Resistere all'attacco della scuola pubblica!
Intervento
introduttivo in occasione della iniziativa presso la Casa della Cultura di Milano
della Rete di Resistenza a Difesa della Scuola Pubblica. Di Marina De Prisco.
Giugno 2002.
Il nostro appello nasce dalle preoccupazioni generate dagli articoli 22 e 29 della finanziaria; dalla pubblicazione della relazione stesa dalla commissione Bertagna, insediata dalla ministra Moratti, per elaborare un progetto di riforma della scuola; dalla proposta di legge delega al governo.
La relazione Bertagna
costituisce il quadro di riferimento didattico ed organizzativo su cui si è
modellata poi la legge delega; non è la proposta di riforma, ma ne indica
in modo chiaro gli assi portanti; non si presenta come un testo sistematico,
ma piuttosto come un dossier discorsivo.
Vi segnalerò sette punti: alcuni esplicitati nell'appello, altri estrapolati
dalla proposta Bertagna e dalla legge finanziaria, significativi per inquadrare
e per dare senso alle scelte di politica scolastica annunciate ed in parte già
attuate dal governo.
1. Netta separazione
fra istruzione e formazione professionale
2. Diminuzione della scuola di base
3. Svalorizzazione del tempo/scuola
4. Tagli alle spese
5. Proposta di riforma degli Organi Collegiali
6. Articolo 2,1,lettera b della proposta di legge delega
7. La Rete e la riforma della Scuola.
1. NETTA SEPARAZIONE TRA ISTRUZIONE E FORMAZIONE
Questo aspetto cruciale della Bertagna è compiutamente ed esplicitamente ripreso dalla legge delega: la rigida separazione tra due ordini di scuole: i licei, l'ambito della astrazione e della concettualizzazione; la formazione professionale, dove si impara un mestiere.
Non si contesta
la creazione e, per certi versi, il mantenimento di un doppio binario: quello
formativo culturale e quello formativo professionale.
Il punto è un altro.
2. DIMINUZIONE DELLA SCUOLA DI BASE
Art. 2 ,1, f: la
scuola Media assicura l'orientamento ed il raccordo con il secondo ciclo; la
classe terza, quella che in prospettiva accoglierà ragazzi e ragazze
di 12 anni, è caratterizzato dalla diversificazione didattica - quindi
dei contenuti - e metodologica in relazione allo sviluppo della personalità
dell'allievo... sviluppa le competenze e le capacità di scelta corrispondenti
alle proprie attitudini e vocazioni...
Calate nella quotidianità della scuola, queste parole significano che
a 12 anni fai studiare contenuti diversi in funzione delle attitudini...
L'attuale curricolo obbligatorio di 8 anni uguali per tutti si riduce a sette
e pone la scelta fra percorsi rigidamente separati quando per la stragrande
maggioranza dei nostri preadolescenti le potenzialità, le attitudini
e le inclinazioni ancora non si sono manifestate; quando i diversi tempi di
crescita comportano un ventaglio amplissimo di comportamenti, di atteggiamenti,
di interessi.
La scelta così intempestiva nei fatti lega il destino di una ragazza o di un ragazzo al suo retroterra non solo economico ma anche culturale: è questo ciò che leggiamo nel ddl e che rifiutiamo con forza come discriminatorio e classista.
Il ddl prevede
la possibilità di passare, anche con un supporto da parte della scuola,
da un liceo all'altro, dalla formazione professionale all'istruzione.
La praticabilità del passaggio dalla formazione professionale al sistema
liceale è con tutta evidenza meramente demagogica e irrealistica, se
si separa così nettamente e precocemente l'iter professionale da quello
liceale.
Pensiamo che debba
essere confermato l'attuale obbligo fino ai 15 anni.
Ma non vogliamo tenere a scuola i ragazzi/e fino a 15 anni nelle condizioni
attuali o in quelle ancora peggiori che si profilano.
Chiediamo che venga migliorata la qualità dell'offerta formativa con
misure come la diminuzione del numero di alunni per classe; chiediamo la diffusione
di un sostegno finalizzato al superamento delle difficoltà di apprendimento,
investimenti nelle aree considerate a rischio.
Insieme a risultati di valore, certamente il sistema scuola registra insuccessi
e fallimenti, di cui tuttavia sarebbe ingeneroso addossarle tutta la responsabilità.
Insuccessi che corrispondono a ragazzi e a ragazze, a giovani che non hanno
raggiunto una preparazione proporzionata agli anni di frequenza scolastica.
Di fronte a questo
fenomeno il nostro atteggiamento è quello imposto dalla Costituzione,
ovvero quello di rimuovere gli ostacoli che impediscono il pieno sviluppo della
persona. La Moratti, invece, cancella cattedre, stipa aule di alunni, accorpa,
smembra classi. Soprattutto abbandona il principio dell'obbligo scolastico a
favore della nuova formula del diritto/dovere all'istruzione.
Se cancelliamo l'obbligo scolastico, sgraviamo l'istituzione di responsabilità
nei confronti dell'innalzamento del livello di preparazione dei giovani.
Il ddl attribuisce infatti alla scuola il compito di promuovere l'apprendimento
e di assicurare le pari opportunità.
Da ciò si deduce che ciascuno deve fare affidamento sulle proprie risorse
personali, di carattere, di retroterra culturale, economico, sociale per profittare
dell'occasione che la scuola gli offre. Con buona pace dell'articolo 3 della
Costituzione.
3. SVALORIZZAZIONE DEL TEMPO/SCUOLA
a) 25 ore per tutti.
L'interpretazione così negativa da noi espressa circa l'abbandono del
principio di obbligo scolastico, è supportata e rafforzata da quanto
si legge nella Bertagna a proposito dei piani di studio.
Lo stato garantisce ad ogni ordine di scuola 25 ore di curricolo obbligatorio;
è detto che discipline di forte valenza culturale quali le lingue straniere,
l'ed. musicale, artistica, fisica diventano facoltative.
b) percorsi facoltativi
a responsabilità familiare
Le famiglie, cioè, in omaggio al criterio della libertà di scelta,
di sussidiarietà, ancora una volta, infine, in base alle loro risorse
economiche e culturali, potranno far acquisire dai loro figli le competenze
di quelle discipline fuori da scuola, che avrà solo il compito di certificare
le capacità raggiunte.
Gli estensori della proposta sono così preoccupati dalle loro stesse
parole, che invitano a fare un modico uso di questa possibilità, ad usufruirne
non prima della... 4° elem. (piani di studio, 3.1, pag.21).
Predisporre percorsi alternativi equipollenti a quelli offerti dalla scuola
- o meglio, per risparmiare, dalle scuole riunite in rete: se a 500 metri c'è
un bel laboratorio, perché allestirne un altro? Vi mettete d'accordo
e l'usate a turno -, predisporre percorsi alternativi equipollenti vuol dire
svalorizzare il tempo scuola come elemento fondamentale di crescita e di formazione;
significa, in nome della libertà di scelta, dare opportunità a
chi ne ha già, ridurle per chi ne ha poche o affatto.
c) la cancellazione
del tempo pieno
La riduzione a 25 ore obbligatorie cancella il tempo pieno nei termini di scuola
elementare di qualità che in questi anni si è andata costruendo
ed i cui risultati, a buon diritto, sono stati decantati. Il tempo pieno non
è un parcheggio e non è la fagocitazione degli innocenti da parte
dello Stato; è un progetto educativo e formativo che risponde ai bisogni
di crescita dei bambini e delle bambine, ad un bisogno sociale forte ed ampio
espresso dalle famiglie e dalle donne-lavoratrici.
Denunciamo l'insensibilità culturale e sociale di chi attenta alla qualità
di un servizio così prezioso; chiediamo che l'offerta di tempo pieno
venga mantenuta ed ampliata per soddisfare le richieste delle famiglie.
Denunciamo anche che in contrasto con quanto sostenuto apertamente pure dagli
esperti di nomina ministeriale, in virtù di equilibrismi e di alchimie
interne alla maggioranza di governo, si è giunti, sulla pelle dei bambini,
e contro ogni indicazione degli addetti ai lavori, ad anticipare a 2anni e mezzo,
a 5 anni e mezzo l'ingresso alla scuola materna e a quella elementare.
4. TAGLI ALLE SPESE
Per la prima volta nel nostro paese la Legge finanziaria ha adottato provvedimenti economici che influiscono massicciamente sulla qualità e sul funzionamento della scuola.
a) organico in
funzione degli iscritti e non più delle classi, dei progetti. Ciò
comporta soprattutto negli Istituti tecnici e negli Istituti professionali smembramenti,
accorpamenti selvaggi, cancellazione di opzioni per gli studenti, perdita della
continuità didattica e di figure di coetanei e di adulti di riferimento.
In poche parole l'impoverimento del servizio scolastico e dell'offerta formativa.
b) Insegnamento
fino a 24 ore
La finanziaria prevede ancora di utilizzare su base volontaria i docenti fino
a 24 ore. Mi rendo conto che 24 ore di rapporto frontale possono rappresentare
un'inezia a quelli tra noi che non sono insegnanti e lavorano 40 ore settimanali.
Vi risparmio i motivi per cui siamo costretti a essere volontari. Il fatto è
che passare da 18 a 22 ore di insegnamento non vuol dire lavorare 4 ore in più,
vuol dire accollarsi la responsabilità di istruire, di formare, di aiutare
a cresce una classe in più, ovvero 25/26/27/28 persone in più,
o 50/52/54...
In questo quadro l'aspetto fondamentale del docente formatore, polo di una relazione,
è del tutto accessorio e irrilevante.
Spalmare le energie su una platea così vasta di alunni scarnifica il
ruolo dell'insegnante, riduce la sua possibilità di intervenire secondo
un progetto, una programmazione calibrata e plasmata sulle diversificate necessità
degli allievi.
Mi rendo conto di parlare della scuola così come dovrebbe essere e che
purtroppo non sempre è, del docente come dovrebbe essere e che purtroppo
non sempre è.
La progettazione della scuola futura deve mirare alla migliore scuola possibile,
non alla scuola di risulta resa possibile dal minor esborso possibile.
In questa ottica sparagnina il docente diventerà invece sempre più
un trasmettitore di nozioni e un controllore del comportamento e dell'apprendimento
dei suoi allievi.
c) esame di stato
e portfolio
Addirittura le modalità di svolgimento dell'esame di Stato sono cambiate
dal comma 7 dell'art. 22 della finanziaria. I commissari saranno gli stessi
insegnanti delle materie d'esame.
Non vi affliggo con l'evidente opportunità fornita alle scuole paritarie
e, con qualche modifica, anche a quelle legalmente riconosciute o pareggiate.
Famiglie e studenti possono aver scorto in questo provvedimento un andare incontro
alle loro esigenze.
Noi denunciamo invece il rischio che un diploma conseguito in mancanza di controllo
da parte di commissari esterni abbassi il livello dei contenuti appresi, spiani
la strada alla ventilata perdita di valore legale dei diplomi stessi, spiani
la strada ad un mercato dove ciascuno si mette in vendita con un portfolio più
o meno prestigioso a seconda dell'immagine di mercato delle agenzie anche extra
scolastiche dove ha acquisito le competenze certificate.
Come scriviamo nell'appello è mortificante che modifiche che investono
l'essenza stessa della didattica, cioè la verifica finale del lavoro
svolto, siano approvate con un articolo della legge finanziaria.
d) esternalizzazione
dei servizi
Sempre per ottenere economie di gestione, si autorizza la scuola ad affidare
a soggetti esterni servizi oggi garantiti dal personale ATA, compromettendo
anche in questo caso aspetti non trascurabili dell'interrelazione educativa
e didattica, ed anche aspetti relativi alla sicurezza dell'ambiente scolastico
(gli studenti non hanno bisogno solo dell'aula pulita; più spesso hanno
bisogno di un adulto con cui rapportarsi e con cui confrontarsi).
Come è nella
sua natura la legge finanziaria deve far quadrare i conti. Come cittadini siamo
fortemente interessati alla buona amministrazione dello Stato perché
interessati a che i conti tornino. Come cittadini responsabili e lungimiranti
siamo altrettanto interessati a garantire al settore strategico dell'istruzione
le risorse necessarie per rendere di qualità l'offerta formativa.
Mediamente i paesi UE destinano il 5,6% del PIL all'istruzione, l'Italia il
5,1%. Chiediamo che siano trovate le risorse per colmare questo divario.
5. AZIENDALIZZAZIONE E DEMOCRAZIA
Quanto si va delineando
per la scuola non può essere bene inteso se non si accenna brevemente
alla proposta di riforma degli organi collegiali.
Il testo di prossima discussione in aula prevede che:
· Il dirigente scolastico sarà contemporaneamente organo di controllo,
di indirizzo di gestione,
· I docenti da paritetici diventeranno minoranza nel consiglio di scuola.
· Il personale ATA non sarà più presente nel consiglio
· Verrà cancellato il comitato di valutazione come emanazione
del collegio dei docenti
· Sarà istituito un nucleo di valutazione in cui la presenza dei
docenti è minoritaria e schiacciata tra un genitore garante dell'utenza
e un non ben definito esperto che dovrà tra l'altro confermare l'assunzione
definitiva del personale della scuola.
I principi della
democrazia nella scuola vengono così stravolti:
· Non è prevista la separazione dei poteri.
· Si umilia l'autonomia professionale dei docenti
· Si prefigurano forme di reclutamento che mettono in pericolo le garanzie
costituzionali sulle libertà di insegnamento.
6. ARTICOLO 2,1,b
Art. 2 comma 1
lettera b: "Sono favorite la formazione spirituale e morale, lo sviluppo
della coscienza storica e di appartenenza alla comunità locale, alla
comunità nazionale e alla civiltà europea."
Se questo è l'ambito valoriale e culturale in cui deve operare la scuola,
noi ne denunciamo l'angustia, la ristrettezza, il provincialismo, il tradizionalismo.
Noi ci battiamo per una scuola pubblica non piegata alla ragione economica,
per una scuola di qualità, laica, pluralista, per una scuola che sia
luogo di crescita civile e democratica, di opportunità per tutti, di
educazione alla cittadinanza universale.
Siamo per una scuola che fornisca al giovane la capacità di conoscere
se stesso, le sue radici, la capacità di pensare e di progettare la sua
vita; siamo per una scuola che apra il giovane al futuro e al mondo, che lo
renda consapevole e partecipe della ricchezza, della diversità, della
complessità, delle contraddizioni e delle opportunità che in essi
esistono.
7. LA RETE E LA RIFORMA DELLA SCUOLA
Ho taciuto aspetti
e problemi fondamentali quali:
· L'alternanza scuola-lavoro
· La durata, all'interno della scuola dell'obbligo, del curricolo comune;
se e quando bisogna introdurre percorsi separati
· La durata dell'istruzione superiore
A questioni di così rilevante portata civile e democratica, culturale e sociale, strategiche per il futuro del nostro paese e del nostro popolo, nessuno può pensare di dare risposte che prescindano da un confronto il più ampio possibile.
Noi ci battiamo
per una riforma della scuola elaborata come progetto comune e condiviso di educazione
e di formazione dei bambini e delle bambine, dei ragazzi e delle ragazze del
nostro paese.
Progetto a cui deve contribuire l'intera società civile, la ricchezza
e la pluralità dei soggetti che in essa operano, il Parlamento e chi
nella scuola vive e lavora.
Chiediamo al Governo di ritirare la Legge delega di riforma del sistema scolastico; la cancellazione dei previsti tagli agli organici; un piano di investimenti che attivi risorse aggiuntive a favore della scuola pubblica e statale.