La crisi di Progetto Comunista.
Quella che si autodefinisce "sinistra del PRC", mostra tutti i suoi limiti politici. Febbraio 2003.


 

L'area di minoranza del PRC negli ultimi due anni. I dati essenziali.

Nel PRC sin dalla sua nascita si è manifestato un dissenso organizzato, minoritario, che ha assunto varie "forme" nel corso degli anni. Esso si è opposto di volta in volta alle limitazioni della democrazia interna, alla politica sindacale, agli accordi con il centrosinistra, ecc. da parte della maggioranza del partito. Ce ne siamo occupati nell'articolo Il dissenso nel PRC dove abbiamo offerto una rassegna di queste componenti sino alla fine del 2000. Il dissenso organizzato ha trovato sempre il suo momento di definizione in occasione dei congressi. Sia in quello del 1999 (IV Congresso) che in quello del 2002 (V Congresso) sono state presentate delle tesi risultate di minoranza: dalla massa dei militanti quest'area è conosciuta come "la 2" ("quelli" del secondo documento o della seconda mozione, ma anche "area Ferrando", dal nome del suo dirigente più conosciuto). Il dissenso di sinistra che si esprime nel PRC in occasione dei congressi si è progressivamente ristretto nel corso degli anni, mentre l'ultimo congresso ha visto la nascita ufficiale di un dissenso organizzato alla "destra" di Bertinotti (che ha presentato però solo degli emendamenti al documento di maggioranza, e per questo è conosciuto come "area degli emendamenti", oppure come "area dell'Ernesto", ed anche "area Grassi"). Il dibattito del V Congresso è riportato in maniera articolata in un nostro dossier.

Dopo il IV congresso l'area che aveva sostenuto le tesi di minoranza ha dato vita ad una aggregazione che si è denominata "Progetto Comunista". All'interno vi si trovavano due gruppi già organizzati: "Proposta" e "Falce e Martello". Il primo era più consistente e nel febbraio del 2001 espelleva nei fatti (o, utilizzando la sua terminologia, prendeva "atto della loro separazione") il gruppo di "Falce e Martello" da "Progetto Comunista" dopo un voto divergente in sede di Comitato Politico Nazionale (vedi il nostro resoconto con annessi documenti delle due organizzazioni).

In occasione del V Congresso del PRC svoltosi a Rimini il 4/7 aprile 2002 "Progetto Comunista" aveva presentato, come dicevamo, delle tesi di minoranza in opposizione a quelle sottoscritte da Bertinotti. Il settore legato a "Falce e Martello" decideva di sostenerle, insieme a propri emendamenti. Rispetto al congresso precedente, la minoranza nel suo complesso vedeva un calo sensibile dei suoi consensi passando dal 17% al 12,8% (1).

In occasione della 2° Conferenza nazionale dei Giovani Comunisti svoltasi il 4/7 luglio 2002, "Falce e Martello" e "Progetto Comunista" presentavano tesi diverse che raccoglievano rispettivamente l'8% e il 10% (600 voti in tutto).

Dopo la fuoriuscita di "Falce e Martello", il gruppo di "Proposta" era l'unico gruppo organizzato nell'area ampia di "Progetto Comunista". "Proposta" era un gruppo "definito" dal punto di vista programmatico, aderente ad una precisa corrente trotskista internazionale, mentre il resto degli appartenenti a "Progetto Comunista" erano di altra estrazione. "Proposta" decideva così una "operazione" che le consentisse in un colpo solo di trasformare l'intera area di "Progetto Comunista" in una "Proposta" più grande, facendola di colpo diventare "trotskista ortodossa". Formalmente il percorso consisteva nello scioglimento contestuale di "Proposta" e dell'area programmatica "Progetto Comunista", e la fondazione di una nuova organizzazione, "trotskista", che mantenesse il vecchio nome di "Progetto Comunista". La decisione è stata votata in un seminario di area il 20/21 luglio 2002 a Marina di Massa con 81 favorevoli, 22 contrari, 4 astenuti. Una serie di gruppi locali ovviamente non hanno gradito la manovra e si sono allontanati: in Sicilia, Molise, Liguria, Campania (in una pagina apposita abbiamo raccolto tutta la documentazione di questi gruppi ed anche le ragioni di "Proposta"). Nonostante ciò il gruppo di "Proposta" prosegue imperterrito il percorso delineato e, dopo aver istituito un coordinamento privo di dissenzienti, a gennaio 2003 fonda la nuova "Associazione Marxista Rivoluzionaria Progetto Comunista".

Il gruppo di "Proposta".

Il percorso del gruppo "Proposta" è un caso da manuale, un manuale che potrebbe intitolarsi: "come disperdere scioccamente un patrimonio politico e continuare a far finta di niente".

La sinistra del PRC, pur nella sua versione ritretta (quella del 1999), aveva intercettato il consenso di una bella fetta della militanza del PRC. Ben pochi, sia nel '99 che nel 2002, erano rimasti folgorati dalla lettura delle tesi, dato che, come si sa, solo una piccola minoranza degli iscritti che votano ai congressi leggono dei documenti lunghi un libro. I più avevano votato "la 2", per lanciare un segnale di dissenso, motivato dalle più diverse ragioni: come protesta per la presenza e la politica condotta nelle amministrazioni locali, ad esempio, oppure per l'assenza di una tattica sindacale, per strattonare a sinistra Bertinotti, ecc. Un voto molto poco "organizzato" o ideologico. In poche parole sia il 17% ottenuto nel '99 che il 12,7% del 2002 non corrispondevano al radicamento, assai piccolo, di cui "Progetto Comunista" dispone nei circoli.

L'area di "Progetto Comunista" era a sua volta un'area piuttosto eterogenea, anche se non eterogenea quanto il proprio bacino "elettorale". All'interno vi si trovavano, oltre ai due gruppi organizzati di cui abbiamo detto, una serie di realtà locali cresciute anche sulla base della lotta contro le maggioranze delle proprie federazioni.

"Proposta" invece era un piccolo gruppo di militanti molto omogeneo, sperimentato nel lavoro di "entrismo" (prima nella Lega Comunista Rivoluzionaria, poi in Democrazia Proletaria, poi nel PRC ancor prima che si fondasse), molto centralizzato (nel senso che a "comandare" sono sempre stati 2/4 compagni) e con idee precise, anche se quasi sempre sbagliate.

"La 2" dunque poteva vedersi come una serie di cerchi: il cerchio più largo degli elettori (4.000 persone), quello di "Progetto Comunista" (forse sulle 600 persone), quello di Proposta (forse 200 persone).

Un patrimonio non enorme, ma certo non disprezzabile, visto l'attuale consistenza dei comunisti in Italia. Il gruppo di "Proposta", grazie alla sparizione degli altri soggetti potenzialmente concorrenti e che erano andati a sostenere la direzione bertinottiana, si è trovato per le mani l'eredità di quel 17%, senza particolari meriti, se non quello di aver dato continuità all'esistenza della "sinistra" interna. Una direzione meno settaria o semplicemente un po' più ragionevole di quanto fosse "Proposta" avrebbe senz'altro approfittato di questa fortuna per animare un fecondo dibattito d'area, sperimentare forme di coordinamento nelle lotte, ecc. Ma lo stile è altro. Il gruppo ha una psicologia politica tipico delle piccole sette: non si è mai abituato all'idea di essere "grande". E continua ad agire come quei piccoli gruppi ai margini dei movimenti che non fanno altro che produrre materiale in cui si attaccano i "traditori" più vicini. Esso è convinto di essere il portatore della "giusta" interpretazione del trotskismo, ma, dal '99, con grande sofferenza, si accorge che l'area che dirige non solo sa assai poco di quella "giusta" interpretazione, ma si appassiona scarsamente, in generale, di "trotskismo".

La parola "trotskista", con tutto il rispetto, oggi non ha più un gran senso. Pensiamo che siano di grande attualità tante cose che ha scritto e fatto Trotsky (così come altri dirigenti del movimento operaio) e lamentiamo che nel partito si conosca così poco il suo pensiero, eppure non possiamo fare a meno di provare un moto di fastidio quando lo si riduce ad una ortodossia che imbarazzerebbe lo stesso vecchio. Del resto si definiscono "trotskisti" anche "Falce e Martello", espulsa da "Proposta", ed anche l'"Associazione Bandiera Rossa" che sostiene Bertinotti. Intorno alla galassia trotskista troviamo Socialismo Rivoluzionario e Voce Operaia. Si tratta di raggruppamenti che su questioni decisive hanno spesso orientamenti opposti.

Il trotskismo mondiale è suddiviso in una serie di coordinamenti internazionali, quasi tutti impegnati a "ricostruire" la Quarta Internazionale (2) e ad accusare il "Segretariato Unificato" (al quale fa riferimento l'Associazione Bandiera Rossa, e che continua a definirsi la Quarta Internazionale) di tradimento. "Proposta" integrava una di queste cordate: l'International Trotskyist Opposition (ITO), che oltre alla stessa "Proposta" raggruppava poche decine di persone sparse tra India e Germania. A sua volta la ITO manteneva buoni rapporti con la tendenza internazionale legata al Partido Obrero argentino: i due soggetti hanno dato vita ad un movimento per la "rifondazione della Quarta Internazionale".

Questa "versione" del trotskismo è tra le più settarie a livello mondiale. E il gruppo italiano tale si è dimostrato nella gestione di quel 17% di militanza PRC che si è trovato per le mani nel 1999. Il suo problema non era: "come investiamo questo capitale nello scontro sociale in modo da dare all'intero partito l'esempio di come si fa politica?", ma: "come trasformare dall'alto quest'area in una organizzazione trotskista ortodossa"? Possiamo dedurlo sulla base di ciò che hanno scritto i militanti che via via si sono allontanati dal suo percorso e ai cui documenti rimandiamo (vedi la pagina Il dissenso nel PRC): impedendo sistematicamente un dibattito libero e "orizzontale" di quel 17%. Dato che "Proposta" era l'unica struttura organizzata e diffusa nazionalmente, sono stati i suoi dirigenti a mantenere i contatti dell'area ampia e a gestirli monopolisticamente negli anni. Così, ogni volta che si manifestava un dissenso a livello necessariamente locale, questo non veniva conosciuto dal resto dell'area. In questo modo, lentamente, l'area si "purificava" senza troppi scossoni. Nella stessa logica il gruppo di "Proposta" faceva regolarmente circolare la propria rivista (dal titolo omonimo) nell'area più ampia, ma manteneva il giornale di "Progetto Comunista" ad un livello riprorevole: un foglio striminzito che nessuno sapeva bene quando sarebbe uscito e se sarebbe uscito. Il tutto, appunto, nell'intento di "trotskistizzare" l'area dall'alto.

Questi militanti avrebbero voluto un'area:

"pluralista, libera confluenza di differenti identità nella sinistra del partito, impegnata ad implicare pienamente il proprio corpo militante nell’elaborazione e realizzazione di indirizzi programmatici e strategici necessari per rilanciare e garantire il processo della rifondazione comunista; uno spazio aperto e permanente di confronto tra le diverse sensibilità, fuori da ogni logica di intergruppi, per definire e approfondire i contenuti degli obiettivi generali, i percorsi operativi comuni, la verifica delle differenti modulazioni e la stessa fisionomia organizzativa dell’area programmatica congressuale." (3)

L'allontanamento di "Falce e Martello" all'avvicinarsi del V congresso obbediva alla stessa logica: era l'unico gruppo concorrente diffuso nazionalmente. In realtà esso non dava un grande fastidio: dato che ha caratteristiche in parte simili a quelle di "Proposta" non aveva minimamente investito nell'area "ampia" che considerava troppo disomogenea per i suoi gusti, ma era una spina nel fianco perché comunque qualcuno di "Falce e Martello" (i dirigenti nazionali) alle assemblee nazionali dell'area andava e diceva la sua. Una volta liberatisi di "Falce e Martello" la decisione del seminario di Marina di Massa era il punto culminante di questa grandiosa strategia: la trasformazione, di colpo, di tutta l'area ampia, in una organizzazione "trotskista ortodossa" aderente al raggruppamento internazionale di cui abbiamo detto sopra. Dicono i militanti poi usciti:

"In questa senso, sciogliere un'organizzazione ormai in difficoltà evidente (Proposta) e provare a capitalizzare la presenza totalizzante dentro Progetto Comunista facendo fare 'un salto di qualità' a un'area che è per sua natura spesso ingovernabile, è il tentativo di scavalcare con un gioco di prestigio organizzativo la necessità di un reale salto di qualità sul terreno del dibattito politico e della reale capacità di egemonia dentro l'area dei compagni che hanno votato il II documento." (4)

Essi non avevano alcuna obiezione al fatto che "Proposta" si sciogliesse, ma non vedevano perché ciò avrebbe dovuto implicare anche il loro scioglimento:

"Lecito non è, invece, forzare dentro un legittimo obiettivo di componente lo scioglimento dell’area programmatica congressuale di Progetto Comunista, nella quale persistono, altrettanto legittimamente, modulazioni non riducibili nei fatti a 'pensiero unico'." (5)

La gran parte di chi ha aderito, ovviamente, non sa nulla delle beghe di quella ventina di frazioni internazionali che sgomitano per "ricostruire" la Quarta Internazionale, oppure, saggiamente, preferisce tenersene fuori, ma ritiene utile stare agganciati all'unica sinistra del PRC esistente e organizzata. Chi non ha mandato giù il rospo invece si è allontanato:

"Il documento dà subito, perfino nel titolo, come elemento centrale caratterizzante della nuova associazione, l'impegno 'per la rifondazione della IV internazionale'. E' legittimo che i compagni propongano come programma concreto della nuova aggregazione politica quello che è il prodotto della loro 'storia' e delle loro convinzioni, ma è altrettanto legittimo ricordare che, nelle Tesi da noi tutti votate, nessun richiamo veniva fatto all'esperienza della IV internazionale (si spera non per motivi opportunistici legati alla necessità di lucrare consensi più ampi) e anzi si poneva l'accento sulla necessità della 'rifondazione di un'internazionale comunista basata sul programma del marxismo rivoluzionario, capace di raggruppare su questo programma tutte le organizzazioni e correnti rivoluzionarie del movimento operaio e antimperialista del mondo'." (6)

Così il 17% è diventato il 12,7% e, se si votasse ora, andrebbe certo sotto il 10%, ma ai nostri, poco importa. Secondo la logica di cui abbiamo parlato, a loro sembra una vittoria: l'organizzazione ora è "definita dal punto di vista programmatico", anche se più che dimezzata. E il comunicato di fondazione della nuova associazione purificata ci informa che nell'assemblea si respirava "un clima caldo e di forte entusiasmo". E noi invece, qui, al freddo...

I limiti politici della minoranza.

Qualcuno potrebbe dire: vabbè, sono stati un po' "sbrigativi" al momento della "stretta organizzativa", ma alla fin dei conti la loro presenza è stata, è e sarà utile alle lotte di questo Paese. In effetti non pensiamo che l'esistenza di questo gruppo sia dannosa. Ma, semplicemente, superflua. Vediamo.

In un partito come il PRC dove il dibattito interno è scarso e spesso confinato ai gruppi dirigenti, chiunque voglia cambiare le cose deve, innanzitutto, dare il buon esempio. Oggi invece, il grado di democrazia che abbiamo nel PRC è di gran lunga superiore a quello esistente nella sua minoranza: l'intero partito può conoscere quel che dice la sua minoranza, ma all'interno della minoranza non sono quasi mai diffusi i documenti delle sue minoranze dissenzienti. L'area del dissenso non ha trovato mai canali e modalità per organizzarsi liberamente, discutere, confrontarsi e crescere insieme. Alla fine il bandolo della matassa, la possibilità di fare e disfare ce l'ha sempre avuta un gruppo estremamente ristretto di persone.

"Il Seminario appena conclusosi avrebbe dovuto affrontare diverse questioni, prima fra tutte quella del nostro bilancio all'indomani di un Congresso nazionale che ci ha visto franare quasi ovunque, tranne poche eccezioni, e di una Conferenza nazionale dei G.C. dove il risultato è stato disastroso. Un bilancio che, una volta eluso, ci pone sullo stesso piano del gruppo dirigente del PRC, al quale imputiamo pratiche antidemocratiche e a cui chiediamo continuamente il bilancio che poi per noi stessi non facciamo." (7)

La dirigenza dell'area minoritaria ha sempre mostrato un singolare attaccamento ai posti negli organismi di direzione e nelle candidature elettorali. Per cui i momenti di maggiore attivismo non coincidono affatto, come ci si potrebbe aspettare da chi ad ogni piè sospinto ci ripete di essere "rivoluzionario", con quelli più acuti dello scontro sociale, ma con le elezioni "borghesi" e i congressi del PRC. Nulla di male, ci mancherebbe, a cercare di occupare posti nelle istituzioni e nei vertici di partito: sorprende che non ci si occupi di altro. Scrive Luciano Dondero, nella sua lettera aperta:

"Quando bisogna presentare delle candidature, Proposta si anima, la mozione due si riunisce e contratta con la maggioranza una certa percentuale di nominativi da inserire nelle liste elettorali. Le posizioni rivoluzionarie, e formalmente trotskiste, che gli esponenti della sinistra formulano in occasioni di riunioni di partito, sono un po' come i discorsi della domenica al tempo del vecchio socialismo del secolo XIX. Proprio così: avvocati e professori, che durante la settimana facevano ben altro, la domenica discettavano delle sorti del proletariato internazionale e indicavano il sole dell'avvenire ai lavoratori. Non vi rendete conto che da anni si chiede, anzi, si esige, da Bertinotti un bilancio dell'operato del partito, eppure proprio dove Marco Ferrando gestisce il partito in prima persona la cosa è praticamente proibita?"

Di che cosa si sono occupati i dirigenti di "Proposta" in un anno e mezzo di lotte sociali e movimenti di ogni genere che hanno percorso l'Italia in lungo e in largo? Di purificare e dividere a pezzetti un'area che già egemonizzavano senza molta fatica. Per il resto l'influenza di questo gruppo nel movimento noglobal o in quello sindacale, è al di sotto della più sfigata cordata esistente in questo Paese. Essi dirigono un qualche sindacato, hanno qualche voce in capitolo nella sinistra sindacale, la loro opinione è ascoltata in qualche sperduto social forum della penisola? No. E non se ne curano.

Essi infatti educano la propria militanza a pensare che essere "rivoluzionari" significhi presentare in ogni organismo dirigente del PRC una mozione contraria a quella della maggioranza, sempre, anche quando la maggioranza ha posizioni corrette. Le parole d'ordine lanciate da questo gruppo hanno una qualità: sono sempre le stesse, qualsiasi fase si attraversi, e soprattutto hanno quel giusto grado di astrattezza che permette loro di non "mettersi al lavoro", limitandosi a porre "in difficoltà" il gruppo dirigente del PRC, portando "allo scoperto" la sua natura "socialdemocratica". Dato che questo gruppo non ha radicamento e non riesce a mobilitare nulla, nemmeno una scuola o mezza fabbrica o un quarto di condominio, può permettersi di sparare alto, perché nella sua logica sono sempre altri che dovrebbero applicare le loro giuste parole d'ordine. In questo modo non fanno mai verifiche, sul campo dello scontro sociale, delle proprie capacità e della efficacia delle proprie idee.

Di tanto in tanto, per tenere desta l'area, sopita tra una riunione di CPN e l'altro, fanno circolare un qualche appello o nel partito o nella CGIL. Questi appelli non sono mai discussi in sedi ampie, non sono il frutto di un lavoro condiviso a partire dalla base, magari in alleanza con altri settori: se così fosse rischierebbero di non essere ideologicamente puri. Cadono dall'alto, e i militanti dell'area devono trottare per farli firmare a più gente (con incarichi) possibile. I "movimenti" vengono aspramente criticati nei loro limiti politici, ma non si costruiscono le politiche per permettere ai propri militanti di starci dentro, magari criticamente. E starci dentro non significa volantinare o vendere la rivista fuori dai social forum, vuol dire assumersi delle responsabilità, vuol dire organizzare concretamente un intervento di massa. Anche con proposte fatte per "costruire" e non solo per "smascherare":

"abbiamo sempre indicato il limite della sola agitazione di proclami rivendicativi o semplice 'riproposizione' di modelli della migliore tradizione comunista. In più occasioni, nel pur non ancora sufficiente dibattito interno a Progetto Comunista, è emersa l’esigenza di approfondire questioni concrete di strategia, politica e vertenziale, attinenti al come, quando, con chi e con quali strumenti riconquistare rapporti di forza favorevoli e operare per riavviare il processo di superamento dell’economia di mercato e dell’alternativa di società. Da qualche tempo anche altri compagni, impegnati sul terreno concreto della lotta alla base della società reale, insistono su una maggiore 'fruibilità' delle indicazioni programmatiche e strategiche. A tutte queste esigenze -le cui risposte non possono che essere frutto, appunto, di confronto e sintesi permanenti e di verifica sul terreno concreto della lotta, oltre che dentro il partito- non è né sufficiente replicare con la semplice constatazione dell’esaurimento della risposta riformista e l’indicazione pura e semplice della necessaria prospettiva comunista rivoluzionaria, né lecito liquidarle con giudizi di 'banalizzazione', di 'gradualismo', di 'riformismo', di 'centrismo' o, comunque, 'baipassando' i nodi centrali delle questioni poste." (8)

L'approccio alla realtà sociale del gruppo dirigente di Proposta/Progetto Comunista potremmo definirlo "allucinante", nel senso letterale del termine. Si veda il punto centrale che giustifica la fondazione della nuova associazione:

"l'acuirsi della crisi capitalistica e la ripresa dei movimenti di classe e di massa (in Europa e in America Latina), sullo sfondo della crisi dei vecchi apparati socialdemocratici e riformisti e dell'emergere di una nuova generazione, pongono più che mai l'esigenza di una nuova direzione politica, marxista rivoluzionaria, dei movimenti stessi quale condizione decisiva di uno sbocco anticapitalistico: in alternativa ai vecchi apparati di controllo e ad ogni illusione 'movimentista'. La costruzione del partito comunista rivoluzionario in Italia, prospettiva fondante di Progetto comunista, va assunta dunque come parte integrante e inseparabile del processo di costruzione di una Internazionale comunista rivoluzionaria. Da qui l'adesione al Movimento per la Rifondazione della Quarta Internazionale." (9)

Peccato che questo gruppo sia assente dalla nuova generazione (unico caso di tendenza di sinistra la cui percentuale tra i giovani è inferiore a quella del partito adulto) e completamente assente da quei movimenti dei quali vorebbe prendere la "direzione politica".

L'area dissenziente.

A seguito della "trotskizzazione forzata" di "Progetto Comunista" sono usciti una serie di gruppi locali che hanno cominciato a riunirsi per decidere il da farsi. Dai documenti che abbiamo potuto leggere dai loro siti (da noi raccolti) e in parte citati in questo articolo, ci pare che abbiano colto i problemi di fondo della minoranza interna. Auguriamo loro di costruire lo spazio che il gruppo dirigente di "Progetto Comunista" non ha saputo offrire. E poi, soprattutto, sapendo che sono compagni individualmente ben inseriti, di superare presto l'attuale necessaria fase di riflessione per utilizzare appieno nello scontro sociale le potenzialità che sempre possiede un gruppo a diffusione nazionale.

Quanto a "Progetto Comunista", pensiamo che la diaspora non sia finita. Il nostro giudizio drastico riguarda la cultura politica del suo gruppo dirigente, non certo l'insieme dei suoi militanti. Sappiamo bene che all'interno vi sono militanti capaci, anche se sottoutilizzati per i problemi di cui sopra. Nonostante il suo ridimensionamento, "Progetto Comunista" rimane ancora troppo grossa perché i suoi dirigenti, avvinti dalla logica del controllo totale, possano gestirla nel tempo senza provocare altri dissidi, frustrazioni, adii.

 

note

(1) Tra i due congressi "la 2" è passata da 5.400 voti a 4.330. Su 11 federazioni nelle quali sono stati superati i 100 voti (considerando sia il 1999 che il 2002), in 8 "la 2" arretra (Cosenza, Napoli, Bologna, Genova, Savona, Milano, Torino, Firenze...), mentre in tre (Imperia, Reggio C. e Vibo Valentia) progredisce.

(2) L'elenco delle tendenze trotskiste internazionali (oltre una ventina) lo si può trovare in http://www.broadleft.org/trotskyi.htm. Una breve introduzione al trotskismo si trova in Encylopedia of Trotskyism On-Line e per leggere su internet alcune opere di Trotsky in italiano: http://www.marxists.org/italiano/trotsky/index.htm Alcune di queste tendenze comprendono organizzazioni con un certo peso ad esempio International Socialists (il cui referente italiano è il piccolo gruppo Comunismo dal basso) cui aderisce l'inglese Socialist Worker's Party che integra la Socialist Alliance. Oppure la Liga Internacional de los Trabajadores che comprende il Partido Socialista dos Trabalhadores Unificado. La Quarta Internazionale "ufficiale" (che tutt gli altri invece vorrebbero "ricostruire") si chiama United Secretariat of the Fourth International e comprende la Ligue Communiste Révolutionnaire, oltre a Bandiera Rossa. Ad un altro raggruppamento (Union Communiste Internationaliste) aderisce sostanzialmente solo Lutte Ouvrière, che però in Francia ha un certo peso. La gran parte dei raggruppamenti internazionali non comprendono che poche decine di militanti. Falce e Martello citata nel nostro testo, fa parte del Committee for a Marxist International.

(3) contributo alla discussione di Serena Biondi, Beppe Brizzolari, Marco Cataldo, Pasquale D'Angelo, Antonello Manocchio.

(4) Quale Progetto? di Mario Gangarossa di Progetto Comunista Sicilia.

(5) contributo alla discussione di Serena Biondi, Beppe Brizzolar, Marco Cataldo, Pasquale D'Angelo, Antonello Manocchio.

(6) Quale Progetto? di Mario Gangarossa di Progetto Comunista Sicilia.

(7) Sintesi degli interventi critici al Seminario di Marina di Massa.

(8) Osservazioni a margine del seminario nazionale, "Area Oltre".

(9) Nota informativa di Marco Ferrando.