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IL SINDACATO
nelle tesi per il V congresso del PRC


Sintesi del dibattito

Le due tesi denunciano fortemente la politica di concertazione seguita dalle confederazioni sindacali. Tutte e due prendono atto del fatto che i comunisti sono presenti in diversi sindacati e che a questa situazione al momento non c'è alternativa. Le tesi di minoranza caratterizzano i gruppi dirigenti CGIL come "agenzie della classe dominante all'interno del movimento operaio". Le tesi di maggioranza criticano velatamente l'eccesso di moderazione della sinistra CGIL anche se si felicitano per l'aggregazione unitaria di Lavoro/Società; sostengono poi completamente la direzione FIOM. Le tesi di minoranza ritengono la sinistra CGIL un'aggregazione riformista e che non costituisce una vera alternativa a Cofferati, e la svolta della FIOM come strumentale. Le tesi di maggioranza ritengono positivo il percorso del sindacalismo di base e si augurano un percorso unitario con la sinistra CGIL verso la "rifondazione di un sindacato di classe". Le tesi di minoranza considerano positivamente il sindacalismo di base pur segnalandone alcuni limiti, e assegnano al partito il compito di promuovere una "costituente di un sindacato classista, unitario, confederale, democratico e di massa". Su questo punto anche l'area che si riconosce nella rivista Falce e Martello ha presentato un emendamento alle tesi di minoranza che si differenzia da queste soprattutto per chiedere al partito in maniera chiara un intervento preferenziale all'interno della CGIL.


La nostra posizione

Come già argomentato nel nostro Comunisti e sindacato riteniamo, d'accordo con le due tesi, che i comunisti possono trovare posto in tutti i sindacati. Compito del partito è far sì che i comunisti portino avanti, ovunque siano collocati, un'azione volta a far sì che i sindacati facciano il proprio mestiere e cioè difendano gli interessi elementari dei lavoratori; per raggiungere questo fine è fondamentale intraprendere una lotta costante contro la burocratizzazione (tipica dei sindacati di massa) e contro il leaderismo (tipico dei sindacati di piccole dimensioni). In generale comunque i comunisti dovrebbero collocarsi là dove hanno la possibilità di "incontrare" le più vaste masse di lavoratori e ciò abbastanza indipendentemente dalla linea sindacale seguita da quella certa organizzazione. Come abbiamo più volte ripetuto la burocrazia della CGIL (e della FIOM) è oggi costretta a passare all'offensiva per evitare di essere sopraffatta da un governo che vuole distruggerla. Il nostro compito non è quello di "denunciare" l'opportunismo di questa svolta, ma di lottare per approfondirla, attaccando non i retropensieri della burocrazia, ma i suoi tentennamenti e ripensamenti. Ragionare oggi di "rifondazione di un sindacato di classe" o di "costituente di un sindacato classista" significa parlare di aria fritta. La chiave della situazione dei prossimi mesi sta tutta nella CGIL, ed è lì che dobbiamo concentrare la nostra azione. Questo compito spetta anche ai compagni inseriti nei sindacati di base: evitando ad esempio di dar vita a iniziative di lotta separate e unendosi alle masse che, correttamente, vedono in una CGIL che "tenga duro" l'unica possibilità di fermare Berlusconi.


Stralci dalle Tesi di maggioranza

"La politica della concertazione - culminata negli accordi del '92-'93, ma variamente praticata negli anni precedenti - ha costituito, a sua volta, una delle "riforme" più significative del sistema politico. Grazie ad essa, i diversi governi che si sono succeduti nella fase più tumultuosa della "transizione italiana", hanno potuto usufruire di una lunga fase di tregua sociale. In parallelo, la crisi del sindacalismo confederale trovava in essa lo sbocco di una legittimazione dall'alto: il prezzo, pagato soprattutto dalla Cgil, era un processo di istituzionalizzazione del sindacato, che via via lo svuotava di contenuti rivendicativi, sociali e di classe, ne impoveriva drammaticamente la vita democratica, ne riduceva drasticamente la capacità di rappresentanza."

"Nella Cgil, dunque, è aperta necessariamente una riflessione strategica. Essa, per essere davvero efficace, non può non comprendere un bilancio veritiero del decennio concertativo, nel corso del quale tutto il lavoro dipendente ha perduto in forza contrattuale, diritti, salari, stipendi, garanzie, dignità. Per questo riteniamo necessaria una svolta, nella direzione di un nuovo sindacalismo democratico e di classe: al centro del quale ci siano i contenuti, le piattaforme, l'iniziativa sociale e rivendicativa oggi necessaria, la ricomposizione di classe del lavoro - e del non lavoro - oggi disperso e frammentato. La sinistra della Cgil ha iniziato un percorso di mobilitazione e di confronto per rivendicare questa svolta. Questa è una battaglia di grande rilevanza per il futuro della Cgil e che comincia a maturare i suoi risultati. Questo è anche l'impegno verso il quale è avviata la Fiom e che il più grande sindacato confedederale non può eludere né con la riproposizione delle scelte passate né con fughe di tipo politicistico, che rischiano, oltre tutto, di minare gravemente l'autonomia sindacale e il suo valore strategico. Il problema rimane quello della rifondazione di un sindacato di classe. Come tale, concerne anche le diverse realtà del sindacalismo extraconfederale di base: il quale ha sicuramente raggiunto in alcuni settori (scuola, trasporti) punti di eccellenza e capacità rappresentativa, ma soffre di un limite organico di frammentazione."

"Per questo è importante che la sinistra sindacale, ovunque collocata, sperimenti azioni e percorsi unitari, anche attraverso la ricomposizione del sindacalismo di base, e approfondisca la ricerca di una nuova linea politica-rivendicativa e di un nuovo modello sindacale, nazionale e sovranazionale, adeguato alla globalizzazione e all'obiettivo dello sviluppo più complessivo del movimento e della sinistra d'alternativa. Azioni e percorsi unitari che rompano con logiche d'apparato, il prevalere di tattiche interne alle varie burocrazie, rendite di posizione d'apparati piccoli o grandi, confederali, spostando il baricentro nel conflitto, nella ricomposizione di classe, nella costruzione del movimento, nella sperimentazione di nuove forme di unità sindacale democratiche di base e di reti europee e internazionali dei lavoratori."

"Si tratta dunque, di dispiegare nuovamente lo scontro sociale e politico fra lavoratori e padroni, tra condizioni del lavoro e modello di società complessivo. Per questo il partito deve essere luogo di discussione, elaborazione e di orientamento unitario di tutti i comunisti che operano nel mondo del lavoro."

Vedi: TESI 29


Stralci dalle
Tesi di minoranza

"Essenziale è innanzitutto un giudizio inequivoco sulla natura delle burocrazie sindacali, vere agenzie della classe dominante all'interno del movimento operaio. La politica di concertazione dei gruppi dirigenti confederali e segnatamente della Cgil non rappresenta semplicemente una "politica sbagliata" per quanto grave. Riflette la natura profonda degli apparati burocratici del sindacato: un "ceto politico", e una corrispondente struttura, la cui azione permette il perpetuarsi del dominio di classe del capitale. Il primo dovere del nostro partito è quindi quello di superare l'ottica sino ad ora perseguita di "spostare a sinistra l'asse della Cgil". All'opposto il PRC è chiamato ad assumere come nuovo asse della propria politica sindacale una lotta aperta per cacciare la burocrazia dal movimento sindacale, a partire da un giudizio di "irriformabilità" delle strutture."

"Ciò non esclude il lavoro dei comunisti nelle organizzazioni tradizionali e segnatamente nella Cgil. Ma certo implica il completo abbandono di ogni logica di pressione, fosse pure radicale, sulle burocrazie dirigenti, e lo sviluppo di un'aperta opposizione di classe capace di sfidare le "regole" dell'apparato sindacale e di configurarsi come riferimento autonomo per l'insieme dei lavoratori/lavoratrici. Anche l'apertura di parziali contraddizioni all'interno dell'apparato e la necessità imposta dalla presenza del governo del centrodestra non mutano questo quadro generale. Sabbatini e la burocrazia FIOM, diventate troppo facilmente un punto di riferimento e un interlocutore privilegiato per la attuale maggioranza del partito, non esprimono una contrapposizione strategica alla linea di collaborazione di classe di Cofferati (espressa anche sul terreno della guerra). Le cui ultime prese di posizione non costituiscono che l'espressione tattica della autodifesa obbligata di una burocrazia socialdemocratica di fronte ad un attacco che mira a ridurne drasticamente il ruolo nella concertazione."

"La costituzione nella CGIL della nuova area di Lavoro e Società-Cambiare rotta è certamente un fatto positivo","Tuttavia la positività è solo organizzativa. Infatti non viene tratto nessun bilancio della incapacità sia dell'area di "Alternativa Sindacale" che dell'"Area dei comunisti in CGIL" di rappresentare una conseguente opposizione di classe alla linea collaborazionista della maggioranza della Cgil."

"E' necessario quindi lavorare allo sviluppo di un'area coerentemente classista, basata sui militanti comunisti ma aperta all'aggregazione di altri settori indipendenti, che si candidi all'egemonia sull'insieme della sinistra della confederazione, e si basi su un programma d'azione anticapitalistico in aperta opposizione ai gruppi dirigenti."

"Parallelamente il PRC deve lavorare ad un collegamento costante, nell'azione, tra questa sinistra rifondata della Cgil e i compagni/e comunisti/e che sviluppano la propria azione nel sindacalismo di base extraconfederale: un sindacalismo che configura, com'è ovvio, un quadro d'intervento più avanzato sul terreno degli obiettivi politico-sindacali e che, tuttavia, su basi diverse, è anch'esso segnato da limiti reali, ben oltre il suo limite di influenza: quali, ad esempio, la tendenza cronica alla frammentazione. In questo quadro la battaglia per l'unificazione del sindacalismo di base extraconfederale è un'azione che va sviluppata come centrale nella prossima fase da parte dei militanti comunisti in esso inseriti."

"L'asse generale che il V Congresso avanza è la proposta della 'costituente di un sindacato classista, unitario, confederale, democratico e di massa'. Con questa indicazione i comunisti si rivolgono all'insieme dei lavoratori e delle lavoratrici per realizzare la loro unità, sulle basi più larghe, in una confederazione sindacale unitaria, fondata sulla democrazia dei lavoratori e sulla difesa dei loro autonomi interessi, in rottura con le attuali burocrazie dirigenti. Ciò significa avanzare la prospettiva di una unità dal basso, a partire da assemblee unitarie di iscritti (e non) nei luoghi di lavoro."

Vedi: Tesi 24


Stralcii dall'emendamento alla
Tesi di minoranza

"L'intervento sul terreno sindacale mostra forse più chiaramente di qualsiasi altro le contraddizioni e le debolezze della linea seguita dal partito in questi anni. Per circa un decennio abbiamo visto come le diverse opposizioni interne alla Cgil, da "Essere sindacato" a "Cambiare rotta" si siano dimostrate tutte incapaci di uscire dalla logica della pura opposizione d'apparato e di praticare sul campo una linea effettivamente alternativa a quella di Cofferati."

"Il fatto nuovo degli ultimi anni, così, non viene da una crescita d'iniziativa e di influenza della sinistra Cgil, ma dal riposizionamento di settori di maggioranza, in particolare della segreteria della Fiom, che hanno cominciato sia pure parzialmente e in modo strumentale a "rompere" le righe e a promuovere momenti di conflitto, dalla vicenda Zanussi al contratto dei metalmeccanici. Queste iniziative hanno mostrato le potenzialità esistenti fra i lavoratori quando questi vedono una direzione disposta a mobilitarli, come mostra in particolare lo sciopero della Fiom del 6 luglio scorso. Tuttavia le basi programmatiche e i metodi su cui si sono condotte queste battaglie mostrano in modo inequivocabile la natura strumentale della battaglia condotta da questi settori."

"In questo contesto, l'allargamento formale della sinistra Cgil a nuovi settori precedentemente collocati in maggioranza, assume il significato concreto non di un rafforzamento politico e organizzativo significativo, non di una maggiore capacità di mobilitazione, ma paradossalmente di un nuovo arretramento. L'attuale sinistra in Cgil, per quanto formalmente più ampia e unita, è in realtà più che in passato impermeabile alle vere esigenze che sorgono dai luoghi di lavoro, più che mai impotente e velleitaria nelle proprie iniziative. Quello che avrebbe dovuto essere una leva per far valere nella Cgil le ragioni dei lavoratori si sta trasformando in una leva dell'apparato per ingabbiare gli attivisti più avanzati."

"L'insieme di questi fattori (parziale ripresa d'iniziativa del gruppo dirigente della Cgil, crisi politica della sinistra Cgil, inizio del processo di sindacalizzazione di una nuova generazione operaia) ci deve portare a un riesame critico della politica sindacale fin qui seguita dal Prc."

"È anche necessario trarre un bilancio del percorso compiuto dai sindacati di base in questo decennio. Sulla carta, non potevano esistere condizioni più favorevoli per chi si proponeva di promuovere un'uscita di massa dalle confederazioni. Eppure a quasi dieci anni dal punto di svolta del 3 luglio 1992, il bilancio è quantomeno controverso. Sigle storiche del sindacalismo di base sono praticamente scomparse dal panorama sindacale; più in generale, nell'industria il sindacalismo extraconfederale si è fortemente indebolito. Se è vero che in alcuni settori (scuola e trasporti in particolare) c'è stato un rafforzamento significativo, è altrettanto vero che con la sola eccezione delle ferrovie in nessuna categoria sono riusciti a conquistare una egemonia indiscussa. Le recenti elezioni delle Rsu del pubblico impiego confermano quanto già si era visto in quelle precedenti, e cioè che i lavoratori vedono i sindacati di base come un utile strumento di pressione e anche di organizzazione, ma che la radicalizzazione che li spinge in determinati momenti verso queste organizzazioni è la stessa che li porta a votare la Cgil, che ha ottenuto una vittoria più chiara di quella di due anni fa."

"Pur essendo coscienti che l'attuale frammentazione della presenza sindacale dei comunisti non può essere superata facilmente, dichiariamo che solo una lotta aperta all'interno del sindacato confederale, e in primo luogo alla Cgil, può aprirci la strada per raggiungere le più ampie masse di lavoratori e sfidare così la burocrazia sindacale sul terreno decisivo."

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