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From
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Vittorio Bertola <vb@bertola.eu.org>
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Date
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Thu, 12 Feb 2004 11:44:36 +0100
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Subject
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Re: [hackmeeting] richiesta
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(scusa se tolgo il niusgruppo dagli header, non mi piace mettere il mio
indirizzo in chiaro sui gruppi, puerile tentativo antispam)
Fronte Internazionalista per la Liberazione del Tapiro ha scritto:
>> Resto convinto del fatto che l'open source non sia il frutto di una
>> visione comunista della società, [snip]
>
> il software come lo conosciamo e' nato o in ambiente militare o in
> ambiente accademico, tutti e due ambienti in cui il profitto non e'
> proprio il primo degli obbiettivi
?
il pc è arrivato in tutte le case perchè ci ha creduto IBM, mica perchè ce
l'hanno distribuito i militari o le università. fosse per le università,
staremmo ancora qui a mendicare un account su un vax da qualche bofh
chiuso nel suo ufficio. figurati che da noi (al polito, metà anni '90) gli
studenti nemmeno potevano lanciare un browser, se non per i siti locali.
idem per il software, piaccia o no il PC non sarebbe un prodotto di massa
senza microsoft.
o senza le catene di rivenditori che si fanno concorrenza sul prezzo :)
>> [snip] quando chiedi come si sostenterebbero le aziende se tutto il
>> software fosse open, nessuno ti dice "non si devono sostentare, perchè
>> non dovrebbe più esserci un mercato, ma una pianificazione centrale";
>> se mai ti dicono "continuerebbero a fare soldi vendendo servizi". [snip]
>
> qui non capisco come mai ti rifai ad una visione sovietica della
> societa' cui nessuno di noi antagonisiti ha mai accennato
> vendere servizi va benissimo
perchè penso che l'idea del "vendo servizi" non possa funzionare, o
perlomeno necessiti di correttivi: vedi sotto...
> il freesoftware come contrapposizione ad una sorta di "accumulazione
> primigenia del capitale-software" cui abbiamo visto i nefasti effetti
> negli ultimi 30 anni.
> se il codice fosse libero, la capacita' di accumulare capitale
> deriverebbe solo ed esclusivamente dalle capacita' operative, non dai
> maneggi, dalle truffe e dallo sfruttamento della forza lavoro.
il problema è che, se metti questo principio in un sistema capitalistico,
ti trovi di fronte al classico dilemma del prigioniero: vero, se tutti
collaboriamo vinciamo tutti, ma in mancanza della certezza sul fatto che
gli altri siano collaborativi, il primo che muove perde, perchè sarebbe
lui a supportare i costi di ricerca e sviluppo(*) per regalare poi il
risultato ai propri concorrenti: e così nessuno si muove.
questo è l'unico problema da risolvere, poi chiaro che se risolvi questo
l'open source è meglio per tutti :)
(*) ho sentito spesso il paragone programmatore = idraulico (l'idraulico
mica paga i diritti sugli schemi delle tubature o sull'uso della chiave
inglese). però non funziona perchè l'investimento intellettuale e pratico
per inventare una tubatura o per fabbricarla non è comparabile con quello
necessario per il software. molti programmi richiedono parecchi anni/uomo
per essere realizzati e soprattutto per essere debuggati, tradotti in
tutte le lingue, distribuiti, mantenuti ecc. - il puro sviluppo è solo una
parte dei costi!
tu mi dirai: si però openoffice esiste :) ed è vero, ma la mia obiezione è
che può esistere perchè gli enormi costi di sviluppo di un programma del
genere sono spalmate su un grande numero di persone che lo fanno in buona
misura come secondo lavoro, o perchè finanziate dalla collettività (i
ricercatori universitari, ad esempio), o in qualche caso per effetti
temporanei della concorrenza di mercato (vedi Sun o IBM che abbracciano
linux per rompere le palle a Microsoft, mica perchè vogliano far del bene).
insomma, temo che se elimini del tutto il software commerciale, elimini
anche le fonti di sostentamento del software libero... a meno che, come ti
dicevo, non passi a una società comunista, il che però presenta altri
problemi :)
--
.oOo.oOo.oOo.oOo vb.
Vittorio Bertola - vb [a] bertola.eu.org
http://bertola.eu.org/ <-- Vecchio sito, nuovo toblog!
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