Una nuova fase politica si apre.
Si
è chiusa con una serie di sconfitte la fase politica aperta da Genova
e dalle lotte sindacali condotte dalla Cgil. La nuova fase si apre con un
centrosinistra stabilizzato, ma con un governo traballante e una massa di
militanti che comunque non hanno smobilitato. REDS. Luglio 2003.
1. Una serie di sconfitte chiudono la fase politica aperta da
Genova e dalle
lotte condotte dalla Cgil: la sconfitta
alla Fiat, la firma separata del contratto
metalmeccanici, l'esito del referendum sull'art.18, la rapida
vittoria degli Usa nella guerra in Iraq, i colpi al sistema giudiziario
da parte di Berlusconi. Nessuno dei movimenti scesi in campo in questi due
anni (noglobal, pacifista, sindacale, girotondino...) si è mostrato
in grado di fermare Berlusconi. 2. La massa degli attivisti che con grande generosità
si è mobilitata in questi due anni, non è però rifluita.
Cresce anzi la sua ira contro la destra, ma si rende conto che i mezzi e le
tattiche sino ad oggi adottate non bastano ad ottenere risultati concreti. 3. Il referendum sull'art.18 era stato promosso dal gruppo dirigente
del Prc per praticare uno spazio di azione politica nella lotta che si era
scatenata tra la Cgil e il governo Berlusconi. Il Prc infatti ha numerosi
iscritti e simpatizzanti tra i delegati sindacali, ma non avendo la forza
di produrre una politica sindacale si ritrova in realtà privo di una
significativa capacità di incidere nella lotta di classe. Per questo
l'egemonia del cofferatismo sul movimento sindacale era totale. Pur avendo
raccolto sulla carta adesioni non disprezzabili (sindacalismo di base, Fiom,
movimento noglobal) la raccolta di firme si è potuta concludere solamente
grazie alle forze espresse dai militanti di partito (500.000 su 600.000 firme).
Non diversamente è accaduto nella campagna referendaria: pur essendosi
aggiunta al sì l'intera Cgil, nei fatti le adesioni al di là
del partito sono state formali e non si sono tradotte in forza militante da
spendersi nella campagna, che è stata in gran parte, di nuovo, a carico
del partito. Così, isolata nei fatti, Rifondazione non è stata
in grado di andare oltre il risultato ottenuto. I 10 milioni di sì
comunque stanno ad indicare in maniera chiara che cosa vuole e cerca la massa
di elettori quando vota il centrosinistra. L'esito deve comunque insegnare
a tutti noi, che non ci sono scorciatoie: per poter contrare nello scontro
di classe si deve essere presenti nella classe, in maniera continua e organizzata. 4. L'accordo
appena siglato tra Cgil Cisl e Uil con la Confindustria è significativo
della tattica che d'ora in poi la direzione Cgil seguirà. Cofferati
aveva cercato, d'accordo, con la direzione Cgil di creare una sponda politica
che permettesse di reggere lo scontro con Berlusconi, dato che il gruppo dirigente
diessino aveva dimostrato apertamente che una sconfitta sul campo della Cgil
non gli era del tutto sgradita. Cofferati ha però perso
la sua battaglia contro D'Alema/Fassino, e il gruppo dirigente della Cgil
non potrà che cercare degli accomodamenti con la direzione del suo
partito di riferimento. La tendenza naturale del gruppo dirigente Cgil per
tutta la durata del governo Berlusconi sarà quella di contenere il
più possibile i colpi, proclamare lotte di facciata e non battaglie
serie, articolate e tese a raggiungere l'obiettivo. Come ha dimostrato la
gestione della lotta alla Fiat
la Cgil non sarà disposta a far davvero male alla Confindustria. Il
suo obiettivo non è contrapporsi al padronato, ma a questo governo
dal quale si sente minacciata. 5. Il movimento contro la guerra nel quale era confluito il
movimento no global è stato sconfitto. Ciò si deve ovviamente
alla determinazione dei nostri avversari e alla sfavorevole correlazione di
forze. Tuttavia la sconfitta e la rapida dispersione delle forze che si erano
impegnate contro il conflitto, sta ad indicare un pesante difetto di radicamento.
Una grande responsabilità in questo senso la portano i gruppi dirigenti
di tutte le strutture nazionali, preoccupati assai più di allargare
la propria sfera di influenza che di rispondere alle esigenze di unità
e costruzione dal basso del movimentoo. Oggi Social forum, Rete lilliput,
Attac, Disobbedienti, Area antagonista sono gusci vuoti, mentre la gran parte
degli attivisti è tornata ai propri precedenti ambiti di attività
o attende sviluppi significativi. 6. In questo quadro vanno letti gli esiti delle elezioni amministrative.
I dati sono chiari: il centrodestra arretra (anche perché molti suoi
elettori non sono andati a votare), i Ds avanzano, come già era accaduto
nelle amministrative dell'anno scorso. Ciò si deve al fatto che i Ds
sono individuati come il partito più utile per battere Berlusconi e
si sono avvantaggiati delle lotte dei movimenti. La vittoria elettorale e
il ritiro di Cofferati, combinati con il riflusso momentaneo dei movimenti
di massa, fanno sì che il gruppo dirigente diessino si sia seccamente
stabilizzato. Oggi D'Alema/Fassino sono più forti di prima ed hanno
superato indenni, senza alcuna concessione programmatica, le tempeste di questi
due anni. Con la svolta
attuata da Rifondazione il gruppo dirigente diessino ha eliminato, dopo Cofferati,
anche l'ultimo elemento di disturbo alla propria strategia. 7. Il governo di centrodestra non si trova solo in difficoltà
con la propria base elettorale. Lentamente, ma inesorabilmente, va sgretolandosi
tutto il blocco sociale che l'aveva sostenuto:
la Chiesa, la Banca d'Italia, il grande capitale, uno dopo l'altro vanno abbandonando
la destra. La ragione principale è che esso sta dimostrando la sua
totale inadeguatezza a portar fuori l'imperialismo italiano dal suo rapidissimo
declino nel mezzo di una crisi economica mondiale e di una lotta senza quartiere
tra i diversi poli imperialisti. E oltre a ciò non è nemmeno
in grado di assicurare uno straccio di pace sociale. 8. I dati della fase che si apre sono dunque: lo stesso centrosinistra
moderato che aveva perso le elezioni è di nuovo saldamente in sella,
con un Prc sconfitto e minorizzato, un centrodestra traballante e con una
base sociale sempre più ristretta, movimenti in temporaneo riflusso,
ma con militanti ancora attivi e strutture sindacali (come la Fiom) spostate
seccamente a sinistra, ma prive di riferimenti politici. La massa che si è
mobilitata in questi due anni dunque è frustrata, insoddisfatta, radicalizzata
e non rappresentata. Allo stesso tempo, proprio l'assenza di risultati sul
terreno delle lotte e la protervia del governo, uniti alla sua crescente delegittimazione,
sta producendo nella gente una aspettativa sempre più impaziente tutta
collocata sul politico: l'idea di doversi tenere Berlusconi ancora per tre
anni diviene sempre più intollerabile per un numero sempre maggiore
di persone. 9. Non abbiamo la più pallida idea di quel che accadrà
a settembre. Abbiamo un po' più chiaro quali devono essere i nostri
compiti. La lotta contro il governo, per la sua caduta e la convocazione di
elezioni anticipate deve divenire il leit motiv di ogni militante: le ultime
elezioni hanno dimostrato che oggi Berlusconi è minoranza nel Paese.
Sarebbe però un errore delegare al piano politico questo compito: dato
che in questa battaglia si devono trascinare masse sempre più ampie
di persone si devono moltiplicare gli sforzi per dare alle lotte un carattere
più determinato e organizzato: nè le direzioni politiche, nè
quelle sindacali e neppure quelle di movimento sono riuscite in questo compito.
La massa di militanti che si è mossa in questi due anni dunque deve
smetterla di delegare a gente che non si è mostrata all'altezza del
proprio compito, e costruire dal basso le condizioni per la sconfitta della
destra.