di sfiducia verso le possibilità di cambiamento (non voto), anche in un quadro momentaneo di bassa confluttualità. Abbiamo visto che se questa aspettativa viene delusa però, come dopo gli anni settanta con i governi di unità nazionale del PCI, e con il governo ulivista poi, la base sociale sfugge, spesso rifugiandosi nel non voto. Il fallimento della sinistra nel nostro Paese e la ragione per cui ha la più bassa percentuale in Europa, sta nella tattica che costantemente utilizza a partire dal '78 in poi: l'alleanza governativa ed elettorale con il centro, anche in questo la nostra sinistra è unica in Europa.