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LA PROPOSTA POLITICA DEL
PRC
nelle tesi per il V
congresso del PRC
Sintesi del dibattito
La proposta politica deriva dalla caratterizzazione che le due tesi danno del partito dei DS (vedi la scheda DS e Ulivo). Le tesi di maggioranza articolano la proposta politica intorno a due assi: la sinistra d'alternativa e la sinistra plurale. E' al primo che dedicano più spazio e attenzione: si tratta, detto in parole povere, di una alleanza politico-sociale tra il PRC e pezzi di movimento antiglobal (più forse i verdi). Qualcosa di simile a quello sperimentato da Bettin alle elezioni comunali di Venezia. Il secondo asse è una proposta più ampia di "governo", dove rimane una certa ambiguità circa gli interlocutori: si tratta solo dei DS o anche della Margherita? Dalle tesi non è chiaro. Le tesi di minoranza articolano un'unica proposta politica: il polo autonomo di classe. Con questo intendono la presentazione elettorale (e sociale) del solo PRC. L'area di Falce e Martello ha presentato due emendamenti al documento di minoranza in cui propone una politica del PRC basata nella proposta di alleanza con i soli partiti di sinistra (DS, PdCI e, si suppone, ma non è chiarito, i verdi).
La nostra posizione
Potremmo essere d'accordo con la proposta espressa dalle tesi di maggioranza se essa fosse più chiara riguardo alla sinistra plurale. In breve: se si tratta della richiesta fatta ai DS di scegliere tra noi e la Margherita, chiedendo loro dunque di rompere con il centro (traendone le necessarie conseguenze anche sul piano del programma elettorale), saremmo d'accordo; altrimenti, se significa la riedizione di alleanze comunque mascherate tra noi e l'Ulivo, allora no. L'ambiguità delle tesi di maggioranza non è casuale ed è facilitata paradossalmente dalla caratterizzazione estremamente negativa che si fa della involuzione dei DS: considerando ormai quel partito come una forza di centro, si apre la strada per considerazioni del tipo "essendo DS e Margherita più o meno la stessa cosa, perché privilegiare l'uno rispetto all'altro? Tanto vale allearci con entrambi". Le tesi di minoranza hanno del resto ragione a sottolineare la fortissima contraddizione tra le scelte nazionali del partito (dalla rottura con Prodi in poi) e una pratica locale improntata alla più grande disinvoltura. La posizione delle tesi di minoranza sul piano della proposta politica è però settaria e non consente in alcun modo di interagire con la base (anche elettorale) dei DS che addosserebbe la responsabilità di una divisone della sinistra di fronte all'attacco delle destre non al proprio partito ma alla "chiusura" del PRC. Su questo punto dunque la posizione di Falce e Martello ci pare interessante. Per una estesa argomentazione si veda il nostro articolo Domande e risposte sulle alleanze elettorali.
Stralci dalle Tesi di maggioranza
"da un lato la crisi della politica e, al suo interno, la crisi della sinistra di governo e, dall'altro, l'irrompere nella società di nuove domande, di nuovi bisogni di cultura, di politica e di vita non integrabili nella governabilità dell'ordine esistente propongono il tema di una nuova soggettività politica capace sia di intercettare l'esodo dalle prime, che di organizzare le seconde in progetto politico e partecipazione. La costituzione della sinistra di alternativa è perciò il nostro obiettivo strategico di fase."
"Si tratta di un'occasione
decisiva per rompere le barriere che separano il dibattito politico,
compreso quello più radicale, dalla concreta condizione
sociale. La costruzione della sinistra alternativa è quindi
un processo per la creazione di un campo di forze politiche, associazioni,
gruppi, strutture reticolari, forze che agiscono direttamente
nel sociale."
"Il PRC si propone di essere uno dei protagonisti di questo
processo di costruzione della sinistra di alternativa in Italia
che dunque lo comprenda sapendo andare ben al di là dei
nostri confini, per aggregare tutte e tutti coloro che sono contro
la guerra e contro le politiche neoliberiste per "un altro
mondo possibile".
"Diventa perciò decisivo costruire esperienze e appuntamenti, anche sul piano locale che vadano in questa direzione; la sinistra di alternativa deve essere costruita dall'alto e dal basso."
"In questo quadro la prospettiva della sinistra plurale, cioè la concreta attivazione di un campo più ampio di quello fin qui descritto e il coinvolgimento in esso di settori consistenti della sinistra moderata e riformista, pur rimanendo irrinunciabile ai fini della costruzione di una alternativa di governo, appare un cammino reso più difficile e tormentato dalle scelte compiute dalla maggioranza dei DS e dell'Ulivo di schierarsi con la guerra e con l'ingresso diretto nel conflitto da parte del nostro paese, cui si aggiunge una crescente insensibilità verso le questioni sociali e la subordinazione culturale e politica ai paradigmi del liberismo. Tuttavia le conseguenze dell'aggravarsi della crisi economica, del prolungarsi della guerra e dell'appesantirsi del coinvolgimento del nostro paese in essa, possono ulteriormente allargare divergenze che già appaiono all'interno della sinistra moderata e soprattutto aprire una crisi di consenso."
"Per tutti questi motivi dobbiamo sapere articolare la nostra proposta politica, trovare le forme per portarla sul terreno, per noi strategico e decisivo, della società e dei movimenti, ove dobbiamo spostare con decisione il baricentro della nostra iniziativa per una uscita plurale e dal basso dalla crisi della sinistra. Nello stesso tempo dobbiamo praticare la nostra proposta nelle istituzioni e nel sistema delle relazioni politiche a ogni livello."
"Dobbiamo intendere e praticare la nostra presenza negli Enti Locali sia come costruzione di elementi di controtendenza rispetto al quadro politico nazionale - nelle modalità di governo e nelle relazioni e alleanze politiche -; sia come capacità di fare avanzare in modo concreto gli obiettivi e le rivendicazioni che partono dalla individuazione dei bisogni popolari; sia per mantenere aperta e viva l'interlocuzione tra i movimenti e gli organi di governo locale, sia per avanzare nuove esperienze che permettano di tradurre in pratica un incrocio tra democrazia diretta e delegata, e quindi per iniziare dal basso un processo di ridemocratizzazione su basi nuove della nostra società. L'istituto del "bilancio partecipato" che ci giunge dall'esperienza della municipalità di Porto Alegre, rappresenta in questo quadro un'esperienza preziosa e paradigmatica da generalizzare e applicare alle nostre condizioni."
Stralci dalle Tesi
di minoranza
"La proposta strategica della sinistra plurale di governo rappresenta un errore profondo ed è gravida di grandi rischi per il nostro stesso partito. Dopo aver perseguito per dieci anni senza successo la contaminazione prima del polo progressista poi del Centrosinistra, non possiamo riproporre, come se nulla fosse accaduto, il medesimo indirizzo di fondo; se non ripercorrendo un sentiero già battuto e già fallito. Non solo in Italia ma nel mondo."
"Sul piano internazionale l'esperienza in corso della sinistra plurale di governo in Francia (PS-PCF- Verdi) è stata ed è inequivocabile." "E' la riprova che nel quadro attuale della crisi capitalistica e della competizione globale, un governo di "sinistra plurale" non differisce, nella sostanza del suo indirizzo, da un ordinario governo borghese liberale."
"A differenza del partito di Jospin, l'apparato D.S., nella sua larga maggioranza, ha rotto con il ruolo e funzione di socialdemocrazia per progettarsi come rappresentanza diretta della borghesia italiana, in concorrenza aperta con la Margherita e, su un altro versante, con Forza Italia. Una coalizione di "sinistra plurale" in Italia sarebbe dunque di fatto la riproposizione di un Centrosinistra."
"Il fatto di perseguire la prospettiva del governo riformatore di sinistra plurale come sbocco dei movimenti e della loro azione "contaminante" non muta minimamente la valenza negativa della proposta. Anzi, per molti aspetti, l'aggrava. Invece di orientare il lavoro di massa in direzione dell'autonomia dei movimenti dal Centro borghese liberale, assume i movimenti come leva di pressione sull'apparato D.S. e dell'Ulivo. Invece di liberare il movimento e i movimenti da ogni illusione di poter contaminare i liberali, si promuove nel movimento quella stessa illusione."
"L'esperienza politica di 10 anni del nostro partito l'analisi di classe della situazione politica, la ripresa dei movimenti di massa, richiedono nel loro insieme, una svolta politica di fondo del nostro indirizzo: una svolta che assume come asse di fondo l'autonomia del movimento operaio e dei movimenti di massa da ogni forza della borghesia, e quindi la rivendicazione di un polo autonomo di classe, apertamente contrapposto alle classe dominanti e alle loro alternanti espressioni di governo (Centro destra e Centrosinistra). La politica del "polo autonomo di classe" non riguarda solamente la certezza e chiarezza di una collocazione strategica autonoma di opposizione del nostro partito rispetto ai due poli borghesi d'alternanza, ciò che pure ne rappresenta una condizione necessaria."
"Lungo l'itinerario di dieci anni il nostro partito ha realizzato e perseguito come costante la linea della collaborazione di governo col Centrosinistra sul terreno delle amministrazioni locali. E' una linea che da un lato ha mancato l'obiettivo dichiarato di "battere le destre" come rivela la disfatta di tante coalizioni di governo tra Ulivo e PRC nelle elezioni amministrative del 16 aprile 2000 (a partire dalla Regione Lazio). Dall'altro lato -e soprattutto- ha corresponsabilizzato il PRC nella gestione e concertazione locale delle politiche liberiste in aperta contraddizione con le ragioni sociali del nostro partito. La nuova politica di polo autonomo di classe anticapitalistico richiede dunque una svolta profonda della nostra politica locale."
"Il Centrosinistra a livello locale non è altra cosa dal Centrosinistra nazionale: linee programmatiche, riferimenti sociali, metodi di governo sono inevitabilmente omogenei. Spesso anzi negli anni 90 proprio le amministrazioni locali dell'Ulivo hanno rappresentato laboratori d'"avanguardia" nella sperimentazione delle politiche liberiste."
"E' necessario un coerente orientamento di fondo: la collocazione dei comunisti all'opposizione anche sul piano locale a partire dalle regioni e dalle grandi città. Diversa è ovviamente la situazione -ad oggi eccezionale- in cui i comunisti fossero parte essenziale di giunte locali che si pongono realmente sul terreno dell'alternativa anticapitalistica: ove diventa fondamentale un'azione di opposizione al governo nazionale fortemente legato agli interessi di classe fuori da ogni falsa neutralità istituzionale. "
Stralci degli emendamenti
alle Tesi di minoranza
"nonostante la crisi profonda nella quale versano i Ds, è evidente che la presa di quel partito sui lavoratori organizzati rimane largamente maggioritaria. Le divisioni che si sono aperte tanto nei Ds che nella Cgil segnalano indubbiamente una crisi politica e di strategia nella quale il Prc si può inserire con profitto, ma è indubbio che anche nei settori più organizzati e tradizionalmente d'avanguardia, così come pure fra la nuova generazione operaia in via di radicalizzazione, il nostro partito gode di un consenso che è fatto soprattutto di generica simpatia, di consenso d'opinione, ma raramente viene considerato come una struttura in grado di organizzare e condurre una battaglia sistematica contro le posizioni maggioritarie nella sinistra e nel movimento sindacale."
"Accanto al nostro apparato
rivendicativo e programmatico, è quindi necessario sviluppare
la tattica necessaria per affrontare questa nuova fase e rilanciare
non solo a parole la nostra battaglia per l'egemonia nel movimento
operaio.
In questo contesto le linee essenziali sulle quali insistere potrebbero
essere:
1) La questione della "rottura al centro". Questa parola
d'ordine, correttamente agitata in alcune occasioni, non è
poi mai stata sviluppata e approfondita. Proporre la rottura al
centro significa tradurre in una proposta politica la conscienza,
largamente diffusa, del fallimento del centrosinistra. Dobbiamo
spiegare costantemente, argomentando da tutti i possibili punti
di vista, come la crisi della sinistra, che ha condotto alla vittoria
di Berlusconi, non può venire superata se non rompendo
radicalmente con le politiche borghesi e di conseguenza con i
partiti (oggi fondamentalmente la Margherita) che ne sono stati
il principale veicolo nella coalizione del centrosinistra. Alla
sinistra Ds, che indica come risposta alla sconfitta elettorale,
l'allargamento della coalizione a Di Pietro e a Rifondazione,
dobbiamo rispondere che qualsiasi accordo col Prc è a priori
incompatibile con le contemporanee alleanze al centro. La costante
della nostra posizione verso i Ds e le altre forze di sinistra
(ad es. il Pdci) dovrebbe quindi essere di porli costantemente
di fronte all'alternativa se allearsi col centro contro il Prc
o se rompere col loro precedente orientamento."