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GLI ASSETTI DEL MONDO
nelle tesi per il V
congresso del PRC
Sintesi del dibattito
Dalla diversa impostazione di tesi ed emendamenti sul ruolo dello stato e sull'imperialismo discendono in parte i differenti giudizi su USA, Europa e le altre "potenze" mondiali. Le tesi di maggioranza, pur in un quadro dominato dal sostanziale deperimento degli stati, vedono comunque un ruolo preminente degli USA che riescono a stringere in un rapporto subalterno l'Europa, ma anche la Russia e la Cina. L'emendamento dell'area de L'Ernesto vede decisamente gli USA come il nemico primo da battere, per contrastare il quale si possono pensare anche alleanze tra movimenti di opposizione e stati (come Russia e Cina). Le tesi di minoranza sostengono invece che USA ed Europa solo al pari potenze imperialiste in lotta tra loro, la Russia (qualificata come capitalista) e la Cina (in via di transizione al capitalismo) sarebbero potenze minori che mirano alla conquista di uno spazio autonomo.
La nostra posizione
Come abbiamo argomentato nelle analisi riguardo alla guerra d'Afghanistan pensiamo che USA ed Europa siano due potenze imperialiste che, nel quadro di una concorrenza che ha costretto l'Europa a cercare di costruirsi come entità statale unificata, rappresentano due poli alleati nella lotta contro il resto del mondo. Questa alleanza è basata sulla delega agli USA "di fare la guerra" da parte dei Paesi europei. Questa delega ha per l'Europa vantaggi e svantaggi che si bilanciano: il vantaggio di non dover affrontare un'opinione pubblica interna poco propensa per vicissitudini storiche a dover contare i propri morti in battaglia e la rendita di posizione di una immagine nel mondo più "pacifica" (che ha reso ad esempio all'Italia qualche vantaggio petrolifero in terra araba); lo svantaggio di non disporre del volano della spesa militare per far progredire industria e ricerca tecnologica d'avanguardia e una minor proiezione economica assicurata invece agli USA dal controllo militare su vaste aree. L'Europa non è dunque "succube", come si deduce dalle tesi di minoranza e dall'emendamento dell'area de L'Ernesto: ha semplicemente fatto i suoi calcoli. Dato che però quello dell'unificazione europea è un processo in corso non ci si può limitare alla denuncia o alla agitazione di parole d'ordine astratte. Condividiamo dunque delle tesi di maggioranza le parti che propongono parole d'ordine per democratizzare radicalmente questo processo.
Stralci dalle Tesi di maggioranza
"Naturalmente la crisi dello stato nazione non investe tutti gli stati nella stessa misura e allo stesso modo. In aree del mondo forme di resistenza nei confronti del processo di globalizzazione, che possono accentuarsi nell'attuale fase di crisi di quest'ultimo, si muovono anche facendosi forza della dimensione statuale. Certamente questa crisi non riguarda il ruolo degli Stati Uniti d'America. Questo stato si pone come il motore del processo di globalizzazione."
"L'insieme di questi processi colloca oggi gli USA in una posizione egemonica nella costruzione degli strumenti di governo unipolare e oligarchico del mondo, ruolo che è ancora più sottolineato e favorito dall'esercizio della guerra, come è stato ulteriormente confermato nell'attuale conflitto contro l'Afganistan. La potenza militare degli Usa - e lo sviluppo della tecnologia ad essa finalizzata - è assolutamente soverchiante ed essi la sfruttano appieno per ribadire la loro primazia nel processo di globalizzazione, come dimostra anche l'attuale discussione attorno alla costruzione dello "scudo spaziale".
"L'attuale situazione mondiale mostra per intero la debolezza politica della costruzione europea. Di fronte alla attuale guerra, come già successe nel caso dei Balcani, i vari governi della Unione Europea (UE) si sono messi in gara nell'offrire i migliori servizi agli Usa. Questi ultimi hanno così potuto risottolineare la loro totale preminenza politica sui singoli paesi europei e sull'Unione in modo addirittura mortificante per quest'ultima. Il comportamento dell'Italia è stato un esempio lampante. In sostanza l'Unione Europea è sempre più un'unità monetaria e una potenza commerciale e sempre meno un soggetto politico dotato di autonomia sulla scena internazionale."
"In sostanza la costruzione europea versa in una grave crisi, che rischia, data l'attuale stretta mondiale, di farsi irreversibile. L'unica possibilità per rilanciare l'idea di un'Europa unita, soggetto democratico e attivo politicamente sulla scena mondiale, è rappresentata dal protagonismo di movimenti di massa, di nuovi attori sociali e politici che sappiano, assieme alla battaglia per la democratizzazione della costruzione europea - e quindi per una Costituzione europea capace di affermare i diritti universali e la partecipazione dei cittadini - portare al più alto livello le conquiste della civiltà e del modello sociale del nostro continente frutto di lotte ormai secolari del movimento democratico e delle classi subalterne."
Stralci dall'emendamento
alla Tesi di maggioranza
"In nome della "lotta al terrorismo internazionale", gli Usa - che non per caso si oppongono ai trattati sul disarmo - stanno attuando una linea di supremazia militare globale per vincere la competizione per l'egemonia nel 21° secolo. I teatri di guerra dell'ultimo decennio (Iraq, nel cuore del Medio oriente; Balcani e Afghanistan, nel cuore dell'Eurasia) investono regioni in cui si trovano le più grandi riserve energetiche del pianeta (petrolio e gas naturale) e gli oleodotti e i gasdotti che le trasportano. Il loro controllo assicura posizioni dominanti nell'economia mondiale."
"La prospettiva di un mondo sempre più multipolare induce la parte più aggressiva dell'amministrazione Usa a contrastare la possibile perdita del primato economico attraverso il conseguimento di una schiacciante superiorità militare sul resto del mondo, se necessario con la guerra. Sono in primo luogo gli Usa che hanno voluto la guerra in Iraq, in Serbia, in Afghanistan. Gli altri paesi della Nato (e il Giappone), quando vi hanno preso parte anche militarmente, lo hanno fatto consapevolmente, per non rimanere esclusi dalla spartizione delle zone di influenza che ogni guerra comporta. Come dimostrano anche i contrasti connessi alla formazione del nuovo governo di Kabul, non esiste una "coalizione internazionale" con basi strategiche e durature tra Stati Uniti, Europa, Giappone, Russia, Cina, India, Pakistan, paesi arabi (realtà tra loro troppo diverse per struttura sociale, profilo politico e interessi geo-strategici). Vi sono invece interessi di Realpolitik, fondati su convenienze reciproche e congiunturali, che non prefigurano alcun "direttorio mondiale" unificato."
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Stralci dalle Tesi
di minoranza
"La superiorità oggi dell'imperialismo USA è obiettivamente indiscutibile: sia sul versante della concentrazione di capitale finanziario, sia sul versante della forza militare, dove proprio il crollo dell'URSS ha rafforzato il tradizionale primato americano e il suo impiego criminale nel mondo. Ma l'Europa è tutt'altro che una semplice area dipendente. All'opposto, sia la vasta restaurazione capitalistica nell'Est Europa e nei Balcani, sia il declino non congiunturale del Giappone, hanno alimentato un vero e proprio sviluppo dell'imperialismo europeo come polo economico concorrente con gli USA. La stessa costruzione dell'Unione Europea a partire dal '92, lungi dal rappresentare un puro fatto di ingegneria istituzionale "non democratica e liberista", ha costituito e costituisce il tentativo strategico, non privo di contraddizioni, di assicurare all'imperialismo europeo un quadro politico unificante all'altezza delle sue nuove ambizioni."
"Il potente sviluppo dei livelli di concentrazione monopolistica europea in settori strategici (banche, assicurazioni, telecomunicazioni, industria militare) che proprio il quadro di Maastricht ha incoraggiato; l'egemonia economica europea (in particolare tedesca e italiana) nella penisola balcanica e nell'Est Europa; le nuove entrature dell'imperialismo europeo nei Paesi arabi e in Medio-Oriente (v. Irak e Iran) e in larga parte dell'America Latina; il decollo di un militarismo europeo con lo sviluppo del progetto della difesa comune descrivono, nel loro insieme, un nuovo e più forte posizionamento europeo negli equilibri mondiali."
"Il forte sviluppo dell'iniziativa bellica dell'imperialismo USA negli anni Novanta (in Irak, nei Balcani, in Afghanistan) è stato ed è anche un tentativo di riequilibrare con la propria egemonia militare l'ascesa economica europea e di limitare il nuovo spazio di manovra della UE. Di converso la partecipazione dei Paesi europei alle imprese militari a egemonia americana non ha rappresentato un puro atto di "servilismo", ma la volontà di partecipare alla conquista di bottini coloniali precostituendo le migliori condizioni per il proprio interesse imperialistico nel momento della loro spartizione."
Vedi Tesi 3