torna ai temi congressuali

vai alle tesi di maggioranza
vai alle tesi di minoranza

LA GUERRA E LA LOTTA PER LA PACE
nelle tesi per il V congresso del PRC


Sintesi del dibattito

Le tesi di minoranza e di maggioranza concordano nel ritenere una specificità della fase che si è aperta l'uso della guerra come strumento permanente, non straordinario, di dominio imperiale sul mondo. Le divergenze nascono sulla strategia di opposizione alla guerra: le tesi di maggioranza pensano di fondarla sulla richiesta di riforma dell'ONU (al quale dovrebbero essere affidate limitati compiti di "polizia internazionale") e su una serie di misure che rispondano in senso democratico alla crisi del nuovo modello (Tobin Tax, democratizzazione del processo di unificazione europea, ecc.); l'area de L'Ernesto attraverso i suoi emendamenti al documento di maggioranza ritiene che l'opposizione alla guerra debba coniugarsi con l'appoggio a una possibile e auspicabile coalizione tra movimenti e stati che si oppongono all'egemonia staunitense (anche se non vengono direttamente citati, in altri testi dell'area si parlava di Russia e Cina); le tesi di minoranza respingono la "impostazione pacifista" per adottare un punto di vista radicalmente "anticapitalista e rivoluzionario".


La nostra posizione

Le tesi di maggioranza (così come l'emendamento sostitutivo dell'area de L'Ernesto) non reclamano l'uscita unilaterale dell'Italia dalla NATO. Esiste una differenza sottile, ma non per questo meno di sostanza, con la richiesta di "scioglimento della NATO", che invece chiedono. Nel primo caso si tratta di una parola d'ordine "alla nostra portata", nel senso che potremmo agitarla nei confronti del nostro governo, e potrebbe divenire una condizione da porre in occasione di possibili alleanze elettorali; nel secondo caso è una petizione più astratta che potrebbe suonare anche come "finché gli altri non escono non usciamo nemmeno noi".

Ci pare riprovevole da parte delle due tesi (maggioranza e minoranza) lo spazio angusto in cui è relegata la questione palestinese: le tesi di maggioranza le dedicano poche righe di sostanziale allineamento con Arafat, mentre quelle di minoranza evitano anche quello. Si potrebbe obiettare che un simile argomento non poteva trovare grandi spazi nelle tesi, ma è un argomento difficile da sostenere: in queste tesi c'è di tutto. Inoltre non si tratta affatto di vaghe petizioni di principio: la solidarietà con il popolo palestinese implica anche precisi compiti pratici per i comunisti (e il movimento no global), ad esempio nel richiedere la rottura delle relazioni diplomatiche con Israele sino a che questo non si ritiri dai Territori, oppure nell'organizzazione di campagne di boicottaggio di prodotti israeliani.

Non è l'unica "disattenzione" da parte delle due tesi. Tutte e due si dimenticano di citare la questione basca, il territorio europeo con la più alta coscienza politica di massa. Saremo malevoli, ma non ci pare un caso. Come rilevato anche dai compagni del Comitato del Comitato Euzkadi Bari (Ritratto dell'indipendentismo basco) da parte della maggioranza si privilegiano i rapporti con la Izquierda Unida che è contro l'autodeterminazione basca. La minoranza del resto aveva già dato pessima prova di sé sul piano della questione nazionale allineandosi nella sostanza durante la guerra del Kosova alle posizioni filoserbe, ed è sempre riluttante dunque in nome dell'economicismo a difendere i diritti incondizionati dei popoli all'autodeterminazione.

L'emendamento dell'area de L'Ernesto deriva dal metodo sempre usato da questi compagni sin dall'epoca in cui erano filosovietici: immaginare che i compiti che devono spettare ai movimenti si possano delegare a degli stati visti via via come "patria del socialismo" o "antimperialisti". Questo dibattito s'era sviluppato un anno fa nel partito, quando quest'area predicava un fronte unico con Russia e Cina contro gli USA. Purtroppo per loro gli ultimi avvenimenti hanno reso davvero fantasmagorica questa prospettiva: Cina e Russia hanno aderito all'alleanza antiterrorismo di Bush, e ai nostri non è rimasto altro da fare che togliere i nomi dei due stati e parlare genericamente di "schieramento mondiale il più largo possibile".

Le tesi di minoranza respingono in toto tutte le rivendicazioni proprie del movimento no-global e pacifista, sostituendole con il richiamo alla necessità dell'abbattimento del capitalismo. Si tratta di un metodo estremista che trattiamo in altra parte e che non solo non aiuta a produrre risultati, ma non aiuta nemmeno a far crescere la coscienza anticapitalista dei movimenti. Così come noi traduciamo il nostro anticapitalismo quotidiano anche in una lotta a favore degli aumenti salariali, pur sapendo che questi non ci avvicineranno certo al socialismo, così non si vede perché sul terreno dell'opposizione alla guerra non possiamo sostenere parole d'ordine intermedie tra la realtà di oggi e il futuro socialismo. Se i comunisti non facessero così sarebbero riconosciuti dai movimenti solo come dei dottrinari che predicano costantemente e senza variazioni la stessa litania.


Stralci dalle
Tesi di maggioranza

"La guerra in corso ha i caratteri di un conflitto globale: non solo perché ha per teatro effettivo il pianeta, ma perché il suo vero obiettivo è la costituzione di un "nuovo ordine mondiale" unipolare. Di un governo autoritario della crisi."

"La guerra non è più soltanto la prosecuzione della politica con altri mezzi, secondo la celeberrima definizione, ma è sempre più - con un'accelerazione intensissima nei recenti anni '90 - la dimensione stessa della politica internazionale nell'epoca della globalizzazione: il passaggio dalla guerra minacciata alla guerra guerreggiata avviene senza soluzione di continuità, senza atti di dichiarazioni internazionali che l'annuncino, al di fuori di sedi istituzionalmente predisposte ad assumere decisioni di questa natura limitando il ruolo degli stati nazionali a quello di offrirsi come semplici pedine all'interno di strategie militari decise in altro luogo. Con la guerra del Golfo e in particolare con quella dei Balcani, la guerra ha assunto il ruolo di costituente di un nuovo ordine mondiale."

"Oggi assume un ruolo determinante l'opposizione alla guerra, sia per l'immediata cessazione di quella in corso in Afghanistan e della partecipazione ad essa del nostro paese, sia per impedire che il ricorso all'intervento armato si stabilizzi come normale strumento di gestione della crisi del processo di globalizzazione. Il che comporta lavorare per la ricostruzione del patto tra le nazioni che costituì l'ONU a partire dalla radicale riforma di quest'ultima; lo scioglimento della Nato; lo smantellamento degli armamenti nucleari e di tutti gli strumenti per lo sterminio di massa; la composizione pacifica dei punti di crisi a livello mondiale, a partire dal conflitto israeliano - palestinese; l'assunzione di un ruolo politico ed economico del tutto autonomo dell'Europa, il che comporta la non partecipazione a imprese belliche, uno spostamento del peso decisionale sulle istituzioni europee elettive, come il Parlamento, nel quadro di una nuova Costituzione europea, la revisione dei trattati introducendo e praticando criteri di politica occupazionale e sociale, quindi non solo finanziaria e monetaria, la rivisitazione del tema dei diritti negativamente risolta a Nizza, una politica di solidarietà e di cooperazione su scala mondiale, di cui la cancellazione del debito dei paesi poveri e l'introduzione di una tassazione sulle transazioni di capitale (Tobin Tax) possono essere i primi significativi passi."

"Vanno risolti i punti di crisi presenti nella situazione internazionale, a partire dalla composizione del conflitto palestinese-israeliano, per avviare la quale sono indispensabili l'immediato ritiro da tutti i territori occupati delle truppe israeliane, il rapido smantellamento degli insediamenti coloniali israeliani e l'invio di una forza di interposizione internazionale, come chiede da più di un anno l'Autorità Nazionale Palestinese, al fine di realizzare il diritto di entrambi i popoli ad avere uno stato proprio."

"Bisogna ricostruire le ragioni della solidarietà tra le nazioni basate su legittimi organi internazionali. L'ONU dovrà essere profondamente riformata con l'eliminazione della funzione di membri stabili del Consiglio di Sicurezza, con una priorità decisionale all'Assemblea generale e con l'abolizione del diritto di veto. A quest'ultimo, quindi, e alla collaborazione fra tutti gli stati, va affidata l'opera specifica di prevenzione e di repressione del fenomeno terroristico"

vedi TESI 2/TESI 12/TESI 21/TESI 43/TESI 21


Stralci dall'emendamento alla
Tesi di maggioranza

"Siamo per lo scioglimento della Nato, strumento di guerra e di espansione imperialista, di condizionamento dell'autonomia dell'Italia e dell'Europa da parte degli Stati Uniti. Siamo per l'allontanamento di tutte le basi militari straniere, di tutte le armi nucleari dislocate in Italia. Siamo per la ratifica degli accordi di Kyoto sull'ambiente, per la difesa del trattato Abm del 1972 che vieta ogni ipotesi di scudo spaziale; per trattati vincolanti e verificabili contro la militarizzazione dello spazio, che vietino nuovi test nucleari e mettano al bando tutte le armi di sterminio: atomiche, chimiche e batteriologiche, che pesano come un incubo sul futuro dell'umanità."

"Il pericolo di una guerra globale nel 21° secolo (evocato anche dal Papa), della cui possibilità parlano apertamente alcuni dei dirigenti più oltranzisti dell'amministrazione Bush, e di un allargamento della guerra in corso ben oltre i confini dell'Afghanistan, ripropone l'imperativo non più rinviabile della costruzione di un nuovo movimento mondiale per la pace, che comprenda forze politiche e sociali, sindacali e religiose, popoli e governi di ogni continente. Un movimento di cui sia forza propulsiva il nuovo movimento "no global", che assuma la lotta contro la guerra come asse portante della propria identità e unità e rafforzi il suo legame col movimento operaio. Capace di integrare e connettere le aspirazioni convergenti dei "popoli di Seattle" e di Porto Alegre con quelle dei "popoli di Durban".Vi è qui un compito primario per i comunisti, per tutte le forze rivoluzionarie, antagoniste e antimperialiste del mondo, che - nel rispetto delle diversità e dell'autonomia di ognuno - debbono rafforzare solidarietà e impegno comune, superando chiusure nazionali e tentativi artificiosi di divisione, di fronte a gravi minacce alla pace e a fondamentali libertà democratiche. Sapendo che la lotta contro la guerra impone la costruzione di uno schieramento mondiale il più largo possibile, che sappia concentrare le forze contro i settori più aggressivi dell'imperialismo, soprattutto americano, che puntano al peggio. "

vai al testo intero dell'emendamento


Stralci dalle
Tesi di minoranza

"Dopo il crollo dell'URSS, il ricorso alla guerra ha costituito uno strumento centrale di definizione del nuovo ordine imperialistico del mondo. La guerra all'Irak, alla Serbia, all'Afghanistan riflettono ad un tempo la nuova potenza dell'imperialismo e la nuova instabilità del mondo: entro una relazione contraddittoria in cui il dispiegamento della forza più criminale dell'imperialismo è anche la risposta alla sua crisi di egemonia, alla difficoltà di riorganizzare sotto il proprio controllo un assetto stabile dei nuovi equilibri mondiali."

"Molteplici sono le finalità concrete dell'operazione:
a) consolidare ed estendere il controllo diretto su Medio-Oriente ed Asia centrale, zona cruciale per gli equilibri internazionali; b) intimidire i movimenti di liberazione dei Paesi dipendenti; c) colpire il movimento operaio internazionale, compreso quello occidentale, cogliendo il pretesto della guerra per operare massicce ristrutturazioni (con licenziamenti di massa), attaccare diritti sociali e cercare di disperdere la ripresa internazionale dei movimenti di lotta; d) combattere la recessione economica con il rilancio delle spese militari."

"Per questo i comunisti devono sviluppare la lotta contro la guerra come lotta di classe anticapitalistica ed antimperialistica al fianco dei popoli oppressi aggrediti. Non vi è alcuna "polizia internazionale" da rivendicare "contro il terrorismo"; l'unica polizia internazionale da invocare contro la barbarie del capitalismo è la prospettiva rivoluzionaria internazionale delle masse oppresse. Che è l'unica vera risposta alternativa al fondamentalismo terrorista."

"La domanda di pace e antimilitarista sarà alimentata sempre più dalla prevedibile piega degli avvenimenti mondiali. Anche su questo terreno l'impostazione pacifista delle leadership egemoni del movimento, oltre a rimuovere la dimensione antimperialista e ad avallare la funzione dell'ONU rimuove ogni terreno programmatico di fondo che leghi l'istanza di pace alla lotta per l'abbattimento degli interessi capitalistici che sospingono la guerra. I comunisti devono muovere invece da un'angolazione opposta."

"Le rivendicazioni nazionali dei popoli oppressi, a partire dal popolo palestinese, confliggono sempre più, tanto più dopo il crollo dell'URSS, col monopolio del controllo imperialistico sul mondo e col più stretto allineamento ad esso delle stesse borghesie nazionali dei Paesi dipendenti."

Vedi Tesi 4/Tesi 6/Tesi 12 >