Le comunità
zapatiste del Chiapas. |
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di
Roberto De Maria
e Christian Elevati, novembre
2002
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"Nonostante la guerra che stiamo soffrendo, i nostri morti e i nostri detenuti, noi zapatisti non ci dimentichiamo ciò per cui lottiamo e quale è la nostra principale bandiera nella lotta per la democrazia, la libertà e la giustizia in Messico: quella del riconoscimento dei Diritti dei popoli indios. Per l'impegno preso dal primo giorno della nostra insurrezione, oggi torniamo a mettere in primo piano, al di sopra della nostra sofferenza, al di sopra dei nostri problemi, al di sopra delle difficoltà, l'esigenza che si riconoscano i Diritti degli indigeni con un cambiamento nella Costituzione Politica degli Stati Uniti Messicani che assicuri a tutti il rispetto e la possibilità di lottare per ciò che appartiene loro: la terra, il tetto, il lavoro, il pane, la medicina, l'educazione, la democrazia, la giustizia, la libertà, l'indipendenza nazionale e una pace degna." dalla Quinta dichiarazione della Selva Lacandona, EZLN, luglio 1998 |
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Lo
Stato più povero di tutto il Messico
La maggior parte delle Comunità si trova in punti inaccessibili, in quanto solo il 20% delle strade del Chiapas sono asfaltate. In tutto il Messico solo il 22% della popolazione lavoratrice è contadina, mentre nel Chiapas lo è il 60%. Sempre nel Chiapas, il 20% della popolazione che lavora non guadagna denaro. Il 40% non arriva a guadagnare 30 pesos al giorno (meno di tre dollari americani); un altro 21% guadagna meno di 60 pesos al giorno. Il Chiapas è al primo posto per quanto riguarda la mortalità infantile: tra il 12% e il 18% dei bambini indigeni muore di malattie curabili come la diarrea o la denutrizione cronica. Nelle comunità indigene la denutrizione infantile arriva fino all’80%. È rara in Chiapas una famiglia indigena che non conti 3 o 4 bambini morti prima dei 5 anni. Le principali cause di mortalità nelle zone emarginate sono tubercolosi e denutrizione. La media statale è di un medico ogni 1132 abitanti, ma nelle zone indigene è decisamente inferiore: nei 17 Municipi autonomi del Chiapas, se escludiamo i volontari, c’è solo un medico. torna su "Non chiediamo denaro, vogliamo poter guardare l’orizzonte" Gli zapatisti si sono organizzati in Comunità essenzialmente sulla base della storia, dei legami familiari e della lingua che caratterizza ciascuno degli indigeni (gli indigeni parlano lingue fra di loro incomprensibili e in Messico esistono 62 gruppi etnici differenti). Tali Comunità sono dotate di forme di organizzazione nello stesso tempo semplici, efficaci e partecipative. Ciò è naturalmente facilitato dall’esiguo numero di persone che costituisce ciascuna Comunità (mediamente, alcune centinaia), ma trova il suo fondamento in una concezione del potere radicalmente differente da come possiamo immaginarcela. Tutte le cariche sono elette in forma diretta e assembleare, e non esistono partiti politici perché ciascuno nel corso dell’assemblea ha la possibilità di difendere le proprie idee e posizioni. Il mandato dei rappresentanti così eletti può essere revocato in qualsiasi momento dal popolo. Se volessimo sintetizzare con una frase l’idea che sta alla base della gestione della "cosa pubblica" nelle Comunità zapatiste, una delle definizioni migliori è certamente mandar obedeciendo, cioè comandare ubbidiendo, dove l’ubbidienza si sottointende totale nei confronti del popolo e vincolata al rispetto sacro per la parola data nell’assunzione di ogni incarico. Ma le Comunità indigene così organizzate non sono fra di loro isolate e neppure la lingua costituisce un ostacolo insormontabile; al contrario, gli indigeni si coordinano fra di loro nei Municipi autonomi, tramite rappresentanti che nella maggior parte dei casi parlano anche in Spagnolo Castigliano; a loro volta i Municipi di una determinata zona si riuniscono periodicamente nelle assemblee dell’Aguascalientes di appartenenza. Tali riunioni sono particolarmente difficili da organizzare per le distanze significative che separano le diverse Comunità (ore o giorni di cammino). Solo alcune Aguascalientes possiedono un camion o un furgone, che non può evidentemente bastare alle esigenze di tutti. Inoltre gli spostamenti a piedi espongono continuamente i rappresentanti delle Comunità alle incursioni dei paramilitari (spesso conclusesi con assassinii e ferimenti gravi, quando non in vere e proprie stragi) e ai controlli invasivi e intimidatori da parte dell’Esercito Federale e dei corpi di polizia. La forma di coordinamento degli zapatisti è di tipo piramidale; la base della piramide (le Comunità) costituisce in senso forte l’oggetto e il soggetto del sistema economico, sociale e politico: All’interno dei Municipi autonomi tutti gli aspetti della vita sociale sono organizzati attraverso specifiche Commissioni elette in modo assembleare dalle Comunità che rappresentano. Come esempio emblematico, prenderemo in considerazione l’organizzazione del Municipio Autonomo Ernesto Che Guevara, appartenente all’Aguascalientes di Morelia, che si trova nei pressi della città chiapaneca di Altamirano. L’analisi delle strutture descritte diventerà occasione per approfondire le condizioni di vita delle popolazioni indigene e le enormi differenze con i valori predominanti nelle cosiddette democrazie occidentali, come, per esempio, il rispetto e la tutela delle risorse naturali o la funzione centrale degli anziani e delle donne nella società. torna su
"Comandare ubbidendo" concretamente significa che la popolazione esprime i propri bisogni e il Consiglio Generale li analizza cercando di soddisfarli con la collaborazione di tutte le sottocommissioni. Come gli zapatisti ebbero modo di rilevare più volte in occasione delle visite della III Commissione Civile Internazionale di Osservazione dei Diritti Umani, i Governi Federale e Statale comandano senza consultare il popolo, neppure sulle questioni che riguardano più da vicino le realtà locali. Una delle difficoltà maggiori che il Consiglio deve affrontare è quella di rendere e mantenere il Municipio autosufficiente sotto ogni aspetto, in quanto ogni aiuto che possa venire dal Governo si è sempre dimostrato irrispettoso delle loro usanze e tradizioni, quando non è strategicamente utilizzato per corrompere l’unità delle Comunità creando conflitti e discriminazioni. Diverso è l’atteggiamento delle Comunità nei confronti degli aiuti provenienti dalla società civile nazionale e internazionale, i quali vengono generalmente accolti con favore; fanno naturalmente eccezione le associazioni e le ONG filogovernative, vero e proprio strumento contro-rivoluzionario. Gli zapatisti, infatti, preferiscono morire di fame e di malattie curabili, piuttosto che scendere a compromessi nella difesa dei propri diritti. Il rapporto con gli aiuti della società civile "degna" non si configura, per scelta precisa degli stessi indigeni, come un semplice intervento assistenziale, bensì come una vera e propria collaborazione basata su progetti il cui scopo è quello di contribuire all’autonomia e all’autodeterminazione delle popolazioni. Di qui l’importanza cruciale della formazione sul campo e della fornitura di strumenti e macchinari al fianco dei pur necessari interventi di emergenza. La vita quotidiana degli esponenti del Consiglio Generale è particolarmente impegnativa, in quanto si tratta di persone che solitamente ricoprono cariche di responsabilità anche all’interno della Comunità di provenienza, oltre che essere madri e padri di famiglia. L’attività di rappresentanza, infine, viene vissuta da parte loro con un ulteriore senso di responsabilità, derivante dalla chiara consapevolezza di pesare sulla restante popolazione per il proprio sostentamento. Tale considerazione può essere compresa appieno solo se si ricorda che nelle Comunità zapatiste ancora oggi si muore di fame o ci si ammala per malattie legate a carenze nell’alimentazione. torna su Comisión de Tierra y Territorio
Le coltivazioni preminenti e pressoché uniche sono quelle di mais, fagioli e caffé, cui si aggiungono quelle degli ortaggi. Quando si pensa a mais, fagioli e caffé si deve considerare che, a differenza di come siamo abituati a pensare, in Messico ne esistono decine di varietà diverse. La biodiversità della zona chiapaneca, su cui torneremo nell’articolo in cui si parlerà del Plàn Puebla-Panamà, è infatti elevatissima. Le circa 200 specie di mais oggi sono in pericolo di estinzione a causa della coltivazione illegale di mais transgenico (maggiormente produttivo e resistente). Anche la coltivazione dei fagioli è in pericolo: una multinazionale è riuscita a brevettarne una specie (naturale, non geneticamente modificata) e chiunque voglia coltivarla deve pagare i "diritti d’autore", così come chi viene scoperto a coltivarla senza permesso subisce pesanti pene pecuniarie. Le Comunità più fortunate possiedono polli, tacchini e maiali, che è facile vedere scorazzare liberi nell’abitato. Queste risorse alimentari, ove presenti, insieme a mais, fagioli, verdura e frutta, costituiscono gli alimenti base e tradizionali delle Comunità. Ciò ha comportato problemi quando alle Comunità, sopratutto quelle degli sfollati a causa del conflitto, sono stati offerti aiuti alimentari in scatola da parte di organismi internazionali. I cibi confezionati sono stati e vengono tuttora visti con sospetto e generalmente rifiutati. La terra non è di proprietà di nessuno perché è di tutti i membri del Municipio. Questa negazione esplicita della proprietà privata continua a scontrarsi con gli interessi dei proprietari terrieri e dei contadini messicani che invece, incoraggiati dal Governo, puntano a una progressiva e individuale acquisizione della terra; per non parlare della continua pressione alla privatizzazione di terre e risorse naturali attuata dalle grandi multinazionali, come si vedrà chiaramente quando parleremo del Plàn Puebla-Panamà. I frutti del lavoro nei campi vengono distribuiti in base alle differenti necessità della popolazione. Anche gli alberi vengono tagliati quel tanto che basta per le case o per altri bisogni del Municipio. è assolutamente proibito vendere la legna. Come dicono gli zapatisti, ogni risorsa naturale no es negocio, es vida (non è un business, è vita). La Commissione di Terra e Territorio stabilisce anche quali siano i luoghi che devono essere conservati intatti, luoghi dove non è consentita neppure la coltivazione. Controlla, infine, che nei campi coltivati non si faccia uso di fertilizzanti o pesticidi chimici, porque matan la vida. torna su La Commissione che si occupa delle questioni relative alla sanità si dedica essenzialmente a risolvere i problemi di salute della popolazione. Una delle priorità è impedire ogni morte provocata da malattie che sarebbero facilmente curabili con la prevenzione e medicine adeguate. Di conseguenza uno dei compiti centrali consiste nell’organizzare quelli che loro chiamano i "promotori di salute" (promotores de salud). Sono gli stessi indigeni, con l’umiltà che li contraddistingue, a spiegare come abbiano appreso che la salute non sia qualcosa di cui ci si occupa soltanto nelle cliniche, ma che si costruisce anche giorno per giorno con un lavoro di educazione (per esempio sull’igiene e il pronto soccorso) e di prevenzione. Chi svolge questo lavoro sono appunto i promotori di salute, indigeni opportunamente formati che girano per le Comunità (il che comporta spesso ore o giornate di cammino). Ovunque arrivino, diffondono a loro volta la formazione ricevuta, creando quello che potremmo definire un effetto a cascata. La medicina che apprendono e insegnano i promotori di salute è il risultato di un lento, spesso difficile confronto fra medicina tradizionale indigena e medicina occidentale. Anche nella cultura si può avere un atteggiamento da conquistadores, e così alcuni medici provenienti da paesi cosiddetti sviluppati, seppure armati di buone intenzioni, hanno tentato di imporre il proprio sistema di conoscenze agli indigeni, commettendo così il duplice errore di non comprenderne le esigenze specifiche e di chiudersi ogni possibilità di imparare dalla loro cultura millenaria. Oggi la situazione è diversa: la contaminazione delle culture mediche, nata dall’ascolto reciproco, comincia a dare i suoi frutti. E così capita di sentire promotori parlare di prodotti farmaceutici industriali, ma anche di medicine e pratiche curative tradizionali (basate, per esempio, sull’utilizzo di piante medicinali) o di agopuntura. Fra i promotori lavorano anche le levatrici, il cui ruolo risulta cruciale visto l’alto tasso di mortalità infantile. Il problema più serio è quello dell’anemia. Alle donne indigene in stato di gravidanza non viene fornito il necessario quantitativo di acido folico, ferro e calcio. Una malattia infiammatoria cronica molto diffusa fra le popolazioni indigene è il tracoma. Colpisce gli occhi e, se non curata tempestivamente, può causare la cecità. Alla base di questa malattia vi è la carenza di acqua potabile. L’infezione, infatti, si trasmette per contatto: sarebbe sufficiente lavarsi le mani infette per evitare il contagio. Per il Governo, invece, il problema della salute si riduce alla gestione degli ospedali. Ma chi non può sostenere i costi delle cure ospedaliere, muore senza cure. Di nuovo, per gli zapatisti la salud no es un negocio, es un servicio. Di qui la necessità per gli indigeni di creare una "salute autonoma", la quale da quando ha mosso i primi passi ha fornito assistenza gratuita indifferentemente a zapatisti e a non zapatisti. torna su
I membri della Commissione di educazione del Municipio Ernesto Che Guevara ci hanno raccontato di avere effettuato molti incontri formativi a differenti livelli: di bambini e bambine, padri e madri di famiglia, finalizzati all’educazione degli adulti o al recupero degli usi e costumi tradizionali. In quest’ultimo caso, un ruolo centrale è ricoperto dagli anziani della Comunità, considerati risorsa insostituibile, preziosissima e sacra. Di recente, sempre all’interno dell’Aguascalientes di Morelia, una Comunità ha anche scritto il primo libro che racconta la sua storia. torna su La Commissione di Onore e Giustizia si occupa di mantenere la convivenza pacifica all’interno della Comunità e di correggere tutti quei comportamenti che dalla Comunità stessa sono considerati disonorevoli. Mentre il Governo utilizza strumenti come le multe, le punizioni e il carcere, nelle Comunità zapatiste si utilizza pressoché in modo esclusivo lo strumento del lavoro collettivo. Il lavoro collettivo ha il duplice vantaggio di mostrare all’intera Comunità il ravvedimento del colpevole e di non gettare nella rovina un’altra famiglia oltre a quella che sta soffrendo per il torto ricevuto: quella del colpevole stesso, come accadrebbe con una pena pecuniaria o con la condanna ad anni di carcere. Il presupposto è che ogni delinquente possa essere educato al rispetto della vita comunitaria e che non debba rimanere delinquente per tutta la vita. Come ci hanno detto i rappresentanti del Municipio Ernesto Che Guevara, "non si tratta di separare, si tratta di unire, affinché [i colpevoli di reato] prendano coscienza, riconoscano i propri errori e si discolpino". La Commissione di Onore e Giustizia si occupa di risolvere i problemi più disparati: divorzio, furto, minacce, taglio illegale di alberi e situazioni conflittuali con altre organizzazioni non zapatiste, fra cui le associazioni contadine come l’ORCAO (Coltivatori di caffé di Ocosingo), i priisti, i pidierreisti ecc. Persino i paramilitari vengono considerati interlocutori con i quali è possibile trovare una soluzione che accontenti tutti, purché siano disposti al dialogo e al confronto. I paramilitari, del resto, sono considerati dagli zapatisti dei fratelli persi per ragioni contingenti (generalmente legate alla disperazione per le condizioni di povertà in cui si trovano a vivere); e questo nonostante le violenze di cui si rendono protagonisti. Per i problemi più gravi, la Commissione di Onore e Giustizia si riunisce con tutte le altre Commissioni municipali e con esse stabilisce le soluzioni da adottare. torna su Questa Commissione sostituisce il Governo nella registrazione di nascite, morti e matrimoni all’interno del Municipio. La creazione di un tale registro si è resa necessaria per il fatto che la registrazione di tali atti o la richiesta di documenti agli uffici statali, infatti, spesso si trasforma in un’occasione sfruttata dalle forze di sicurezza per raccogliere il più alto numero possibile di informazioni sugli zapatisti e sulle loro basi di appoggio, con evidenti obiettivi contro-rivoluzionari. torna su La Commissione di Produzione si occupa di organizzare i diversi lavori collettivi degli uomini e delle donne. Per ora in Chiapas queste Commissioni si occupano essenzialmente di fare in modo che il lavoro garantisca il minimo necessario alla sopravvivenza di tutta la popolazione. Ma sempre più spesso stanno nascendo, con quel poco che avanza, forme di commercio con l’esterno. I prodotti che vengono venduti — anche in Europa grazie alla collaborazione di alcune associazioni internazionali — sono essenzialmente il caffé, il miele e i prodotti dell’artigianato (borse, abiti, coperte e tovaglie, sandali e scarpe), tutti prodotti di qualità estremamente elevata (giudizio espresso sulla base dell’esperienza personale di chi scrive). L’obiettivo della Commissione di Produzione è quello di aumentare la quantità e la qualità dei prodotti, senza però trascurare, per usare le loro parole, di "prendersi cura della nostra terra". torna su
L’altra funzione fondamentale di questa Commissione è la salvaguardia e il riscatto della cultura indigena. Non è un caso se proprio agli anziani spettano tutte le cerimonie rituali in occasione di ogni evento comunitario. Gli anziani, ci hanno detto gli zapatisti, son nuestra memoria viva, y con eso nos educamos (sono la nostra memoria viva, e con loro ci educhiamo). torna su Ruolo e condizione delle donne In una società come quella messicana, dominata dal "machismo", il caso delle Comunità zapatiste rappresenta una novità assoluta. Nelle Comunità zapatiste, infatti, le donne:
vai
al discorso pronunciato
dalla Comandante dell’EZLN Esther di fronte al Parlamento Federale
il 28 marzo 2001 sulla discriminazione e l'emarginazione della donna indigena.
Le donne zapatiste sono le prime a svegliarsi all’interno delle Comunità, preparano da mangiare per la propria famiglia e solo dopo per sé stesse, così come sono le ultime a cenare la sera. Le mamme di bambini troppo piccoli per camminare svolgono ogni attività portandosi il figlio sulla schiena, legato con un grande telo colorato. Le donne zapatiste sono le più esposte alle intimidazioni dell’Esercito, delle forze di polizia e dei paramilitari, in quanto ritenute (spesso erroneamente) meno capaci di difendersi. La povertà le costringe a lottare quotidianamente con la tentazione di cedere, da un lato, alle offerte economiche previste dai progetti di sviluppo del Governo e, dall’altro, ai guadagni facili legati alla prostituzione, che in Chiapas, territorio fortemente militarizzato, è particolarmente diffusa. Un ultimo pensiero va alle mogli e alle madri delle decine di prigionieri politici tuttora incarcerati e delle centinaia di indigeni tuttoggi desaparecidos. torna su
Che cosa può fare ciascuno di noi per aiutarli
Italia:
Associazione italiana che ha formato e supportato gli autori del presente articolo prima, durante e dopo la missione in Chiapas. Si tratta di un’associazione che ha in corso da diversi anni progetti in differenti ambiti, fra cui il commercio equo di caffé, la potabilizzazione dell’acqua nelle Comunità, la creazione di microcliniche e il rafforzamento della "scuola autonoma". Messico:
Roberto De Maria (robertodm@virgilio.it) Christian Elevati (ailender@tiscali.it) per restare quotidianamente in contatto con la realtà in evoluzione della situazione in Chiapas consigliamo: vai alla
prima parte: "Chiapas: una storia
che ci riguarda" |